La sincerità dei Laghisecchi in un'intervista via email

Incontro i Laghisecchi prima del concerto al Donne Motori di Brescia. La band genovese si esibisce in una data del tour del nuovo album, Trés bien. Piano b, uscito da qualche mese per Baracca e Burattini.

Seduta davanti ad ina buona birra gelata chiacchiero con Michele ed Andrea, cui presto si aggrega Pietro. E presto diventa un delirio!



Rockit: Trés bien. Piano b è il vostro secondo album. Album che ha avuto una gestazione abbastanza travagliata...

MICHELE: Sì, ha avuto una gestazione travagliata, in quanto siamo stati travolti in un piccolo grande casino. Nel senso che abbiamo registrato il disco per la Sony, ma nel momento in cui doveva essere mixato c'è stato un cambio al vertice artistico, e la persona che è arrivata ha più o meno licenziato tutti i gruppi che arrivavano dalla gestione precedente. E quindi ci siamo ritrovati senza etichetta a dover mixare un disco, e tramite Baracca e Burattini, che comunque è stata sempre la nostra etichetta madre, abbiamo trovato una nuova distribuzione con la Edel, e quindi il disco è finalmente uscito a metà ottobre.

Non c'è una grande promozione alle spalle, ma questo lo sapevamo già, quindi occorre assolutamente suonare il più possibile per far sì che la gente cominci a conoscere ed apprezzare - si spera - questo disco in cui crediamo molto. E che segna una sorta di evoluzione rispetto al primo, però ne continua assolutamente quelli che sono i dettami principali, ciè un lavoro costante all'interno della canzone pop, senza perdere di vista quello che è una canzone pop, cercando in qualche modo di "scardinarne" i canoni, nel nostro piccolo.

Rockit: Dall'ascolto ho notato una certa maturazione rispetto al vostro primo disco, Radical Kitsch. Avete avuto anche un produttore che vi ha accompagnato nella lavorazione...

MICHELE: Sono contento che tu dica maturazione, secondo me io credo che ci sia stata. O almeno l'intento è stato questo. La cosa "interessante" di questo disco è che, rispetto al primo, o sta ricevendo dei grossissimi elogi, o lascia indifferenti. Il primo era stato un buon disco per tutti. Questo trova commenti più entusiastici del primo rispetto ad una fetta di pubblico, ma lascia anche indifferenti. Chi ha coscienza critica può non apprezzarlo, perchè non è un disco facilissimo.

Per quanto riguarda il produttore, abbiamo lavorato con Vittorio Dellacasa dei Blindosbarra, con cui abbiamo lavorato tutto sommato bene...

Rockit: ...ed eravate soprattutto in un posto molto bello a lavorare!

MICHELE: Sì, lavoravamo in una casa di campagna che c'è sopra Genova. Siamo stati lì parecchio insieme... E' stata un'esperienza buona... Io vorrei ripeterla magari adottando un metodo di registrazione diverso. Nel primo disco avevamo suonato molto in diretta tutti. Col secondo, per scelta, abbiamo optato per lavorare col computer, looppando molte delle parti. Col computer puoi anche lavorare in maniera diversa, e questo penso lo faremo col terzo disco, perchè ormai la registrazione digitale è la via più "furba" per registrare i dischi, però vogliamo fare un disco più "live" già in fase di scrittura dei pezzi.

Rockit: Come nascono i vostri pezzi? Nascono prima le melodie, i testi...

MICHELE: I testi non nascono mai prima. Raramente io mi metto lì e scrivo delle cose, onestamente. Quasi sempre succede che da tre-quattro nuclei di idee alla fine si crei un collage e si crei il pezzo. Questo porta a scrivere molte volte dei pezzi con varie parti, molto poco lineari. Questa è una nostra peculiarità, bella o brutta che sia.

Rockit: Il vostro suono "sghembo"... (ridiamo - ndi)
MICHELE: ...Rarissimamente esce una cosa di getto.

ANDREA: Già in questo disco c'è qualche pezzo scritto più di getto secondo me... Almeno, visto che poi comunque i pezzi li scrive tutti Michele diciamo di voce, chitarra, armonia e melodia...

PIETRO: Quasi tutti!

ANDREA: Quasi tutti, perchè in questo disco ce n'è anche uno che ha scritto Pietro, anzi nel quale il ritornello è stato scritto da Pietro, e la strofa da Michele...

PIETRO: Baby c'mon è stata scritta così, alla cazzo proprio... Completamente... Nel senso che facevamo gli scemi, e poi ironizzando è nata una canzone. Che poi è estremamente orecchiabile.

ANDREA: Una canzone ironica... Ironizzando... Comunque ci sono degli altri pezzi, come Aspetto, che è nata tutta di getto.

MICHELE: Secondo me la spontaneità è sempre stata una nostra peculiarità, però non si è mai materializzata in una scrittura che non implicasse poi un ritornare molte volte sul pezzo. Ci ritorniamo molte volte, lo aggiustiamo, lo cambiamo... Le idee sono molto spontanee, nascono anche molte volte in saletta, provando... Però poi ce la meniamo molto a ritornarci sopra, il che poi porta a dei risultati che possono piacere o meno.

ANDREA: Soprattutto con la gestazione di questo disco, che è stata lunga: abbiamo fatto prima i provini, ci abbiamo lavorato tantissimo per registrarli con le nostre idee. Poi tutto è passato sotto le mani di Vittorio, che ci ha lavorato ancora ed ha aggiunto ancora cose... Molte cose le ha tenute com'erano, e molte cose invece le ha cambiate...

MICHELE: Secondo me questo non è esatto... Secondo me è importante dire che, rispetto al primo disco il 95% delle cose che abbiamo scritto noi è quello che è stato tenuto. Non ha cambiato molto Vittorio, questo è importante... Marc Simon aveva dato più impronta al primo disco. Vittorio è stato importante perchè magari ha inserito qualche loop, qualche cosa, qualche finezza... colori...

Rockit: Lo ha arricchito in pratica...

MICHELE: La produzione artistica è da dividersi equamente tra noi e lui. E' importante perchè comunque dà molta soddisfazione esserci riusciti.

ANDREA: Mentre nel primo disco molte cose programmate le avevo fatte io dall'inizio alla fine, qui invece le mie parti sono state quelle su cui con Vittorio ci abbiamo lavorato di più. Perchè poi alla fine lui ha il suo grandissimo talento, che è quello di saper trovare dei looppetti. Lui è un grande "elettronico" come modo di fare. Ha molto senso del groove, ed in effetti si sente nel disco.

Rockit: Da dove ti nasce l'idea, l'ispirazione per i testi?

MICHELE: Io non ho mai un approccio tale per cui mi viene da scrivere una storia, diciamo. Non ho mai le idee chiare quando scrivo i pezzi. A me piace moltissimo quello che si crea dal suono di alcune parole unito ad altre... O tentare di creare delle immagini anche a livello sintattico. Poi ci sono anche dei pezzi che hanno dei riferimenti più precisi. Per me sono importanti nella misura in cui non vanno ad intaccare l'idea di base melodica, armonica della canzone. Cioè, nel momento in cui la supportano e l'arricchiscono questo va bene, però in questo non abbiamo assolutamente un approccio cantautorale...

ANDREA: Mi veniva in mente adesso che poi anche musicalmente e come testi l'approccio dei Laghisecchi è il meno anni '70 che esista. Un atteggiamento anni '70 è molto viscerale, molto mistico. I Laghisecchi non mi sembrano molto mistici.

MICHELE: No, non siamo così.

ANDREA: Secondo me abbiamo un modo di comporre le cose freddissimo alla fine. E' molto freddo, molto cerebrale anche lui quando scrive i testi. Non è uno che si lascia trasportare da un'immagine, da una cosa mistica... E' molto "scientifico", anche se poi dal vivo tentiamo di rendere le cose un attimino più calde... Poi questo disco, essendo stato fatto a "mattoncini", è molto freddino. Cioè... non è freddino in senso negativo...

Rockit: Ti stai facendo una bella pubblicità!!! (ridiamo tutti - ndi)
ANDREA: No, no... non freddino. Però cerebrale, kraftwerkiano. E' difficile che Michele, dal vivo, come fanno moltissimi cantanti, si metta a cambiare la melodia... Le parti sono molto scritte... Io vedo gruppi dove il bassista va dietro al sentimento del pezzo ed improvvisa. Qui invece ci sono delle parti molto precise, molto "a spartito".

PIETRO: Dal vivo cambia magari l'arrangiamento del pezzo, le parti bene o male rimangono invariate.

ANDREA: Prendo anche come esempio i Lula (band di Amerigo Verardi - ndi), che hanno suonato sempre diversamente da noi. Sono sempre stati molto più liberi, più aperti...

MICHELE: Anche perchè secondo me noi dobbiamo crearci ancora molta di quella malizia che comunque dal vivo è importante... Perchè suonando non tantissimo in giro... Non quanto ci aspettavamo e non quanto si potrebbe, perchè abbiamo una tattica che secondo me dovrebbe pagare di più, cioè non menarcela sul cachet e cercare di suonare quanto più è possibile. Invece a quanto pare in Italia è difficile lo stesso.

Mi attacco al discorso di Andrea per dire che non saremo anni '70, ma non è neanche vero che abbiamo ascoltato solo un gruppo in vita nostra, ossia sono i Pavement...

Rockit: E' una domanda che mi hai anticipato...

MICHELE: ...No... Nel senso che a me piacciono i Pavement come mi possono piacere tanti altri gruppi, ma onestamente è un pò frustrante secondo me essere sempre etichettati come i Pavement. I Pavement hanno fatto secondo me un discreto primo disco, sopravvalutato, non era niente di che secondo me. Il secondo disco stupendo, il terzo disco discreto e poi delle merde quasi.

PIETRO: Io non sono d'accordo...

MICHELE: L'ultimo non è male, però per me non è al livello del secondo.

ANDREA: Secondo me l'accostamento ai Pavement può andare bene a certi pezzi del primo disco...

MICHELE: Comunque... Meglio essere accostati ai Pavement che ad Alex Britti! Che tra l'altro stimiano molto... deve essere un bravissimo ragazzo... Però è così... omunque ci possono essere degli altri riferimenti, come possono anche non esserci...

PIETRO: Adesso è comparso il riferimento a Max Gazzè, che secondo me è abbastanza inopportuno... Perchè? Perchè devono dare delle coordinate che non hanno senso di esistere...

MICHELE: Oppure Max Gazzè che incotra Beck... Se Max Gazzè incontra Beck siamo contenti, però diciamo che non li abbiamo visti nei corridoi della villa dove registravamo! (ridiamo - ndi)

Rockit: Voi preferite suonare dal vivo o lavorare in studio?

PIETRO: Non si può rispondere...

MICHELE: Secondo me questa è una cosa importantissima, che credo pensino anche tutti gli altri. Per noi la dimensione ideale è quella da cui traiamo del bello, delle vibrazioni buone. Noi per esempio non diciamo che la nostra dimensione ideale è quella live, perchè prima dobbiamo vedere come ci troviamo live. Se la situazione è quella di andare a suonare e trovare delle situazioni brutte, allora me ne sto a casa. Io personalmente prediligo, non di tantissimo, il momento della composizione: stare in studio e scrivere i pezzi, e vedere i pezzi che prendono forma.

ANDREA: Vero!

MICHELE: Poi il live è sicuramente bello...

ANDREA: Finiremo come gli XTC anche noi alla fine... che non fanno più live... ma fanno dei grandi dischi pop...

Rockit: Ve lo auguro!

MICHELE: Ma perchè vedi... L'organizzazione dei concerti in Italia non è ad un buon livello - e parlo anche da organizzatore che fa degli errori e trova delle difficoltà. Non sono mai stato molto in altri paesi, ma credo che l'organizzazione in Francia, in Olanda, in Inghilterra sia diversa...

PIETRO: Anche perchè lì alla gente interessa andare ai concerti...

Rockit: C'è una mentalità diversa dalla nostra.

MICHELE: Infatti... Ne consegue che, o sei i Subsonica - per fare un esempio - oppure per il live annaspi e fatichi parecchio. Per adesso la nostra dimensione ideale è là dove ci divertiamo.

Rockit: Un'altra cosa che è successa ai Laghisecchi, oltre alla sfiga di un album pronto che non riusciva ad uscire, sono alcuni 'incidenti di percorso' dopo la pubblicazione di Trés bien. Piano b. C'è stato un cetrto ostracismo da parte di alcuni giornalisti...

MICHELE: ...di uno! E' molto semplice la questione. Il dottor Claudio Sorge, il direttore di "Rumore", da ottobre ha censurato e non farà mai uscire la nostra recensione ed eventuali interviste... Il disco è stato recensito da Maurizio Blatto, che è un redattore del giornale, ed approvata da Alberto Campo, ma Sorge censura la recensione per questioni tra lui ed il nostro manager che non hanno a che fare con la musica. Questo secondo noi è inaccettabile ed è brutto, è un giornalismo ...

PIETRO: ...che si fonda su un'etica che non ha niente a che fare con quella dei giornalisti...

MICHELE: Io credo che in Italia, dove si dice che il problema sia l'atteggiamento delle major, scopri situazioni come queste in cui si fa una guerra tra poverini. E secondo me è proprio squallida come cosa. Squallida perchè perde di valore una presunta etica giornalistica, l'etica della notizia in quanto tale... E poi secondo me la censura è propria di altri tempi. Querta sorta di piccola tirannide è molto triste ed infantile.

PIETRO: Sono ripicche che cadono su di noi quando non ha senso che succeda...

ANDREA: Fondamentalmente sono motivazioni che non dovremmo neanche sapere... Poi ci troviamo a doverci occupare di cose assurde, di cose di cui non dovrei fregarmene... Io dovrei invece fregarmene di suonare!

MICHELE: Comunque noi abbiamo fatto un comunicato abbastanza deciso ed acido, che dice però la verità. Chi vorrà lo leggerà, o sul nostro sito che sarà pronto a fine gennaio, o dove sarà pubblicato. Comunque nessun problema... non ti cambia la vita e non te la cambia il fatto che la recensione non sia pubblicata.

Rockit: Cambiamo discorso... Cinema, libri, musica... Cosa vedete, cosa leggete, cosa ascoltate? Non vi chiedo quali siano le influenze, ma cosa ascoltate in questo periodo.

PIETRO: Io non ho avuto lo stereo in casa per un pò troppo tempo... Ho ascoltato un pò di radio... Ora ho messo su il disco degli Smoke City, ho ascoltato quello, le ultime due notti prima di addormentarmi.

MICHELE: Anche per me è così. E' un periodo in cui ascolto la radio. Ho perso un pò la voglia di mettere su i dischi, di ascoltarli... Ho ascoltato ultimamente Elliott Smith, ho ascoltato bella roba italiana... gli Scisma... E per quanto riguarda i libri, sto preparando la tesi di laurea su Nanni Balestrieri, e quindi sto leggendo molto quello e quindi libri e saggi che parlano sostanzialmente di anni '70, terrorismo in Italia... Poi sto leggendo molto Carlo Lucarelli, che non conoscevo... Ho letto un ottimo libro che consiglio, "Guernica", che è veramente bello.

ANDREA: Io ultimamente ho finito la lettura dei 62 numeri di "Dragonball", il cui autore, Toriyama, è un genio del fumetto secondo me. In Italia il manga viene considerato un fumetto per bambini stupidi, invece secondo me è nettamente paragonabile al fumetto considerato "colto"... Per me un "Dragonball" può valere benissimo un "Valentina" o qualcosa del genere, perchè all'interno contiene tutte le caratteristiche di un'epica moderna, e quindi è bellissimo da leggere, lo consiglio a tutti! Poi adesso ho iniziato la lettura di tutti i numeri di "Dottor Slamp e Arale".

Rockit: Cos'è?!?!?

MICHELE: E' un cartone animato degli anni '80.

ANDREA: Sto facendomi la monografia su Akira Toriyama. "Dottor Slamp e Arale" è andato avanti per due anni, sono tantissimi numeri e sto cercando gli arretrati. Anche quello lo consiglio tantissimo, perchè secondo me è assolutamente geniale. E' una cultura un pò diversa, ci sono delle battute da interpretare... Però per me è molto bello, è molto rilassante e dà anche molto, dà quanto la lettura di un romanzo. Soprattutto "Dragonball".

Rockit: Io non ho altre domande... Volete aggiungere qualcos'altro?

MICHELE: Io volevo aggiungere che comunque secondo me questo disco va valorizzato dagli organi di stampa, e soprattutto speriamo che venga valorizzato per la prima volta anche dalla TV...

Rockit: Ah... Volevo chiedervi anche questo... Prima mi avete parlato di un video e di Red Ronnie... Raccontateci queste esperienze.

PIETRO: Mah... Red Ronnie è sempre il solito, nel senso che bho... Avrà fatto tanto per la musica in Italia, ma umanamente è un individuo che non mi piace, nel senso che se non sei 'qualcuno' è come se non esistessi...

MICHELE: E' giusto passarci, andare, fare la tua cosa, cercare di non farti cacare il cazzo da lui... Sa come usare il mezzo, riesce certe volte a mettere in crisi persone da cui non te l'aspetti...

Per quanto riguarda l'altro progetto, sicuramente faremo un video, con il budget che avremo - o che non avremo - con un nostro amico di Torino che si chiama Luca Saini, un fotografo molto valido e si sta cimentando in questi tempi con i video. Faremo un video che secondo me ha delle ottime idee, e speriamo che comunque TMC2 ci badi un attimo...

ANDREA: Ed ora un messaggio ai posteri per chi leggerà fra dieci anni questa intervista e dirà: "Era proprio una figata quel disco"...

PIETRO: In realtà è un disco mainstream questo disco...

MICHELE: L'errore che abbiamo fatto, se poi può essere considerato un errore, è che siamo stati abbastanza sinceri sia nel farlo, che nel mixarlo, che in tutto. Il fatto che ho capito, ma è una cosa lampante, è che in Italia manca un pubblico, ma soprattutto un qualcosa che supporti un dico come questo. Perchè questo disco secondo me è paragonabile, più che ai Pavement, ad un gruppo tipo gli Eels, che non sono nè mainstream, nè troppo alternativi.

PIETRO: Che in Italia non possono funzionare...

MICHELE: Perchè in Italia o funzionano le cose per forza scordate, storte, o sennò le cose veramente sputtanate...

La chiacchierata è andata avanti per un bel pò, parlando di major, investimenti, Scisma, promozione... E poi hanno anche avuto la forza di fare il concerto!

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L'articolo La sincerità dei Laghisecchi in un'intervista via email di Roberta Accettulli è apparso su Rockit.it il 2001-01-19 00:00:00

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