The Candies - e-mail, 27-03-2003

Abbiamo fatto qualche telematica domanda a Giulio Calvino - chitarra e voce dei Candies - riguardo l’ultimo, esplosivo “Dense Waves Make Your Eyes Wider”. Dalle sue risposte trasudano schiettezza, sincerità e passione, ovvero tutte quelle caratteristiche che infiammano la musica della band.

Detto ciò, tre sono gli imperativi d’obbligo: leggere l’intervista, comprare il disco ma, soprattutto, muovere il culo, perché qui stiamo parlando di fottuto punk rock!



Onde densissime che ci apriranno di più gli occhi, ma non solo, visto che vi auspicate di mettere in moto il culone di indie boys and girls… da dove nasce tutta questa volontà di libertà e movimento?
Il problema con molti indie e soprattutto post rockers è che loro ai concerti stanno con le braccia conserte e col muso.

Voglio dire, ognuno è libero, ma pensiamo che un concerto sia un momento di divertimento... tutto qui.

Registrato in due giorni ai Sauna Studios da Giulio Favero, “Dense waves make your eyes wider” è quello che propriamente potremmo definire come un grezzo disco di punk rock, solo con una cura ed un’attenzione ai suoni tutta “indie”. Condividi questa descrizione? Che tipo di approccio avete alle canzoni?
Tutto diverso rispetto al disco precedente.

L’entrata di Giordano (batteria) nella line up ha fatto la differenza. Giordano è molto più sapiente sulle ritmiche rispetto a Marco, il nostro ex batterista.

Questo ha cambiato molte cose.

I suoni della chitarra sono stati completamente ripensati e resi grezzi ma sempre puliti.

Quasi l’opposto del disco precedente.

Ho notato che, all’interno dell’ambito musicale in cui anche voi bazzicate, Giulio Favero è diventato (giustamente) una sorta di produttore cult. Che modo ha di lavorare? Ho come l’impressione che abbia la capacità di valorizzare il gruppo che produce.
Lavora duramente e cerca l’effetto finale. La consistenza. Questo è una buona cosa in un fonico. Anche Pippo dei Keen Toy (che ha registrato “leaving our homes”) ha ottenuto gli stessi risultati. Sono due dischi registrati molto bene. Ad ogni modo sono entrambe due persone che mi piacciono molto che entrano in sintonia e che lavorano da professionisti.

Ci siamo trovati molto bene anche a registrare con Andrea e Marco dei SAUNA studios, recentemente. Penso che siano poche le persone che riescano ad entrare nel suono di una band in così poco tempo capendone l’essenza e lavorando per ottenere un risultato che sia sempre così buono.

Avete in un certo senso abbandonato alcuni territori post-rock per dirigervi verso un’istintività più diretta ed un’espressione quasi post-punk. A che cosa è dovuta questa (parziale) nuova muta?
Il post punk è sempre stato presente anche nel precendente disco.

In questo abbiamo voluto una forma “canzone” che fosse divertente da portare avanti e sviluppare, e perché no, ballare sul dancefloor.

La muta è dovuta (ho detto sopra di Giordano) anche al fatto che sia io che Mauro abbiamo iniziato ad ascoltare soul music, Bossa Nova... che ovviamente hanno poi avuto una ripercussione su quello che scrivevamo nei 2 mesi di incubazione delle canzoni.

Il vostro disco verrà distribuito anche in America ed in Canada. La vostra etichetta, la Suiteside, è forse una delle etichette italiane più europee. Che tipo di rapporto avete con l’estero? Che tipo di responsi e che risultati avete ottenuto fuori dai patri confini?
Secondo me, e qui ti parlo più da persona nel biz, è bene non aspettarsi mai nulla, visto che le “sbandierate” e le “vittorie” all’estero sono sempre basate su poche copie vendute.

Ci aspettiamo di avere l’opportunità di suonare per l’Europa quando ci va.

Speriamo vi vada presto e vi vada bene…
Qual è, secondo voi, l’immaginario musicale a cui più vi riferite e quali sono secondo voi i gruppi che più stanno segnando la vostra proposta musicale?

L’Europa. Siamo europei, dovremmo avere un’identità europea. I Robocop Kraus e Feverdream su tutto.

Da chi è stato creato e a che concept si rifà l’originalissimo artwork del vostro disco?
Tense.it, il fondatore del concetto di “posh porn” di cui sono stato un grosso fan e abbiamo finito per diventare amici.

Da qui la collaborazione per il disco. Francesco (Mr. Tense.it) è un ottimo fotografo e ho lasciato in mano a lui la realizzazione della copertina.

All’interno della confezione del disco chiedete di non masterizzare il vostro cd e di supportare la scena indipendente. Permettimi la domanda iperbolica: chi masterizza è un ladro?
Chi masterizza major non è un ladro.

Chi masterizzza indie è un ladro.

Semplice no?

Io applico questa teoria quotidianamente.

Se scarico mp3 da Soulseek, e se si tratta di bands indipendenti, scarico uno o due pezzi al massimo.

Non ho album completi sul mio hdd. Se li voglio li compro.


Stefano Isidoro Bianchi, nell’ultimo numero di Blow Up, afferma - dati alla mano - che il prezzo dei cd sia cresciuto poco rispetto all’inflazione, e denuncia l’ipocrisia di chi urla che i cd costino troppo mentre contemporaneamente risparmia i soldi per un cellulare ultratecnologico. Dice poi che il nocciolo della questione sia culturale, che la musica stia diventando un passatempo e che i soldi in realtà ci siano, ma siano spesi in altro. Che posizione hai riguardo il caro-cd?
Ho letto quell’articolo mentre eravamo in tour.

Devo dire che concordo pienamente con quello che dice.

I consumi sono cambiati, non è il prezzo ad essere esoso.

Il problema sta nello stile di vita.

Certo, oggi la musica si può “rubare” via internet, e si opta per comprare un telefonino che fa foto e video da mandare alla mamma o agli amiconi. Ficata no?

A parte gli scherzi, penso sia abbastanza rappresentativo del periodo che stiamo vivendo. Che è poi un periodo di transizione. Tutto sta diventando digitale ma non è ancora governato a dovere.

Tra pochi anni tutto il digitale sarà “amministrato” e controllato in maniera molto semplice e con pochi costi, e noi dovremmo piegarci a consumare digitalmente beni che non abbiamo scelto ma che ci hanno ficcato in casa.


Per quanto riguarda l’attività live, per una band come la vostra è facile trovare date?
Per Monica (Suiteside) lo è. Poi qui potrei farti una panegirica sui cachet live, ma basta che prendi l’articolo di SIB e sostituisci il CD con LIVE. Funziona.

E per concludere, vorrei porvi una domanda particolare: un musicista che decide di suonare indie rock pensa qualche volta che un giorno o l’altro potrebbe lavorare come musicista e vivere di musica? Cioè, la prospettiva del successo è tenuta da conto oppure chi suona indie lascia tutte queste questioni a casa e si arma di sola passione?
Mah, si tiene conto che qualcuno ci riesce.

Qualcuno riesce a mantenere la sua identità e a viverci. Conosco gente che ci riesce (i Calexico, per esempio) e conosco tantissimi che non ci riescono .

Se ci vivi entri nei meccanismi dello “spettacolo” che tu lo voglia o no.

Se entri nei meccanismi dello “spettacolo” ti rendi conto che è una brutta bestia, e che ci sei un po’ incastrato dentro.

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L'articolo The Candies - e-mail, 27-03-2003 di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2003-04-02 00:00:00

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