I Quartafila si raccontano in un'intervista via email

I Quartafila esordiscono almeno un lustro fa sul mercato discografico italiano. L'evoluzione sonora li ha portati ad una ricetta che, nel 2000, ha preso forma e nome nell'ep "Viscerale", 6 pezzi che richiamano fortemente gli stilemi del rock di matrice 'nineties'.

Di questo e molto altro si è parlato in questa chiacchierata telematica...



Rockit: Qualcuno (leggi Rock Sound) vi ha accostati ad una band come i Timoria: dall'ascolto del cd risultano però suoni molto vari tanto da rendere limitato l'accostamento. Quali sono i vostri veri "ispiratori"?

Quartafila: In effetti ci siamo un po' sorpresi. Sicuramente tra tutti gli accostamenti possibili è quello in cui ci riconosciamo di meno. Ma oramai ne abbiamo sentite tante...

Non c'è un gruppo in particolare. Ascoltiamo tutti tanta ‘roba’ diversa, italiana e non. E' difficile fare un totale. Non so se lo trovi “demodé”, di sicuro tutti e 5 amiamo ciò che è legato ed è uscito (non solo in quanto a note di pentagramma) da Seattle intorno agli anni ’90…ti dice niente?

Rockit: Un brano del cd (“Modus Vivendi”) incomincia con: "Sono fuori norma perchè rispetto le regole..." sembra proprio che la provincia vi stia stretta stretta...

Quartafila: Strettissima e soffocante a livello musicale. Intendo dire che tarpa le ali a gruppi che tentano di esprimersi, di far conoscere la propria idea. Le opportunità di suonare sono sempre più limitate e ‘fuori luogo’. Ora è la volta, da noi ma credo un po’ ovunque, delle band ‘tributo’. E’ l’apoteosi dei cloni, la fine della creatività, della fantasia. La morte della musica e del rock italiani. Finché non ci sarà un allargamento di veduta culturale e musicale, anche e soprattutto a partire dalle radio, non ci saranno altro che i ‘burattini’ del sabato sera che ti obbligano a battere le mani e ad essere felice.

“Modus vivendi” è la giusta storia di questo lottare contro tutti per sorreggere e portare avanti il credo di pochi. Un ‘bestiale ideale’ che magari un giorno diventi di molti.

Rockit: Poca elettronica e molte chitarre distorte, si potrebbe considerare un passo indietro rispetto alle nuove tendenze eppure l'impatto sonoro rimane vivace, spesso al di sopra, come qualità, di molti lavori spesso frettolosi ed approssimativi: questa è la forza del gruppo?

Quartafila: Sì, lo speriamo e ci vogliamo credere. Vogliamo credere ci sia ancora del buon vecchio sano rock italiano che crei tensione, che sappia comunicare pura energia positiva, che ti porti ancora quel brivido lungo la schiena…
Ma che sappia anche accendere interrogativi, domande, anche spiritualmente profondi, senza sputare sentenze o dare certezze definitive.

Qualcosa di semplice e diretto come un riff lancinante di chitarra e una voce sofferta. Noi ci crediamo. E’ una nostra scelta.

Rockit: I testi danno l'impressione di un, passatemi il termine, animale che cerca di divincolarsi da corde strette intorno al corpo. Tutto però evita (o cerca di evitare) l'impatto garantito dei clichè, come sottolineava anche la recensione di Rockit. Quanto sono importanti i testi per un gruppo come il vostro?

Quartafila: La tua metafora è azzeccatissima. Per noi avere questa doppia chance è fondamentale. La musica è già di per sé comunicazione, incontro. Ma avere la possibilità ulteriore di esprimere un’idea, un’emozione, uno stato d’animo è il massimo. Siamo dei privilegiati. In realtà c’è chi davanti ad una bella musica rimane rapito. Ma davanti anche ad un bel testo personalmente rimango come disarmato, emozionato. Per questo sento l’importanza di dare il giusto significato alle parole, il giusto peso.

Diciamo che cerchiamo di far camminare le due ‘muse’ mano nella mano, ma se la parola arriverà dopo la nota è comunque bellissimo, perché forse resterà più a lungo.

Rockit: Dalla nota stampa allegata a "Viscerale" si legge che il cammino della formazione è passato attraverso un cambio di stile oltre che di formazione. A cosa è dovuto il cambiamento? Necessità o virtù?

Quartafila: Direi necessità. Necessità di essere noi stessi, sempre e comunque. Necessità di condividere gli stessi obiettivi, le stesse vibrazioni comuni, la stessa casa sonora (il nostro sotterraneo-salaprove noi lo chiamiamo ‘Casa Palude’). Necessità di sentirsi liberi di creare e far crescere canzoni che ci assomigliano come figli, senza essere in obbligo di dover far suonare la tastiera perché “ok! Tocca al tastierista…”. La chiamerei ‘evoluzione naturale’ di ogni gruppo che cerca, cambia, sbaglia, muta, azzera, fino a trovare una ‘vera’ identità. A noi sono voluti anni, ma ci siamo riusciti.

Rockit: Live. Avete partecipato a molti festival per gruppi emergenti, come sono a livello di proposizione delle proprie idee? Siete rimasti soddisfatti?

Quartafila: Posso confermarti che anche i più quotati si sono dimostrati essere dei fiaschi colossali. Si salvano certamente per serietà Arezzo Wave e le vecchie edizioni di Ritmi Globali (noi partecipammo alle finali della stessa edizione da cui emersero poi i C.O.D.).

Per il resto, alcuni concorsi sembrano delle vere e proprie macchine da soldi legalizzate: organizzazioni latitanti, cifre per partecipare esorbitanti, giuria sconosciuta, locali adatti a tutto fuorché ad un concerto rock…
In bacheca abbiamo premi e vittorie anche noi, ma al di là del risultato resta sempre il vuoto di fondo del dopo, una mancanza di proposte concrete e durature, una stretta di mano del tipo “restiamo buoni amici…’.

Questo a detta anche di gente (nostri amici) che ne ha vinto più di uno nazionali (vedi Rock Targato Italia, Arezzo Wave…) e che la settimana dopo era comunque in sala prove a sistemare la scaletta per la seratina nella birreria del caz…. Non ti cambia la vita. Non c’è una regola.

Questo senza nulla togliere a chi è arrivato, e con merito, battendo anche questa strada. Se non hai la luce poi comunque, finita la fortuna, torni nella nebbia…

Rockit: Oltre ai festival siete riusciti a fare da supporter ad artisti abbastanza famosi (C.O.D., Moltheni, Estra, il Grande Omi…), per lo meno nel circuito italiano "underground", è inutile chiedere come ci si sente? Ma soprattutto come si riesce a raggiungere un traguardo simile?

Quartafila: Suonare davanti ad un pubblico interessato e numeroso è, per chi c’è dentro, molto gratificante ed eccitante. Le serata a Marghera (Ve) con gli Estra resterà per noi nel cofanetto dei ricordi migliori.

Per continuare, credo oramai sia tutto basato sulla conoscenza personale e sul contatto giusto. Ti avvicini ad un gruppo che conosci e che magari ti piace, tieni dei contatti, ti informi, ti sbatti, ti risbatti per avere quel piccolo spazio ‘spalla’ prima di una data importante e vai…ti butti. A volte ti riesce a volte no. Dipende da quanto si è disposti a bussare a tutte le porte, a chiedere, a volte anche ad umiliarsi, facendo bel viso a cattivo gioco. Ti sembrerà uno schifo ma è così.

Rockit: Un gruppo formato da cinque o più elementi a volte - e ci sono casi famosi - rischia di frantumarsi per le troppe teste pensanti. Per fare i cattivi, voi come siete messi?

Quartafila: Ci cogli proprio in un momento focale. C’è una nuova canzone, “Nel mio cielo”, in cui il gruppo si è diviso quasi a metà. Chi vuole un finale ‘fuori schema’ e chi lo vuole più dolce al timpano, più commerciale. E’ una lotta, ormai da alcune prove. Di sicuro la soluzione c’è e verrà da sé. Ma i momenti difficili e di rottura ci sono stati e ci saranno. Ma credo aiutino a capire la qualità del legame tra di noi, la ‘forza della banda’ per intenderci.

Rockit: Argomento tabù: case discografiche?

Quartafila: Abbiamo spedito a varie etichette il nostro EP e solo una si è degnata di rispondere, oltretutto con una lettera “precotta”. Sono convinto sia questione di contatti mirati.

Dobbiamo quotidianamente fare i conti e lottare contro una cultura musicale che non dà spazio ad un certo tipo di rock italiano, soprattutto a livello di promozione e distribuzione. Chi lo sa, magari esiste, perso nei meandri dello stivale, qualche pazzo entusiasta pronto a scommettere su di noi.

Rockit: Siamo quasi alla fine. Cosa stanno facendo ora i Quartafila?

Quartafila: Stiamo creando canzoni nuove per una prossima uscita. Non sappiamo ancora quando, come, dove, e con chi. Di certo ci sarà!

Rockit: ... ed il futuro?

Quartafila: Il futuro non è così pressante o assillante per chi riesce a trovare un giusto equilibrio, il ‘giusto mezzo’. Ci stiamo muovendo al massimo delle nostre facoltà per date live e stiamo seminando ancora ‘Viscerale’ per sperare di raccogliere qualche frutto fino ad oggi proibito. Viviamo in modo del tutto normale, alti e bassi compresi, come ogni altro gruppo ‘di cantina’, cercando la luce…
Il di più né ci angoscia né ci spaventa.

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L'articolo I Quartafila si raccontano in un'intervista via email di Alessandro 'Nemo' Savino è apparso su Rockit.it il 2001-01-29 00:00:00

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