The End Of Six Thousand Years - via Mail, 20-08-2008

( I The End Of Six Thousand Years - Foto da intenternet)

I The End Of Six Thousand Years non si preoccupano dei cambiamenti, amano mescolare le carte e assorbire influenze da tutto ciò che li circonda. Partiti come band metalcore, con il tempo hanno svilppato un suono nuovo che li ha portati a distanziarsi dai soliti circuiti e prendere una strada tutta loro. Senza perdere l'attitudine punk-hc (abitudini vegane comprese). L'intervista di Stefano Fanti.



Il vostro è un progetto decisamente particolare abitate tutti a centinaia di chilometri l'uno dall'altro. Come nascono e crescono i I The End Of Six Thousand Years?
Allora, nasciamo nel 2003, inizialmente eravamo in tre - abbiamo avuto un primo periodo in cui non riuscivamo a trovare dei componenti - io alla chitarra, Lou al basso e Teo, già nei Corey e negli Steam, alla batteria. Dopo qualche tempo di stallo, abbiamo trovato il cantante, Niculo, amico di vecchia data in quanto voce dei Memories Of Apocalypse, e con questa formazione abbiamo fatto alcuni concerti. Successivamente abbiamo trovato in Sandro la seconda chitarra e abbiamo fissato la formazione a cinque con cui abbiamo registrato un demo - diventato poi lo split con la band americana Embrace the End uscito per Still Life Records - e un brano inserito in una compilation contro l'industria della pelliccia. Poi è arrivato l'album “Isolation”. Subito dopo la registrazione di quest'ultimo, Teo, per motivi personali,ha lasciato il gruppo ed è stato sostituito da James con cui attualmente suoniamo e con cui ci troviamo benissimo.

Si parlava di evoluzione del suono. Effettivamente, con l'album “Isolation” avete rimescolato in maniera decisa le carte in tavola. Come è avvenuto il passaggio?
Ora come ora mi sembra di suonare quasi in un gruppo diverso rispetto alle prime registrazioni. L'idea iniziale che avevamo è molto diversa rispetto ad ora, abbiamo variato tutti i nostri ascolti, abbiamo cambiato anche la visione della scena musicale a cui apparteniamo e questo si sente con il nuovo album. Quando abbiamo iniziato il panorama metalcore era decisamente meno inflazionato e non la barzelletta che è oggi, il terreno era fertile e le prospettive diverse. Ora ci sono decine di gruppi tutti uguali e abbiamo quindi voluto distanziarci da tutto ciò, stanchi di sentire sempre le stesse cose e cercando di mischiare influenze diverse.

Quali band e suono vi stimolano maggiormente oggigiorno?
Tutti noi ascoltiamo musica diversa: si va dagli 883 agli Explosions In The Sky, dai Floorpunch agli Isis, dai Neurosis ai Dark Funeral. Diciamo che è molto dura riuscire a focalizzare un punto preciso del sound a cui vogliamo arrivare. Sicuramente i gruppi che hanno influito maggiormente la composizione di questo disco possono essere band che vanno dal post hardcore, al death metal, al black, al doom ...per citarne alcuni: Mastodon, Isis, Dissection, His Hero Is Gone, Converge, Buried Inside, Baroness, Neurosis, e i classici nonché intramontabili At The Gates... diciamo che ci piace mischiare generi tra loro nonostante suonino diversi, per produrre qualcosa che non mi sento di definire nuovo (cosa c'è di nuovo oggigiorno?) ma almeno non banale (o almeno spero)...

L'ondata metalcore di cui parlavi pare affievolirsi...
In passato ho ascoltato metalcore, ora mi sono decisamente distanziato, sia per quanto riguarda gli ascolti, sia a livello di frequentazione di concerti. Gli ultimi a cui ho assistito risalgono ormai a qualche anno fa, e sempre più questi erano caratterizzati dalla noia e dalla totale disillusione nei confronti della "scena" o comunque di un certo tipo di vissuto all'interno dell'hardcore. Non esistevano più valori, o almeno, visto che valori è una parola grossa e potrebbe sviare, un minimo di interesse ed inventiva. Mancava la volontà e in molti casi i gruppi erano un copia/incolla e basta, senza un minimo di attitudine. L'appiattimento dei contenuti era evidente. Si tratta più che altro di una moda, si guardano i tatuaggi del cantante o le varie pettinature ma dei contenuti reali nessuno se ne cura.

Avete suonato più volte all'estero, soprattutto in Inghilterra. Come vedi la scena da quelle parti rapportata a quella italiana?
Si, abbiamo fatto un pò di date in Inghilterra lo scorso anno e ci hanno indubbiamente portato ad avere una visione della realtà inglese negativa. L'utente medio lì - almeno nella nostra esperienza – è un ragazzino di tredici-quattordici anni totalmente inconsapevole di ciò che sia la cultura musicale che va al concerto piuttosto che andare in discoteca, con una visione di puro intrattenimento e nient'altro. La situazione in Austria o Germania è completamente diversa, lì le cose funzionano molto bene - anche molto meglio rispetto all'Italia - l'organizzazione, negli squat come nei locali, è alta e tutto è gestito in maniera intelligente e proficua. Poi, ovviamente ci sono alcuni posti in Italia a cui noi siamo molto legati, soprattutto occupati, in cui ci sentiamo praticamente a casa.

Il nuovo disco è uscito in formato cd per la Still Life e in vinile per la Refoundation. Come nasce il nuovo rapporto con quest'ultima realtà?
Siamo molto felici di questo rapporto con la Refoundation, vista l'amicizia che ci lega ai ragazzi dell'etichetta, che in realtà non è solo un'etichetta discografica ma un collettivo che cerca di diffondere con la musica un certo di tipo di messaggio legato all'ambientalismo e alla tutela degli animali e che si distanzia da qualsiasi tipo di interesse economico o commerciale. Ci troviamo molto vicini all'ideologia di questi ragazzi e di conseguenza la collaborazione è nata in maniera del tutto naturale. Non tralasciamo comunque il rapporto con Still Life, che rimane ottimo.

L'argomento animalista è molto importante per voi. Come vivete e giudicate, dall'interno, il movimento vegan/vegetariano?
Buona parte di noi ha abbracciato uno stile di vita vegan/vegetariano e sicuramente questo è un aspetto fondamentale della nostra vita. Nonostante questo pero non ce la sentiamo di affrontate tematiche di questo tipo dal punto di vista di Band, visto che non tutti nel gruppo sono vegetariani/vegan, e poi l'obiettivo che ci siamo prefissati con questo gruppo è quello di fare musica piu che propaganda animalista. In passato abbiamo sempre supportato benefit e concerti a sostegno di campagne animaliste, e pure nel prossimo futuro continueremo su questa linea. Ci fa piacere vedere che certe idee stiano prendendo piede e che la gente si cerchi di informare su questioni che fino a poco tempo fa erano ignote ai più. L'ambito in cui suoniamo e giriamo è abbastanza saturo da questo punto di vista, la mia opinione è che è abbastanza autoreferenziale parlare di animalismo a gente che è già animalista o comunque sta per diventarlo, la cosa veramente rivoluzionaria secondo me è portare fuori queste idee (come tante altre del punk-hc) al di fuori della cosiddetta "scena", per rendere noto ai piu come si possa quardare con occhi diversi il mondo che ci circonda. In ogni caso per chiarire le proprie perplessità consiglio a tutti di dare un'occhiata a questi siti Saicosamangi.info, Viverevegan.org e Scienzavegetariana.it

Progetti futuri?
Per noi purtroppo non è semplicissimo suonare insieme a causa delle enormi distanze che ci separano ma ora che abbiamo fissato la nuova formazione vogliamo ripartire facendo più concerti possibile, divertendoci e portando il nuovo disco in giro. Ad Ottobre faremo un altro tour in Inghilterra, speriamo migliore del passato, e poi vedremo quello che ci aspetterà.

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L'articolo The End Of Six Thousand Years - via Mail, 20-08-2008 di Stefano Fanti è apparso su Rockit.it il 2008-09-11 00:00:00

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