A Toys Orchestra - E il Risveglio Globale, 14-11-2011

Gli A Toys Orchestra sono tornati con un nuovo disco, appena un anno dopo il precedente ed acclamato Midnight Talks. Il loro percorso di crescita musicale è una delle storie migliori per raccontare come la canzone d'autore italiana possa fondersi intimamente con il grande pop-rock internazionale. Ancora una volta la band campana sembra aver scritto canzoni destinate a diventare importanti. Abbiamo parlato di "Midnight (R)evolution" con Enzo Moretto.



E' passato appena un anno e gli A Toys Orchestra sono tornati, fedeli alla loro linea, ma diversi ancora una volta. Come mai un nuovo disco a così poca distanza dal precedente?
In un certo senso questo disco é il gemello eterozigote del precedente. Come se si trattasse di un doppio pubblicato in due tempi. Distanziarli troppo avrebbe snaturato questo concetto. Ciò nonostante sono due opere molto diverse tra loro, con due identità nettamente distinte. E' un disco che per la sua indole andava pubblicato ora o mai più.

"Midnight (R)evolution" é forse il vostro disco più bello. Qual é il concept da cui nasce questa (R)ivoluzione?
La rivoluzione é a mio parere un concetto in divenire. Parte nell'intimo del nostro "io" e attraverso l'effetto sinergico dell'empatia si estende alle masse. E' però decisamente limitativo ridurre la parola "rivoluzione" solo all'immaginario dei sommovimenti di piazza. E' qualcosa di molto più profondo che nasce a monte, radicato nell'intrinseco della personalità, qualcosa che molto prima di diventare prorompente comincia dai piccoli gesti, da un'innata propulsione evolutiva. E ancor più non é solo e sempre legata a doppio filo con le vicende socio-politiche... Anche solo decidere di dare una svolta alla propria vita, creare dei progetti o prefiggersi un obbiettivo, ne sono sintomi.

Dietro ai suoni del disco c'é ancora una volta la mano di Enrico Gabrielli, ma nonostante la ricchezza di strumentazioni e la varietà di scrittura, é come se tutto fosse più scarno, compatto, asciutto. Avete scelto di semplificare per esaltare la forma canzone?
La verità é che non scegliamo mai con cognizione di causa. Semplicemente le cose si evolvono estemporaneamente. Se il risultato di aver utilizzato soluzioni più crude e scarne é stato quello di aver esaltato la forma canzone, a onor del vero, lo abbiamo fatto senza accorgercene.

Avete progressivamente abbandonato l'ironia e la giocosità del passato. Oggi il mood delle vostre canzoni é più cupo, tormentato, sofferto. Non siete mai stati così seri. Quel mare vicino al quale nascevano i vostri esordi sembra aver lasciato il passo alla frenesia metropolitana.
La tua analisi é in parte vera. Magari il sound più recente ha delle inflessioni talvolta meno solari e sgargianti, ma nei testi (li trovate qui, NdR) c'é sempre un neppure tanto velato sarcasmo. Mi piace affrontare argomenti seri con un piglio beffardo e viceversa conferire seriosità a tematiche apparentemente più leggere. Una certa "frenesia" però mi é sempre appartenuta, indipendentemente dalla posizione geografica in cui ho vissuto. In passato canzoni quali "Invisible", "Peter Pan Syndrome", "Three minutes Older", "Panic Attack", "Hengie", affrontavano tematiche quali la solitudine, la paura e il malessere. Negli ultimi due dischi ci sono invece brani dal feeling fortemente umoristico, autoironico, talvolta tragicomico. D'altronde una canzone come "Pinocchio", ad esempio, non poteva non esserlo. Ancor più la stessa "Midnight Revolution" ha una chiave di lettura senz'altro equivoca-. Penso ad una frase del testo: "Sto cercando di capire perché stiamo piangendo, siamo innamorati o sono solo i gas lacrimogeni?".

All'inizio c'erano le fiabe, poi sono arrivate le storie d'amore. Sbaglio o stavolta siete entrati anche in tematiche sociali e politiche? Nella vostra carriera non ricordo precedenti in tal senso. Il concetto di (R)ivoluzione é legato ad un desiderio concreto?
Difficile oggi come oggi rimanere insensibili a quanto sta accadendo intorno a noi nel mondo. Non é neanche necessario sposare la causa dell'attivismo militante per sentirsi comunque coinvolti. Si sta materializzando quel "Risveglio Globale" che Brzezinski profetizzava e sta coinvolgendo ogni sorta d'umanità. A partire dalla primavera araba fino ad Occupy Wall Street il mondo sente il bisogno di un cambiamento.

Il disco ha un livello di scrittura altissimo dall'inizio alla fine, ma a volergli trovare un difetto, non trovi che rispetto al passato non ci sia nemmeno un singolo?
Della "questione singolo" non mi é mai importato granché, ne ora ne in passato. Se dovessi pensare di scrivere canzoni in funzione di farle diventare dei singoli mi sentirei male... Non mi appartiene, non lo capisco, e sinceramente non me ne frega neppure. Anche perché il vero singolo sarà poi la gente ad eleggerlo. Ad oggi le nostre canzoni più amate sono "Invisible" e "Celentano", e nessuna delle due é mai stata un singolo.

Il nuovo disco mantiene un legame di fondo con il precedente, ma le fonti di ispirazione sembrano essersi ampliate e diversificate ancora.
Nuove suggestioni di folk alternativo, new wave, blues. Proviamo a fare qualche nome: Arcade Fire, Elliott Smith, Tom Waits, Depeche mode, Buffalo Springfield, Burt Bacharach, Beatles, Grandaddy. E' giusto?

Beh, non leggo ne Pupo, ne Bon Jovi... direi che ci é andata di culo. Quindi assolutamente si!

Però ammettetelo: non siete mai stati una band "alla moda", non avete mai tentato un singolo paraculo, non vi siete mai sporcati con compromessi. Siete una delle migliori band italiane in circolazione, ma non tutti l'hanno capito, anche per una visibilità sempre complicata da ottenere. Cosa cambieresti delle scelte fatte in questi anni?
Quello della maggiore visibilità non é un fattore che dipende solo da noi, o forse tu intendi dire che tutte le qualità che hai elencato ne siano in un certo senso la causa. Però é sempre strano dover fantasticare sul poter cambiare qualcosa del proprio passato. Fa piacere ricevere lusinghe ma ci sono ovviamente anche tanti errori nel nostro percorso. Sono sincero però, non li cancellerei mai. "Esperienza é il nome che diamo ai nostri errori" diceva Oscar Wilde. Voglio credergli.

Gli A Toys Orchestra e l'estero: siete una delle poche speranze di vedere l'Italia uscire dai confini andando a prendersi riconoscimenti importanti. Ad oggi ci stanno riuscendo solo le band che animano dancefloor. E' davvero impossibile fare come i Crookers suonando pop-rock?
Davvero non lo so. Mi sono disabituato a farmi troppe domande, e soprattutto mi scoccia affidarmi solo alla speranza. Preferisco costruire il futuro giorno per giorno. Sarebbe troppo snervante accanirsi su un unico obbiettivo, e quello di "sfondare all'estero" può diventare un tormentone. In ogni caso siamo riusciti a dire la nostra anche fuori confine e puntiamo a continuare a farlo, ma senza farci imbrigliare dall'ossessione. Se deve essere sarà.

Il disco é uscito con un DVD allegato: videoclip, live, interviste, aneddoti ed altro materiale che racconta la vostra storia fino ad oggi. Un'operazione solitamente riservata alle band di grande successo. Qualcuno potrebbe scambiarla addirittura per presunzione. E' un modo per documentare e rivendicare il ruolo importante che ormai avete nella musica italiana?
Beh, con un dvd biografico il rischio di sembrare "autocelebrativi" era reale. Nelle "Midnight Stories" però non ci sono voci fuori campo a raccontare di mirabolanti successi, né immagini patinate a tiraci a lucido, e ne tanto meno ostentazione da "maledetti" del rock'n roll. Siamo semplicemente noi in prima persona a raccontare questi dieci anni di carriera, perlopiù pregni di difficoltà e di grande determinazione. Ci sono gli esordi difficilissimi nel profondo sud di provincia. Si va da primi concertini al pub dove non ci cagava di striscio nessuno fino ad arrivare ad oggi, con 5 dischi alle spalle e centinaia di concerti in tutta Europa. Senza mai scadere però nel senso di rivalsa o nel narcisismo. E' invece una storia molto umana, scevra da inutili sfoggi di trofei e medaglie. Non sarebbe proprio da noi. Questo documento mette in risalto proprio l'aspetto umile di questo "lavoro", quella lunghissima gavetta di cui andiamo tanto fieri, e che é sempre più rara.

Avete da un paio d'anni abbandonato il sud di Agropoli per trasferirvi a Bologna. Avete acquisito una visione diversa della situazione musicale e culturale italiana?
Culturalmente ci sono differenze abissali, e nonostante ne tragga benefici non ti nascondo che mi fa rabbia constatare quanto scompenso ci sia con il Sud, realmente costretto in una condizione marginale. Fare musica al meridione vuol dire abbracciare la croce.

Alcune ovvietà, ancora non ovvie per tutti. Disco morto. Etichette finite. Luoghi per concerti sempre più rari. Disinteresse diffuso dei media. Ma cosa c'é di buono, oggi, nel panorama musicale italiano e cosa aspettarsi dal futuro prossimo per chi crede ancora che suonare sia la cosa giusta da fare?
E chi lo sa? Uno dei problemi é probabilmente che siamo in troppi a dividerci una torta troppo piccola e inevitabilmente il sistema sta collassando. La musica in questo paese oggi é una gigantesca puttana. Chiunque può decidere da un giorno all'altro di metter su una band e vedersi pubblicare il proprio disco in quattro e quattr'otto, così come chiunque può scrivere di musica, recensire dischi, vestire il ruolo di discografico o di promoter. In mezzo a cotanta saturazione la meritocrazia va a farsi fottere e la competenza e la qualità vengono diluite con gli innumerevoli surrogati. Odio fare polemica, ma non ho una risposta migliore, la tua é una domanda da un milione di dollari, se io avessi avuto una risposta sicura potrei essere il Messia salvatore della musica alternativa.

L'ultima volta ci eravamo lasciati immaginando universi paralleli in cui Enzo Moretto diventava solista, cantava in italiano e andava a San Remo. Niente di tutto questo. Riproviamoci: accadrà mai qualcosa di simile?
No, non accadrà.

…domanda bonus: ma nonostante i molti impegni che vi aspettano adesso, il tempo per andare a pesca lo troverai ancora?
Qui a Bologna... purtroppo no. Anche perché per me uomo di mare la pesca d'acqua dolce é quasi un affronto. Ogni volta che torno a casa ad Agropoli però mi organizzo per uscire in barca. La mia ormai, abbandonata a se stessa, é legna da camino per cui mi affido a qualche amico per delle uscite di pesca... Ci penso quasi ogni giorno,il mare mi manca moltissimo,però insomma... non si può avere "à votte chiéna e à mugliéra mbriaca".

(NdR: la redazione di Rockit ama pescare. Enzo Moretto é uno di noi)

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L'articolo A Toys Orchestra - E il Risveglio Globale, 14-11-2011 di Stefano "Acty" Rocco è apparso su Rockit.it il 2011-11-14 00:00:00

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