Il ritorno di Bugo: sono una persona perbene

Il MI AMI, Carosello e i discografici, i social, l'India e cosa è successo negli ultimi dieci anni

Chi ha una certa età - e, si dà il caso, legga questo sito da molto tempo - non può che essere cresciuto con il cantautore che all'anagrafe fa Christian Bugatti. Io per esempio posso serenamente incastrare i miei ricordi con i suoi dischi, mettere in parallelo la mia vita alle sue fasi. C'è la prima, iniziale: Bugo il novarese di provincia, il cantautore un po' matto (ma meno di quello che sembra) che si fa un Montenegro dopo lavoro. Poi c'è quella dei primi sussulti nazionali, delle prime attenzioni, de “La Prima Gratta”: Bugo il bucolico, quello delle registrazioni a bassa fedeltà. Poi c'è il Bugo inaspettato, televisivo: quello di Supersonic, il programma di Mtv condotto da Enrico Silvestrin che lo consacra al successo. E ancora la maturazione, il coraggio: Bugo che firma con Universal e afferma la propria indipendenza dai puristi dell'undeground. Poi c'è il Bugo cantato da tutta Italia, del grande successo, quello di “Contatti”: prodotto da Stylophonic, diventa il racconto di un'epoca, della Crisi che sconvolge l'Europa, di una Milano bruttina e provincialotta. E poi?

Ecco, per la gran parte del pubblico italiano Bugo si ferma lì. Al 2009 circa, al tour che segue l'uscita proprio di “Contatti”. Eppure a quel disco ne sono seguiti due: “Nuovi rimedi per la miopia” (2011) e “Nessuna scala da salire” (2016), che però hanno fatto fatica nonostante contengano ottime canzoni. Dieci anni di luci e ombre, con Bugo più chiacchierato per i suoi strali sui social che per le sue composizioni. Così, a una settimana dall'unica data estiva al MI AMI 2019, domenica 26 maggio, ho deciso di chiedergli conto di cosa è successo in questa decade. Dei meccanismi che si sono rotti e di cosa è cambiato. Partendo da quello che molti pensano essere stato il momento decisivo. In negativo.

Bugo al MI AMI - 2012

L'India ti ha rovinato la carriera?
Nooo, per niente (ride, NdR). Sembra quasi una battuta questa. Nei miei primi dieci anni della mia carriera, gli anni Zero, ho fatto 6-7 dischi: tanta roba. Ho caricato il fucile negli anni Novanta, dove non ho fatto niente, poi ho iniziato a giocare. Al primo disco avevo 27 anni, non ero certo un giovanetto. Avevo tante pallottole in canna. Dopo quei primi dieci anni, dopo “Contatti” (2008) insomma, c'è stato il mio trasferimento in India, conseguente al mio matrimonio, notizia che mi ricordo aveva spiazzato in molti. In quel momento sentivo che un certo modo di fare musica per me era finito. Non ho mai fatto mistero di avere dei modelli, fra questi John Lennon e Bob Dylan, gente da passaggi forti e radicali. Ho fatto come loro.

L'impressione in “Nuovi rimedi per la miopia”, il disco che è uscito dopo il tuo trasferimento, è che ti fossi rotto i coglioni di fare quel che facevi, non come nella tua famosa canzone ma ben più seriamente. Denti avvelenati e sorriso che manca: “Mi sto consumando, in pieno stile 2000”, cantavi.
Quello è un disco di passaggio, con luci e ombre molto forti. Una canzone come “E ora respiro” è una delle più solari che ho mai scritto. Piena di luce. Avevo bisogno di altre cose. Il buio netto invece è la miopia. Quando fai un passaggio artistico di un certo tipo devi scrollarti di dosso le preoccupazioni, i problemi, quindi la miopia che ti impedisce di vedere bene.

E' stata una scelta consapevole, dunque.
Non sono stupido. Sapevo che avrei avuto un'onda d'urto forte. Il primo singolo era una canzone dedicata a mia moglie con cui vivevo in India. Volevo far vedere che Bugo non è un personaggio ingabbiato in qualcosa. Sono ancora “Casalingo”, ma avevo anche altre cose da raccontare di me. La cosa buffa, che molti ignorano anche se l'ho ripetuto in mille interviste, è che in realtà l'India è ininfluente rispetto a “Nuovi rimedi per la miopia”: quelle canzoni sono uscite nel 2011 ma le ho scritte nel 2010, prima di trasferirmi, quando già frequentavo la mia futura moglie e abitavo a Roma, come adesso.

E Roma ti piace? Cosa ti sta dando oggi?
Mi piace molto. Mi piacciono i romani. E' una città che ha i suoi problemi – disservizi, spazzatura e altro - ma ci vado oltre. Dal punto di vista artistico, il mio ritorno qui coincide con la mia ripartenza come musicista. Dopo otto anni all'estero è un ritorno forse definitivo all'Italia. Qui ci rimarrò per un po'.

Dopo “Nuovi rimedi per la miopia” si è interrotto il rapporto con Universal, un rapporto che era durato cinque dischi. Come mai?
Per anni mi hanno detto “fai un disco più italiano”, e io non lo facevo perché volevo fare cose più particolari. Quando mi sono sentito pronto, ho fatto quel passaggio, ma a quanto pare Universal non ci credeva più. Io questa cosa l'ho sentita addosso, e non potevo continuare con un team che non mi supportava più in quello che volevo fare. Così ho comunicato che non me la sentivo ad andare avanti, che non volevo proseguire. E' stata una chiusura pacifica. La cosa che mi ha fatto piacere è che negli anni successivi i ragazzi che ci lavorano, a cui voglio ancora bene, mi hanno detto che certe canzoni di “Nuovi Rimedi Per La Miopia” erano in realtà grandi canzoni. Non voglio fare polemica ma... all'epoca avevo bisogno di loro, come ogni artista ha bisogno della casa discografica. Quando va tutto bene è facile, ma dove erano quando c'era bisogno di avere un po' di polso?

Bugo al MI AMI - 2008

Come guardi ora ai tuoi anni Dieci?
Anni particolari. Li ho vissuti con grande serenità anche se sono stati difficili. Di carattere vedo sempre il bicchiere mezzo pieno: per me “Nuovi rimedi per la miopia” è il disco che mi ha aperto a canali nuovi come Radio Italia, non il disco che è andato così così.

Poi arriva “Nessuna scala da salire”, 2016. Con Carosello. Il tuo momento più Vasco Rossi.
Quel disco veniva in un periodo in cui volevo fare sapere a tutti che ero tornato in Italia. Volevo essere il più diretto possibile. E' il disco di “Me la godo”: una canzone che è un modo per dire “sono tornato dall'India ma sto bene ragazzi”! Io ho questa chiave leggera, anche se vivo le cose intensamente e a volte con sofferenza, ma ho bisogno di mandare messaggi positivi.

Infatti non appari come l’artista bohémienne che si richiude in se stesso e soffre. Bugo è energico, vitale. Quando canti “mentre la gente perde tempo a commentare / io prendo la moto e vado al mare” dai l'idea che non stai scherzando.
Per me la vita è vitalità. Se ho problemi, voglio superarli. Quando canto “nel deserto mi sono perso” parlo del disco precedente, di “Nuovi rimedi per la miopia”. Quando molti ti vengono contro, non pensare che Bugo - anzi: Cristian - non le senta. Un personaggio come me è facilmente attaccabile, non so dirti perché. Pubblico e addetti ai lavori attaccano molto più me che Dente, per dire. Mi espongo molto e sono soggetto di tante critiche gratuite. C'è ancora la scala da salire... (Sorride, NdR). Ma per buttarmi giù ce ne vuole, vedo sempre il bicchiere mezzo pieno.

Mi dai l'idea che tu non riesca a stare fermo. In “Cosa ne pensi Sergio” canti: “Che tranquillità / io mi sto annoiando che tranquillità”. Sei uno che ha bisogno di fare.
Io lancio idee e stimoli, poi la gente fa quello che vuole. Riesco anche a stare fermo, ma non troppo. In India per esempio non ho fatto dischi ma ho fatto arte visiva. La vitalità è un tratto caratteristico della mia carriera. Tutto nasce da “Casalingo”, un periodo di alienazione vera per me: Cerano, il mio paese, Novara. Ma la vita è qualcosa di spettacolare.

Se posso permettermi, però, ogni tanto mi sembra che tu abbia bisogno di inventarti un nemico per darti un motivo. Mi riferisco al periodo in cui sparavi nel mucchio sui social.
Quello dei social è stato un gioco strategico, molto serio, ma d'altronde per me la vita è un gioco serio. Qualcuno dice che mi abbia fatto più male che bene, chi lo sa. Ho preso per due o tre anni volontariamente di mira qualcuno perché, come un bambino, volevo sfottere uno per farmi un po' vedere. Quella parte un po' infantile io la riconosco in me.

Non c'era dunque il malcelato fastidio, peraltro legittimo, per essere stato escluso dal momento in cui la musica italiana (che tu avevi sempre fatto) raccoglieva sempre più consensi? Riprendersi insomma un po' di quello che era tuo.
Io ho 46 anni. Uno come me che negli anni Zero ha fatto cose importanti, ma forse non devo dirlo io, non vorrei sembrare altezzoso. Questa cosa del precursore non l'ho messa in giro io, non voglio fare il pioniere. E' una cosa che mi crea più problemi che altro. Il concetto di invidia non è per me. Quando vedo dei ragazzi nuovi che arrivano sulla scena, che peraltro mi piacciono da sempre come Calcutta, io sono contento. Anche se non lo dico in giro: per me quello che conta è il mio cuore, è lì che sta la verità.

Bugo al MI AMI - 2006

I discografici dicono che i social ti hanno fatto male.
Dipende dai discografici (Ride, NdR). Alcuni miei fan mi hanno conosciuto meglio così. Quando ho scritto il post su Carosello e Dario Giovannini, l'ho scritto dopo aver chiuso il contratto con loro. Non sono così sciocco. Non ce l'ho con loro - Dario è bravo, guarda cosa ha fatto con TheGiornalisti - ma mi andava di fare un po' di casino. Io sono dell'idea che bisogna esporsi. 

Cosa stai combinando in questo periodo?
Da un anno sto lavorando a canzoni nuove, una peraltro la presento al MI AMI domenica 26 maggio. Hanno un taglio che a me piace molto, non mi sembra nemmeno di avere 46 anni. Ho un bimbo e una famiglia, ho avuto alti e bassi, ma sono canzoni che hanno una grande vitalità. Sono positive.

Sei gasato?
Quando torno son sempre gasato! L'ultimo MI AMI è stato proprio con “Nuovi rimedi per la miopia”, 2012. Se esco son contento, per buttarmi giù ci vuole veramente una cosa brutta personale.

Nel 2006, al nostro secondo MI AMI, ricordo d'essermi sentito felicissimo quando confermai il tuo concerto al festival. Poi hai suonato anche nel 2008 e appunto nel 2012. Che ricordi hai?
Nel 2006 venne a trovarmi Morgan, in camerino. In quel periodo c'eravamo rivisti, m'aveva fatto piacere. Al mio secondo MI AMI nel 2008 invece era il periodo di “Contatti”: il pubblico quella volta fu particolarmente partecipe, “C'è crisi” era esplosa. Il 2012 me lo ricordo altrettanto bene: nonostante le recensioni non positive, compreso Rockit, quando ho cantato “I miei occhi vedono” il pubblico era contento e cantava forte. Per un artista di carattere come me subire tante recensioni negative e poi vdere la gente applaudire è una boccata d'aria. Quest'anno, invece, siamo carichissimi!

Qual è il carattere di Bugo?
Sono un ragazzo... un uomo ormai... di cuore. Il che vuol dire anche soffrire. Ho dato una svolta alla mia carriera sposando la donna che amo, con cui sto ancora, da cui ho avuto un figlio. Questo mi ha portato a difficoltà professionali ma anche gioie private. Tutte scelte di carattere. Non ho paura di espormi, tutti gli artisti dovrebbero farlo. Dopo quel che è successo, il piacere è sapere che Calcutta e Tommaso Paradiso hanno capito che sono un buono, una persona per bene. Fra noi artisti non ci prendiamo in giro.

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L'unica data live estiva nel 2019 di Bugo sarà al MI AMI Festival, domenica 26 maggio. Prevendite ancora disponibili qui. 

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L'articolo Il ritorno di Bugo: sono una persona perbene di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2019-05-18 10:33:00

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