Radio Days - via mail, 14-08-2008

(I Radio Days - Foto da internet)

I Radio Days sono uno dei gruppi powerpop-punk che maggiormente ci ha colpito in questi ultimi mesi. Sono una formazione relativamente giovane ma che ha già messo da parte diversi Ep pubblicati da label straniere e tour in Inghilterra, Danimarca e Svezia. Mario Panzeri li ha intervistati in occasione dell'uscita - per l'americana Insubordination Records - del loro ultimo Midnight Cemetery Rendezvouz.



"We're a band from Italy and we love the pop side of rock'n'roll": da Voghera, con uno smisurato amore per le melodie Anni Sessanta e il punk più bubblegum... Signori e signore, i Radio Days (breve storia della band condita con aneddoti e leggende, senza dimenticare il lascito dei Retarded e la spiegazione del nostalgico nome del nuovo gruppo).
La storia dei Radio Days è in stretto rapporto con quella dei Retarded, l’altro gruppo in cui suono dal 1998. Coi Retarded abbiamo suonato un po’ ovunque in giro per l’Europa e gli Stati Uniti tenendo fieramente alta la bandiera del punk rock alla Ramones nella sua versione più tamarra. Nel 2002 Dario si è unito ai Retarded come chitarrista e a quei tempi suonava anche in un altro gruppo, i Radio Days appunto.

Io in quel periodo stavo scrivendo dei pezzi che suonavano un po' troppo soft per lo stile dei Retarded e che si adattavano bene al genere dei Radio Days. Mi sono unito al gruppo e abbiamo iniziato a suonare un po' in giro e a preparare i pezzi per il nostro primo album uscito nel 2006 per Goodwill Records.

Fino a tutto il 2006, però, la costante attività live dei Retarded ha limitato il numero di concerti dei Radio Days. Abbiamo iniziato a suonare seriamente solo dal 2007 e siamo riusciti a andare in Inghilterra, Danimarca e Svezia a far uscire un singolo in 7” e il nuovo EP “Midnight Cemetery Rendezvous” per l’americana Insubordination Records.

Per quanto riguarda il nome, Radio Days rievoca un periodo figo della storia della rock‘n'roll, quando ascoltare musica alla radio era possibile e soprattutto esaltante. Più che di un reale periodo storico (’50? ’60?) si tratta di sensazioni e di immagini collettive che rievocano tempi spensierati, voglia di trasgressione e una sorta di malinconia / nostalgia per i tempi andati. Energia e melodia. Un’altra risposta potrebbe essere: per via del fantastico film di Woody Allen. Una terza è: l’aveva scelto il nostro primo batterista che non è più nella band da ormai 4 anni…

Si fa a presto a dire powerpop, un po' meno meno a trovarne la formula giusta: come avete raggiunto la convincente spensieratezza di "Midnight Cemetery Rendezvous"? A proposito, ci date una vostra definizione del genere? (Tipo i Blink 182 che rifanno i Beatles...)
Innanzitutto chiedo anticipatamente scusa a tutti per il pippone che sto per tirare. Lo so, sembrerò un invasato tira pezze, ma è come chiedere ad un ubriacone dal cuore infranto come è finita con la sua ex. Vi strazierà con noiosissimi particolari e insensate descrizioni che solo lui comprende appieno. Il power pop è un genere decisamente affascinante ma allo stesso tempo comprende una variegata schiera di gruppi che spesso hanno poco a che vedere uno con l’altro.

Per questo è stato spesso consideranto un non-genere, una sorta di sotto categoria musicale che si sviluppa autonomamente all’interno di altre correnti nel momento in cui si vanno a toccare alcuni stilemi melodici ed alcuni intenti espressivi. In sostanza, credo che fondamentalmente esistano delle “canzoni” power pop. Ovvero canzoni che hanno in comune alcune caratteristiche costituenti, ovvero le melodie e le armonie vocali dei sixties, suonate con una struttura ed una grinta musicale decisamente seventies, ma con la consapevolezza della rivoluzione punk e quindi con un taglio molto diretto. Quindi suoni ed arrangiamenti minimali (ma di classe) su un tappeto di voci incredibilmente melodiche. Di canzoni così ce ne sono a centinaia: negli anni sessanta (vedi alcuni pezzi dei Byrds), negli anni settanta (Big Stars per esempio), gli ottanta (Graham Parker), i novanta (Teenage Fanclub) e i duemila (Fountains of Wayne).

Il problema è che spesso queste canzoni si collocano in dischi piuttosto variegati. La maledizione del power pop nasce proprio quando si tenta di realizzare un disco interamente composto da pezzi di questo tipo (sul serio, scrivere tante canzoni power pop è veramente difficile). Proprio per questo i gruppi che si definiscono tali sono spesso discontinui ed altalenanti nella loro discografia. Ritengo che si possano contare sulle dita di una mano i dischi power pop perfetti. E il pollicione (primo e più grosso) se lo merita senza dubbio il primo e omonimo disco di Paul Collins Beat. Noi abbiamo provato a mantenerci il più fedeli possibile a questa linea (nel limite delle nostre capacità) prendendo ispirazione tanto dai Beatles quanto da Rubinoos, ma finendo inevitabilmente per contagiare il tutto con la nostra passione per i Ramones e per i suoni e gli arrangiamenti più moderni (vedi Weezer o Muffs). Chiedo nuovamente scusa.

Che cosa è cambiato dal vostro omonimo esordio del 2006 alle ottime canzoni del nuovo Ep "Midnight Cemetery Rendezvous" che se non sbaglio uscirà ad agosto 2008 anche in America...
Fondamentalmente il primo disco era un miscuglio (secondo noi ben riuscito) di pop-punk alla Screeching Weasel, Ash e Ramones. Ovviamente, per nostre gigantesche lesioni in fase di registrazione e non agevolati da un destino nefasto, l’album è uscito quasi tre anni dopo rispetto a quando era stato scritto e concepito, risultando in definitiva un po’ in ritardo sui tempi e decisamente anacronistico. Elementi che comunque non condizionano il nostro giudizio sul disco, del quale andiamo cocciutamente fieri. La svolta è arrivata quando io ho fortunatamente smesso di scrivere tante canzoni e quando Dario, un po’ per necessità e un po’ per ispirazione divina, si è messo a scrivere un’imprecisata quantità di pezzi incredibilmente melodici e infarciti di accordi che a noi, fanatici dei Ramones, risultavano sconosciuti, incomprensibili e addirittura spaventosi. Parlo di settime, minori e diminuite, cose normalissime per qualunque chitarrista mediocre, ma una sorta di trinità mistica per noi punk rockers. Quindi diciamo che l’unione di questi fattori (ascolti di power pop anni settanta, accordi proibiti, ispirazione dariana) ci ha portato alla realizzazione di questo Ep che, manco a dirlo, consideriamo la cosa più bella che abbiamo registrato fino ad ora. E’ piaciuto molto anche all’americana Insubordination Records che, già colpita dalla brillante verve e dalla sfavillante simpatia di noi italiani grazie all’uscita di “Goes Louder” e alla leggendaria performance dei Retarded all’Insubordination festival, ci ha proposto di realizzare l’Ep.

"Tomorrow" è una bellissima canzone d'amore, con quel riff di chitarra che si apre improvvisamente sanguinolento ma romantico... Lo stesso vale per l'energica e "tardo-estiva" melodia di "Waiting For You"... Raccontateci com'è sono nate.
“Waiting For You” è stata la prima canzone ad essere stata scritta e pensata nella nuova ottica power pop. Sotto un certo punto di vista è un po’ l’emblema del cambiamento dei Radio Days. Come risultato alla fine ci siamo rotti pure un po’ le palle di suonarla, e non la facciamo praticamente più. A sorpresa è il pezzo preferito dai giapponesi. “Tomorrow” invece l’ha sognata Dario una notte. Proprio come Paul McCartney ha sognato “Yesterday”, Dario ha sognato “Tomorrow” (evidentemente Dio distribuisce le illuminazioni notturne secondo un criterio meritocratico, quindi ci accontentiamo). Una chicca è la scioccante prima registrazione della canzone eseguita al telefonino da Dario che, svegliatosi nel cuore della notte con la melodia in testa, per non svegliare vicini e coinquilini, sussurra al microfono la linea vocale del pezzo con la voce completamente impastata dal sonno. Il risultato sembra un’inquietante messa nera o un bizzarro esorcismo. Mai ascoltare quella registrazione di notte, neanche per gioco. Pelle d’oca al solo pensarci.

Molto curato inoltre il video del singolone "Dont' Keep Me Waiting", con immagini rurali dal sapore un po' "Pet Sounds": raccontateci anche di queste riprese...
Devi sapere che noi Radio Days abbiamo un efficace e collaudato sistema per prendere le decisioni importanti: aspettiamo e rinviamo la scelta fino all’ultimo momento ed infine, messi alle strette dalle necessità, chi è presente dice la prima cazzata che gli viene in mente. In questo modo abbiamo ad esempio deciso il titolo del nostro nuovo EP (bloccati in coda in macchina al telefono col nostro grafico) e anche il soggetto del video (definito all’epoca con un vago “noi che suoniamo tra gli animali”).

Fortunatamente la zia di Dario è proprietaria di un fantastico agriturismo collocato sui colli tortonesi; così una domenica mattina abbiamo trasformato un monumentale pranzo a base di prodotti tipici piemontesi nella realizzazione del nostro video, giusto prima che gli animali venissero uccisi e poi divorati dai futuri avventori (no, i cavalli no). Ancora più fortunosamente sono andato a vedere i Kiss all’Arena di Verona dove ho rincontrato un vecchio amico vicentino, il buon Sanna, ora produttore di video e cortometraggi. Tra una birra, un fuoco d’artificio e una bella vomitata di sangue seguita da una magica levitazione di Simmons, Sanna si è offerto di realizzare la parte tecnica del video con la sua casa di produzione (la Amenza Al Mundo Production) e così è nato il video. Chicche: il tacchino che risponde ad ogni colpo di timpano lanciando strazianti ululati. Il sole che, alla faccia di Copernico, col cazzo che sta fermo, e si sposta in continuazione rendendo impossibile mantenere una luce uniforme. Il mio brillante moonwalker laterale proprio alla fine del pezzo.

"Rock'N'Roll Girl" è invece una riuscita cover di Paul Collins' Beat: come mai avete scelto proprio "lei"? Sieti pronti a condividere il palco con il suo gruppo il prossimo autunno?
“Rock‘N’Roll Girl” è una canzone bellissima, nonché la prima del primo disco dei Beat. Inoltre è forse la più facile da suonare e sicuramente una delle più semplici da cantare. Come se non bastasse è pure la più famosa e visto che tra le nostre tante qualità c’è anche quella di essere ruffiani, è diventata praticamente una scelta obbligata.

Suonare con Paul Collins sarà un po’ come per un attore porno alle prime armi recitare a fianco di Ron Jeremy. Ovvero condividere i riflettori con un ciccione pelato che però è un mito e un talento vivente nel suo settore. Siamo completamente galvanizzati all’idea, ma anche turbati dal fatto che dovremo eliminare “Rock‘N’Roll Girl” dalla nostra già imbarazzantemente corta scaletta. Stiamo cercando una sostituta che possa eguagliarne la potenza e la melodia. Forse sarà un pezzo dei Rubinoos. Inoltre abbiamo appena comprato un furgone (Sergione, un vecchio ducato che ha lavorato una vita per le ferrovie dello stato e che ora trascorrerà i suoi ultimi anni al servizio del rock‘n'roll) sul quale viaggeremo in compagnia di Paul Collins. Cosa succederà tra le accoglienti lamiere di Sergione tra noi e il mitico cinquantenne è motivo di acceso dibattito all’interno del gruppo.

Tra le vostre influenze citate gli Psychotic Youth, la mia band powerpop preferita di sempre: quanto le loro melodie alla "Beach Boys on speed" hanno ispirato il vostro lato compositivo? E inoltre, quali sono i gruppi del passato che ci consigliate di riscoprire?
Gli Psychotic Youth sono uno dei gruppi più sottovalutati della storia. Meriterebbero di essere famosi almeno quanto i Green Day. Sono dei maestri assoluti delle melodie e forse gli unici che suonano a quella velocità senza risentirne minimamente negli arrangiamenti e nella perfezione della voce. Già nel primo disco dei Retarded (nel 1999) abbiamo coverizzato una loro canzone (“Let’s Go Let’s Go let’s Go”) e non è detto che anche i Radio Days non prendano in prestito qualche loro brano. A parte tutti i gruppi già citati nelle altre domande, altri artisti che ci fanno impazzire sono leggende viventi come Elvis Costello e Joe Jackson, ottimi gruppi come Raspberries e Nerves o personaggi che hanno regalato rare gemme di power pop come Bram Tchaikovsky o Wreckless Eric.

Avete accumulato un discreto bagaglio di esperienza live su e giù per il Continente: raccontateci della vostra dimensione live, e magari anche di qualche concerto in italia o all'estero che vi è piaciuto suonare; e magari anche di qualche gruppo italiano che vi ha impressionato live...
Ora siamo in una fase di transizione perché il nostro amato batterista Ale ha lasciato la band per dedicarsi a tempo pieno ai suoi Nerd Follia. Consci dell’impossibilità di trovare un altro batterista in breve tempo, mi sono auto retrocesso dietro le pelli e abbiamo preso il nostro amico e compagno di scorribande gay Omar Lutfi Spartaco Assadi (altrimenti conosciuto come Miracle Man) alla chitarra. Con questa formazione siamo quasi vergini rispetto all’esperienza live, ma tra settembre, ottobre e novembre abbiamo un sacco di date in programma, tra cui un tour europeo organizzato dalla danese Panther Booking. Con la precedente formazione abbiamo suonato in Inghilterra con i simpaticissimi Hotlines (tour nel quale abbiamo capito quanto l’igiene personale ci renda superiori a qualsiasi altro abitante del mondo), in Danimarca e Svezia con i bravi 20 Belows e in Spagna con i forse più gay di noi Suinage. In Italia veramente degna di nota una data a Firenze per il Lee Rocks Festival, organizzata da Vice Magazine. Tanti omaggi vestiari dalla Lee, cena incredibile in ristorante di lusso, pubblico immenso e merda molle e chiappe strette per la tensione una volta sul palco. Vere rock star. E comunque i Leeches sono la migliore live band italiana.

Cantate in inglese, avete una buonissima pronuncia e di conseguenza... Avete avuto dei riscontri positivi nei vostri tour esteri? L'anno prossimo è vero che andrete in America in tour?
Suppongo che Dario ti sia riconoscente per la tua lode. All’estero abbiamo, in linea di massima, lo stesso tipo di riscontro che abbiamo qui in Italia. Ascoltando i nostri pezzi sotto il palco i maschi si fingono duri, ma sono palesemente scossi da fremiti interni e da dubbi sullo loro sessualità. Le ragazze, più portate alla spontaneità, annuiscono e muovono il piedino. Vendiamo sempre più o meno due o tre CD e magliette a concerto (il che per noi è molto positivo). Ogni data, a fine serata, c’è qualcuno, di solito sopra i quaranta, che si invasa e viene a dirci che siamo incredibili. D’altro canto spesso a metà scaletta un gruppetto di persone abbandona la sala. Una particolarità è che piacciamo a tutti i fonici con cui abbiamo avuto a che fare. Il motivo è un mistero ma è così. Il tour negli Stati Uniti è un’eventualità che si sta facendo sempre più probabile, visto che l’Ep è uscito per un’etichetta americana, che siamo stati invitati al prossimo Insubordination Festival e che è in programma uno split con gli eroi del pop punk d'oltreoceano Leftovers. Tra l'altro, stiamo preparando una chicca da 8 minuti che, ubriachezza permettendo, nel caso di perfetta esecuzione oserei definire quattro-quartisticamente galvanizzante. Sono tre mesi che ci stiamo lavorando. E comprate il disco dei Suinage quando uscirà perché è stupendo!

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L'articolo Radio Days - via mail, 14-08-2008 di Mario Panzeri è apparso su Rockit.it il 2008-08-26 00:00:00

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