Le canzoni italiane più tristi di sempre

Le canzoni italiane più tristi di sempre, ma molte belle

- Piero Ciampi

Le canzoni tristi sono più belle di quelle allegre, più o meno tutti gli amanti della musica lo pensano. Perché la musica serve anche a consolare, ma a modo suo, cioè facendoti sentire ancora più triste. 

 

"Incontro" - Francesco Guccini

Un incontro fortuito con un’amica diventa per Francesco Guccini lo spunto per una canzone dolentissima, sul tempo che passa e trasforma la speranza in disillusione. Tre minuti in cui tutto ciò che viene citato gronda tristezza, comprese “le stoviglie color nostalgia”, per arrivare a un finale, uno dei passaggi più drammatici di tutta la discografia di Guccini: “Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno”.

 

"La ballata del Miché" – Fabrizio De André

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È difficile scegliere la più triste tra le canzoni di De André, eppure la sensazione è che "La ballata del Miché" le batta tutte. Un uomo viene condannato a 20 anni di carcere perché ha ucciso un altro uomo per gelosia, e si impicca in cella affinché nella sua innamorata "restasse il ricordo del bene profondo" che aveva per lei. Una volta morto verrà gettato in una fossa comune: non riceverà nemmeno un funerale perché la chiesa non ha pietà dei suicidi. Ma almeno, così facendo Miché uscirà finalmente di prigione. 

 

C'eravamo abbastanza amati – Le luci della centrale elettrica

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“Alla radio hanno detto che i nostri corpi hanno causato solo alcuni rallentamenti”. Basterebbe questo verso per definire il grado di tristezza che raggiunge Vasco Brondi cantando di due ragazzi – 23 e 26 anni – che non avranno più il tempo per amarsi, né per fare qualunque altra cosa. Almeno sono morti insieme...

 

"Tu no" - Piero Ciampi

Piero Ciampi non è un allegrone, trovare una sua canzone che sia meno che disperata è impresa ardua. “Tu no”, però, raggiunge l’apice: il pezzo è una disperata richiesta a una donna, richiesta di non andarsene, di restare accanto al suo uomo nonostante questi l’abbia delusa mille volte, nonostante continui a bere e le faccia fare una vita d’inferno. Per convincerla, l’uomo usa una frase che è un colpo al cuore: “Qualche volta eri felice”. Pietra tombale.

 

"Notte di Natale" – Claudio Baglioni

Si sa che il tasso di suicidi aumenta durante le feste natalizie. L'obbligo sociale di essere gioiosi, di stare in compagnia, festeggiare e divertirsi può essere una tortura insostenibile per chi è solo, depresso o soltanto infelice. La baglionesca notte di Natale è il canto infelicissimo di una persona che prega che qualcun altro ritorni, mentre fuori cade la neve, dentro si consumano candele e speranze, Dio nasce e lui muore. “È un natale da buttare via” canta, probabilmente meditando di buttarsi prima lui, dalla finestra.

 

"Ci vorrebbe il mare" – Marco Masini

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Difficile scegliere la più triste fra le canzoni tristi del nostro cantore di malinconoie e disperazioni assortite. Tuttavia, questa tempesta di emozioni post-abbandono trasuda tanto sturm un drang da sbaragliare la concorrenza, con quel crescendo orchestrale che evidentemente mira a richiamare le onde del mare in burrasca dove il protagonista vorrebbe annegare, ma attenzione: non per dimenticare le sue pene amorose, che sentirebbe invece ancora più doloranti, come le ferite che col sale guariscono ma bruciano di più. C'è del Leopardi in tutto questo.

 

"Rosa" – Brunori sas

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Musichetta allegra ma storia da maiunagioia alla Rino Gaetano 2.0: il sud è oggi e sempre il posto del nulla, lui parte in cerca di fortuna e lascia a casa la sua Rosa con la promessa di tornare a sposarla. Va a lavorare in fabbrica, torna con una mano in meno e trova Rosa pronta per sposarsi, ma con un altro.

 

"Quanto amore" – Claudio Lolli

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Quanto? Poco, pochissimo, niente, è quello che trova il protagonista di questa ricerca senza tregua. Lo cerca negli oggetti, nel calore artificiale di un termosifone, negli sconosciuti fermati per strada, lo cerca in ogni dove ma nessuno glielo dà e alla fine, distrutto dalla consapevolezza che evidentemente non è vero che chi cerca trova, la fa finita.

 

Lilly – Antonello Venditti

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Tristezza molto anni settanta: storia di droga di quelle brutte, di quelle di gente bucata, imbruttita, senza denti, che non riesce a fare l'amore, gente buttata in strada o in ospedale, emaciata, disperata. Storia ovviamente che non andrà a finire bene.

 

Gli uomini non cambiano – Mia Martini

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Praticamente un trattato di psicanalisi sui danni di una figura paterna negativa e conseguente coazione a ripetere: bambina come da manuale innamorata del padre ma da lui sempre denigrata, cresce innamorandosi costantemente di uomini che ricalcano quel modello, provando a pensare di essere in cerca di altro ma in realtà convincendosi che gli uomini siano tutti uguali, egoisti e bastardi. L'unico che non piange qui è l'analista che ci si farà un sacco di soldi.

 

"Io non esisto" - Thegiornalisti 

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Esiste una nuova parola per questo particolare tipo di tristezza, ed è friendzone. Chi ci è passato lo sa, quanto può essere duro l'amore non ricambiato, ancora più duro quando si ama una persona che ti sta vicino, ti abbraccia, ti vuole bene, ma non nel modo in cui vorresti tu, e sapere che le cose non cambieranno mai. 

 

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L'articolo Le canzoni italiane più tristi di sempre di Letizia Bognanni è apparso su Rockit.it il 2016-11-02 12:05:00

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COMMENTI (20)

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  • Giovanni_Brevi9 mesi faRispondi

    La musica italiana é costellata di canzoni sublimi canzoni tristi ed é impossibile stilare una classifica o farne solo un semplice elenco. Detto ciò la scelta delle canzoni riportate in questo articolo la trovo corretta. Complimenti anche per le descrizioni!

  • angelo.gorini5 anni faRispondi

    Sognando. Mina

  • James5 anni faRispondi

    Per me la canzone più triste e bellissima in assoluto è quella di Patty Pravo - Le foglie morte

  • carlo1300it6 anni faRispondi

    Commento vuoto, consideralo un mi piace!

  • martinacocco7 anni faRispondi

    Come se Luigi Tenco non fosse mai esistito!

  • stefania.russo15107 anni faRispondi

    Avrei inserito E penso a te di Lucio Battisti.

  • StVincentByrne8 anni faRispondi

    Beh, e che dire di "Albergo a ore"? La mandavano spesso in tv negli anni '70 e io, bambina, la detestavo!! Ma perché ca@@o i due muoiono? Mistero.

    E "Un giorno dopo l'altro" di Tenco? Da suicidio.

    Poi c'è "Io e te" di Jannacci ("Sì ma qui, che lavoro non ce n'è, che l'amore si fa in tre, l'avvenire è un buco nero in fondo al dramma").

    E infine, "Vincenzina" (sempre di Jannacci). Sfido chiunque a non piangere....

  • graziemario8 anni faRispondi

    "Quello che mi resta" - Claudio Lolli.
    open.spotify.com/track/2UzB…

  • vittorio.lauri.78 anni faRispondi

    giusto che ci sia in classifica anche 'Io non esisto' che oltre a essere triste in maniera trascendentale è anche il miglior pezzo dei thegiornalisti

  • il_joe8 anni faRispondi

    avrei menzionato quella che trovo più triste di tutte: La sedia di lillà di Alberto Fortis
    youtube.com/watch?v=vmkQDAN…