Nu Guinea: il potere taumaturgico della musica di una delle migliori band italiane dal vivo

I Nu Guinea hanno suonato a Milano la settimana scorsa e si sono confermati come una delle migliori band live italiane.

- Foto di Mattia Longoni

Dopo due ore piene, di concerto fitto e serrato, in cui non si è avuto neppure il tempo di prendersi una birretta rinfrescante, lo abbiamo capito: i Nu Guinea sono entrati di diritti nel ristretto club delle migliori band italiane dal vivo, non ci sono dubbi, e una di quelle che meglio, oggi, incarna il potere taumaturgico della musica. Infatti lo scorso giovedì 18 luglio il gruppo napoletano ha letteralmente rapito i cuori del pubblico accorso al Circolo Magnolia di Milano grazie al loro impasto pressoché unico di tradizione canora partenopea mischiata con l’afro-beat, funk e jazz. Questo giudizio è avventato né dovuto a qualche birra di troppo, per i motivi di cui sopra, ma è cresciuto in noi, letteralmente, pezzo dopo pezzo, al concerto della settimana scorsa. 

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Dal 2014 a questa parte, dopo il fortunato ep d’esordio, Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, ovvero il nucleo fondativo dei Nu Guinea, hanno portato avanti il loro personalissimo discorso teso a incrociare il recupero della lezione di Enzo Avitabile, dei Napoli Centrale di James Senese e, ovviamente, Pino Daniele con un afro-beat insegnato loro direttamente dal suo “papà”, ovvero quel Tony Allen, già batterista di Fela Kuti, con cui hanno collaborato qualche anno fa per “The Tony Allen Experiments”.

Tutte queste influenze, questi rimandi e questi echi identitari, si riservano nella musica dei Nu Guinea in un modo che, almeno al giorno d’oggi in Italia e nel mondo (oltre che a Napoli e dintorni), non fa pressoché nessuno. E quando in redazione ci siamo messi ad ascoltare, più e più volte “Nuova Napoli”, il loro ultimo disco, la domanda che sorgeva sempre più spontanea era: “Ok, tutto figo, anzi fighissimo e suona tutto alla meraviglia, ma dal vivo?”. Già perché la ricchezza e la varietà dei suoni che la band napoletana aveva saputo inserire su disco (per altro attraverso registrazioni singole, strumento per strumento, componente per componente) destava in noi più di un dubbio sulla possibilità/resa live. Ovvio quindi che ascoltarli al Magnolia era un passaggio obbligato: finalmente avremmo capito se i Nu Guinea sono i nostri signori dello studio e basta o anche capaci di dettare legge fuori dalle quattro mura ricoperte di lana di vetro. 

Bene, durante il concerto al Circolo Magnolia si è avuto un esempio abbastanza chiarificatore di quanto i Nu Guinea sappiamo, dannatamente, dominare la scena. Sul palco con ben otto elementi, i napoletani hanno realizzato uno show con tutti i crismi del grande evento musicale, coinvolgendo il pubblico a muovere a ritmo i piedi, a battere le mani a tempo ed a far battere all’unisono i propri cuori. Non si è trattato infatti di un mero sfoggio di tecnica, in quell’ansia quasi solipsistica che ogni tanto piglia le band “che suonano bene e che sanno bene di farlo” in cui si assiste a musicisti che suonano solo per sé e non, anche, per gli altri, ma di un vero e proprio rito collettivo, una messa laica in onore dell’unica vera dea del nostro spirito: Nostra Signora Partenope, protettrice del groove, regina dell’afro-beat e salvatrice del funk alla napoletana. 

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Basandosi su gran parte dei pezzi contenuti in “Nuova Napoli”, i Nu Guinea hanno perciò riproposto i loro brani più famosi, allungandone e modificandone l’arrangiamento però. Infatti, forti dei già citati otto elementi sul palco, il gruppo si è potuto lasciare andare a derive psichedeliche, momenti più funky e ballabili e altri addirittura di musica elettronica pura, riuscendo sempre a trovare una loro chiave interpretativa unica. Chiave che è stata ben sposata da Fabiana Marton, cantante e imperatrice della scena, la quale non solo a dominato il palco con il suo iconico stile, ma ha saputo esibire in tutta forza e autorevolezza le sue doti canore. Con incredibili picchi di voce, Martone ha convinto tutti e ha trascinato sul palco la band con mosse e piccole coreografie degne di un concerto degli Earth, Wind & Fire. Già, proprio così, il livello era da Walhalla del funk.

L’afro-beat dei Nu Guinea ha trovato poi il suo naturale palcoscenico nel Circolo Magnolia e ascoltare dal vivo in quel contesto pezzoni come “Je vulesse” (il cui testo è un estratto della poesia “Je vulesse truvà pace” di Eduardo De Filippo) o “Ddoje facce” è stata un’esperienza metafisica, oltre che poetica Ecco quindi spiegato il perché, ad un certo punto del concerto, è affiorato in noi il ricordo di una mitologica battuta-chiave di un certo cinema italiano, ovvero la celebre “Professo', permettete un pensiero poetico per l'occasione?”: oltre ad essere perfettamente in tema, poco dopo, per ammissione della band, il concerto stesso di ieri sera era dedicato alla memoria di Luciano De Crescenzo, venuta a mancare proprio quel giorno e simbolo assoluto della napoletanità nel mondo. 

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Tutto torna, ora si è capito il perché praticamente tutto il pubblico del Magnolia non solo si era messo a ballare ed a ascoltare un concerto, ma era proprio rapito e stregato dalle evoluzioni, ancora una volta, poetiche del sax o dagli intarsi elettronici dei sintetizzatori: perché, per citare il sublime Marco Bloch de “I re taumaturghi”, l’altra sera i Nu Guina sono riusciti a far “trovare pace, benessere e salvezza” al proprio pubblico grazie al potere della musica. Un potere che, lungi dal voler essere sperimentale a tutti i costi, ha dimostrato anche dal vivo la volontà da parte della band napoletana di concedersi ogni tanto momenti maggiormente pop: da musica bella ma fredda a musica sublime e viscerale. 

Partenopea in modo scanzonato e leggero, ricordando gli antichi usi e costumi della Napoli di ieri, proiettandoli però con i suoni, i ritmi e le contaminazioni del presente e lanciando una scommessa, o forse una preghiera, al futuro. Non è un caso insomma se Liberato abbia scelto i Nu Guinea per aprire il proprio show nella sua città natale

L’esibizione del gruppo napoletano ha riversato in noi e in tutto il pubblico del Magnolia il suo speciale potere taumaturgico: perché c’è una grande voglia di ballare in questi strani giorni e farlo con la musica elegante e sexy assieme dei Nu Guinea è sempre la scelta giusta visto che dal vivo sono clamorosi: esatto, una delle fottutamente migliori band italiane dal vivo della nostra contemporaneità. Verrebbe da dire quindi, scimiottando un meme che gira sempre tanto, “à la visage du penis” no?

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L'articolo Nu Guinea: il potere taumaturgico della musica di una delle migliori band italiane dal vivo di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2019-07-18 00:00:00

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