Vanessa Van Basten - Musica per i non-luoghi, 17-02-2011

Morgan Bellini torna con i suoi Vanessa Van Basten e un nuovo album. Potremmo definirlo un lucido epitaffio sul postcore, o la logica evoluzione del suono lento e pesante. C'è più melodia in questi brani, e si respira una certa atmosfera mitteleuropea. Sarà perchè ora Morgan ha lasciato Genova per Vienna, e lì l'aria è diversa, ci dice. L'intervista di Gioele Valenti.



L'ultimo album, sebbene riproponga un suono pesante ed epico, sembra costantemente teso ad una via di fuga, a sposare un mood più d'ambiente rispetto ai precedenti lavori: frutto di ascolti, d'influenze o del caso?
Il disco è stato registrato nel corso di due anni e abbraccia quindi varie fasi umane e stilistiche; diciamo in generale che dopo la sbornia postcore, e con il totale esaurimento di idee da parte degli esponenti della scena abbiamo sentito anche noi il bisogno di evolvere il classico suono lento e pesante, sfruttato un po' da tutti. C'è da dire però che noi siamo sempre stati un progetto un po' diverso, mai focalizzato su un sound in particolare. Ci è sempre interessato dare struttura, trovare collocazione a certe melodie che riteniamo essere il nostro vero punto di forza. Tutto parte da lì. Comunque se lo paragoni al nostro primo lavoro... a mio avviso, è più "soft" di quello nuovo... che contiene invece alcuni tra i brani più potenti che abbiamo mai prodotto. Sempre che possa essere definita "potente" o "metal" una musica spesso registrata con un pedalino da 50 euro dentro un pc. Insomma non credo proprio che i sostenitori di certa musica pesante amino particolarmente la nostra produzione così caotica e approssimativa.

Ascoltando il disco ci si trova dinnanzi ad una raffigurazione impressionista, la cooptazione di energie ed emozioni che ricorda la produzione di un bozzetto... volevo chiederti, come funzionano i live? E' difficile (o se è davvero indispensabile) ricreare alcune dinamiche racchiuse in un disco? Che posto accordate all'improvvisazione?
L'aspetto live è sicuramente il più controverso per noi. Abbiamo abbastanza esperienza per suonare su un palco ma probabilmente molte persone che sono venute a vederci dopo aver ascoltato i dischi sono rimaste deluse o spiazzate. Fatta eccezione per alcuni samples e per delle basi ambientali di synth, la mia chitarra è l'unico strumento solista che possa apportare melodie nei brani. Un po' poco per un gruppo che registra decine di overdubs nei pezzi... Da un altro punto di vista però, riducendo all'osso il contenuto dei brani essi devono per forza venire interpretati con maggiore intensità e dinamica. Questo è stato anche apprezzato. Alcune volte riusciamo a creare la magia in momenti in cui essa era assente su disco. E per quanto riguarda l'improvvisazione, ultimamente abbiamo proposto dal vivo un discreto minutaggio, in apertura o in chiusura, di sessioni appena abbozzate in sala prove. In ogni caso i nostri concerti avevano come obiettivo introdurre il materiale registrato negli album, offrendo una buona mezz'ora di musica strana e sognante, e di stordire la gente cercando di divertirci e di sfogare le frustrazioni quotidiane. Ma il gruppo è nato in cameretta davanti ad un notebook: la saletta, pur essendosi rivelata fondamentale e creativa, non rappresenta l'essenza originale di Vanessa Van Basten.

Dopo anni di underground, esiste una circuitazione precisa per un gruppo come il vostro? Ovvero, ci parli degli spazi di ricettività che vi trovate ad occupare, relativamente al panorama italico?
Non saprei... Nonostante il nostro nome non giri moltissimo (considerando anche che non facciamo promozione, fino al limite di un'eccessiva pigrizia in tal senso), ogni tanto ho la sensazione che per alcune persone siamo davvero importanti. Più di qualcuno mi ha scritto dicendo che un nostro album è il suo preferito di sempre, che facciamo la musica più bella che abbiano mai sentito, e così via... Alcuni comprendono e godono intensamente della nostra proposta. Questo ci appaga molto. In passato siamo stati una delle realtà italiane più importanti nel nostro genere, quando ancora esso poteva vantare ben pochi pionieristici gruppi. Adesso penso che abbiamo allargato i nostri confini geografici, ma siamo sempre rimasti una piccola band di culto per appassionati.

Morgan, al momento vivi a Vienna, possiamo chiederti perchè ti sei trasferito lì?
Mi sono trasferito nel Novembre scorso. Avendo perso il mio lavoro "storico" al porto di Genova e non potendone più di quella città (non ho assolutamente la pretesa di espandere il mio disappunto all'Italia tutta) ho scelto Vienna, dov'ero stato due o tre volte a trovare un'amica, e dove sentivo di poter costruire qualcosa, anche con lei, in tranquillità. Io sono originario di Trieste e lingua a parte ho avuto la sensazione che Vienna poteva essere una valida occasione per riavvicinarmi alle mie origini, espandendole. E poi è bellissima, e sicura. Dove abitavo prima assistevo quotidianamente ad un degrado allucinante... fino ad arrivare a sparatorie, omicidi, droghe pesanti, gente che non ne poteva più. Dirai, perchè non ti sei spostato a Nervi, in riviera, a 10 chilometri dai vicoli? Beh forse perchè non era proprio alla mia portata economica...

Come è vissuta la figura del musicista a Vienna?
E' un mondo che devo ancora scoprire, mi sto addentrando. Al momento mi baso sulle prime sensazioni. Sicuramente essendo una delle capitali europee della musica (classica soprattutto) ci sono innumerevoli opportunità di lavoro nel settore, e i musicisti sono rispettati. La proposta musicale qui è maggiore della richiesta. Tutti suonano. La metro è piena di contrabbassi, chitarre, gente piena di borsoni con strumenti... Ma mi verrebbe da dire istintivamente che in Italia si suona meglio. I casini politico-sociali che abbiamo ci danno la spinta a protestare e creare. Ho già visto dal vivo la sedicente 'crema' del rock indipendente austriaco e... mi aspettavo molto di più. Per i fan del metallo e del dark è un'altra storia, qui l'heavy metal è una religione.

Come si inserisce la tua musica in quel contesto?
Finora piuttosto malamente. Ho messo un annuncio su un sito per mettere in piedi i 'nuovi vanessa' da qui ma pur avendo visionato e provato un sacco di gente, anche molto brava tecnicamente e soprattutto motivata ad entrare in questo progetto, mi è sembrato che per loro suonare sia un po' come giocare alla Playstation, un hobby, anzichè un'urgenza espressiva. E' un discorso difficile da spiegare in breve, forse semplicemente c'è un diverso approccio al rock qui. La maggior parte di quelli con cui ho suonato a Vienna è molto ferrata su Isis/a> e derivati ma non sa nemmeno chi siano i Sonic Youth... credo sia inconcepibile nella scena Italica. Ho fatto sentire i Massimo Volume ad un ragazzo che compra 30 cd della Ipecac alla settimana e mi ha detto che secondo lui fanno neofolk... non ho potuto trattenere le risate. Ma ho fiducia, comunque. Continuerò a cercare.

Come siamo visti noi italiani dall'Austria?
Dipende. A parlare a tu per tu con loro siamo gli dei della cucina, dell'arte, dei motori, della moda, del sesso, della musica (ma solo la classica!) e viviamo nel posto più bello del mondo. Ma alla gente a volte non piace scoprire che sei italiano, me ne sono accorto. E certamente gli scandali del nostro premier fanno disastri... all'ufficio di collocamento ho sentito pronunciare, seppur scherzosamente, tre parole nei miei confronti: 1) pizza 2) mafia e 3) Berlusconi. Qui però le cose funzionano bene, è un paese ricco, e le razze convivono benissimo perchè c'è un sistema ordinato dietro. Ma credo che loro si sentano superiori a noi in partenza, e un po' mi da fastidio. Sarebbe bello che gli Italiani prendessero un po' di coraggio e che gliela facessero vedere, all'Europa.

Quello che si percepisce ascoltando i Vanessa Van Basten è un senso di realismo tragico, molto distante dal clichè da paranoia romantica di gruppi neanche troppo lontani dal vostro. Ti va di parlare della, diciamo, weltanschauung dietro al suono?
Per parlarti di questo dovrei descriverti la mia persona, il mio modo di percepire il mondo... Io tendo alla depressione, a commuovermi, alla paranoia... Ma allo stesso tempo sono un tipo socievole che vede sempre la luce che irradia tutto, anche le nostre canzoni. I miei compagni sono stati eccezionali nell'assecondare questo "riversamento" in musica di una grossa fetta della mia personalità, spesso limando gli eccessi o volendo enfatizzare punti di vista comuni, almeno sulle scelte musicali.

Ci parli di come nasce un potenziale brano dei Vanessa Van Basten? se esiste un deus ex machina o se è pura stratificazione d'insieme...
Melodia. Fischiettata sopra brani altrui, o venuta per caso in sala prove... E' come se la melodia fosse una voce parlante, così dopo i primissimi passi si può già tentare di scrivere una storia, più o meno breve. I ragazzi creano il supporto per farla uscire con la giusta intensità. Il suono dei Vanessa Van Basten è dato da tre persone, però i contenuti e le idee vengono quasi sempre dal sottoscritto.

Swans, Godflesh, Mogwai, Big Black... Ti va di tirare dentro qualche altro nome? Cosa ascolti al momento?
Davvero ci senti dentro i Big Black e i Mogwai? Non mi piacciono molto, non li ascolto... invece i primi due gruppi che hai citato sono spesso nel mio stereo. Al momento ascolto moltissimo i nuovi dischi dei Blonde Redhead, e tonnellate di roba 4AD, tipo Throwing Muses, Dead Can Dance. Tanta roba ambient mentre leggo o penso, per esempio Main e Basinski. Poi Jesus & Mary Chain, Mojave 3, Nirvana, il nuovo Burzum. Quando voglio qualcosa di cattivo e pesante, ascolto l'ultimo dei The Secret, il primo disco black metal come si deve da anni a questa parte. Mi rendono orgoglioso di essere nato e cresciuto a Trieste, una città speciale.

La opertina sembra un incubo di Mark Ryden. Chi l'ha concepita? Un significato particolare, connessioni con l'album?
Sì certo, ce ne sono. Non tanto come contenuto dell'immagine, quanto come atmosfera generale. Sono un fan di Beksinski (il defunto pittore che ha dipinto il quadro in copertina) ha una potenza espressiva incredibile e commovente. Potrà sembrare forse strano attribuirgli questo... I suoi soggetti sono molto oscuri e rientrano spesso nell'immaginario gotico. Ma mi piace giocare con gli estremi, e penso inoltre che anche la nostra musica sia un pochino surreale... La copertina inizialmente doveva rappresentare una bella ragazza di nome Vanessa, come se fosse stato il disco di una cantautrice straniera. Ma penso che l'immagine attuale rappresenti meglio il concept dell'album, qualcosa di molto personale e inerente il mondo dei sogni... o meglio degli incubi. Anche questa volta si tratta di un luogo, anche se non più di una stanza. Un luogo che penso ognuno di noi tiene nascosto alla propria coscienza, e cui è pericoloso avvicinarsi. Gli stavolgimenti personali mi hanno ultimamente riavvicinato al mondo onirico... frasi sussurrate nel cuore della notte, spesso rivelatorie e sempre e comunque più forti e importanti delle banalità di cui ci circondiamo ogni giorno.

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L'articolo Vanessa Van Basten - Musica per i non-luoghi, 17-02-2011 di Gioele Valenti è apparso su Rockit.it il 2011-02-21 00:00:00

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