Anarchico, romantico e rocker: 75 sfumature di Gianni Morandi

L'artista più amato dalle nonne e dai trapper compie 75 anni. Cinque canzoni del suo periodo "americano" per celebrare le sue infinite vite artistiche

Compie 75 anni Gianni Morandi, l'eterno ragazzo della musica italiana, che è passato da essere l'interprete più amato dai nonni, a quello più googlato dai nipoti, per via della sua sfrenata attività su Facebook, che gli ha fruttato più di due milioni e mezzo di follower e un sacco di meme. 

Gli anni '10 lo hanno visto ringiovanire come un vampiro con le mani giganti e il sorriso a 84 denti: ha condotto Sanremo, ha fatto un tour con Baglioni, si è fatto scrivere un pezzo da Tommaso Paradiso e fatto un sacco di altre cose che trovate nella sua infinita pagina Wikipedia. Ormai è conosciuto dagli zennials – che non sono una specie strana di alieni, ma la generazione di quelli nati tra la fine dei 90s e l'inizio degli 00s – come un anziano signore con cui tutti i loro idoli vogliono farsi dei selfie. Quel signore che è passato dai musicarelli degli anni '60 alla comparsata nel film dei The Pills.

Di stagioni Morandi ne ha passate davvero molte, comprese le collabo che hanno fatto la storia della nostra musica. Oltre a questo e parecchi altri meriti ce n'è uno, che oggi che compie 75 anni vogliamo celebrare. Gianni Morandi ha contribuito a portare in Italia le canzoni inglesi o americane, come altri colleghi han fatto in quel periodo storico, più o meno bene.

Erano pezzi tradotti e adattati, spesso con significati diversi dai parolieri del Paese d'origine, per venirci incontro a un popolo che non sapeva l'inglese (allora, forse pure oggi). Era una consuetudine perché la comunicazione non era immediata come quella di oggi e spesso i 45 giri d'importazione non si trovavano nei negozi, quindi le case discografiche acquisivano pezzi stranieri e li rimodellavano per le band o i solisti italiani, favorendo il lancio di nuovi artisti e contribuendo in maniera sostanziale a cambiare il suono e la scrittura della canzone italiana.

E allora ecco una piccola rassegna del Morandi "inglese". L'esempio più luminoso è Se perdo anche te del 1967, cover di Solitary Man di Neil Diamond del 1966. Il testo della versione "morandesca" è di Franco Migliacci, e parla di una storia d'amore andata male. Al ritmo di country.

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Anche Scende la pioggia, classicone del repertorio morandiano è la cover di Elenore della band statunitense The Turtles (1968), che anche stavolta viene adattata da Franco Migliacci e cambia soggetto.

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Che cosa dirò, del 1970, è la cover in italiano di Suspicious Mind di Elvis, giusto per confrontarsi con l'ultimo arrivato... Il nuovo testo è di Paolo Dossena.

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E che ne dite, invece, della versione di Here's to you di Joan Baez col nuovo testo di Miti e Migliacci? Si intitola Ho visto un film (Sacco e Vanzetti, appunto, da cui la colonna sonora di Baez), e ci fa scoprire un Morandi super politico (con tendenze anarchiche).

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Sempre per la serie "robetta da nulla", Gianni Morandi nel 1972 canta il tema de Il Padrino per la musica di Nino Rota. Stavolta il testo glielo fornisce Gianni Boncompagni – già quello di Non è la Rai –, con cui dà vita a questa Parla più piano.

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L'articolo Anarchico, romantico e rocker: 75 sfumature di Gianni Morandi di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-12-11 11:20:00

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