Sushi - Giovinazzo (BA), 10-12-1999

I Sushi sono una giovanissima band torinese. Prima dell'intervista, fatta seduti sul pavimento del loro camerino allo Stop Over, abbiamo fatto un raid in quel di Giovinazzo, sul loro stupendo furgone 'pezzato' per andare a prendere un caffè.



Rockit: Presentatevi subito al pubblico di Rockit: chi sono i Sushi, come sono nati e, domandone, perchè si chiamano Sushi?

OTTY: Iniziamo dal domandone... Rispostone! Il Sushi è un piatto giapponese a base di pesce crudo con una preparazione particolare, ed il nome è nato in un ristorante orientale. Io ed ale stavamo mangiando il Sushi, abbiamo scoperto che ci piaceva tantissimo - cosa stranissima, perchè il pesce crudo è un pò disgustoso a vedersi - e poi ci piaceva anche come suonava il nome. Poi ci piace molto il mondo giapponese. Non conosciamo molte cose, a parte ovviamente i cartoni giapponesi, sai quando sei bimbo li vedi... E comunque ci piace l'aspetto dei giapponesi quando vengono qua in Italia da turisti, con la macchina fotografica, sempre tutti sorridentissimi... E quindi da lì è nato il nome. Noi ci siamo formati nel maggio...

PAOLO: '97.

Rockit: Com'è nato il gruppo? Siete vecchi amici che suonavano insieme, che studiavano insieme, oppore vi siete incontrati per caso?

PAOLO: Ci siamo incontrati in un locale notturno, che è il luogo dove abbiamo trascorso poi un anno, un anno e mezzo di vita...

ALE: ...Non in un night! In un locale, un locale per giovani d'oggi (ridono - ndi)
PAOLO:...Ci siamo incontrati io ed Ale, tutti e due con un bisogno disperato di suonare con qualcuno che ne avesse veramente voglia, e da lì abbiamo iniziato a fare delle cosine in camera sua con le sue macchine e chitarra e basso. Così è successo che ho preso per la prima volta in vita mia un basso in mano, e ci siamo divertiti a giocare su quello che veniva. Se c'è stata un'intenzione di partenza è stata quella di fare dell'elettronica con delle parti suonate, molto in evidenza, o comunque molto importanti, per cui relegando un pò l'elettronica in secondo piano, usandola semplicemente come un mezzo per raggiungere un obiettivo. Poi da lì il suonare in camera ti costringe a cercare delle soluzioni semplici, perchè non hai 400 milioni di strumentazione, per cui abbiamo subito cercato di fare cose semplici, dirette e più naturali possibili, per cui non progetti quello che sarai fra 4 anni, cercando la hit a tutti i costi... Ti metti lì, suoni e via...

Fortunatamente abbiamo un approccio molto semplice con la melodia, per cui è venuto quello che è il disco. Ci abbiamo lavorato molto a partire dalla cameretta, c'è stato poi un passaggio in studio con Max Casacci, che è stata una cosa molto naturale. Abbiamo scelto di lavorare con lui perchè vede la musica in un modo molto simile al nostro, ed era un progetto a cui lui voleva lavorare. Per cui il lavoro in studio è stato semplicemente prenderci la camera, e mantenere molte delle cose che sono nate in cameretta portandole in studio, dove puoi farle meglio. Però ti dico che, molte, moltissime cose sono rimaste praticamente identiche.

Rockit: Quindi La mia cameretta è anche un titolo evocativo della lavorazione dell'album?

ALE: A parte l'importanza che ha avuto nella nostra vita musicale, ha avuto importanza anche nella nostra vita privata, perche se ci suoni, ti piace suonare, ci passi praticamente 20 ore al giorno, fai tutto lì dentro, e diventa un pò il tuo microcosmo. E quindi è importante che nella cameretta ci sia tutto quello che ti serve. Ed è venuto proprio così spontaneo parlarne anche in una canzone, mi sembra una cosa normalissima, perchè ci ho passato davvero dentro tanto tempo, come immagino la maggior parte dei ragazzi della mia età.

Rockit: Otty è arrivata dopo?

OTTY: Io sì..

Rockit: Avevate bisogno di un cantante o una cantante, volevate una voce femminile?

ALE: In realtà noi volevamo qualcuni che cantasse, non importava se maschio o femmina. Ci sembrava fosse più digeribile il nostro genere se cantato da una ragazza, però non davamo per scontato nulla. La cosa più ridicola forse è che ce l'avevamo sotto il naso, perchè lei è mia sorella, e non ci eravamo mai accorti di lei, perchè abbiamo provato anche a sentire un altro...

Rockit: Il vostro album d'esordio è intitolato Un leggerissimo disturbo da panico. Questo titolo cosa significa?

ALE: Direi che spiega abbastanza bene come è fatto il disco, perchè si può leggere sotto due chiavi. Nel senso che da una parte i pezzi vengono fuori perchè hai bisogno di dire qualcosa, perchè hai sentimenti, delle emozioni che molto spessi sono legati a delle ansie, a dei disturbi proprio di vita quotidiana, però ci piace anche prenderli con autoironia, cioè non fermarci troppo a pensarci su, forse proprio per esorcizzare ceret cose allora ci ridi un pò sopra, e quindi il disturbo da panico è leggero a quel punto, è leggerissimo. Perchè è meglio non darci importanza, sennò non ne esci più vivo.

Rockit: Come vedete la scena rock italiana, e come vi ponete all'interno di questa?

PAOLO: Noi non prestiamo molta attenzione a quello che succede in Italia, nel senso che vediamo come una cosa positiva il fatto che ci sia molta musica in questo momento nel nostro paese, molte band valide. Anche all'interno della stessa Mescal sono 6 mesi che sta uscendo musica interessantissima. Però non viviamo sotto l'ombra di nessuno... Ci interessa fare quello che abbiamo voglia di fare. La nostra musica perlopiù è nata su questo disco, dalla vita nei club di Torino, che in questi ultimi 2 anni è stata molto viva, e poi dalle nostre esperienze passate. Noi ci siamo conosciuti 2 anni fa, quando abbiamo iniziato a suonare assieme, per cui arriviamo da cose diversissime. E' stato semplicemente prendere delle cose, e mettere assieme degli elementi. Se verrà fuori qualcosa di nuovo... bisognerà vedere cosa ci colpisce, ma a livello generale, una canzone buona ti può venire da uno spot della Lavazza, per dire... Non è necessario sentire un disco bello e venirne affascinati per fare delle cose.

Poi è una cosa positivissima il fatto che si muova qualcosa in Italia, anche perchè magari i discografici se ne accorgono, anche se sono lenti, e magari cambia qualcosa finalmente... Comunque è durissima per adesso farsi sentire.

Rockit: Ultima domanda di rito per la sottoscritta. Voi cosa pensate della musica su Internet, MP3 e tutto il resto?

PAOLO: Ci piace MP3, nel senso che è bello che la gente si possa scaricare la tua musica senza pagare 40.000 lire ogni CD. Questo è senz'altro positivo, perchè ti permette una visibilità maggiore rispetto a quella che hai vendendo il tuo CD nei negozi probabilmente. E' da sviluppare, nel senso che comunque in Italia è una cosa nuova, che non so ancora quanto abbia fatto presa. L'unico rischio è però quello che le multinazionali arrivino poi prima degli utenti su questo tipo di prodotto, nel senso che hanno già messo le mani avanti, hanno paura perchè rischia di far saltare tutto il processo che c'è dalla creazione all'uscita di un disco. L'unica cosa che mi preoccupa è che rovinino tutto loro, e penso che possano farcela tranquillamente perchè i mezzi ce li hanno. Poi Internet è una bella roba, è un mondo parallelo. Se c'è un 'commercio' di musica su Internet è senz'altro positivo. Noi pensavamo di aprire al più presto il nostro sito, anche per giocare un pochino anche noi...

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L'articolo Sushi - Giovinazzo (BA), 10-12-1999 di Roberta Accettulli è apparso su Rockit.it il 1999-12-10 00:00:00

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