Francesco Guccini, ultimo atto

Francesco Guccini presenta l'ultimo disco e annuncia che non farà più nemmeno un concerto. Siamo stati alla conferenza stampa. Ecco come è andata.

Francesco Guccini pubblica "L'ultima Thule" e lascia il mondo della musica
Francesco Guccini pubblica "L'ultima Thule" e lascia il mondo della musica

L'ultimo disco è uscito da poco. L'ultimo concerto, invece, non ci sarà. Questo l'annuncio di Francesco Guccini nella conferenza stampa di presentazione dell'album L'ultima Thule. Un album intenso e molto, molto triste. Certo, a parte alcune parentesi e a parte il clima dei concerti, le canzoni di Guccini non hanno mai brillato per allegria, ma ne L'ultima Thule si è compiuto come un salto in avanti: Guccini pensa e ripensa al tempo andato - un suo topos - ma anche al tempo che rimane. E la carta d'identità (classe 1940) dice che fatalmente questo è meno di quello che il cantautore si è lasciato alle spalle. Da Canzone di notte n. 4 a L'ultima Thule, passando per la programmatica L'ultima volta il tema della fine è sempre presente. Non è certo il suo miglior disco, ma è normale che sia così: dalla conferenza stampa si capisce che, con la pubblicazione de L'ultima Thule, Guccini si è tolto un peso. Lui vuole scrivere libri, non è più interessato alla musica. Di nuovo: a 72 anni, va bene così. Vale la pena tenersi le tre canzoni citate in precedenza, le migliori dell'album, nel loro essere guccianiane fino al midollo e quindi in perfetta coerenza con quanto fatto in questi 45 anni di carriera. Insieme, però, ci si tiene anche un po' di rammarico per un ultimo concerto che, ormai è certo, non ci sarà. Ecco un resoconto della conferenza stampa che si è tenuta il 28 novembre a Milano.

Perché hai deciso di smettere?
Ho deciso di smettere perché credo che la musica sia un capitolo finito della mia vita. Non ascolto più dischi: l'unica musica che ascolto è quella che mette mia moglie in macchina, perché sembra sia obbligatorio ascoltarla mentre si va in giro. Ma anche in quei casi a volte le chiedo di toglierla perché proprio non ce la faccio. Ci ho messo tanti anni a fare queste otto canzoni e questo vuol dire che la musica non mi riguarda più tanto. Ormai suono pochissimo anche la chitarra, anzi, credo proprio di aver disimparato a suonarla.

Ma è un addio definitivo?
Definitivo. Non farò più dischi, né concerti.

Neanche un concerto di addio?
No, non credo abbia senso. Lo so che finora ai concerti sono sempre venute migliaia di persone, ma credo sia giusto finire quando ancora in tanti vogliono sentirti e non quando vengono tre persone ai concerti. Anni fa, quando avevo ancora una cinquantina d'anni, parlando con amici dicevo che non mi ci vedevo ad andare ancora per molto sul palco, che mi sarei vergognato a salire su un palco a sessant'anni. Adesso ne ho settantadue, quindi basta. E poi non capisco più la discografia.

In che senso?
Nel senso che la discografia sta morendo e ormai ha delle dinamiche che non capisco. L'altro giorno mi parlavano dei dischi comprati in preorder. Mi sono fatto spiegare cosa vuol dire e alla fine ho detto: ma sono le prenotazioni. E loro: no, è il preorder. Un'altra cosa: mi dicono che su iTunes il disco è andato subito in testa alle classifiche. Chiedo quanto abbiamo venduto e mi rispondono che abbiamo venduto 150 copie. 150? A 90 centesimi a canzone? Ma andate all'inferno, ditemi tra un po' come è andato e amen.

Ma quindi che futuro vedi per la musica?
Non lo so, ma forse il mestiere di cantautore sta finendo. Forse si andrà verso il cantautore di condominio, che distribuisce la propria musica solo ai vicini di casa e fa la festa in lavanderia.

Adesso cosa farai?
Scriverò. Ho già in programma un nuovo giallo con Loriano Machiavelli, protagonista sarà l'ispettore della Forestale Marco Gherardini, che abbiamo già presentato nell'ultimo romanzo scritto insieme.

Come hai maturato nel tempo la decisione di smettere?
Il primo grande cambiamento c'è stato quando mi sono trasferito da Bologna a Pavana, sull'Appennino, il paese della mia infanzia. In città facevo spesso le 4 di notte giocando a carte nell'osteria sotto casa. Potete immaginare come sia la vita notturna in un paesino come Pavana, soprattutto d'inverno. Trasferendomi è cambiato il mio stile di vita e tutto è venuto di conseguenza.

Qual è la tua giornata tipo?
Mi alzo verso le dieci, leggo per tutta la mattina, mangio, se ho sonno riposo, poi leggo tutto il pomeriggio. Guardo il tg, ceno e poi guardo un po' di televisione oppure leggo ancora. Vado a letto verso l'una. Insomma, leggo leggo leggo.

Cosa leggi?
Un po' di tutto, ma non quello che capita. Sto leggendo un libro di Laura Pariani, mi piace molto il lavoro che fa sul linguaggio. Poi ho letto i gialli di Camilleri ed Enrico Ruggeri e il saggio di Aldo Cazzullo. Adesso devo leggere un libro di Gianni Mura e un'antologia sui cantastorie italiani.


Sulla scelta di smettere non ha pesato il fatto di deludere moltissimi fan?
Beh, non credo certo che si suicideranno. Credo di avere fatto quello che potevo. Non voglio pensare come Orazio, il poeta, che quello che ho fatto sarà duraturo più dei monumenti in bronzo. Le mie canzoni forse verranno ricordate ancora per un po', poi poco a poco verranno dimenticate, ne resteranno dei pezzetti nella memoria di qualcuno. In fondo è quello che dico nella canzone "L'ultima Thule". Certo, dire così è dovuto anche a una scelta di understatement, però ne sono davvero convinto.

Qualche giorno fa hai presentato il disco in Feltrinelli a Milano e c'erano tantissimi giovani, ventenni che avevano poco più di dieci anni quando è uscito Ritratti, il tuo disco precedente. Che effetto ti fa e cosa pensi che trovino nelle tue canzoni?
In Feltrinelli ho firmato 500 tra dischi, vinili, foglietti, foto. Un massacro. È vero, c'erano tanti giovani, ma credo siano soprattutto vittime dei famigliari, gente che ascolta Guccini da anni e costringe anche i figli a farlo. È un po' come quelli che vengono a dormire nel bed and breakfast che i miei cugini hanno aperto al mulino di Pavana: forse sperano di trovare un'atmosfera gucciniana, che in realtà non c'è per nulla. Ma non fa niente. Certo, poi non dimentichiamoci che molti giovani mi seguono perché sono estremamente bello.

Il disco è stato registrato nel mulino dei tuoi nonni. Perché questa scelta?
È stato un ritorno all'infanzia. Mi ricordo di quando il mulino funzionava a pieno regime ed era pieno di suoni: il fruscio delle macine e il battere ritmico della battola. Nel disco ho anche messo in apertura le voci di due amici d'infanzia con cui giocavo quando ero bambino. Uno dei due, Franco, mi ricordo che arrivava al mulino con le capre legate con un filo telefonico lasciato dagli americani. È uno dei pochi amici d'infanzia che mi sono rimasti: in troppi li ho persi per strada, anche questo è il senso della canzone "L'ultima Thule", che parla di un capitano di una nave che, andando avanti nella navigazione, finisce per ritrovarsi senza più un equipaggio accanto a lui. Mi ricordo che con Franco, negli anni dopo la guerra, andavamo a giocare tra i resti di una centrale fatta saltare dai tedeschi: c'erano queste lastre piatte, che noi ci divertivamo a buttare nel fuoco perché esplodevano. Anni dopo abbiamo scoperto che era eternit. Quindi noi bruciavamo l'eternit, però per ora devo dire che non mi ha provocato grossi danni, per fortuna (ride, NdR).

Ne L'ultima volta parli dell'ultimo respiro di una persona: è un tema pesante, come ti sei approcciato?
È una canzone che si basa sulla simbologia dell'ultima volta. Ogni giorno facciamo mille cose di routine e poi di colpo smettiamo di farle, senza accorgercene. Poi, con il passare del tempo, ci tornano in mente e pensiamo all'ultima volta che le abbiamo fatte. Mi è venuto naturale portare fino in fondo questo discorso, fino appunto all'ultimo respiro compiuto da una persona. Anche se devo dire che Flaco (Biondini, il chitarrista, NdR), dopo aver sentito, quel verso, ha aggiunto un "e toccarsi ben bene le palle". Però alla fine della canzone abbiamo messo il suono del Limentra, il fiume di Pavana. L'idea era quella di dare un segno di continuità, di qualcosa che comunque continua a scorrere. Panta rei... e così adesso sono riuscito a usare anche il greco.

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L'articolo Francesco Guccini, ultimo atto di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2012-11-28 00:00:00

COMMENTI (5)

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  • teschiodelgatto 12 anni fa Rispondi

    Nella tenerezza ci metto l'affetto @amarodelcapo.. E poi son contento che smetta e che non si sforzi di far il cantautore a tutti i costi, in un certo senso è una scelta lucida e sensata.

  • amarodelcapo 12 anni fa Rispondi

    Scusa Teschio, ma quale tenerezza!?? Dove?!
    Guccini dimostra grande misura e lucidità (e non sono un suo "fan")
    Due cose: la citazione delle 150copie vendute su Itunes per andare in testa alla classifica di vendita a 0,90 il brano (agghiacciante) e il rinnovamento che non c'è (Avvertimento: il primo che prova a fare qualche nome, tra le pur brave nuove leve, vince l'mp3 a 256kb della mia risata :)

  • TonyG 12 anni fa Rispondi

    La sua ironia vince su tutto! Anche sull'età! ...e la schiettezza!

  • GNO 12 anni fa Rispondi

    nostalgia.

  • teschiodelgatto 12 anni fa Rispondi

    Vabbe' fa un po' tenerezza, ma sempre meglio di mick jagger che va avanti a fare il giovincello.