Conosci Venerus e prova a scoprire "A che punto è la notte"

L'EP esce oggi, ascolta e guarda come Venerus si è presentato, attraverso la galleria del suo telefono.

Venerus che guarda in su - foto di Simone Biavati
Venerus che guarda in su - foto di Simone Biavati
16/11/2018 - 11:40 Scritto da Pietro Raimondi

Venerus è uno degli artisti più curiosi che negli ultimi mesi ci è capitato di incontrare. Cavaliere errante del groove, viaggia tra case diverse più o meno da quando ha 18 anni. E adesso non c'è da sorprendersi se Asian Fake l'ha preso sotto la propria ala protettiva. Il suo primo EP esce oggi, e profuma di roba nuova. Sono canzoni che non ti abituano, non fanno leva su linguaggi standard, o almeno, non abbastanza standard da farti capire subito come tutto andrà a finire. Nella breve intervista foto profilo qui sotto, del resto, Venerus ce lo ha detto che non vuole chiudere il cerchio, che vuole lasciare spazio all'imprevisto, o forse esserlo lui stesso. Staremo a vedere che passi farà, intanto ve lo facciamo conoscere qui, il giorno zero, prima che succeda tutto, con le foto e i video della galleria del suo telefono.

 

Iniziamo bio-geografici: sei nato a San Siro, Milano Ovest, quanto ti è entrata nelle ossa questa "Milano mia portami via"?

Sicuramente mi ha dato un’impronta..non sono una persona che si ancora ai luoghi e non sono patriottico, però sono cresciuto in zona, nella nebbia dell’ippodromo e nelle luci arancioni del parcheggio dello stadio. Sono forme della mente che mi sono rimaste e in cui mi ritrovo. Forse il modo che ho di stare in giro risente molto di come sono cresciuto, apprezzo il fare nulla sulle panchine..

 

Dopo il liceo sei volato a Londra. Ti sei mai sentito solo lassù?

Madonna… Sí un sacco di volte, ma mi ha temprato. 

 

Poi è arrivata Roma e il suo ribollire. Quali rapporti sono stati cruciali per il disco che sta per uscire?

Roma è stata una rivoluzione. Prima di tutto i baristi del quartiere San Lorenzo, mi hanno fatto da padri, zii, cugini, amici..poi persone con cui ho avuto dei rapporti musicali e non, ma più sostanziali..primo di tutti è arrivato Frank Brait, conosciuto in casa sua, in un collettivo chiamato Misto Mame, dove mi sono ritrovato quasi per caso, entrando con 3 bicchieri di birra in mano. Grazie a lui ho conosciuto Gerva, il sassofonista sognatore che mi porto sempre dietro. Poi Orango & Frenetik.

 

Ci fai vedere i tuoi occhiali preferiti?

Chiaro. Vanno bene anche di notte, sono occhiali da vibe. Vi di Valentino, e di Venerus.

 

Asian Fake si sta distinguendo tra le etichette di musica fresca in Italia. Come è iniziato il rapporto con loro, come ti stimola? Mandaci una foto di famiglia. 

È nato in maniera fortuita, perché io avevo incontrato Orang3 a casa mia un giorno... un anno dopo, quando ho pubblicato "Non ti conosco", è stato lui a richiamarmi e chiedermi cosa stavo combinando... da allora tra me e Orang3&Frenetik è nato un mega amore. Mi hanno fatto sentire a casa per la prima volta dopo tanto tempo che vagavo per il pianeta. C’è una forte complicità tra di noi, voglio loro un sacco bene.

 

Cosa stai ascoltando di più in questo momento appena prima dell’uscita del nuovo disco? Vale tutto.

Un sacco di cose: tanta musica elettronica (prevalentemente derivati della House), tanto hip hop, tanto jazz come al solito.. Rimando alla mia playlist ‘Venerus’s magic music’ su spotify
5 brani in particolare:

- Wings_Mac Miller
- Pure Water_Skepta
- Topdown_Channel Tres
- East Atlanta Love Letter_6lack
- Josey’s Tune_Kornél Kovács

 

Scrivendo i pezzi ti è sembrato che un tema, un argomento, un mood, qualsiasi cosa, abbia preso il sopravvento nella tessitura del disco? Insomma, cosa ci dirà soprattutto?

Per assurdo forse per la prima volta ho proprio avuto questa sensazione. Forse che tutto è avvenuto in un momento del mio percorso molto elettrico, ma le mie canzoni sono diventate davvero pregne di vita vissuta.
Ci sono varie atmosfere, vari momenti, varie assenze... Però forse il filo rosso di queste canzoni è il vagare, il rimanere in giro fuori orario, ritrovandosi infine da soli in giro aspettando che succeda ancora qualcosa di altro. È un EP che parla della mia "sindrome di Ulisse", del voler restare in giro e non tornare a casa, di non volere chiudere il cerchio. È sicuramente un sintomo che indica che sto cercando qualcosa.

 

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L'articolo Conosci Venerus e prova a scoprire "A che punto è la notte" di Pietro Raimondi è apparso su Rockit.it il 2018-11-16 11:40:00

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