Lucia Manca, la Musa di un passato mai vissuto

Tra le migliori cantanti italiane in circolazione, firma un'EP di rara bellezza come "Attese Vol. 1". Perché aspettare, a volte, è la migliore terapia

Lucia Manca, foto di Gigi Chord
Lucia Manca, foto di Gigi Chord

Quando è uscito il suo singolo Come un'onda, abbiamo definito Lucia Manca eroina dell'Italian Touch, prendendo in prestito la definizione francese che ci piace tanto. Lucia Manca fa parte di questa categoria senza se e senza ma: col suo secondo disco Maledetto e benedetto (2018) ha fuso le esperienze delle più brave interpreti italiane, da Giuni Russo a Anna Oxa passando per Loredana Bertè o Marcella Bella, e ha cantato storie di eroi LGBT, di notti erotiche di provincia e di sensazioni proibite sopra una musica allo stesso tempo già sentita e inedita, grazie ai suoni di Matilde Davoli

È appena uscito il suo EP Attese vol. 1 (il primo di due volumi), in cui porta avanti con una delicata riflessione la sua ipnotica e ammaliante poetica e si rivela ancora una volta una delle migliori cantanti italiane in circolazione.

Torni con un EP dedicato alle attese. Io pensavo fossero delle gran rotture e invece mi insegni che nelle attese c’è l’incontro con se stesso.  Puoi spiegare meglio?

Sì, ovviamente è una questione soggettiva, tendenzialmente l’attesa risulta sempre snervante, ma a volte si può rivelare addirittura risolutiva. Ad esempio può capitare che dopo lunghe attese si arrivi alla conclusione che l’obiettivo che ci eravamo prefissati forse non rappresenta quello che vogliamo, perché magari il tempo intanto ci ha aiutati ad essere più razionali. Al contrario la fine dell’attesa potrebbe portarci ad una delusione, smentendo così le nostre illusioni. Tutto questo potrebbe essere addirittura terapeutico. 

Il tuo nuovo disco prosegue col suono già sperimentato in Maledetto e benedetto. Come sei arrivata a questa consapevolezza musicale?

Durante la lavorazione di Maledetto e Benedetto mi ero resa conto che quel tipo di suono calzava bene sulla mia voce e sulle canzoni che avevo scritto. Per questo nuovo lavoro, invece, non ci siamo dati una direzione prestabilita, infatti alcuni pezzi hanno degli arrangiamenti più minimali e slegati dall’impostazione synth eighties.

Torni a collaborare con Populous e Matilde Davoli, la vostra unione funziona a meraviglia. Come si è sviluppata?

Questo Ep è stato prodotto da Matilde Davoli e Gigi Chord, che è anche il mio tastierista. Con Populous ho collaborato ultimamente per il progetto di cover di Yoko Ono e in questo Ep lui ha suonato dei synth in un brano, abbiamo anche una nuova collaborazione che per ora non vi svelo. Ho collaborato nuovamente con il mio amico Ivan Luprano che ha scritto Respirare. Siamo tutti molto amici, questo per me è il contesto ideale e mi ritengo molto fortunata. 

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Leggo: "Musa di un passato mai vissuto, ma che le appartiene". Immagino quello degli anni ’80, o c’è di più? 

In fondo penso che quel passato mi appartenga in maniera inconscia, perché l’ho vissuto tramite le persone che ho amato e che mi hanno trasmesso la passione per la musica italiana e l’amore per le grandi cantanti degli anni passati. 

Tu hai una delle voci più belle in Italia, ma non sei ancora approdata al circuito del pop che conta. Che serve oggi per sfondare?

Grazie! Sappiamo bene, che avere una bella voce non è sempre sinonimo di successo e forse anche meglio, perché altrimenti avremmo solo dei performer fini a se stessi. Rispetto alla tradizione italiana del bel canto, adesso la tendenza sembra quasi invertita. Ci sono una serie di variabili che possono decretare il successo di un artista, se esistesse una formula sarebbe preoccupante. Anche le pubbliche relazioni incidono molto, io ad esempio ho deciso di rimanere serenamente nella mia terra, in Puglia, che è molto lontana dal "giro giusto" per dirla alla Bugo...  Comunque dammi tempo! 

Quali sono le cantanti italiane a cui ti ispiri?

Sono cresciuta con le grandi cantanti della musica italiana: Mina, Ornella Vanoni, Giuni Russo, Mia Martini. Quando canto però provo a non avere un’ispirazione precisa, almeno non volontariamente.  

I concerti che avevi per marzo sono cancellati. Cosa può fare la musica?

Ne usciremo con un po’ di pazienza e nell’attesa cerchiamo comunque di divulgare la musica in altri modi.

foto di Martina Loiola
foto di Martina Loiola

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L'articolo Lucia Manca, la Musa di un passato mai vissuto di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-03-12 10:40:00

Tag: album

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