Testaintasca: "A noi ci ha fottuti l'amore (e la musica)"

La musica rende tutti fratelli, sopratutto chi già lo nasce. E così, a 6 anni dal precedente album, sono tornati Fabio e Giorgio Conte. Con tanta "Fantasia" e con lo zampino di Niccolò Contessa

I fratelli Fabio e Giorgio Conte
I fratelli Fabio e Giorgio Conte

Fantasia è il nuovo disco dei Testaintasca, la formazione di culto romana è diventata un duo formato dai fratelli Fabio e Giorgio Conte. Con loro abbiamo parlato di cosa è successo nei sei anni di distanza tra il precedente Maledizione! e il nuovo album, della produzione di Niccolò Contessa (I Cani), dei loro inizi come ispiratori dei Thegiornalisti e delle nuove canzoni. Ne esce fuori il ritratto di una band senza compromessi, che fa le cose a modo suo o niente, che vive il proprio tempo senza ansie da successo, che mette al primo posto la musica.

È passato un bel po’ dal vostro ultimo disco. Perché così tanto?

Sì, è passato il tempo che è servito. La scrittura di questo secondo lavoro è stata impegnativa soprattutto sotto il profilo emotivo, perché determinata da fatti importanti di vita reale. Per quanto ci riguarda ci siamo molto rimessi in gioco nel sound e nella sperimentazione e si è concentrata a cavallo tra il 2016 e il 2017 poi considera i tempi di rifinitura in studio e quelli di coordinamento per l’uscita ed eccoci qui.

Ci aggiornate su tutte le cose successe in questo periodo?

È successo che la band nel suo organico iniziale ha subito uno scioglimento naturale qualche mese dopo la fine del tour di Maledizione!, il nostro primo disco. Forse era già nell’aria ben prima che succedesse e non ce ne rendevamo conto o se sì, facevamo finta di no. Arrivò così il giorno in cui Valerio (bassista e fondatore insieme a me e a Giorgio della band) decise di mollare il progetto. La prendemmo lì per lì un po' male, rispettando comunque la sua scelta. Siamo tuttora in ottimi rapporti. Dopo aver metabolizzato la cosa passammo un periodo musicalmente apparentemente di stallo, e dico apparentemente perché è proprio lì che si genera tutto, quando si è presi e immersi nella vita reale. Sapevo che sia in me che in Giorgio, la voglia di fare era viva e vegeta, così tutto ha ripreso forma da noi due.

Avete ritrovato tutto come prima?

Dopo mesi, quando il grosso del lavoro aveva già preso la sua direzione, eravamo molto straniti dal renderci conto di come l’attitudine fosse tanto cambiata rispetto al primo disco, a tal punto da pensare addirittura di cambiare nome. Ricordo che Emiliano, il nostro manager, pressava un po' affinché così fosse. Alla fine l’incertezza è durata poco, ho e posso dire abbiamo sempre avuto fede nella parola Testaintasca per la metafora che nasconde, è quasi una denuncia a tutto ciò che non bisognerebbe essere e pur si è. Mi spiego: viviamo una società che spinge sempre di più il singolo individuo a usare sempre di meno la testa se non secondo canoni ben precisi e indotti, in poche parole ci preferirebbero con la testa ben ficcata in un altro posto... meglio una tasca, no? Sempre che non sia bucata.

Non siete più una band, oggi siete un duo. È più facile scrivere e arrangiare in famiglia o dietro l’angolo c’è sempre l’effetto Gallagher?

È facile e difficile allo stesso tempo, come è sempre stato. Ho sempre scritto io le canzoni da Maledizione a Fantasia e sicuramente Giorgio è sempre stato il mio primo interlocutore. Detto questo amo il concetto di band e non ho mai pensato ad approcciarmi da solista sin dagli albori ben prima dei Testaintasca. La musica rende fratelli chi la crea e chi la ascolta, noi abbiamo il vantaggio di esserlo già. Per l’appunto ora viviamo una situazione di preparazione del live in cui abbiamo avuto la fortuna di tirare sù una band fatta di persone a dir poco splendide. Abbiamo con noi Gianluca Danaro e Domenico Migliaccio (al secolo Dodo) dei Sad Side Project, rispettivamente tastiere e batteria e al basso Michele Palazzo già bassista con Mox e altre realtà romane. Sono musicisti seri e di livello e ci fanno stare bene. Poi, beh.. riguardo la tua battuta speriamo di non incappare in questi scemi stereotipi.

Leggo: in bilico tra pop d’autore e quell’essere un po’ guasconi. Mi spiegate l’ultima parte?

Direi che c’è poco da spiegare, non è certo una definizione che ci siamo dati da soli, dovresti chiederlo a chi l’ha scritta. Personalmente ti posso dire che scrivo canzoni e ho a che fare con la Francia. Ma assolutamente non con la Guascogna o con l’accezione che ne si dà al sostantivo, ma con la Borgogna, per il buon vino e prima ancora per la splendida donna che ho la fortuna di avere accanto.

Fantasia è stato prodotto da Niccolò Contessa: come si è sviluppata questa collaborazione?

Una mattina di aprile o maggio del 2016, non ricordo, eravamo a casa sua a fare colazione parlando del più e del meno, in particolare lui delle sue lezioni di pianoforte e io del fatto che avevo negli ultimi tempi comprato più chitarre che vestiti ma con nella testa un unico desiderio, quello di prendere un synth e suonarlo. Così d’improvviso si alza e mi dice: "Aspetta". Va nella sua stanza della musica e torna con in mano un vecchio Roland jx-3p e mi dice: "tienilo tu quanto ti pare io non lo sto usando". "Grazie", dico. Tornato a casa ero curioso come un bimbo di tre mesi, che non sa neanche di essere curioso. Da lì, nel tempo libero prima e non stop appena ho potuto, ho iniziato insieme a mio fratello una serie di sessioni che sarebbero state poi struttura e cuore di Fantasia. Senza saperlo. Arrivato il gennaio del '17, non ci stavamo capendo più una ceppa!

Che succede allora?

Fu naturale per me chiamare Niccolò per avere un orecchio esterno e fu altrettanto naturale per lui proporci la produzione a primo ascolto, come credo sia abituato a fare quando decide di farlo. Da quel momento è iniziata effettivamente la nostra collaborazione registrando tra casa sua e casa mia fino a muoverci tra Roma e le Marche, dove mi sono trasferito 2-3 mesi dopo. Il suo apporto è stato fondamentale soprattutto sotto il profilo tecnico (tutto il materiale era stato registrato da me con una certa brutalità) e artistico poi. Di lui apprezzo molto l’onestà intellettuale e il rispetto con cui ha preso in mano il lavoro, non snaturando minimamente quanto fatto di istinto ma valorizzandolo.

In un tempo così pericoloso e per certi versi apocalittico, sarebbe auspicabile essere fottuti dall’amore, che ne dite?

Altro che! L’amore è tutto. Forse come dici tu, in un periodo così del cavolo, la vera difesa è nell’amore, oggi più che mai, per se stessi. Quello che sfugge più facilmente e della cui assenza ci si rende conto troppo tardi. Siamo contagiati da mali ben peggiori del Coronavirus e faccio questa considerazione senza nulla togliere alla gravità del momento, nella speranza che passi presto e nel totale rispetto di chi sta male davvero.

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Siamo a pezzi è una canzone manifesto: sembra ce l’abbiate col mondo ma poi vi prendete il doppio della colpa che avete. In che senso?

Il mondo. Scusa mi viene da sorridere quando dici che sembriamo avercela col mondo... Il mondo è stupendo, anche quando ci fa schifo. Calcola che ogni mattina quando mi alzo penso "grazie al cielo sono ancora qui" e poi bevo un bicchiere d’acqua. Se ce l’ho con qualcuno quello sono io. Se scrivo una canzone di questo tipo è per spirito autocritico prima e critico poi. Infatti nella prima parte parlo di noi e di cose che ci riguardano, nella seconda invece, un po’ come succedeva per alcune canzoni di Maledizione parlo degli altri, scatto una foto a quei giorni di chiarissima confusione politica dove si firmava un contratto che palesava la morte di ogni ideale e poi dell’utilizzo sfrenato che oggi si fa dei social a cui noi non siamo particolarmente predisposti, ahimè, pagandone anche le conseguenze in un mondo in cui si da sempre più importanza ai numeri. Ma senza sentenziare, semplice spirito critico. Poi nel mezzo di tutto ciò mi prendo il doppio della colpa che ho, che vuol dire che non mi prendo la colpa di un cazzo. Il problema è proprio nel concetto di colpa che è uno di quei meccanismi indotti, di cui prima parlavo, da abbattere completamente se si presume essere esseri di libero pensiero. Sai, dici bene quando parli di questo brano come un manifesto perché esprime in un unico testo tutto quello che di sociale volevo dire e che forse avrei sparso qua e la nelle altre canzoni in fase di scrittura. Per fortuna non l’ho fatto, preservando così il vero intimo istinto positivo di ciò che racconto nel cuore del disco.

Fanculo i soldi, a me bastano i sogni. Romantico ma fattibile?

Dai, che dirti...  sarò un sognatore ma: "There’s nothing you can do that can’t be done". Tutto è fattibile.

Ho letto da qualche parte che all’inizio, Tommaso Paradiso si ispirava ai Testaintasca. Come vivreste il successo che ha lui oggi?

Tommaso l’abbiamo conosciuto circa 11 anni fa, quando sia lui, che suonava con la sua prima band - i Kosmoradio -che noi, già come Testaintasca e con parte dei brani finiti poi in Maledizione, muovevamo i primi passi. Aprirono un paio di nostri concerti quando organizzare un concerto a Roma era una bella scommessa. Poi nacquero i Thegiornalisti. La cosa divertente é che pubblicarono i primi due dischi prima del nostro, ma questo la dice lunga sul nostro approccio: abbiamo sempre fatto il nostro percorso seguendo le nostre inclinazioni personali, e mettendo la nostra esistenza come essere umani al primo posto, senza guardare al successo come a un obiettivo. O un valore. Con l’arrivo della popolarità non ha mai fatto mistero di averci avuto come ispirazione nella stesura dei primi due album.

Come si fa successo?

Per raggiungere quel livello di fama devi essere pronto a fare il salto da persona a personaggio, Tommaso in qualche modo e in maniera naturale ha sempre lavorato per quello, mentre noi facciamo l’esatto contrario. A noi non interessa emergere come personaggi, siamo due persone che fanno la loro musica e quella è il centro di tutto. La musica.

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Con due dischi dai suoni così diversi, come sarà lo spettacolo dal vivo? Riarrangerete i pezzi vecchi con il nuovo sound?

Bella domanda. Così come abbiamo tenuto il nome, proviamo molto rispetto per come eravamo. Oggi è cambiato tanto, nel nuovo disco ho letteralmente lasciato la chitarra in mano a Giorgio. Per affrontare i live in Fantasia ho deciso di concentrarmi sulla voce, liberarmi dallo strumento, nonostante abbia composto tutto al piano e ho suonato il 90% di tutte le tastiere del disco. I brani vecchi saranno motivo di riprendere la chitarra in mano e spezzare con un po di rock’n’roll. Per il resto ci saranno belle sorprese.

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L'articolo Testaintasca: "A noi ci ha fottuti l'amore (e la musica)" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-03-10 11:40:00

Tag: album

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