Fuga dalla provincia, i Cheap Wine in un'intervista via email

Il testo parla da sè: buona lettura. Non c'è gran bisogno di aggiungere o dire altro. Ognuno - secondo la propria sensibilità - legga e RIFLETTA. Ho lasciato anche delle domande che apparentemente sembrano secondarie, ma che in realtà aiutano a far capire che persona è (e che gusti ha) Marco Diamantini. Trovarne di gente così...



Rockit:Gestazione di "Ruby Shade". Tempi di composizione, registrazione ed ispirazione...

Cheap Wine:I brani sono stati composti nel giro di qualche mese (diciamo... sei?). La registrazione è durata tre mesi (con vari intervalli). L'ispirazione... 40 anni di rock'n'roll!

Rockit:Bella l'idea di includere le traduzioni. Nei tuoi testi ricordo che accenni al concetto di "Frontiera": sono storie a sé stanti o a volte, forse nascoste, ci sono citazioni autobiografiche? Cos'è la frontiera per te?

Cheap Wine:Le citazioni autobiografiche sono inevitabili, credo per qualsiasi autore. Il concetto di frontiera rappresenta il confine tra la strada che altri hanno scelto per te e quella che invece tu vuoi o vorresti scegliere. Al di là del confine c'è una vita diversa, gente diversa, un'esistenza che ti assomiglia di più. Ma è anche la scelta più difficile, quella piena di rischi, senza ritorno. Lasciare le sicurezze acquisite per un salto verso l'ignoto. Lasciare la tranquillità e scegliere la passione, con tutto quel che ne consegue.

In "Ruby shade" ho cercato di mettere a fuoco le sensazioni di chi è all'ultima spiaggia, di chi ha un'unica via d'uscita e a volte nemmeno quella. Che cosa prova un evaso braccato dalla polizia, un piccolo delinquente inseguito da una banda di assassini? Che cosa prova un barbone accusato di un delitto che non ha mai commesso, gettato in prigione fra l'indifferenza della gente e nessuno che alzi un dito per aiutarlo? Ti sei mai svegliato con la sensazione che la tua città sia popolata solo da zombi, da gente che è morta e non lo sa? Che pensa con il cervello altrui, che non sceglie mai nulla, che ascolta solo la televisione, il "buon senso" comune e che si scaglia con violenza contro chi non si adegua alle mode, al vuoto imperante, alle strade indicate dai vari predicatori che si alternano in sella ai mass media? Che cosa provava Billy the Kid perennemente in fuga e ucciso a soli 21 anni? Il mito lo considera una specie di baldanzoso pistolero, io ho preferito leggerlo - con il supporto dei pochi dati storici disponibili - come un ragazzo che non ha accettato di piegarsi alla violenza altrui, ma che ha pagato questa scelta vivendo braccato, sapendo in ogni momento che la sua vita sarebbe stata presto spezzata, provando paura in mille situazioni diverse. Era considerato un fuorilegge, ma gli umili, nei villaggi al confine tra Stati Uniti e Messico, erano dalla sua parte.

Ritornando al concetto, superare il confine è certamente un atto di coraggio, è il gesto che afferma la propria individualità. Il gesto che ogni giorno dovrebbero essere rinnovato e riaffermato. C'è chi ci riesce qualche volta, chi mai. Io credo sia importante non smettere di pensarci. Non rassegnarsi alla mediocrità. Non so se sono andato fuori tema...

Rockit:Altra idea ricorrente, oltre al 'border', al confine, è quella della "Fuga"... sbaglio?

Cheap Wine:Beh, la fuga si ricollega ovviamente al tema precedente, sono due concetti strettamente connessi, direi inscindibili. A volte magari ci si ritrova a combattere contro i mulini a vento. Ti guardi intorno e ti cascano le braccia. La situazione è drammatica in tutti i campi: musicale, culturale, politica... ma resto convinto che mantenendo la nostra identità e sforzandoci di chiederci sempre che cosa realmente vogliamo, ognuno di noi può sfuggire alla triste omologazione in atto.

Rockit:Anche se magari negherai, io la leggo anche come "fuga dalla provincia", dalla sua mediocrità e dalla sua chiusura. Com'è vivere a Pesaro?

Cheap Wine:No no, non nego nulla. La realtà provinciale è triste, vuota, noiosa e annoiata. I cervelli sono assopiti, non c'è un minimo di vivacità. I giorni che passano sembrano ognuno la fotocopia di quello precedente.

Pesaro, da questo punto di vista è terribile. Più che una città sembra un dormitorio. Si riempie la bocca celebrando il suo illustre figlio Gioachino Rossini, poi contraddice l'amore verso questo grande musicista del passato con un atteggiamento quasi ostile nei confronti dei pochi pesaresi viventi che producono qualcosa in campo artistico. Non mi riferisco solo alla musica (pensa che in tutta la città - 100.000 abitanti - non esiste un solo locale che proponga musica dal vivo!), ma anche al teatro, alla pittura, ecc. Se qualcuno tenta di combattere la mediocrità imperante, viene considerato un esaltato.

Rockit:Adesso seguimi... hai presente "Sleep with angels", il capolavoro di Neil Young? Lì c'era una canzone lunga e strepitosa: "Change your mind". Ecco, "Mary" secondo me è la vostra "Change your mind", capisci? Una song eccezionale, la volta in cui Michele ha detto: "Ecco, luridi mortali, ora vi faccio vedere di cosa sono capace", e non è perché la parte sia impossibile da eseguire - altrove ci sono degli assolo più veloci o difficili tecnicamente - piuttosto per la tensione che ha, per il crescendo che è riuscito a creare! Insomma, parlamene!

Cheap Wine:Siamo molto orgogliosi di un brano come "Mary" e sono convinto che se l'avesse incisa un americano "di grido" verrebbe celebrata come un capolavoro assoluto. Michele, secondo me, è il migliore chitarrista rock italiano e in "Ruby shade" lo dimostra ampiamente.

Vedi, nella nostra musica, per quanto concerne la chitarra, velocità e tecnica contano, è ovvio, ma la dote più importante per un chitarrista rock è la capacità di interpretare le atmosfere dei pezzi. In questo Michele è insuperabile. Lui è un tipo piuttosto taciturno, ma con la chitarra sa parlare come pochi altri. L'assolo finale di Mary è da antologia: credo che di questo livello ultimamente se ne siano sentiti davvero pochi e non mi riferisco solo all'Italia.

Inizialmente il pezzo non doveva essere così lungo, avrebbe dovuto essere sfumato prima, ma poi in fase di registrazione quello che lui faceva era magico: e quando siamo arrivati alla fine abbiamo deciso di lasciare tutto quello che lui aveva fatto. Quell'assolo è un viaggio, i primi che lo hanno ascoltato sono rimasti sbalorditi.

Michele ha la straordinaria capacità di trovare le note e i passaggi più appropriati in ogni pezzo, senza avere mai la presuzione di stravolgere tutto solo per far vedere quanto è bravo. I suoi virtuosismi non sono mai fini a se stessi. Ha un talento incredibile. E gli altri non sono da meno: prova ad ascoltare la linea di basso di Ale in "Easy Joe" o la potenza di Zano in "Break it down". Avrai capito che sono molto orgoglioso di questa band.

Rockit:Concordo con quanto scritto in sede di recensione quando si dice che c'è un certo equilibrio fra ballate e pezzi rock. So già che non ci sono calcoli di sorta dietro "Ruby Shade", però lasciami maledire le possibilità del lettore cd, perché prima ancora di cimentarsi nell'ascolto, 68 minuti e fischia paiono francamente eccessivi, e stessa cosa dicasi per gli oltre 10 di "Mary" (sia chiaro che POI se ne vorrebbe ancora e ancora!!): non te n'è mai fregato una mazza di tutto ciò, vero? Hai mai pensato: "cacchio, qui la cosa sta diventando troppo lunga"?

Cheap Wine:Mai pensato niente del genere. Come ho già detto a Fausti'ko, io mi incazzo se un cd costa 40.000 lire e dura mezz'ora. Il nostro costa 25.000 lire e dura 69 minuti, quindi... Poi, se un disco mi piace, più dura e meglio è. In "Ruby shade" non ci sono canzoni-riempitivo, tutti i 12 brani sono stati scelti perché li riteniamo di alto livello.

Avevamo qualcosa da dire e l'abbiamo detto fino in fondo.

Rockit:Al secondo album nel consueto clima di totale - ed orgogliosa - autoproduzione: un piccolo bilancio sul vostro percorso e gli eventuali possibili sviluppi futuri (Speranze & Sogni compresi).

Cheap Wine:Siamo molto orgogliosi dei nostri album e di tutte le nostre canzoni. Continueremo a fare quello che ci piace e nel modo in cui decidiamo noi, senza tollerare imposizioni. Continueremo ad essere una rock'n'roll band, su questo non ci piove. La speranza è che a certi giornalisti e a certo pubblico cada il paraocchi...

Rockit:Sei ancora la stessa persona che scappa inorridita dopo pochi brani ad un concerto degli osannati Afterhours?

Cheap Wine:Assolutamente sì. E ancora non ho capito la ragione di quegli "osanna".

Rockit:Recenti acquisti e/o innamoramenti o delusioni musicali...

Cheap Wine:Giant Sand (bello), Steve Earle (non ai suoi migliori livelli), Lou Reed (bellissimo), Neil Young (idem), Dave Alvin (non l'ho ancora ascoltato), Rich Hopkins (bello).

Tra i nomi relativamente nuovi, quelli che mi hanno esaltato sono Cracker, Kevin Salem e Terrell, anche se tacciono da qualche tempo.

Rockit:La tua opinione sui... Colplay?

Cheap Wine:Ho visto il video in tv. Quella canzone, francamente, non mi sembra granché. Ma l'album non l'ho ascoltato, quindi non posso giudicare. Quelle sonorità, comunque, non riscuotono il mio interesse.

Rockit:Voterai per quel salame di Bush Jr o per Al Gore?

Cheap Wine:Non c'è gran differenza, sono entrambi di destra. Certo, Bush è più estremista, quindi, meglio Gore. Ma non farmi parlare di politica, altrimenti mi viene il mal di stomaco. Guarda cosa è successo da noi: la sinistra è scomparsa nel nulla e ha lasciato il posto a omuncoli tremebondi che fanno di tutto per accattivarsi il favore del Vaticano.

La sinistra che ha eletto a proprio portavoce Jovanotti! Che tristezza. Come potrei non parlare di fuga nei miei pezzi?

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L'articolo Fuga dalla provincia, i Cheap Wine in un'intervista via email di Enrico Rigolin è apparso su Rockit.it il 2000-10-09 00:00:00

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