Il ritorno del Gigante immobile

Il 28 ottobre esce "Rettile", il nuovo brano di Ronny dopo il successo di "Himalaya". Una canzone per chi è sempre con il corpo in un luogo, e con la testa altrove

Gigante, foto © Nicole Depergola
Gigante, foto © Nicole Depergola

Gigante è quel cantautore tutto strano che nel 2018 ci ha stregato con "Himalaya", un album singolare, completamente slegato dalle mode del momento, che ha descritto perfettamente il periodo cupo che stiamo affrontando a testa più o meno alta. Ora torna con "Rettile", il nuovo singolo in uscita il 28 ottobre, che segna anche il suo ingresso nel roster di Carosello Records. Per la sua nuova canzone, Gigante ha lavorato in studio con Matilde Davoli in fase di registrazione e Andrea Suriani per il mix. Le cose sono un po' cambiate: suoni meno freddi, meno acustici, ukulele retrocesso, synth in prima fila. E comunque non è un album itpop.

Ronny Gigante è uno di quelli con un mondo interiore da scoprire: sembra lì per caso, ha una voce naturalmente non adatta a cantare, è introspettivo e schivo, il contrario del frontman di una band che fa successo nel 2019. E poi parla di deserti innevati, fiumi, boschi, montagne, della necessità di unirsi in gruppo per riscaldarsi e andare avanti nella ricerca di qualcosa in cui credere per sopravvivere. Insomma, non esattamente i temi degli album che siamo abituati a sentire cantati in italiano, quelli in cui su 10 canzoni 9 parlano di relazioni intime felici o fallimentari. Ma forse anche per lui è arrivato il momento di scoprirsi un po' di più.

Alle prime note del tuo nuovo singolo la reazione è stata “oh no, anche Gigante si è messo a fare itpop”. Pochi minuti dopo le cose sono cambiate radicalmente, quando sono entrate la tua voce e la tua scrittura. Come sei arrivato a scrivere canzoni in modo così personale?

Dopo aver scritto "Himalaya", una specie di concept album, mi sono lasciato trasportare da tutto quello che mi circonda, dall’esperienza più intima alla letteratura o al cinema: non mi sono posto dei limiti, insomma. A dire la verità, prima avevo un po’ paura di mostrarmi e raccontarmi, ora mi sono accorto che questa paura è quasi scomparsa, in maniera del tutto naturale.

 

Non solo scrittura da profeta dell’apocalisse, ma anche una voce che così ce l’hai solo te. Assolutamente contraria al pop – se ti trovassi a un talent ti direbbero "guarda, non è la tua strada" –, eppure incredibilmente potente, tanto da arrivare a una major. Quando hai capito che saresti potuto diventare un cantante?

Sembrerà strano, ma ho sempre creduto di avere una voce sgradevole, anche perché in molti me lo dicevano: tempo fa ho fatto persino un progetto chiamato Can I Go To The Toilet Please, in cui cantavo male per fare un dispetto a quelli che mi dicevano che avevo una voce brutta. Volevo lanciare un messaggio chiaro: "anche chi ha una voce brutta può cantare". Ovviamente questa cosa ha preso una svolta ironica e demenziale, poi mi sono dedicato al basso coi Moustache Prawn. Nel 2017, dopo quasi 7 anni di stop, volevo riprendere i Can I Go, ma mi sono accorto di una serie di cambiamenti nella mia voce: il timbro era diventato più tondo, grave e pastoso, avevo scoperto insomma un'altra voce. Ho cominciato a provare a scrivere delle robe in inglese, ma ad un certo punto mi sono detto "questa roba già esiste". In italiano invece, che sapessi, non mi sembrava. Ho cominciato a scrivere in italiano ed è nato Gigante.

 

foto © Nicole Depergola
foto © Nicole Depergola

"Rettile" è il tuo nuovo singolo. Ti va di parlarcene un po’? 

Il pezzo parla della condizione per cui fisicamente ci troviamo in un luogo, ma con la mente siamo altrove. Oppure di quando pensiamo troppo ai nostri progetti, fantasie, paure, ansie e al nostro futuro. Il titolo della canzone è una metafora: ho paragonato quel momento lì alla vita di un rettile, un animale che potrebbe restare ore e ore immobile, come se fosse fermo a pensare. Per quanto riguarda i suoni, volevo avvicinarmi  al mondo della musica anni '70 e '80, perché è un periodo in cui mi sono fissato con questo genere di atmosfere. Ho prodotto tutto da solo, ma molto hanno fatto Matilde Davoli, che lo ha registrato, Andrea Suriani, che lo ha mixato e masterizzato, Fabrizio Semerano, che ha suonato le batterie e le percussioni e Lorenzo Loliva, che ha suonato le trombe.

 

Gli anni ’80 ormai sono fuori moda anche nella retromania, ma tu sei riuscito a portarli con te senza snaturare la natura malinconica e oscura della tua poetica. Come ti rapporti con quel decennio?

Non ho vissuto direttamente gli anni '80, perché sono abbastanza giovane, ma mi ci sono ritrovato dentro grazie alle compilation di mio padre che trovavo in macchina. Mesi e mesi ad ascoltare quella roba, che inizialmente odiavo e che poi ho amato. La stessa cosa è successa con la musica italiana.

 

"Himalaya" c’è piaciuto da subito, e non solo a noi. Ti saresti aspettato un simile successo al debutto?

No, non me lo aspettavo. Ho cominciato a notare qualcosa di strano dal momento in cui la "squadra" cominciava a crescere sempre di più.

 

Cosa ti piace e cosa detesti nella musica italiana del 2019?

Non ho dei progetti che amo o che detesto particolarmente: c’è molta roba in giro, a volte ripetitiva e a volte innovativa. Sono uno che si sofferma sui modi di cantare, sul timbro di voce di un cantautore o di un cantante. Per me questo è molto importante.

 

 foto © Nicole Depergola
 foto © Nicole Depergola
 

 

Sei un personaggio piuttosto singolare. Mi parli della tua giornata tipo?

Dipende dal periodo, l’anno scorso ero in tour e quindi facevo la vita del musicista live, poco tempo fa ero in studio e vivevo praticamente lì. Però, se dovessi dirti un lunedì tipo: mi sveglio, faccio degli esercizi fisici, studio (sto approfittando di questo periodo tranquillo per finire gli esami universitari), mi siedo al piano, registro e cancello bozze quasi ogni giorno e appena comincio a sentire quel senso di nausea smetto, poi mi occupo un po' della casa, la sera vado in piscina e poi torno a scrivere.

 

Ho saputo che da poco hai imparato a nuotare. Ti stai preparando all’Apocalisse zombie come fa Ufo degli Zen? (Verità, è un prepper)

Ok, confesso, avevo paura dell’acqua, volevo affrontarla e mi sono iscritto in piscina. Devo dire che ha funzionato: per la prima volta mi sono fatto una bella nuotata al mare quest’estate. E ho scoperto la Puglia, io che sono pugliese.

 

Parliamo di cultura pop: a parte Ken il Guerriero, la cui sigla ha fatto parte del tuo tour precedente, cosa dovremmo guardare o leggere per entrare dentro le tue tematiche?

Le mie tematiche dipendono molto da ciò che leggo o guardo in un determinato periodo. Per quanto riguarda la letteratura, mi lascio consigliare volentieri qualsiasi cosa, ultimamente sto leggendo i classici che non ho mai letto, come "Moby Dick" o "Corto viaggio sentimentale". Tra i film che preferisco c’è sicuramente "The Lobster" di Yorgos Lanthimos, e poi Xavier Dolan e David Lynch. Mi lascio influenzare molto anche dagli anime e serie tv, mi sono innamorato della nuova serie di Michel Gondry, "Kidding". Tutto questo poi lo trasformo in chiave Gigante.

 

Come si dice... progetti per il futuro?

Per adesso continuo a scrivere, e spero di tornare a suonare dal vivo il più presto possibile.

 

foto © Nicole Depergola 
foto © Nicole Depergola 

 

---
L'articolo Il ritorno del Gigante immobile di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-10-24 10:31:00

Tag: singolo

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia