Live report: Massimo Volume al Covo, Bologna

I Massimo Volume tornano al Covo Club per un doppio concerto. Delle due, la scaletta del secondo giorno è stata scelta dai lettori di Rockit. Sarà Scheggia era tra i presenti: ci racconta il piacere di sentire uno dei gruppi più importanti per Bologna in un ambiente così intimo, praticamente tra amici, della comparsa a sorpresa di Leo ("Leo è questo che siamo", ricordate?) e di canzoni che non venivano suonate tra troppi anni. Le foto sono di Annapaola Martin.



Di concerti, a Bologna, ne hanno fatti già tanti da quando sono tornati a suonare insieme. Questo, però, ha già sulla carta un non so che di speciale. Un po' perché è parte di un intero weekend dedicato a loro dal Covo (in collaborazione con Estragon) e poi perché l'atmosfera si preannuncia raccolta, intima, ispirata. Perfetta per un concerto dei Massimo Volume. Fuori ci sono già 30 gradi nonostante sia il 9 aprile, si assaporano nell'aria le chiacchiere all'aperto con la birra in mano, i ragazzi che affollano le piazze e le vie, l'inizio del caldo che rende la città ancora più studentesca di quanto non lo sia d'inverno.

Il Covo, per fortuna, ha un paio di respiratori che fungono da aria condizionata. Un toccasana, nonostante il caldo e la folla, accalcata nella piccola sala. Molte facce, tra il pubblico, sono le stesse dei seguaci di sempre. Altre, sono giovanissime e curiose. Altre ancora sono un po' segnate dall'età, determinate ad esserci e soddisfatte come bambini che hanno appena rubato caramelle. La scaletta l'hanno decisa i lettori di Rockit, stasera. Il risultato è un mix di vecchio e nuovo e indica che chi ascolta i Massimo Volume, che abbia cominciato oggi o nel '93, ne apprezza tutta la discografia. I nuovi fan, magari quelli che nel '93 erano nati da poco, sono andati a ripescarsi tutti i dischi, si sono documentati, si sono appassionati. Quelli che 15 anni fa, invece, facevano l'amore con le loro canzoni in sottofondo, si sono lasciati affascinare anche dall'ultimo disco, "Cattive Abitudini", che è un po' la summa di quello che hanno fatto Clementi e compagni fino ad oggi.

E così, sono sfilati uno dietro l'altro brani ormai intoccabili come "Atto definitivo" o come "Il Primo Dio", mettendo "Lungo I Bordi" (che è del 1995: una vita fa) ai primissimi posti degli album più amati, a giudicare dalle scelte dei lettori. Abbiamo avuto modo di riascoltare "Ravenna", "Stagioni" e "Senza un posto dove dormire" (dall'album "Da Qui", del '97). E di caricarci con i pezzi nuovi, come gli acclamatissimi "Robert Lowell", "Fausto", "Litio". Sempre loro, sempre senza sbavature, che anche se ci sono non te ne accorgi, perché le chitarre di Egle e Stefano ti rapiscono, la batteria di Vittoria ti stordisce, la voce di Clementi... beh, è la voce di Clementi. E verrebbe da abbracciarlo tutto, il pubblico. Attento, curioso, capace di emozionarsi per un accordo che cambia, un'intro che conoscono, una scommessa col vicino su chi ha azzeccato il titolo del brano. Chi l'avrebbe mai detto? "Chi l'avrebbe mai detto di ritrovarci qui, giugno 2010, in un pomeriggio di pioggia e di sole seduti di fronte alle nostre parole?". Nessuno l'avrebbe detto.

Come nessuno avrebbe mai detto che, all'improvviso, sul palco potesse salire Leo.
"Leo, è questo che siamo?". Quante volte l'abbiamo citata questa frase? Nei diari, prima, su fogli sparsi, sugli status di Facebook, magari dopo un concerto, oggi. Ecco, ora sale su Leo. Clementi lo introduce, dicendo semplicemente che dopo averlo nominato così tante volte, eccolo qua. E vuole dire qualcosa. Leo, protagonista di mille canzoni, mille storie, libri, poesie. Leo. Cazzo, Leo!

"Ho perso la voce", tossisce un po'. "Erano dieci anni che non assistevo a un loro concerto. Stasera ho ritrovato il mio motore. Uno splendido motore". Il motore di una macchina, continua, "vitale e necessaria, con cui fare ora migliaia di miglia". Poi cita un umanista del secolo scorso, "che non è Hitler". E sentenzia, dopo aver ricordato la gravità della situazione in cui versa il paese: "Se amate qualcuno, non è importante che questa persona stia scopando con un'altra. No. Tutto ciò che conta è che anche voi possiate, prima o poi, scopare con lei". Rivela l'autore della massima: Karol Wojtyła.
Non fosse per l'ilarità finale, si sarebbe già lì con le lacrime agli occhi. Si riprende con "Un altro domani", che viene dallo split con i Bachi da Pietra. "Stanze" e qualche altro pezzo. E poi scendono dal palco, passano in mezzo a noi che siamo ancora a bocca aperta e vanno via. Vanno a stringere mani, sparsi per il Covo.



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L'articolo Live report: Massimo Volume al Covo, Bologna di Sara Scheggia è apparso su Rockit.it il 2011-04-09 00:00:00

COMMENTI (5)

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  • faustiko 13 anni fa Rispondi

    Eh, magari... mi riferivo al bello della situazione in base a quanto raccontato da Saretta...

  • stralaurina 13 anni fa Rispondi

    Faustiko?!?!?
    C'eri anche tu e non ci siamo nemmeno salutati? :///
    Baci,
    Laura :)

  • utente30820 13 anni fa Rispondi

    peccato che me lo sono perso!!! bella!

  • faustiko 13 anni fa Rispondi

    Bello... tutto!

  • vetronova 13 anni fa Rispondi

    Un pezzo di storia del rock Italiano