Rovere: "La scena indie italiana è un reparto di Leroy Merlin"

"C'è più legno tra i nomi delle band che sugli scaffali del centro per la casa" dice la band di Bologna. Che ci spiega perché se provi a sfondare nella musica da celebrità del web, probabilmente fallirai

Foto di Ilenia Tramentozzi
Foto di Ilenia Tramentozzi

Probabilmente, conoscerete Nelson per le sue peripezie a capo della Space Valley, ad oggi, forse il più riuscito format che Youtube Italia possa ospitare. Per non parlare dei numeri, a ridosso del milioni d’iscritti.

Grazie ad un altro membro della combriccola, Frank, sono nati i rovere, una band fresca e particolare che sembra aver conquistato la scena indie italiana non solo per la notorietà del proprio frontman. Divenuti “famosi” aprendo le date dei Pinguini Tattici Nucleari, lo scorso Marzo la formazione bolognese pubblica il primo album ufficiale Disponibile Anche In Mogano, un lavoro unanimemente accettato dalla critica musicale (che non sarà mai severa come la community di Youtube).

Abbiamo incontrato Nels per capire qualcosa di più della sua carriera “in bilico” tra musica e web.

Copertina
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Perché, fra tutte le varietà di legno, proprio il rovere?

Abbiamo iniziato a suonare in una zona di Bologna denominata Roveri. Suonavamo insieme già da un po’, dovevamo pubblicare la nostra prima canzone. Una sera ci siamo trovati al bar e abbiamo deciso fosse finalmente giunta l’ora di trovarci un nome. Tra proposte veramente scandalose e banali - abbiamo rischiato di chiamarci I Binari- alla fine è uscito rovere. Tra l’altro, in base non so a quale congettura astrale, nello stesso periodo in cui siamo nati noi hanno preso vita tante realtà che avevano a che fare con lo stesso materiale, i Quercia, i Legno… La scena indie italiana adesso sembra un reparto di Leroy Merlin.

Come siete nati? Avevate esperienze musicali precedenti?

Siamo nati in una maniera un po’ particolare. Ho iniziato a cantare tardi, nel senso che non avevo mai provato a scrivere ed interpretare una canzone mia. Ho sempre suonato per hobby ma sono entrato nella mia prima band all’alba dei 20 anni. Il nostro tastierista e il nostro chitarrista invece suonavano insieme già dai tempi del liceo in una band che si chiamava Soda, con loro suonava il nostro bassista, Frank. Ai tempi abitavo con lui, quando i Soda si sciolsero Stiva e Luca volevano formare un’altra band e Frank gli consigliò di contattarmi. Hanno avuto molto fiducia in me, in fondo, avevo appena iniziato a scrivere e cantare.

Ti riferisci proprio a quel Frank?

Proprio quel Frank, il Frank della Space Valley, è il nostro bassista, anche se non fa parte ufficiale del gruppo, ci accompagna dal vivo, senza di lui non saremmo nemmeno nati. Forse non l’avevamo mai detto a nessuno, pur non essendo un membro ufficiale dei rovere è il suo fondatore.

Come scrivete le canzoni?

Abbiamo stili di vita, lavori, passioni e gusti differenti ma la fortuna di essere molto simili. Abbiamo un modo di ragionare molto simile. La maggior parte delle canzoni vengono scritte dal nostro chitarrista, tendenzialmente, partiamo da una bozza, da un’allusione elaborata singolarmente e sviluppiamo il resto del lavoro insieme. Caccia Militare e un paio di altri pezzi sono stati letteralmente scritti all’unisono. Non credo lo facciamo molte band, è un processo faticosissimo. Ma a noi piace così. I rovere sono la nostra valvola di sfogo verso tutto ciò che ci accumuna.

Avete accompagnato i Pinguini Tattici Nucleari in tour prima dell’album. In seguito a Disponibile anche in Mogano, cosa è cambiato nella dimensione del live?

Noi abbiamo iniziato a suonare nell’ottobre 2018. La pioggia che non sapevo e Caccia Militare erano le nostre uniche due canzoni che il pubblico conosceva. La nostra prima data in assoluto è stata al Covo di Bologna in aperture ai PTN, un salto nel vuoto totale. Ho fatto tutto il concerto con le mani in tasca per l’ansia. In seguito, siamo riusciti a riempire il Covo da soli e abbiamo suonato anche al Rock’N’Roll di Milano. Abbiamo letteralmente dovuto imparare come stare sul palco. Fin dalle prime esibizioni si è creato un grande interesse, ma non si era ancora instaurato quel feeling… La gente non ci conosceva, ci sentivamo un po’ sotto analisi. I nostri primi live non sono stati lunghissimi ma non ci siamo limitati a proporre i singoli, abbiamo suonato anche qualche inedito. Ora cantano più di me. È magnifico sapere che c’è gente che viene a vederti apposta per cantare le tue canzoni.

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Sei molto famoso come youtuber, La musica è il vostro piano A o il piano B?

Personalmente, ho due piani A, agli altri ragazzi non vorrei mettere in bocca parole che non pensano. Stiva è maestro all’asilo, Luca è un medico, Marco fa il fonico all’EuropaAuditorium qui a Bologna ma è anche un turnista molto bravo ed accompagna altri artisti. Frank è un membro della Space Valley con me. Ovviamente, la mia carriera da youtuber mi permette un approccio diverso alla musica, se il progetto rovere dovesse crescere così tanto da permetterci di vivere come musicisti non credo che Stiva rimanga all’asilo. Non abbiamo iniziato a suonare per abbandonare qualcos’altro, non credo sia una maniera producente di lavorare. Facciamo musica insieme perché ci piace.

Ma non pensate di aver bruciato le tappe grazie al tuo successo con la Space Valley?

Ci siamo trovati catapultati nella scena indie, abbiamo dovuto comprendere tutti questi meccanismi in fretta e furia. Di certo non manca la gente che ce lo ha fatto notare. Il pubblico di youtube è il più spietato del web, se un beniamino fa qualcosa che non piace, la fanbase non mancherà di farglielo notare, per stima o semplicemente perché vogliono recitare la parte degli hater. Fortunatamente, abbiamo mantenuto una credibilità tale da farci apprezzare dai fan della Space Valley e, allo stesso tempo, arrivare a tanta gente che non ci conosceva.

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Quindi il pubblico della Space Valley e dei Rovere non coincidono?

A me piacerebbe coincidessero, se tutti gli iscritti della Space Valley seguissero i rovere saremmo veramente una band della madonna. In generale, il nostro canale consta d’iscritti mediamente più grandi di quelli che sono soliti seguire youtube, l’età media coincide con l’utenza media della scena indie italiana ma, attraverso le interviste, i concerti dei PTN e le playlist di Spotify, siamo riusciti ad arrivare ad una fetta di pubblico cui youtube non interessa. Esclusivamente con le nostre canzoni.

A me piacciono i rovere, così come i Futuryo ed altre band di altri paladini del web. Ma non pensi ci siano tanti youtuber che si dedicano alla musica solamente perché hanno successo, giustificati esclusivamente dai numeri?

Se uno youtuber ha milioni di iscritti e vuole fare musica perche gli piace non ci sono problemi, è libero di farlo. Ma è una lama a doppio taglio. Se provi a sfondare nella musica perché ti ritieni una celebrità del web, senza stare a fare nomi, probabilmente fallirai. La community di youtube non è solamente molto sincera, è anche molto brutale, ti esponi ad una shitstorm. È un bel rischione.

Avete gusti differenti? Quali sono i vostri riferimenti musicali?

A dir la verità discutiamo parecchio. Io sono orientato sull’indie rock americano, la mia band preferita sono i Munford and Sons, ho un gusto più internazionale. Anzi, ho iniziato ad ascoltare musica italiana quando ho iniziato a cantare nei rovere, sotto l’aspetto della scrittura mi è stato davvero utile, scrivere in inglese è più semplice anche per un italiano. Luca è un fan sfegatato di Vasco, di Bruce Springsteen e di tutte queste grandi icone, Lorenzo è il nostro database d’indie italiano: Gazzelle, Calcutta, I Cani, ascolta tutti. A Frank piace un rock più datato… Noi ci definiamo indie pop e la nostra musica è il risultato di ascolti molto differenti ma sarebbe altezzoso definirci un punto d’incontro fra tutti questi generi. Alla fine litighiamo parecchio ma ci divertiamo proprio per questo, in realtà è il nostro punto forte, il fattore che ci rende un po’ unici.

Perché vi sentite soli a Bologna, Pensate sia ancora il fulcro artistico (musicale e youtubico) d’Italia?

Faccio youtube dal 2013, a Bologna ero l’unico. Bologna era indietrissimo, da uno o due anni invece, anche la scena yutubica sembra essere definitivamente sbocciata. Oltre alla Space Valley, il caso più emblematico è quello di Luis. Sul piano musicale invece, bruciandoci la gavetta, dobbiamo ammettere di non conoscere perfettamente l’ambiente musicale bolognese. Se non il trittico Dalla, Morandi, Cremonini che con noi non ha nulla a che vedere. A Bologna mi sono sempre sentito soffocato, ho sempre coltivato il mito delle grandi città. Negli anni invece, ho imparato a rivalutarla. Forse Bologna non avrà le possibilità di Milano ma ne offre quasi tutti i servizi entro una dimensione più piccola e umana, ti fa sentire protetto e quindi ti spinge a provarci. È molto meno dispersiva e quindi favorisce l’incontro e lo scambio d’idee. Sentirsi in un grande paese fa stare più sereni.

Ti ho intravisto questa estate al concerto dei Vampire WeekEnd, Il video de La Pioggia che non sapevo è un loro omaggio?

Le references principali sono A-Punk dei Vampire Weekend, uno dei miei gruppi preferiti, e una punta di Ok Go, la band con i video più fighi della storia. Il resto è cazzeggio con Tonno.

Chi di voi legge ancora i magazine porno? È un po’ anacronistico.

Ti riferisci a Tadb? Ovviamente tutti noi abbiamo nella mente le nostre prime “sfogliate”, ma io, mi ricordo perfettamente, preferivo i calendari, quelli di Max in particolare. In realtà è un’immagine vagamente romantica, ricorda un American Pie, credo fosse il secondo. C’è una scena in cui il protagonista sfogliava un giornaletto porno pensando alla ragazza di cui era innamorato. Quel verso preciso però l’ha scritto Riccardo dei Pinguini, se vuoi conoscere il significato più recondito o il magazine in questione dovresti chiedere a lui.

State già lavorando a un secondo album?

Ci siamo incontrati poco dopo Natale per provare, fare un punto su bozze cui avevamo già lavorato, canzoni scartate e pezzi lasciati nel cassetto ancora prima che nascesse il progetto rovere. Siamo molto carichi ma dobbiamo ancora organizzarci. È difficile trovare il tempo per suonare insieme una volta a settimana, la stesura di un album richiede qualcosa di più. Nel frattempo, lo scorso ottobre, abbiamo pubblicato un Ep dal titolo Ultima stagione edito per Sony. Volevamo chiudere un ciclo con tre nuove canzoni che non erano contenute in Disponibile anche in mogano ma che la gente già cantava ai concerti.

Chi tiferai a Sanremo tra i Pinguini e gli Eugenio in Via di Gioia?

Beh, tanto sono in due competizioni diverse. Ma se dovessi fare un unico nome direi i Pinguini, gli dobbiamo veramente troppo.

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L'articolo Rovere: "La scena indie italiana è un reparto di Leroy Merlin" di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-01-16 13:51:00

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