Ode a Last.fm

All'alba dei 15 anni, Last.fm rimane un social network musicale dalle caratteristiche ineguagliabili (nemmeno da Spotify)

C'era una volta un altro tipo di web, dove le community di persone si stringevano attorno a un interesse, una causa, un ideale condiviso in modo quasi romantico, con un riconoscimento reciproco sicuramente molto diverso rispetto a quello quasi sempre rancoroso al quale siamo abituati oggi.
All'alba del nuovo millennio c'è stata la possibilità, per alcuni fortunati, di assistere alla nascita di siti e piattaforme musicali rivoluzionarie in un periodo che coincide (o forse, anticipa di pochissimi mesi) la nascita del mitico Myspace, primo conclamato punto d'aggregazione per band ed artisti emergenti.

Uno studente dell'Università di Southampton ha creato un sito che funziona come un consigliere musicale personale” (2003)

La citazione qui sopra si riferisce ad Audioscrobbler, progetto universitario che darà la scintilla, nel 2002, alla nascita di un portale tanto importante quanto grande è la sua presenza nel cuore degli utenti, Last.fm.
Il richiamo al mondo della musica è già nel nome, con un dominio che ricorda il mondo delle radio: Last.fm è, in breve, una piattaforma che registra tutte le canzoni che ascoltiamo durante la giornata e ci fornisce delle statistiche a riguardo.
Cosa abbiamo ascoltato di più nel 2012? Qual è la canzone sulla quale ci siamo letteralmente consumati negli ultimi 10 anni della nostra vita? Qual è la persona con i gusti musicali più affini ai nostri?
Da quasi 15 anni, Last.fm risponde a tutte queste domande in una maniera che ha anticipato di gran lunga le piattaforme di streaming e i social network come li conosciamo ora, e che in parte è rimasta senza eguali.

Il cosidetto “filtro collaborativo” ideato dal creatore Richard Jones infatti, permetteva al sito di “capire” in modo automatico i gusti dei singoli ascoltatori, segnalando gli altri utenti con gli stessi gusti musicali e proponendo gli artisti che con più probabilità avrebbero potuto rientrare nei nostri ascolti. Non vi sembra qualcosa di assolutamente nuovo, vero?
È esattamente l'algoritmo con il quale, parecchi anni dopo, sono stati costruiti i social network e i vari Spotify e affini, solo che Last.fm ci è arrivato quasi 10 anni prima, per la gioia dei suoi early adopters.


(Last.fm) In poco tempo è diventato un vero e proprio luogo d’incontro, una immensa community dove è possibile scambiare idee, suggerimenti e raccomandazioni su brani più o meno noti, tutto in nome della comune passione per la musica”  (2009)

A sette anni dalla creazione, a tre dalle traduzioni nelle principali lingue europee e due anni dopo l'acquisizione da parte del broadcast americano CBS, la stampa italiana si interessa a Last.fm come ad un eccentrico fenomeno da descrivere e spiegare agli utenti; gli stessi che, nel frattempo, hanno già fatto pratica con classifiche, “scrobbling” dei brani (ossia la funzione automatica che permette al sito di registrare le canzoni ascoltate sia online che offline), stazioni radio tematiche, pagine degli artisti dove aggiungere e scoprire le biografie e le prossime date del tour (anticipando, di fatto, la funzione “eventi” del social di Zuckerberg e lo spirito collaborativo di Wikipedia) e il calcolo di affinità musicale con gli altri utenti, inclusi gli amorevoli sconosciuti dall'altra parte del mondo con i quali si raggiungevano vette altissime di condivisione.

Ho aperto un account su Last.fm nel novembre 2007: ho amato da subito la possibilità di analizzare i miei ascolti con delle statistiche e la capacità, tutt'ora ineguagliata per una piattaforma online, di avvicinare le persone attraverso la vera passione condivisa che li ha portati ad iscriversi, ovvero la musica. Su Spotify e sulle altre piattaforme di streaming musicale, infatti, la componente sociale è ridotta al minimo: oltre a poter guardare cosa stanno ascoltando in quel momento i propri contatti, e oltre alla possibilità di inviare dei messaggi privati, non c'è altro. Su Last.fm invece l'idea di community era al centro, tanto che, in un breve periodo ante-Facebook, non era così assurdo scambiarsi l'username di Last.fm sui forum e fra conoscenti per restare in contatto. Queste caratteristiche, assieme alle statistiche, nascondevano una magia ed una capacità di avvicinare le persone che ad oggi non è ancora stata replicata, e che forse costituisce il vero fascino di Last.fm.

All'alba degli anni '10, quello che era nato otto anni prima come un progetto scientifico è diventato, a tutti gli effetti, un colosso del web, parte integrante di un network che tocca radio, televisione ed internet: arrivano cambiamenti fondamentali ma rimane un'offerta musicale che supera i 12 milioni di brani (grazie ad accordi con Sony e Warner) che tuttavia non basta a frenare l'esodo degli utenti (ulteriormente scoraggiati, nel 2012, dalla notizia di 43 milioni di account violati da un attacco hacker che coinvolse anche Tumblr, Linkedin e Myspace).
È un periodo di ribalta per i nuovi servizi di streaming, che magari non forniscono statistiche approfondite ma che in compenso sono in grado di offrire brani in ascolto integrale in totale gratuità: Last.fm comincia a perdere colpi, cessa la trasmissione delle radio personalizzate e ridimensiona vistosamente i suoi (pur sempre notevoli) numeri: al 2016, restano circa 10 milioni di account attivi.

Qualcosa negli anni si è incrinato, alcune scelte sono risultate opinabili, ma di sicuro rinunciando alle grandi masse si è creata una cospicua nicchia dagli interessi ben definiti: ascoltatori che cercano un approccio trasversale, un contatto diverso e una continua interazione finalizzata al solo accrescimento della propria cultura musicale.
A differenza di altri servizi che si fermano alla superficie, all'alba dei suoi quindici anni Last.fm non ha mai smesso di mettere ordine e generare nuove connessioni nel mondo della musica, anche dopo il traguardo dei cento miliardi di scrobbling: più che un semplice numero, l'emblema dell'amore e della fiducia che gli utenti hanno regalato al loro portale musicale di fiducia.

 

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L'articolo Ode a Last.fm di Giandomenico Piccolo è apparso su Rockit.it il 2016-10-13 10:56:00

COMMENTI (3)

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  • UhUhUh 8 anni fa Rispondi

    Comunque sarebbe bello poter scrobblare anche gli ascolti dell'app di rockit

  • Lerabe23 8 anni fa Rispondi

    Le basi su cui si forma Lastfm é sicuramente geniale, peró, sotto un altro punto di vista é una arma a doppio taglio, perché ricrea un circolo vizioso in quanto i gruppi suggeriti saranno quelli piú conosciuti e commerciali. Questo circolo non ti permette di scoprire gruppi nuovi se sei un intenditore di musica in quanto tutte le band proposte giá le conoscerai. Sinceramente preferisco siti come Bandcamp o Staimusic, sito dove per esempio puoi collegare vari gruppi di diversi generi e impostazioni a idee ("tag").

  • UhUhUh 8 anni fa Rispondi

    Un sito geniale, ma che negli ultimi anni si è distrutto da solo: aggiornamenti che hanno richiesto mesi,le community che sono sparite...insomma nel nuovo last.fm la componente soviale è veramente ridotta al minimo...