L'attesa del concerto di Liberato è più potente del concerto di Liberato

La Barona bloccata per tre giorni, le signore affacciate alla finestra, poche comunicazioni social e molta attesa: ecco come ha vissuto Milano l'arrivo di Liberato

Tutte le foto sono di Silvia Violante Rouge
Tutte le foto sono di Silvia Violante Rouge

Milano, 9 giugno 2018. Abito in un quartiere confinante con la Barona, ma non mi ci sono mai addentrata. Le motivazioni sono semplicissime: quando vivi in città ti rechi nei soliti 3-4 posti, lavoro, casa, concerti, palestra. Ci sono intere zone della città in cui non hai nessun motivo di andare, se non occasionalmente. Parlo anche del centro: un abitante di Milano non va tutti i giorni in Duomo o in via Torino, a meno che non ci lavori. 
La Barona è simile al mio quartiere-dormitorio con la differenza (che in città è LA differenza) che qui manca il collegamento con la metropolitana: fermate dei bus, viali alberati e grandi condomini all'esterno, case basse e strade più strette, molto simili a quelle di certi paesini del Sud Italia, verso il cuore del quartiere. Intorno a Piazzale delle Donne Partigiane -una intitolazione che dovremmo rivendicare nei nostri mala tempora- la vista è ricca e confusa: in pochi mq convivono la chiesa di Santa Bernardetta, una ex cascina e una vista da centro storico a sinistra; mega condomini, strade squadrate e la navicella spaziale del Barrio's cafè a destra.
Sotto questa struttura ultra urbana si sono tenuti pochi ma significativi eventi recentemente, oltre a quelli con cui normalmente viene animato il locale: il Red Bull Culture Clash e il concerto di Liberato, un evento rap e un concerto-evento, il rap e il racconto di strada che vanno a riempire gli scenari a cui appartengono.

L'attesa per questo evento è iniziata l'11 maggio, quando per la prima volta Liberato ha annunciato l'esibizione (a lui bastano poche parole: Nove Giugno / Milano Liberata) ed è rimasta sospesa nel tempo dal 15 maggio in poi, quando il form per accedere è stato preso d'assalto ed esaurito in meno di 15 minuti. Da lì in poi nulla è stato postato o ribattuto sui suoi social: il messaggio era arrivato, il tutto esaurito già scritto. 
Quando prendo l'autobus per arrivare in Barona già c'è qualcosa di diverso: su questi autobus di periferia ci vedi sempre poca gente, per lo più anziani e ragazzi che tornano da scuola. Invece già dalla mia fermata è pieno di cappellini e magliette di Liberato, di calze bianche Obey tirate su fino a metà polpaccio, tantissimi napoletani (compreso il conducente). Quando arriviamo il quartiere è praticamente militarizzato: sono state alzate barriere per un ampio perimetro intorno, per questo motivo per fare la strada che, da navigatore, avrei dovuto fare a piedi in meno di 4 minuti, sono in realtà costretta a camminare per più di mezz'ora, distanze che mi sono capitate solo ai grandi festival.

In Via Teramo, dove c'è il nostro varco, notiamo che i divieti di transito, sosta e fermata sono stati validati dall'8 al 10 giugno: 3 giorni di completo blocco del quartiere, con le signore che si affacciano alla finestra e i residenti che devono mostrare la carta d'identità per accedere nelle strade in cui abitano da sempre.

Superato il varco davvero la passeggiata è surreale: siamo in una strada pressocché deserta e le sciure ci guardano dai balconi, dietro l'angolo solo i carabinieri a indicarci da dove accedere alla piazza, già gremita di gente dalle 6 del pomeriggio. Ma tutto sommato l'aria è vivibile, anzi, c'è molto meno pubblico di quanto ci aspettassimo e di quanto l'area potrebbe forse contenerne: scelta oculata dell'organizzazione, che da una parte rende la serata estremamente piacevole e scevra dai soliti problemi legati al sovraffollamento, dall'altra carica di potenza ed esclusività l'idea stessa e il valore di essere lì.

Il brand è molto presente, il primo volantino che ci arriva tra le mani è quello del pop-up shop di Converse posto all'ingresso della piazza dove è possibile acquistare scarpe e merch. L'attesa è rimpita da un dj set, ma per quanto riguarda il concerto non vi diremo nulla di più di quanto potete leggere in qualsiasi live report: sul palco sono saliti di nuovo in tre, di nuovo incappucciati, hanno suonato di nuovo i soli brani di cui si compone il repertorio di Liberato, il light-show Antilight a cura di Quiet Ensemble e Martino Cerati è stato strabordante, straripante, bellissimo; non è arrivata nessuna sorpresa, rivelazione, nessun brano inedito, nessun volto svelato, niente che non avessimo già visto nelle poche esibizioni precedenti o che non ci sia stato raccontato allo sfinimento dopo il concerto del 9 maggio a Napoli, di cui noi stessi avevamo scritto quanto potente e simbolico fosse stato. 
E così in un momento sono trascorsi i 48 minuti e qualche secondo di questo evento (chiamarlo concerto è al tempo stesso riduttivo e fuorviante) di cui ora ricordiamo con più eccitazione l'attesa, la preparazione, in una parola, l'hype, che non il concerto in sé. 

Il giorno dopo la Barona è tornata alla sua normalità di quartiere e del concerto di Liberato restano tante foto, tante rose nelle stories, tanta pubblicità, tantissima voglia di esserci, di aggregazione, e un senso di vacuità profonda e domande esistenziali su essere e apparire.

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L'articolo L'attesa del concerto di Liberato è più potente del concerto di Liberato di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2018-06-09 00:00:00

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