EELS ON HEELS - No-wave, No party, 09-06-2011

Un altro bel nome che prende ha ripreso il concetto di psichedelia e l'ha frullato con tutto quello che trovava nei paraggi. I pugliesi Eels On Heels stanno incominciando a incuriosire i londinesi - e gli europei in generale - ragionando seriamente sul lasciare lo stivale in cerca di fortuna. La solita storia che si ripete? Vedremo. L'intervista di Gioele Valenti.



La vostra nascita data a poco più di un anno e mezzo fa, ma sembra ci sia già parecchia attenzione attorno a voi. Ti va di fare una breve cronistoria della vostra genesi?
Ci siamo formati nel Gennaio del 2010. Il nostro primo live insieme risale a Febbraio dello stesso anno, da spalla ai Soviet Soviet, un'altra band italiana che in questo momento sta andando davvero forte all'estero. Poi c'è l'ingresso di Safari nella band, all'incirca nel Marzo 2010, un passo fondamentale nella formazione del nostro sound. A Gennaio 2011 abbiamo pubblicato il nostro secondo EP "Letters" e abbiamo iniziato la nostra collaborazione con l'agenzia A Giant Leap, che ci ha permesso di avere tanta visibilità e belle recensioni in UK. Il 17 Marzo 2011 abbiamo fatto la nostra prima data all'estero, a Berlino precisamente; un'esperienza bellissima. Ad Aprile abbiamo vinto le selezioni per Italia Wave Love Festival, dove rappresenteremo la Puglia il 14 Luglio a Lecce. C'è poi l'uscita a Maggio della compilation "A Contemporary Picture of the Obscure Italo Music Movement" di Discipline nella quale è presente un nostro pezzo nella versione originale e remixata dai We Have Band. Infine, una tappa davvero importante per noi, c'è la serie di date a Londra che si è appena conclusa.

A proposito, com'è andata a Londra?
Il mini tour aLlondra è andato benissimo, la gente è rimasta molto colpita e ha gradito davvero tanto. La reazione è quasi totalmente diversa da quella che di solito vediamo durante i nostri live qui in Italia: è stato davvero molto bello vedere la gente presa totalmente dalla nostra musica. Stiamo già lavorando per tornarci!

Invece di organizzare altri tour all'estero, non avete mai pensato di trasferirvi fuori dallo Stivale?
Trasferirsi fuori dall'Italia è un'idea che spesso ci insegue, specialmente in questo ultimo periodo. Dopo aver avuto più consensi da parte della stampa e del pubblico esteri, credo sia naturale pensare di cercare fortuna fuori dallo Stivale. Sopratutto perché noi veniamo dal Sud, posizione molto poco strategica per gli spostamenti.

Se volessimo andarci a fare una birra insieme, oltre a Bauhaus e Suicide (ma anche Echo & the Bunnymen e Joy Division) chi decidereste di tirarci dietro?
Direi This Heat, Einsturzende Neubauten, Faust, Throbbing Gristle, Kraftwerk, Theoretical Girls e tanti tanti altri (sarebbe impossibile fare l'elenco di tutte le band che ci piacciono, che ascoltiamo, che ci influenzano). Ma oltre a queste band del passato c'è ciò che si produce oggi e che inevitabilmente finisce con l'influenzare la nostra musica come These New Puritans, Fuck Buttons, Holy Fuck, Factory Floor.

Le categorie sono brutte, e questo è un fatto. Al di là di questo, come definireste la vostra musica?
Non saprei: come hai letto dalla risposta precedente ascoltiamo molta roba differente. Noi cerchiamo di suonare e di divertirci mentre lo facciamo, senza costringerci a rientrare in una particolare "scena" o "categoria". Nel nostro sound ci finiscono noise, electronica, new ave e no wave perciò… io dire semplicemente sperimentale, proprio per l'approccio che abbiamo alla musica.

Ci parlate un po' della collaborazione con la Discipline?
I ragazzi di Discipline sono nostri amici da un po' di anni. Loro stanno facendo grandi cose partendo da una realtà difficile come la nostra in Puglia. Per quanto concerne la collaborazione, loro stavano preparando questa compilation che raccoglie un po' quello che è il meglio dell'underground italiano e hanno deciso di tirarci dentro. Poi ci hanno detto che avevano proposto ai We Have Band di fare un remix di un pezzo presente nella compilation. Glieli hanno fatti ascoltare e loro hanno scelto il nostro. Beh, puoi immaginare cosa abbia significato per noi.

Come sta messa la Puglia, in quanto a scena underground? Vale anche per voi la locuzione "Nemo propheta in patria"?
Tutto sommato la Puglia non è messa malissimo, in fondo basti pensare a un nome come Populous. Ma, come dice la locuzione, ahimè noi non siamo profeti in patria: abbiamo difficoltà a suonare non solo in Puglia ma proprio in Italia. All'estero stiamo ottenendo dei bei consensi ma in Italia non è facile per noi trovare spazio, come per tante altre band che all'estero trovano fortuna. Ma già il fatto di essere stati selezionati in un festival come Italia Wave fa pensare che forse qualcosa inizia a muoversi.

Immaginate per un attimo di non essere nati in Puglia, ma a Londra o a New York. Quale sarebbe potuta essere la vostra trafila? Dove/come sareste adesso?
Difficile rispondere a questa domanda, non saprei! Quasi sicuramente avremmo avuto più visibilità, almeno dal punto di vista dei live. Probabilmente avremmo già firmato con qualche label in grado di spingere quello che facciamo. In generale, sicuramente avremmo fatto meno fatica.

Un'ultima domanda sull'estero. Si dice sempre che i gruppi rock italiani faticano a trovare spazio all'estero perché non ha senso andare a insegnare il rock a chi l'ha inventato. Dai Crookers a The Bloody Beetroots, fino alla vostra esperienza, esportare suoni elettronici sembra essere più semplice. Secondo te per quale motivo?
Credo che in questo momento l'elettronica abbia bisogno di sentire suoni nuovi, diversi. Band o artisti come quelli che hai citato hanno un sound particolare: la cura dei suoni e la ricerca fa tantissimo! Noi ricerchiamo molto: se un suono esce da un giocattolino , per noi va benissimo. Credo sia questa la chiave. Proporre nuovi suoni, cercare di avere un sound personale. Noi naturalmente speriamo di riuscirci, per il momento i consensi fuori dall'Italia sono molto positivi!

Vedo che, oltre al circuit bending, utilizzate strumenti non ortodossi. Parlaci un po' della fase produttiva (mezzi di produzione inclusi).
La nostra fase produttiva è piuttosto semplice, un po' come si fa col basso e la chitarra: si parte da un'idea e la si sviluppa insieme, aggiungendo i vari pezzi che creano il puzzle. Oltre a questo lavoro c'è però la ricerca del suono: noi lavoriamo con suoni distorti, distrutti, quasi cacofonici, a volte anche fastidiosi, per poi, una volta messi tutti insieme, creare una melodia. Come hai detto tu, utilizziamo tastierine e giocattoli modificati (tra cui un walkie talkie e un telefono giocattolo), synth analogici (qualcuno costruito da noi), tanti effetti, ma anche chitarra, basso e soprattutto batteria e percussioni. Abbiamo un approccio alla musica assolutamente live perciò non utilizziamo tracce: tutto viene assolutamente suonato dal vivo.

Curate molto anche l'aspetto grafico
Per noi la grafica è molto importante. Cerchiamo di riportare le atmosfere presenti nelle nostre canzoni anche sulle nostre grafiche. Chi non ti ha ancora ascoltato, per prima cosa guarda la grafica. Pensiamo sia importante curare l'impatto visivo e sopratutto cerchiamo di dare una certa coerenza al tutto. È il grosso vantaggio di avere un grafico nella band.

Prossimi progetti?
Innanzitutto suonare, possibilmente tanto perché non possiamo farne a meno. Poi una nuova produzione, magari con un'etichetta. Intanto lavoriamo già a pezzi nuovi.

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L'articolo EELS ON HEELS - No-wave, No party, 09-06-2011 di Gioele Valenti è apparso su Rockit.it il 2011-06-09 00:00:00

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