Salmo - Più che speranza è violenza

Salmo parla di veleno, di teenager, di Tyler The Creator, di Machete crew, di SIAE, di vecchi e di nuovi. Partendo dal fatto che gli sta sul cazzo fare le interviste.

Salmo
Salmo - Salmo

Si chiama “Midnite” il nuovo disco di Salmo, rapper hardcore di Olbia che vive a Milano e produce per Tanta Roba, la label incriminata di produrre i più importanti casi di rapper indipendenti che piacciono ai teenagers (Fedez, compreso). In questa chiacchierata con Michele Wad Caporosso, Salmo parla di veleno, di teenager, di ritornelli, di Tyler The Creator, di Machete crew, di SIAE, di scena romana, di vecchi e di nuovi. Partendo dal fatto che gli sta sul cazzo fare le interviste.

Ma è un'intervista radiofonica?

No.
Ok, ti dà fastidio se mentre parlo mangio?

No, no vai. Cosa mangi?
Mia madre mi ha fatto la pasta con le zucchine.

Ti sta sul cazzo fare le interviste, vero?
Diciamo che odio di più le videointerviste e soprattutto con gente che non conosco. Con te comunque easy, ci conosciamo, è una chiacchierata tra amici più che altro.

Però ti sei un po' abituato a 'sta cosa dell'artista che deve dare risposte alla gente.
Naah, finiscono per farmi sempre le stesse domande. Tipo “Perché ti chiami Salmo?”. Classico. Comunque non ho ancora imparato, non ci sto dietro.

Anche perché c'è gente del rap italiano che per esempio le interviste non le vuole fare quasi mai. Cioè secondo me anche tu, se potessi scegliere, non ti andrebbe di parlare del disco con le persone.
Esatto, fosse per me farei solo musica. Molto spesso le interviste servono per giustificare la roba che fai. Invece alla fine la musica è bella perché tu gli dai la tua interpretazione, chi cazzo se ne frega di scoprire il significato reale. Perché la gente vuole sempre avere la spiegazione per tutto, ma non sempre ci sono spiegazioni.

Anche perché poi la gente, soprattutto in questo periodo, s'aspetta che un rapper gli sveli chissà quali verità.
E infatti, e invece non è così, lo sai bene.

C'è tanta attenzione sui rapper italiani da parecchio, troppo, tempo ormai.
Si, molta. E infatti bisogna stare molto attenti.

Il rischio quale sarebbe?
Tipo dire qualcosa di storto, esprimersi male, offendere qualcuno.

Se dovessi spiegare che cos'è il disco nuovo lo definirei una porta chiusa in faccia.
Però in confronto a "Death USB" lo vedo un po' più solare come suono, era più confuso, mi ero trasferito da Olbia a Milano, non capivo una mazza. Era un periodo un po' scuro. Invece per questo son riuscito ad ambientarmi e infatti è più tranquillo forse.

Però il veleno resta.
Si, per quanto riguarda le varie, e semplici, denunce che a chiunque verrebbe di fare in questo periodo. Cioè ti spiego: io ho sempre odiato il rap militante, però in questo periodo qualsiasi cosa scrivi è verso la società, la politica. Ti viene automatico. Quindi il veleno ti viene, è naturale. E' il periodo storico.

E forse anche il senso d'impotenza generale...
Alla fine potrei essere lo specchio di chi si è rotto i coglioni in Italia in questa epoca. Cerco di parlare ai giovani, che non credono a niente, non seguono la politica, la fede, nulla. Non hanno niente, stanno cercando qualche appiglio, e le uniche persone che riescono ad aiutarli sono quelli della musica, ultimamente i rapper.

A proposito di questo oggi ti ho rubato una frase del disco nuovo e l'ho messa su Twitter: “'sta gente non vuole un messaggio, solo una distrazione”.
Ma è così, per esempio quando fai un pezzo che non capiscono bene, dicono “ma questo di cosa parla, non c'è il senso”. Qualcuno deve avergli insegnato a cercare un senso a tutto, cercano nelle canzoni delle risposte, ma quasi sempre non ce ne sono. Per questo molto spesso quello che può fare è distrarle le persone, farle stare bene.

Nel disco dici: “non faccio hit da teenager”. Ecco, è un caso strano il tuo, perché hai un pubblico di teenager, anche se il tuo spessore musicale dovrebbe orientativamente coinvolgere un pubblico un po' più adult.
E' un misto in realtà, in generale io sono contento quando vedo i ragazzini di 14/15 anni ai miei live. Anche perché a che età vuoi andare a vedere i tuo primi live? Io il primo live che ho visto erano gli Slayer e avevo 14 anni. E poi comunque se alla mia età, a 28 anni, fai musica e ai tuoi live non vengono i ragazzini probabilmente boh, sei un cantautore. Non lo so. Avere un pubblico dai 14 ai 24/25 anni è bello, cioè io ne sono molto contento.

E' l'età in cui si decide tutto.
Esatto, è l'età giusta. La musica che ascolti dai 14 anni è la roba che ti porterai addosso per tutta la vita.

Ti forma.
Ovviamente lì è importante come gliela presenti, gli stai raccontando il loro futuro immediato.

Questo è un bel discorso: la musica che ascolti nell'adolescenza ti forma e ne decide il tuo futuro. Se volessimo andare all'indietro, alle generazioni precedenti per le quali il loro futuro è stato praticamente il nostro presente di merda, cosa è andato storto nella loro adolescenza? Ascoltavano schifezze?
Non ne ho idea. So solo che è importante per i teenager che musica ascoltano, e per esempio mi dispiace quando non fanno entrare i minorenni ai concerti, quando succedeva a me da piccolo volevo spaccare tutto.

In più questi ragazzini cominciano ad ascoltare musica senza ritornelli, o comunque senza ritornelli facili.
Ma si, dei ritornelli non gliene frega un cazzo. E' cambiato il metodo di fare la musica.

E' cambiato tutto.
La meritocrazia grazie ai social network. Hanno impoverito il mercato, ok, però hanno aiutato la diffusione, con niente, con due amici, puoi fare il lavoro di un major. Come abbiamo fatto noi di Machete: un logo e una macchina fotografica per fare i video.

Quanti in Machete campano da Machete?
Ti dico, grazie a Youtube, alle views, girano dei soldi che noi reinvestiamo in altri video della crew. Alla fine però nella musica per campare devi suonare.

Anche se ad un certo punto nel disco parli di aspettare assegni dalla SIAE.
Lì ho fatto un po' il legame tra i vecchi e i nuovi della musica in Italia, e faccio riferimento alla SIAE come se fosse la pensione del musicista.

A uno come te la SIAE non lo tocca per niente o arriva qualcosa?
Ma si, arriva qualche soldo, ma lo sai tutta la roba che c'è dietro la SIAE, me ne dovrebbero molti altri di soldi.

A livello di immaginario, rispetto a "Death USB", il punto di riferimento di "Midnite" è al 100%: Tyler, the Creator. Sbaglio?
No. La crew di Tyler, la Odd Future, mi ha preso bene nell'ultimo periodo. Come anche Mad Child o Vinnie Paz. Hanno tutti qualcosa in comune come immaginario, hardcore metal, punk hardcore, skate. E' quello con cui sono cresciuto, Olbia è una città abbastanza punk rock.

Lì ad Olbia come ti prendono?
Sai nella propria città è sempre un po' strana la cosa, per molti vedere un cambiamento dal niente verso un po' di popolarità. Qualcuno effettivamente non mi saluta, qualcuno è un po' freddo. Nella tua città c'è sempre qualcosa di diverso.

Più ti allontani e più la vedi piccola.
Esatto, è strano.

Questo disco rispetto all'altro è allo stesso modo cazzuto, ma anche un po' cazzone.
Il disco suona sempre un po' a mò di minestrone, vari elementi. Ci sono dei pezzi elettronici belli pesanti come in "Death USB" e ci sono i pezzi classic rap invece che riportano ai primi demo che facevo.

E poi c'è anche una traccia reggae.
Si, inizialmente dovevo farla con Alborosie che poi però era troppo impegnato con il disco. Allora tramite Shablo ho contatto Navigator, che suonava nei Freestyler.

E' venuto bello. La produzione è una bomba.
Merito anche delle strumentali di Big Joe, io stavo inseguendo quei suoni da parecchio tempo. Big Joe è attualmente uno dei miei produttori preferiti in Italia.

E pure io temevo che in questo disco esasperavi il dubstep.
E invece hai notato, non molto. Volevo fare un passo avanti, non volevo ripetermi, non volevo essere troppo prevedibile. A 'sto giro sono rimasto attorno ai 110 bpm, la roba suona quasi glitch-hop, breakbeat.

Che ragionamenti hai fatto per arrivare a questo?
Sono partito dal suono, ho radunato tutte le strumentali e le ho messe in fila in scaletta e poi mi sono messo a scrivere i testi.

Quindi non ti sei fatto la paranoia di quello che il pubblico avrebbe potuto aspettarsi?
No, non me la sono mai fatta e sarà così fino a quando la gente non si stancherà.

I feat come li hai messi insieme?
E' venuto un disco molto romano, c'è Noyz Narcos, Gemitaiz, Madmen e Mezzosangue. Son tutti di Roma. Il suono romano è quello con cui sono cresciuto e mi ha sempre ispirato.

Anche perché la scena romana è la scena underground più fedele all'underground da sempre.
E' la scena più hardcore, la preferisco da sempre. Mi hanno fatto scuola.

Invece la scuola della città in cui vivi ora, cioè Milano: come la vedi?
Anche loro hanno fatto la loro parte, mi hanno ispirato molto.

Però sei molto poco milanese.
Non so, non esco mai. In questo periodo ero chiuso in casa a fare il disco, a suonare. Un po' alienato, ogni tanto esco, così tanto per farmi un giretto.

Voglio dire che il “club” non ti appartiene tanto...
Nell'ultimo tour ho fatto molti club, eravamo molto scettici, ma poi quando siamo andati nei club pettinati è stata quasi una sfida. E' andata veramente bene. Suonerei nei club sempre, alla fine sai bene che non è il posto che fa la situazione. Riuscire a far venire la gente nei club e comportarsi come fosse un concerto metal all'aperto. Mi son capite scene assurde, tipo il proprietario del club che durante il Wall of Death si mette in mezzo dicendo “Basta, scendi”. E la gente ha cominciato a schiacciarsi, proprietario e buttafuori compresi. Un casino.

Che poi un bel wall of death, epocale, storico, ci vorrebbe in Italia, in generale. Per far capire alla gente che non c'è bisogno di speranza, al massimo di violenza. Quantomeno nella musica.
Certo. Molto spesso mi dicono che sbaglio a far fare wall of death, che incito alla violenza, stronzate. La gente che fa wall of death non è violenta, ma si sta divertendo.

E' uno sfogo.
Esatto, io provengo da un'ambiente diverso da quello hip hop, per dire ho fatto più live con la band che live rap. E quando vedevo da fuori i concerti rap notavo che la gente boh, non si divertiva veramente. Vedevo ragazzini immobili, tristi, che agitavano la mano tipo per due ore, come fossero pupazzi. Non mi è mai piaciuto come approccio live. Invece quando suonavo hardcore o andavo a quei concerti vedevo la gente che si divertiva, un altro approccio e ho provato a portare quel modo di fare nel rap. E la gente si diverte.

Hai descritto con una sola frase almeno 10 anni di rap in Italia.
Si, ma niente di male eh. Però ogni cosa ha bisogno della sua evoluzione.

Nei dischi non parli quasi mai di hip hop, eppure è stato il trend per diverso tempo.
Secondo me è una roba vecchia, lo facevano negli anni 90. “E la mia rima spacca”. “Il mio flow è così”. “L'hip hop, le quattro discipline..”. Ti dico: fino a poco tempo fa pensavo che l'hip hop fosse realmente morto. Tipo tempo fa sono andato a vedere i Colle con Kaos, e un ragazzino per farmi brutto mi ferma e mi insulta e mi fa “tu fai rap ma non porti l'hip hop”. Ecco se la situazione è questa significa che c'è molta gente confusa, attualmente un ragazzino che mi parla di hip hop non ha senso, non è credibile. E' chiaro che se hai 35 anni e hai vissuto negli anni 90 in posti come Bologna o Roma e mi parli di hip hop allora ok, io sto zitto, hai vissuto la cultura negli anni d'oro. Ora non può essere uguale da casa, davanti al computer, con le Jordan. Pensavo fosse morto il tutto, ma mi sono ricreduto perché ho capito che si è evoluta, le quattro discipline non sono più quattro. Il videomaker potrebbe essere nell'hip hop, il fotografo, il merchandising, tutta la tua squadra insomma. Quindi si è solo evoluto tutto.

In questo discorso il dissing con Inoki dove ce lo metti?
E' un po' strana la cosa, sono passato da essere suo fan ad avercelo come hater. Boh, è successo che ho fatto dei featuring con artisti che a lui non stanno simpatici e ha cominciato a farmi dei dissing patetici. Non c'è niente di personale, è un gioco. Se pensi che la persona che ti ha insultato vale la pena è doveroso rispondere, e stiamo comunque parlando di Inoki.

Di questa cosa dei vecchi che hanno un senso di invidia verso il successo dei nuovi, che dici?
Tutto questo discorso è concentrato nel titolo dell'album, "Midnite". La mezzanotte. Il numero zero. Gli anni zero. Sono gli anni in cui ci si sta reinventando tutto daccapo, questo in generale. E quando si parte da zero la gente vuole attaccarsi al passato, ecco perché ci sono tutti questi battibecchi. Stronzate. La gente che ha fatto parte della Golden Age dovrebbe o smettersi o evolversi.

E' Tanta Roba che fa incazzare molta gente?
Può darsi, magari perché la associano a Guè, che è amato e odiato. Tanta Roba è una label indipendente, partita da zero. La gente non capisce, ma questo è un discorso estendibile a tutta l'Italia, siamo troppo abituati che invece di trovare la soluzione cerchiamo il colpevole.

E facciamo il rap come gli americani.
Più che altro vedrai che presto tutti inizieranno a fare rap sulla Trap.

Ma invece proposte Major ne hai ricevute?
Tante, diverse richieste. Ma 'sta cosa delle major è superata, è finita. Le Major ora sono inutili come i Talent Show.

Hai mangiato nel frattempo?
No, ancora no, adesso mangio.
 

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L'articolo Salmo - Più che speranza è violenza di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2013-04-08 00:00:00

Tag: siae

COMMENTI (6)

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  • iocero 11 anni fa Rispondi

    Che cazzo avrà da pontificare al mondo uno che mangia la pasta con le zucchine che gli ha fatto mammà sua....
    Che fuffa 'sta scena.

  • nicola.pirozzi.96 11 anni fa Rispondi

    Ho letto bene, ma l'hyperlink sui Freestyler rimanda al video dei Bomfunk Mc's

  • wad 11 anni fa Rispondi

    sei sicuro di aver letto bene?

  • nicola.pirozzi.96 11 anni fa Rispondi

    Wad, sei sicuro che Navigator suonasse ne Bomfunk Mc's?

  • wad 11 anni fa Rispondi

    era Monicelli quello della violenza al posto della speranza.

  • saggiofaggio 11 anni fa Rispondi

    L'intervistatore che implora violenza al posto della speranza, che minchia fa tutto il dì? Starà mica a pontificare davanti al computer, vero?