J-Ax, il rapper che piace alle mamme

Dagli albori del movimento rap ai successi pop nazionali. In occasione dell'uscita del suo ultimo album "ReAle", abbiamo ripercorso venticinque anni di carriera con J-Ax.

J-Ax. Foto di Fabrizio Cestari.
J-Ax. Foto di Fabrizio Cestari.

C’è chi ha visto nascere l’hip-hop nella nostra nazione e chi, come il sottoscritto, nato negli anni 90, non ha avuto questa fortuna. Domani Smetto è stata la nostra Smells Like teen spirit pre-adolescenziale, il primo barlume di punk, la nostra prima forma di ribellione. A cavallo tra le elementari e le medie, manco avessimo iniziato a fumare. Smettere, ma smettere di che? A inizio liceo scoprivo la magia delle chitarre di Sheffield, Ax venne progressivamente sostituito sino a non trovare più spazio nella limitatissima memoria del mio I-pod. Ahimè, si era rotto qualcosa.

Per fare i conti col proprio passato bisogna necessariamente guardarlo negli occhi, decidiamo quindi di recarci alla presentazione del nuovo album di Ax, ReAle. Il pre-ascolto è un tuffetto al cuore. Il titolo di quest’album non è stato scelto a caso. L’Mc milanese sembra esser tornato a raccontarsi davvero, è tornato a schierarsi come non succedeva (almeno) dai tempi di Ohi Maria. Negli ultimi anni, dall’alto della posizione ormai ricoperta, Ax si era limitato a recitare la parte dell’eroe ribelle, con l’unico fine di cavalcare l’onda d’indignazione nazional popolare. Come se scrivere un versetto contro Salvini trasformasse automaticamente qualsiasi artista in un autore impegnato. Per piacere a tutti, devi smussare le rime. E questo, fortunatamente, non è l’Ax di Comunisti col Rolex.

Pericoloso, con Chadia, è un pezzo impegnato, così come Siamesi, che segna il gradito ritorno di Paola Turci a diciotto anni di distanza da uno dei brani più belli della carriera di Ale, Fuck you. “L’album è stato concepito come un grande film ma i featuring l’hanno veramente reso un kolossal, ho imbastito un cast di primordine. Mai come per quest’album le collaborazioni sono nate spontaneamente, senza pensare alla fetta di pubblico che potevo andare a colpire con quell’artista ma scegliendo l’interprete migliore per ogni canzone”.

J-Ax e Chadia Rodriguez. Foto di Fabrizio Cestari.
J-Ax e Chadia Rodriguez. Foto di Fabrizio Cestari.

Ax ha fatto i conti col proprio passato, lo testimoniamo l’allontanamento da Fedez e il riavvicinamento con Guido Style, il leader dell’omonima band con il quale era riuscito a sancire una crasi tra rap e rock che, all’epoca, in Italia, non aveva precedenti. “La casa in circonvalla però ha più stile”, concetto che, a quanto pare, tiene ancora a ribadire: “Quando hai un tale successo ognuno ti cuce addosso la verità che vuole. In quest’epoca in cui non serve neanche più possedere una Lamborghini, basta noleggiarne una per fare like, il valore più grande che potevo ostentare era la realtà. Nonostante i dischi di platino, sono ancora Alessandro, vivo ancora in circonvallazione”.

Gli Articolo 31 fanno parte del nostro passato, fanno parte della nostra formazione. Crescere significa saper superare le delusioni. Chissà al giorno d’oggi, quale putiferio avrebbe scatenato lo scioglimento di una band del genere. Piaccia o meno, Ax rimane un pilastro nella storia dell’hip-hop italiano, come ammesso da Jake la Furia nel documentario che accompagna l’uscita dell’album, “Ax è il 50% dei motivi per cui faccio rap”. Se oggi intervisto trapper per Rockit, parte del merito è anche suo.

Venticinque anni di carriera nei quali Alessandro ha partecipato attivamente al processo d’ascesa dell’hip-hop nello Stivale, decretandone il successo ma anche l’appiattimento commerciale, diventando una figura fin troppo ingombrante per questo genere, trasformandosi a tutti gli effetti in una vera icona tricolore. Un caposaldo della musica nazionale. Uno di quegli artisti che, tra (altri) venticinque anni, imiteranno nei varietà Rai alla stregua di personaggi del calibro di Al Bano e Toto Cutugno. Mentre noi cercheremo invano di spiegare ai nostri figli perché. “Quando ero ragazzino era il genere più fico, la forma d’espressione suprema, il rap potevano farlo anche i poveri. In America è il genere più ascoltato già dagli anni 90, da noi sembra ancora una novità: case discografiche e media hanno cominciato da poco ad accettarlo. C’era qualcosa di mezzo fra la gente e il rap che non ne permetteva la diffusione, ma con l’avvento della rete è saltato ogni vincolo, con la rete il rap non era più controllabile”.

J-Ax e Jake La Furia. Foto di Virginia Bettoja.
J-Ax e Jake La Furia. Foto di Virginia Bettoja.

Seconda media. Mia madre per il mio compleanno mi regala 111 di Tiziano Ferro, me lo ricordo come fosse ieri, avevo chiesto L’Italiano Medio. Com’è possibile, quindici anni più tardi, Ax abbia conquistato la genitrice e perso il figlio? “Dovevo fare qualcosa che continuasse il mio passato e, allo stesso tempo, rispecchiasse il mio presente. I miei coetanei si sono ribellati, la nostra musica non era capita. Quando vedo la mia generazione comportarsi nello stesso modo verso i giovani d’oggi mi va il sangue alla testa. Ultimamente, sono stato molto presente in tutti gli ambiti dell’entertainment, dalla radio al doppiaggio ma, soprattutto, ho avuto molto spazio in televisione. La musica fa trapelare solo una parte di un artista, quella più fraintendibile. Sulla copertina di quell'album era stampato un dito medio gigante, non la biasimo. Con la televisione è più facile comunicare, mostrarsi come persone, quello che interessa alle mamme. Ora che hanno imparato a conoscermi sono rassicurate. Attraverso la tv ho conquistato le sciure”.

Ax sarà abituato ai mugugni sin dai tempi degli Articolo 31: in Italia non è ammesso essere “reali” e avere successo. "C'è stato un periodo in cui, non è che non mi sia riconosciuto, ma non mi sono piaciuto. Ho lavorato su me stesso e sulla mia musica, purtroppo, quando piaci meno alla gente cominci a piacere meno anche a te stesso. Sarei ipocrita a dire che non m’importa del giudizio del pubblico”. Forse non lo ammetterà mai apertamente, ma il primo ad avere fatto i conti col proprio passato è stato proprio Alessandro. ReAle sì, sarebbe stato un album coerente con il quale sancire il passaggio da rapper a icona mainstream con classe.

Scarto la pellicola dell’album, lo inserisco nel lettore cd preso anni or sono con i punti Esselunga, lo stesso dispositivo con il quale ascoltai per le prime volte un disco degli Articolo 31. Abbiamo fatto i conti con il nostro passato, almeno per questa volta, ci abbiamo fatto pace.

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L'articolo J-Ax, il rapper che piace alle mamme di Marco Beltramelli & Carlotta Fiandaca è apparso su Rockit.it il 2020-02-01 15:19:00

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