Verdena - Wurlitzer - Madrid

(I Verdena - Foto da internet)

I Verdena hanno fatto un mini tour in Spagna: Madrid e Barcellona le due date principali più altre piccole apparizioni presso qualche Fnac. La nostra Sara Scheggia era presente per la prima data: il pubblico era più italiano che iberico, il palco era piccolo e i tre hanno picchiato duro più del solito. Gruppi così gli spagnoli se li sognano. Ecco il live report della serata.



Un flyer in un ristorante argentino sostiene che i Verdena suonano a Madrid, incredibile dictu. Cercando qua e là scopro che stanno per partire con un mini tour in Spagna (toccando solo la capitale e Barcellona), corredato da presentazioni più intime alla Fnac. Bello. Ci vuole ogni tanto un concertino che ti ricorda chi sei e, soprattutto, quanto merita la musica del paese da cui vieni. Che, sennò, qua credono che sforniamo solo Pausini Ramazzotti e compagnia bella. No! C’è un mondo, un altro mondo. Questo è quello che ripeto insistentemente nelle chiacchierate musicali con gente autoctona.

Il locale dista da casa mia 600 metri, che pacchia. Non lo conoscevo, in genere ha una programmazione orientata al metal e all’hard rock nazionale (oh-mio-dio). Il biglietto costicchia e, prima di arrivare, già immagino che a presenziare saranno per lo più italiani, Erasmus e non, che come me avranno certa nostalgia di cui sopra. Sospetto azzeccato: appena arrivo sento già parlare romano e fiorentino. Il locale è piccino e sembra discretamente pieno; il palco non è dei migliori ma, una volta dentro, mi accorgo che ci sono anche un sacco di spagnoli. Parte la musica, c’è un gruppo spalla. Non credo alle mie orecchie: mai sentito niente di più fastidioso. Classico gruppetto iberico di stampo pop, con un cantante un po’ stonato ma divertente, fasciato da un paio di fuseaux rosso fragola ed occhialozzi da sole giganti. Lo strazio va avanti per una buona mezz’ora, durante la quale non si può far altro che bere e guardarsi intorno. Finalmente salgono sul palco i Verdena e si verifica uno scambio di pubblico prevedibile: gli spagnoli a bancone, gli italiani che si avvicinano ai musici.

Sono un po’ incerti, i tre giovanotti: provano gli strumenti, aggiustano i suoni, si rendono conto che il live che stanno per fare non sarà il concerto della vita e che il posto è quello che è, ma fanno un gran respiro, e cominciano. Apprezzo, da subito, che l’unica parola che provano a dire in spagnolo è gracias: vorrei ben vedere, il pubblico è in maggioranza italiano. Ma non credo sia solo per questo. Mi piace l’attitudine con cui attaccano: un mix di timidezza ed energia alquanto strano, come se stessero riconoscendo il fatto che si sentano un po’ sperduti ma che, comunque, faranno del loro meglio per spaccare tutto.

E così è: nonostante i non pochi problemi tecnici, tipo corde che saltano e fastidiosi rientri nelle spie, i tre eseguono a tutta carica i pezzi di “Requiem”, preferendo come antipasto quelli che forse sono sembrati ad alcuni molto psichedeleci e quasi seventies. Io continuo a bere e penso che “Don Calisto” è proprio un pezzo como Dios manda e che gli spagnoli certi gruppi come questo se li sognano. E perché a “Gulliver” che gli vuoi dire? Primi commenti del mio accompagnatore autoctono: beh, mettono un’allegria… e poi, proprio Led Zeppelin, eh? Sono giovanissimi… Glisso, lascio perdere, mi godo il concerto. I tre vanno rapidi e proseguono dritti per la loro strada: “Non prendere l’Acme Eugenio”, “Sotto prescrizione del Dottor Huxley”. La voce di Alberto non sbaglia una nota, e si diletta addirittura ad infilare piccoli tributi qua e là, in inglese. E fanno anche “Ovunque”, e lì senti proprio tutta la nostalgia degli italiani all’estero, con l’indice alzato ad urlare è buio ormaaaai, mentre cercano di spiegare al rispettivo accompagnatore spagnolo perché sono così attaccati a quella canzone.

Peccato che non fanno il bis: dicono che è l’ultimo pezzo, dicono gracias, e si congedano. Certo, non è il concerto della vita. Poche persone sotto ad un palco che neanche quello degli esordi. Ma quest’oretta di Verdena mi ha ricaricato le pile e magari ha smussato un po’ l’esterofilia di tutti quelli che dall’Italia stanno (stiamo) scappando, per ragioni diverse. Un bel live, giusto per sottolineare che non siamo solo pizza pasta & Pausini.



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L'articolo Verdena - Wurlitzer - Madrid di Sara Scheggia è apparso su Rockit.it il 2007-05-16 00:00:00

COMMENTI (11)

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  • alvitg 15 anni fa Rispondi

    Ehh! Va bene! ci sono anche gli spagnoli che ci piace Verdena, e anche in Spagna ci sonno delle bande che fanno rock "diverso", ma 4 gatti in un locale a madrid non fanno giustizia per tutti.
    Andrò a vedere ai Verdena qua Londra a giugno, yeaaaahhh!!
    An Ital-spanish

  • sn 17 anni fa Rispondi

    la prima e penso l'unica volta che li ho visti erano ancora dei biNbi. dopo aver letto qui, spazzo via le ultime indecisioni e me li andrò a sentire domani sera

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    sei un pazzo

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    sei monotematico

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    Non funziona magari il fatto che copiano continuamente cose già suonate. L'elenco è lungo e voglio tagliar via polemiche. Inoltre dal vivo hanno ampiamente dimostrato di non avere caratteristiche 'esportabili'.
    Non basta il sudore e il volume. Ci vuole il 'palco', la dinamica, la precisione e non ultimo il carisma per uscir fuori.

  • re 17 anni fa Rispondi

    A me invece colpisce molto questa parte. Mi colpisce il fatto che all'accompagnatore spagnolo sembrino i LZ e che in generale tutti gli spagnoli presenti non fossero colpiti. Cosa non funziona se manca la comprensibilità dell'italiano?

  • coondoor 17 anni fa Rispondi

    il 18 ago tt al rockplanet:[:[:

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    Nessuna risposta, vada per il bagno di sangue insomma.

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    Prossimo appuntamento il 16 settembre a Zurigo!

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    Ma quindi vuol dire che era un bagno di sangue? O gli Spagnoli hanno dimostrato un qualche interesse alla cosa?