Scuorn: il black metal in napoletano che funziona in tutto il mondo

Abbiamo intervistato Giulian degli Scuorn per parlare del suo progetto e del black metal in Italia

Quando sentiamo parlare di black metal, il pensiero non può non andare al nord Europa, specie alla Norvegia, patria della seconda ondata del genere, che ha definito una volta per tutte lo stile seguendo l'ispirazione dei maestri Venom, Bathory, Celtic Frost e Mercyful Fate ma estremizzando estetica, suono e contenuti. Dalla Scandinavia sono uscite band come Mayhem, Darkthrone, Immortal o Burzum che hanno rivoluzionato il genere e lo hanno reso pericoloso. La storia del black metal è piena zeppa di misteri e leggende demoniache e rituali, ma anche di fatti di cronaca: omicidi, chiese bruciate, il genere di cose che potete leggere nel libro Lords of Chaos e nell'omonimo film del 2018.

Questo giusto per chiarire ai neofiti di cosa stiamo parlando. Anche l'Italia ha la sua scena black, dai tempi dei Mortuary DrapeNecromass fino agli esperimenti come quello di Inchiavatu, che mischia tradizione e dialetto siciliano col symphonic black metal. Recentemente ci ha incuriosito un album che è stato lodato dalla critica di tutto il mondo: si intitola Parthenope ed è il debutto degli Scuorn, progetto più o meno solista di Giulian, un polistrumentista campano che ha rivoluzionato il classico black metal contaminandolo con le radici della sua terra, cantato in dialetto napoletano e potente come la colonna sonora del film più epico che abbiate mai visto.

Evocazioni, folklore, e melodie sinistre per narrare la storia di Partenope, la sirena che secondo il mito venne trasformata in scoglio dopo essere state battute nel canto da Orfeo (oppure a causa dell'insensibilità di Ulisse al suo canto). In ogni caso, l'album Parthenope è un film da ascoltare, estremamente affascinante anche per chi non mastica troppo il genere: blast beat, doppia cassa come se piovesse, voce growl, chitarre malevole ma anche orchestrazioni, strumenti tipici della tradizione campana e il dialetto che si sposa perfettamente col tessuto sonoro di cui sopra, lasciandoci a bocca aperta. 

 

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Abbiamo contattato Giulian per fargli qualche domanda, per toglierci qualche curiosità e per capire più a fondo di cosa stiamo parlando.

È incredibile quanto il dialetto napoletano e le melodie tradizionali partenopee si sposino perfettamente col metal estremo. Come sei arrivato a questa commistione?
L’idea nasce dalla volontà di creare un progetto interamente locale e identitario, senza alcun tipo di compromesso. I testi di SCUORN, che si fondano su leggende ed accadimenti della storia di Napoli, vengono scritti esclusivamente in lingua napoletana. Anche le melodie sono fortemente ispirate dalla canzone classica napoletana, dalla tradizione folk popolare partenopea oltre che ovviamente dal black metal di stampo più epico e sinfonico. Il processo è stato del tutto naturale, e lo reputo l’unica via possibile per descrivere in maniera coerente la storia del nostro popolo.

Raccontaci la storia dietro l’album "Parthenope", che stai portando ancora in giro per il mondo e che ti ha dato un sacco di soddisfazioni scalando le classifiche di genere
La storia di "Parthenope" parte da molto lontano, ovvero da quando è stato fondato il progetto SCUORN nel 2008. In quel periodo ho iniziato a scrivere le versione embrionali di brani come "Fra Ciel’ E Terr’" e "Tarantella Nera", i quali avrebbero poi fatto parte, seppur rivisitati e riarrangiati in maniera più professionale, del full length pubblicato nel 2017 che oggi conosciamo come "Parthenope". La scrittura del disco è stata poi ripresa dal 2014 e mi ha visto entrare in studio per le registrazioni finali solo nel 2016. Nel mezzo della produzione ho firmato per l’etichetta Dusktone e l’album ha visto la luce nel febbraio 2017. Da quel momento l’attività live ha preso il sopravvento con 34 date e 6 tour da headliners fra Italia, Europa e UK a supporto del disco. "Parthenope" ha ricevuto anche 5 riconoscimenti come album dell’anno 2017 da media quali Metal Hammer Italia e importanti riscontri dalla critica di settore un po’ in tutto il mondo. E stato un percorso intenso e ricco di soddisfazioni che ci ha permesso di portare un po’ di cultura e tradizione partenopea in giro per l’Europa. Che poi è la soddisfazione più grande.

 

Il tuo è un progetto che, oltre alla sostanza, ha anche una forma forte: vive infatti di particolarità che di solito altre band di black metal non hanno: il dialetto ma anche l’attaccamento alla tradizione mediterranea, così lontana dal nord Europa cantato dalle band dell’Inner Circle. Nella title track, il melodramma è palpabile. Come viene accolto il tuo concept all’estero?
Il riscontro positivo derivante sia dal pubblico live che viene ai nostri show che di chi ha ascoltato il disco è per me motivo di grande orgoglio. Napoli e una delle città italiane più note all’estero ed il suo folklore viene spesso associato a quello che di solito viene etichettato come "Italiano". Pertanto c’è una certa apertura e predisposizione verso il nostro tipo di proposta e approccio. Personalmente cerco di non lasciare nulla al caso, attraverso un'estenuante cura di ogni minimo particolare del progetto SCUORN, al fine di trasmette nella maniera più degna possibile la cultura che ci rappresenta. E questo sembra essere apprezzato da chi ci ascolta e ci supporta costantemente.

L’edit orchestrale delle canzoni sarebbe perfetto come colonna sonora per un film o una serie tv epica che racconti la storia di Napoli. Sei mai stato contattato per questo?
Sarebbe davvero bello ! In parte è quello che cerco di fare con ogni album di SCUORN, trattare un periodo storico diverso in ogni disco, sperando un giorno di completare l’opera interamente. La versione orchestrale di “Parthenope” rende il giusto tributo al lavoro svolto con il maestro Riccardo Studer (Stormlord), con il quale ho curato gli arrangiamenti della sezione orchestrale del disco. Lo reputo tra i migliori orchestratori sul pianeta oltre che ormai un caro amico, e posso anticiparvi che siamo già al lavoro sul prossimo capitolo, del quale però non posso ancora dirvi nulla.

Tu organizzi anche un festival black metal sul territorio. Ce ne vuoi parlare?
Si, il Cult Of Parthenope Black Metal Fest, giunto alla sua quarta edizione, che si terrà a Caserta sabato 2 Novembre 2019. Quest’anno il bill prevede uno show Italiano esclusivo dei tedeschi Darkened Nocturn Slaughtercult che porteremo per la prima volta live al centro/sud Italia e i quali presenteranno il loro nuovo album "Mardom". Avremo gli austriaci Harakiri For The Sky per la prima volta al sud italia e le olandesi Asagraum per la prima volta in Italia, oltre a Kyterion, Martyrium da Malta, i norvegesi Natas, gli Hudic dal Belgio, i Voland, gli svizzeri Daerachas e i Madvice. Un totale di 10 band di cui 7 provenienti dall’ estero. Per non farci mancare nulla, il giorno dopo il festival ci sarà il nostro "Follow the Cult" Seightseeing tour, dove porteremo le band e e chi volesse prenderne parte a visitare Pompeii, il Cimitero delle Fontanelle ed il centro di Napoli. I biglietti per il festival sono disponibili sul sito.

Come funziona la scena black metal in Italia?
Penso sia tra le più ferventi del panorama europeo. Band quali Selvans, Enisum, Kyterion, Taur-Im-Duinath per citarne alcune, hanno rinvigorito fortemente la scena del nostro paese riscuotendo successo anche nel resto d’Europa e contribuendo ad impreziosire questo genere con atmosfere e dischi imperdibili.

 

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Si riesce a vivere di musica suonando il metal nel nostro paese?

Per il 90% delle band metal probabilmente no, fatta eccezione per alcune grandi band, che riescono a sostenersi sopratutto grazie a continui tour in tutto il mondo. Gli investimenti e i costi che ci sono dietro una band sono molto alti e dall’esterno i musicisti vengono visti come quelli che ottengono fama soldi e successo, mentre invece devono barcamenarsi già solo per non rimetterci di tasca propria, figuriamoci per poterci vivere dignitosamente...

I fan del metal, anche estremo, sono tra i più fidelizzati delle varie scene musicali. Come ti spieghi questo amore incondizionato verso il genere?
Sono sicuramente ascoltatori attenti ed esigenti. Sopratutto con la moltitudine di proposte oggi disponibili all’ascolto non tutti hanno tempo e voglia di dedicare la giusta attenzione ad ogni uscita. Ma se la proposta piace viene seguita e supportata in maniera importante.

Chiudiamo con una battuta: canti in napoletano, ti esibisci mascherato, ti hanno mai paragonato a una specie di Liberato estremo?
Al momento no, fortunatamente!

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L'articolo Scuorn: il black metal in napoletano che funziona in tutto il mondo di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-09-12 10:38:00

Tag: metal

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