La storia dello ska italiano raccontata in 15 brani

Peter Truffa ci racconta lo ska italiano dal suo personale punto di vista, dagli anni '60 ad oggi.

Ska italiano storia 80 2015
Ska italiano storia 80 2015

Peter Truffa ha da poco pubblicato un nuovo singolo, “Art School”, che rappresenta bene la sua passione per lo ska-boogie. Gli abbiamo chiesto di scegliere 15 che raccontino l'evoluzione del genere in Italia.

1/ Peppino di Capri - Operazione sole
La storia dello ska italiano, come spesso è accaduto con molti altri stili musicali e culturali, passa inevitabilmente dal rapporto di fascinazione e dipendenza che il Bel Paese ha da sempre nei confronti del mondo anglosassone. Se negli anni '60, in Giamaica, grazie alla spropositata potenza di alcune emittenti americane, il rythm and blues, lo swing e il rock and roll arrivavano dentro le radio di tutta l’isola mischiandosi al mento e calypso dando così origine ai primi esperimenti in levare, in Italia spadroneggiavano ancora Claudio Villa e Bobby Solo. Ma qualche eccezione c'era anche da noi: questo farà saltare sulla sedia i puristi del levare, dobbiamo a Peppino di Capri il primo brano (ad ampia diffusione) di ska italiano!

2/ Alberto Camerini – Ska tenati
Dovettero passare altri 15 anni, innumerevoli mutazioni stilistiche, ed il fondamentale apporto inglese dagli ultimi anni ‘70, prima che lo ska potesse approdare, non più come un cordiale ed esotico ritmo ma bensì come movimento culturale e musicale nell’Italia dei primi anni ‘80.
Prima di dedicarci alle tematiche impegnate ed alla forte connotazione sociale che caratterizzerà lo ska italiano lungo tutto (o quasi) il suo cammino, regaliamoci ancora una perla, questa volta firmata da Alberto Camerini, esule dalla band di Patty Pravo che nel 1980 si cimenta, per ragioni a noi non note, in un incalzate brano chiamato Ska tenati.

statuto-storia dello ska italiano
statuto-storia dello ska italiano

(Statuto)

3/ Statuto – Rabbia Mod
Per arrivare al primo vero gruppo ska italiano bisogna sicuramente passare dalla Torino di metà anni '80, dove una giovane band chiamata Statuto si stava creando a suon di concerti e dischi una certa popolarità a livello nazionale.

4/ Casino Royale – Casino Royale
Mentre la fine del decennio più cotonato del ‘900 ci permetteva di mettere via (non per sempre purtroppo) fuseaux e tute fluo, a Milano, un gruppo chiamato Casino Royale, unica band italiana ad aver solcato con stile ed inventiva una discreta quantità di generi musicali, stava attraversando il suo periodo in levare.

Casino Royale ska 1988
Casino Royale ska 1988

(1988, i Casino Royale dal vivo, foto di David Zellaby)

5/ Fratelli di Soledad - Gridalo Forte
Senza dubbio è la seconda metà degli anni novanta il periodo d’oro per lo ska italiano: le band si moltiplicano, la scena si accresce mischiandosi, nelle sue varie declinazioni, agli altri generi in voga come il punk e il reggae nel cosiddetto periodo delle “posse”. Ed è proprio dalla tradizione punk che arriva la componente politica che trova nelle tematiche sociali il suo centro gravitazionale. Ormai è chiaro, l'asse Torino Milano è cruciale per lo sviluppo di questa scena ed è infatti dal capoluogo Piemontese che arrivano i Fratelli di Soledad. Se ci fosse una hit list dei pezzi più suonati da furgoni e furgoncini durante le manifestazione degli ultimi vent’anni, in cima trovereste sicuramente loro.

6/ Persiana Jones - Correndo Solo
Basta spostarsi nella provincia torinese, per la precisione a Rivarolo Canavese, per trovare i pionieri dello ska (punk) italiano. Da questo piccolo comune dal 1988 i Persiana Jones muovono i loro primi passi, arrivando nel corso degli anni novanta a diventare uno fra i massimi esponenti della scena nazionale. Live carichi, distorsioni quanto basta e tanta energia.

7/ Banda Bassotti - Amo La Mia Città
Chiaramente non ci sono solo Torino e Milano; ce lo ricorda bene la Banda Bassotti, altro gruppo fondamentale per lo ska nostrano. Anche in questa band l’impegno politico è centrale ma un'altra componente fondamentale, diretta derivazione dello stile rude boy, trova qui il suo spazio: l’orgoglio... per il proprio quartiere, per la propria gente o per la propria città. Questo brano può essere considerato un vero e proprio inno alternativo alla capitale.

8/ Vallanzaska - Cheope
Torniamo all’ombra della madonnina. Gli anni novanta stanno volgendo al termine, la politica e l’impegno non sono più un dogma ed una discreta voglia di sdrammatizzare i conflitti sta permeando l’ambiente. Lo ska italiano sta stringendo definitivamente il suo sodalizio con il punk, questione di qualche anno e sarà tempo di ska-core. Intanto i Vallanzaska vorrebbero vedere le piramidi di keope.

9/ Punkreas - Zingari
Una piccola tappa nella provincia lombarda ci porta da un altro gruppo simbolo di questo periodo. I Punkreas sono la band che forse ha meglio sintetizzato quel momento storico attraverso uno stile musicale energico ma sempre attento ai contenuti. Visto il periodo storico che stiamo vivendo ho voglia di riascoltarmi “Zingari”.

10/ Meganoidi - Supereroi contro la municipale
Con l’avvento del 2000 lo ska italiano sta alla Giamaica come una pizzica salentina potrebbe stare ai canti gallici. Infatti la forte e popolata scena punk degli anni novanta si veste di ska. La formula è semplice: strofe in levare (possibilmente a bpm proibitivi) e ritornelli con chitarre distorte che creano un cocktail divertente e di indubbio successo. Adesso ai concerti ska si poga, possibilmente duro e solamente la salda tradizione della sezione fiati crea un ponte con ciò che è successo prima e quello che succederà dopo. Questa volta si passa da Genova dove i Meganoidi fanno il colpo grosso e con un solo pezzo conquistano la legittimazione sulla scena e un discreto successo commerciale.

11/ Matrioska - Che velocità
Impossibile non citare i milanesi Matrioska. Anche qui il punk si prende sotto braccio il levare ska. Le liriche diventano in questi anni marcatamente poppeggianti. I loro pezzi contribuiscono al successo di questo genere fra i giovani e giovanissimi stanchi del punk duro e puro.

(Shandon)

12/ Shandon - Evoluzione
Gli Shandon sono sicuramente un’altra band rappresentativa di questo periodo storico, sulle ali di un folto pubblico giovanile a cavallo del 2000 hanno portato in tutt'italia il loro ska core con un buon successo.

13/ Roy Paci & Aretuska - Cantu siciliano
Ma non facciamo di tutta l’erba un fascio, la scena ska core è sicuramente primaria in questi anni, ma non mancano delle declinazioni più tipicamente italiane. Questo è sicuramente il caso del sicilianissimo Roy Paci & Aretuska. Nel suo caso infatti avviene una perfetta mescolanza di sonorità tradizionali della terra sicula con i portamenti tipici del rocksteady/ska.

14/ Mr. T-Bone - Bring Me Back
Gli anni passano, i generi alternano periodi di gloria a periodi di relativo silenzio. Così, al termine del suo sodalizio con il punk lo ska si ritrova a doversi reinventare, questa volta all’insegna della tradizione. Si ascolta con una nuova attenzione il primo ska e/o early reggae: Derrick Morgan,Laurel Aitken,Prince Buster,Desmond Dekker,Toots & the Maytals e tanti altri sono nuovamente la principale fonte di ispirazione per i musicisti nuovi e vecchi che ritornano sulla scena. Così capita che Luigi de Gasperi in arte Mr. T-Bone, già attivo in band come Africa Unite e The Bluebeaters (passeremo anche da loro), di ritorno da un viaggio negli States, riporta in patria un bell’album e, soprattutto, una grande voglia di rivisitare le radici di questo genere.

15/ Giuliano Palma & The Bluebeaters – Domani featuring. Gino Paoli
Qualcosa bolle in pentola già dal lontano 1994, sempre nell'area Lombardia/Piemonte. Pare infatti che da un bel pezzo diversi musicisti provenienti da alcune band affermate sulla scena reggae/ska (Africa Unite, Fratelli Di Soledad, Reggae National Tickets, Casino Royale) si trovino a suonare vecchie hit giamaicane con piccoli tour, strappati agli impegni delle rispettive band. Dopo anni di live, prima con "The Album" (2001) e poi con "Long Playing" (2005) Giuliano Palma & The Bluebeaters diventano senza ombra di dubbio i principali esponenti del rocksteady/ska italiano. La marcia in più, dal punto di vista commerciale, sta nella rivisitazione di vecchi successi della musica pop italiana e non solo. Ska che porta in grembo sia un'anima pop, dal punto di vista vocale, sia una forte connotazione jazzy, dal punto di vista strumentale. 



Peter Truffa, produttore, cantante, tastierista e compositore, comincia a suonare, in un seminterrato del Queens, il vecchio pianoforte del padre. Dopo essersi formato alla State University di New York collabora con il produttore Ysae Southwell e con lo studio Brooklyn Funk, noto nel mercato britannico per i remix di artisti come Black Eyed Peas, Melky & Sedeck, Big Pun e Mary J. Blige.
Per 10 anni è parte integrante del progetto Giuliano Palma & The Bluebeaters dove contribuisce alla costruzione del sound della band che arriverà, da li a poco, alla ribalta della scena italiana con hit come “Wonderful life”, “Messico e nuvole”, “Tutta mia la città”.
Nel 2015 esce, per Lady Lovely label, “Art School” , il suo primo disco solista, registrato a New York in collaborazione con Andy Stack (ex chitarrista della New York Ska Jazz Ensamble). Alle registrazioni prendono parte Larry McDonald, Danilo Pala, Victor Rice e Bunna. Rientrato in Italia, Peter Truffa presenta il disco attraverso una serie di live, ad accompagnarlo la Panda EXP, side project di casa Dotvibes.

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L'articolo La storia dello ska italiano raccontata in 15 brani di Peter Truffa è apparso su Rockit.it il 2015-07-01 10:30:00

COMMENTI (9)

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  • Giovanni.Taverna8 mesi faRispondi

    Gli Statuto non erano una band ska anche se avevano pezzi ska in repertorio. Imperdonabile dimenticanza i Gangsters di Brescia già attivi nel 1980, aprirono per i Bad Manners al teatro Orfeo di Milano nel 1981

  • artoiu4 anni faRispondi

    Mancano band storiche come Après la Classe, Mama Ska e Ska-j
    :)

  • MartinoPozzati9 anni faRispondi

    Be dato che si parla di band sconosciute ai molti andatevi ad ascoltare anche la C.O.Ska sono della mia zona è per me spaccano di brutto

  • blackplanet699 anni faRispondi

    Oltre agli Strike (immensi) aggiungerei Donatella Rettore.

  • vernellone9 anni faRispondi

    Stiliti e Archita... Tutta la vita Mike XXL

  • samutojj9 anni faRispondi

    Non solo lo ska vive nelle band conosciute, forse lo ska più sentito lo si trova nella band più sotterranee 27gioda, atletico Spoleto, Puttaska, gli STILITI ??? OROBIANS? Ascoltatevi qualche Skannibal compilation MARONNA! !

  • funk889 anni faRispondi

    e per me la mancanza più grossa sono i talco, ok che fanno per lo più patchanka ma penso che debbano entrarci di diritto.
    Gli arpioni ce li avrei messi pure io, e mancano i giovanissimi "maleducazione alcolica" che prometto strabene!
    Articolo interessante comunque, alla fine i gusti son come le palle, no? A ognuno le sue!

  • sitem9 anni faRispondi

    Vi siete dimenticati gli Strike.

  • gianluca.giovannone9 anni faRispondi

    a parte gli strike e gli arpioni , manca tutta la scena ska romana downtowners mobsters strange fruit filo da torcere torpedo e radici nel cemento