Lucia Manca e l'italian touch di cui abbiamo bisogno

Dream pop e tradizione italiana: il nuovo singolo di Lucia Manca ci piace

Spesso ci domandiamo come uscire dall'impasse del singolo piacione, della moda del momento e della musica usa e getta che funziona molto bene in classifica. Abbiamo visto negli scorsi anni che se recuperiamo un po' della tradizione musicale italiana e riusciamo a togliere tutti gli orpelli per arrivare all'essenza, possiamo coniugarla con qualsiasi genere musicale per darle nuova identità. Il pubblico ci si riconosce atavicamente e al contempo impara ad apprezzare nuovi suoni, la contaminazione genera nuovi stili e, chiuso un cerchio, se ne apre un altro.

È accaduto con Brunori che sembrava mischiare Rino Gaetano con i Belle & Sebastien, con i Thegiornalisti di Fuoricampo che fondevano Lucio Dalla e l'electro pop, la trap di Achille Lauro contaminata con la canzone italiana, il rock'n'roll o la samba e in altre decine di esperimenti finiti bene. Lucia Manca fa parte di questa categoria senza se e senza ma: col suo secondo disco Maledetto e benedetto (2018) ha fuso le esperienze delle più brave interpreti italiane, da Giuni Russo a Anna Oxa passando per Loredana Bertè o Marcella Bella, e ha cantato storie di eroi LGBT, di notti erotiche di provincia e di sensazioni proibite sopra una musica allo stesso tempo già sentita e inedita, grazie ai suoni di Matilde Davoli

Il French touch di progetti come Air, Daft Punk, Cassius, M83 o Phoenix coniugava elementi della tradizione francese con il nuovo sound, figlio dell'eurodance, ma non dobbiamo essere gelosi della loro creatività: in Italia abbiamo un bagaglio enorme da cui attingere e stravolgere per creare il nostro suono riconoscibile e originale, quell'Italian touch che sentiamo presente nella musica di Lucia Manca. Un suono esportabile e transgenerazionale, che troviamo ancora più maturo nel nuovo singolo Come un'onda, appena uscito e già instant classic. Dream pop che sembra uscire dai Beach House o dai Chromatics, voce riconoscibile al primo ascolto, un tocco di Battisti e il gioco è fatto.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Lucia Manca per farci spiegare cos'è successo in questo anno di distanza tra l'album precedente e la nuova musica.

 

"Sono successe un po’ di cose, ho portato in giro il mio live e una delle ultime è stata allo Sziget a Budapest. Lo scorso inverso ho avuto il piacere di aprire alcune date di Vasco Brondi nel suo ultimo tour de Le luci della centrale elettrica. Ho fatto anche una cover di Yoko Ono con il mio amico Populous per SuOno, bellissimo progetto di Matte B.Bianchi e poi ho iniziato a scrivere le nuove canzoni." - ci spiega - "Stiamo completando la produzione e gli arrangiamenti in questo periodo con Matilde Davoli e Gigi Chord, il quale ha prodotto questo nuovo singolo, ho intenzione di tenere al centro la canzone e di costruirci il resto intorno, mi piace esplorare delle forme nuove ma sempre mantenendo l’approccio evocativo nei suoni e negli arrangiamenti."

 

Questo è il suo pensiero a proporito dell'Italian touch: "E’un filone che non credo si possa ancora classificare come un vero e proprio genere, penso sia
perlopiù l'attitudine di riattualizzare e/o recuperare l'immaginario della golden age italiana. Un marchio di fabbrica che ha l'ambizione di essere considerato made in Italy. Mi vengono in mente i Nu Guinea con la tradizione napoletana, Giorgio Tuma con le colonne sonore e Bruno Belissimo con la parte più italo disco."

Nell'attesa che l'Italian touch diventi una realtà, aspettiamo il 2020 per ascoltare il nuovo EP di Lucia Manca

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L'articolo Lucia Manca e l'italian touch di cui abbiamo bisogno di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-09-06 15:14:00

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