Contro solitudine e sconforto, la risposta è la radio

A farci compagnia in questi giorni sono speaker e dj, che stanno facendo di tutto (fino a trasmettere in camper) per continuare a parlare alla gente, e fargli sentire la musica giusta

Lo "studio" montato da Jam Kesten sul suo camper
Lo "studio" montato da Jam Kesten sul suo camper

La musica come mai in questi giorni è stata per molti di noi un'amica nel momento del bisogno, una cura per combattere l'ansia e i malumori, un mezzo per sentirci più vicini con gli altri nonostante le distanze di sicurezza e le quarantene. La musica questo potere qui ce lo ha sempre avuto, ma forse è proprio nei momenti come questi che diventa indispensabile averla nelle nostre case, in cuffia o sopra un giradischi. O provienente dalla radio. 

Da sempre la radio è una delle espressioni più perfette di ciò che la musica è e rappresenta (anche a livello collettivo), proprio oggi ne abbiamo avuto una dimostrazione con l'iniziativa La Radio per l'Italia.

Abbiamo fatto qualche domanda ad alcune persone che la radio la vivono da sempre, e che in alcuni casi, in questi giorni in cui la vita e il lavoro di tutti è stato stravolto, pur di non farla smettere, se la sono portata a casa.

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Renzo Ceresa, in Rai dal 1977, e, sempre in radio, prima assistente alla regia, poi regista e infine produttore, fino allo scorso anno è stato curatore dei programmi storici di Radio2 in onda Milano - da Caterpillar a Dispenser, passando per Babylon -. Proprio in questi giorni ha stilato un elenco dal titolo L'intrattenimento alla radio nel tempo del Coronavirus, dedicato ed aperto a tutti, conduttori, autori e programmatori musicali. Ci pare molto utile proporvelo. 

1) non fate finta che non sia accaduto nulla ma non restate invischiati solo nel Coronavirus
2) non cambiate pelle, chi cerca informazione continuativa non ascolta voi
3) eliminate i toni inutilmente eccitati ed evitate quelli depressivi.
4) è mutato il panorama degli ascoltatori. Meno ascolto automobilistico, più casalingo. Probabilmente meno ascolto totale. Basta ricordarselo.
5) per molti è un tempo sospeso tra la voglia di riconoscere le proprie abitudini anche radiofoniche, le cose di sempre e il fastidio per toni, ritmi e contenuti che insistono indifferenti
6) raccontate! Aumenta il bisogno di ascoltare davvero e non di sentire la radio in sottofondo.
7) se la radio vi ha scelti perché siete dei simpatici cazzeggiatori non sforzatevi di sembrare altro ma trovate una misura diversa. C'è un limite visibile allo sciocchezza. Cercatelo. Reinterpretate voi stessi.
8) le voci scaldano di più delle attività online. In tempi di maggiori solitudini, ansie collettive la maggior parte delle persone cerca vicinanza, compagnia. Le voci avvicinano, danno presenza, entrano in casa e consentono di uscire di casa.
9) anche la musica deve interpretare questo periodo. Se l'ascolto è più attento la musica proposta deve essere bella, anche inusuale.
10) è possibile offrire agli ascoltatori qualche motivo di scoperta. Uscire dal circolino dei soliti argomenti tritati da tutti può dare nuovi segnali di vitalità a voi e alla radio.

 

Abbiamo contattato alcuni degli uomini e delle donne che hanno fatto e fanno ogni giorno la radio italiana, per farci raccontare come stanno vivendo queste giornate, e cosa la radio può fare per tutti. Paola Zukar, un'istituzione nella cultura rap italiana e ad oggi manager di Fabri Fibra, Marracash, Clementino e Madame, ma anche ideatrice di TRX, la prima radio italiana dedicata interamente al rap. Michele Wad Caporosso, speaker radiofonico e conduttore del programma One Two One Two su m2O e di Say Waaad!?! in onda su Radio Deejay. E poi Gianpiero “Jam” Kesten, che trasmette a Radio Popolare sin dai suoi primi passi radiofonici e da poco ha anche pubblicato Scrivere per la Radio, uscito per Editrice Bibliografica. Ecco le loro parole.

Paola Zukar/Foto di Cosimo Nesca
Paola Zukar/Foto di Cosimo Nesca

Oggi un impegno non da poco è quello di intrattenere la gente, fargli leggere, vedere, ascoltare cose belle e interessanti; aiutare così tutti a non andare fuori di testa. La radio ha questo compito?

Paola Zukar: Sono completamente d'accordo con questa riflessione; diciamo che questa situazione ha alterato la percezione del tempo che negli ultimi mesi, anni, ha corso più di prima; in più, tutte le novità, i progetti nuovi, le cose nuove che venivano proposte e offerte al pubblico erano tantissime e non permettevano un approfondimento di nulla. Ecco, si è tornati un po' ad avere quel tempo che ti permette di amare e approfondire un album, un programma, un film, come succedeva tempo fa. È strano, è veramente molto strano, per me riviverlo e per esempio per mia figlia ritrovarsi ad avere del tempo che non ha mai conosciuto e non ha mai vissuto. La radio poi effettivamente ritorna ad essere la compagnia più giusta per fare anche altre cose, per esempio pulire la casa. Perché te lo dico, ascolto tantissima musica, tantissima radio e credo di avere uno degli appartamenti di Milano più puliti, anche se sarà una bella gara là fuori... Scenetta a parte, stando in casa vai proprio a mettere ordine anche in quelle cose che avevi tralasciato da settimane, o da mesi.

Michele Wad Caporosso: La radio in questi casi riscopre di avere un ruolo mai dichiarato di intrattenimento, informazione ma soprattutto di “coccole”. Nella solitudine imposta di un periodo cosí, la magia della radio brilla ancora di più, anche se è la conseguenza di un momento storico pessimo. Quindi speriamo finisca presto.

Jam Kesten: Sì, naturalmente. La radio da sempre viene percepita dal proprio pubblico come il medium più vicino a chi ne fruisce. E a Radio Popolare, avendo molti tratti tipici della radio comunitaria, questo aspetto è espresso al massimo. Storicamente abbiamo sempre avuto un rapporto di grande prossimità e partecipazione da parte degli ascoltatori e mai come adesso si percepisce la forza della comunità di cui (anche) noi siamo il legante. 

Gianpiero Jam Kesten/Foto di Alessandro Diegoli
Gianpiero Jam Kesten/Foto di Alessandro Diegoli

Come vi state organizzando? Avete cambiato la programmazione? 

Paola Zukar: È sicuramente cambiata la programmazione perché, come dicevamo, c'è molto più tempo per pensarla e svilupparla, su più canali, non solo sulla radio, ma anche sui social media. La fortuna di TRX Radio è che lavora praticamente dall'inizio su WhatsApp, non esistono riunioni fisiche di redazione, ma è tutto sviluppato dall'inizio, da due anni fa, via messaggio, sia con gli artisti che sono i soci della radio, sia con la redazione, che è questo nutrito gruppo di ragazzi molto giovani che va dai 20 ai 25 anni e che si riunisce così. È vero che prima del decreto #iorestoacasa ci si incontrava un paio di volte al mese e ci si trovava in studio da quando abbiamo gli studi a Cologno Monzese, ma visto che adesso siamo costretti a tornare a vivere la redazione di TRX su WhatsApp, devo dire che non è cambiato molto nel metodo. È cambiata la possibilità di approfondire molto di più e di fornire ai nostri ascoltatori, che sono molto giovani, un palinsesto più ragionato. Purtroppo il palinsesto oggi non contempla le interviste, che non si possono fare in questo momento; abbiamo avuto tante defezioni di artisti che giustamente stanno a casa, ma che hanno dischi nuovi, come Michielin, Nitro; sono tanti gli artisti che non possono venire in radio a fare promo. Però non c'è problema perché alla fine in questa fase possiamo supplire in altro modo, per esempio con la compilazione di playlist più accorte, attente, approfondite, che funzionano molto bene. Abbiamo messo in programmazione interviste che abbiamo già realizzato, c'è molta interazione, molta più risposta, e probabilmente ne avremmo meno se le persone fossero impegnate nel loro mondo quotidiano di sempre. Abbiamo riscontrato un aumento degli ascolti a partire dal 9 marzo; fino al 6/7 marzo tutto era nella norma, l'8 marzo c'è stato un calo, perché le notizie sul virus si susseguivano e le persone erano più attente a quel tipo di messaggio lì, ma da quel momento in poi gli ascolti sono effettivamente aumentati. 

Michele Wad Caporosso: Io sono rientrato in Puglia due giorni prima che esplodesse questa paradossale emergenza. E qui sono rimasto bloccato, per via dell'annullamento degli aerei, poi treni, poi totale chiusura di tutto. È tutto chiuso, sono tutti chiusi, tipo arresti domiciliari, come molti italiani e forse è giusto cosí. Speriamo passi in fretta questa condanna. Una situazione cosí non regala niente, nemmeno la voglia di trasformare queste emergenza in creatività, ma la radio ovviamente non si ferma, ci sono palinsesti rivisti e dirette dalle proprie abitazioni: never stop.

Jam Kesten: Completamente. Da un lato abbiamo voluto allargare tutte le fasce di intrattenimento in diretta, lasciando temporaneamente in stand-by parte delle trasmissioni tematiche, soprattutto la sera. Siamo praticamente sempre live, con la duplice funzione di esserci per davvero per i nostri ascoltatori e di poter essere sempre pronti a lasciare lo spazio all’informazione in caso di aggiornamenti. In un certo senso abbiamo virato un po’ verso una radio di flusso, ma per poter raccontare una realtà in continuo divenire è stato fondamentale. E poi c’è anche una ragione pratica di questo stravolgimento di palinsesto. Sin dall’inizio abbiamo promesso alle nostre ascoltatrici e ascoltatori che non li avremmo mollati in questo momento di emergenza garantendo informazione e compagnia, preziosa quasi quanto la prima. E per fare questo abbiamo dovuto organizzarci in turni per occupare gli studi il meno possibile e soprattutto riducendo al minimo i contatti fra noi colleghi. Da un lato tutelando l’individuo ovviamente, ma anche per evitare che un positivo si tiri dietro tutta la squadra. Così ci siamo inventati questa cosa: con l’aiuto dei nostri tecnici stiamo allestendo veri e propri studi nelle case di alcuni di noi. Ma non solo. In tutte le conduzioni a due (che a Radio Popolare sono la maggior parte) uno sta in studio mentre l’altro trasmette da altrove via Skype. Io per esempio ho spostato la mia attrezzatura sul camper (dove mi sposto per trasmettere e da dove ti scrivo) e di fatto mi sono costruito uno studio mobile dal quale vado in onda ormai da più di una settimana. Mi manca la redazione, ma ti dirò, non è male. Ha un che di poetico, e posso anche farmi il caffè. 

Wad Caporosso/Foto stampa
Wad Caporosso/Foto stampa

 

Com'è il mood in questi giorni? E come lo raccontate musicalmente?

Paola Zukar: Il mood in questi giorni è piuttosto abbacchiato, però fino a un certo punto, perché, ripeto, il fatto di avere anche più tempo per approfondire le cose e riflettere meglio su quello che dobbiamo fare in questi giorni, che questo è il clou di tutto il momento, spinge ognuno di noi a fare meglio il proprio compito; è questo che ritorna dalle nostre riunioni. La musica è sempre quella che abbiamo deciso di passare dall'inizio, noi siamo una radio settoriale, che si occupa esclusivamente di musica rap; in questa fase le playlist che funzionano di più sono quelle che ripercorrono un percorso e lo raccontano e lo spiegano, per esempio abbiamo avuto il compleanno di due pesi massimi della produzione del rap, Rick Rubin e Timbaland, e abbiamo creato una playlist ad hoc Rick Rubin VS Timbaland ed è stata molto seguita. Vediamo che le playlist tematiche che raccontano qualcosa hanno veramente motivo di essere. Naturalmente quelle che raccolgono più successo sono quelle degli artisti soci, Fabri Fibra, Marracash, Clementino, Salmo, Gué Pequeno, Ensi, che ogni volta che vengono postate riscuotono un enorme interesse da parte degli ascoltatori, perché di fatto sono gli utensili del mestiere degli artisti. Per l'8 marzo abbiamo fatto una playlist che si chiama Fine delle quote rosa: cinque ore di musica di rapper donne che non hanno più bisogno di essere apprezzate solo perché sono delle eccezioni, ma perché inziano ad essere la regola. Ha avuto molto successo.

Michele Wad Caporosso: Non riesco a fingermi “incuriosito” da questa situazione, non mi frega di fare ricette o dirette su IG, è tutto molto buio al momento. E infatti ho appena finito di vedere il docu di Lil Peep su Netflix.

Jam Kesten: Come dici tu, uno dei nostri ruoli in questo periodo è fare il possibile perché nessuno vada fuori di testa, che alla fine si traduce in esserci e continuare a garantire uno spazio in cui parlare, raccontarsi e condividere, oltre che essere informati. Per cui da una parte stiamo dando grandissimo spazio all’informazione, dall’altra cerchiamo di tenere alto il morale. Anche il nostro eh. Per cui il mood lo definirei determinato. Non facciamo finta che vada tutto “sempre alla grande” per citare il buon Bugo; la situazione è reale e seria. Ma la si può affrontare con la giusta cazzimma e il sorriso pensando ognuno a fare il proprio compito. Da noi chi va in onda sceglie la propria playlist, ma direi che la musica segue questo mood. In più da un punto di vista lavorativo sono molto contento di come in radio si stanno muovendo le cose, non solo in onda. Più che mai abbiamo preso coscienza di essere una squadra e di avere un compito importante nei confronti di chi in questi 40 anni di storia ci ha sostenuti. La reggenza (Radio Popolare in questo momento non ha un vero e proprio direttore, ma una squadra di persone che si occupa di organizzare e gestire il lavoro, ndr) insieme a redazione e amministrazione stanno facendo un ottimo lavoro per tutelare noi e l’onda e ognuno sta dando tutto per fare la propria parte.

Un paio di canzoni che ci consiglieresti di ascoltare oggi?

Paola Zukar: Più che canzoni da ascoltare e ribadendo il messaggio che abbiamo più tempo e si possono ascoltare gli album, vi segnalo che sono usciti due album importanti in questi ultimi tempi. Uno è quello di Jay Electronica, un rapper che aveva promesso un album nel 2011 e poi è sparito e invece lo ha pubblicato proprio oggi, con Jay Z. Era quasi un unicorno questo album, era una questione ormai sospesa e quasi leggendaria, un album che era molto atteso dagli appassionati di musica rap. Poi è uscita Francesca Michielin con un album urban, con dei featuring inaspettati per lei, ma che invece calzano a pennello; credo abbia fatto un album molto originale, da ascoltare con attenzione.

Michele Wad Caporosso: That way di Lil Uzi Vert e Death bed di Powfu.

Jam Kesten: Per rimanere aderente al mood di cui sopra ti direi un bel Three little birds di Bob Marley per la parte del sorriso. E poi Refuse/resist dei Sepultura. Per la cazzimma, ovviamente.

 

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L'articolo Contro solitudine e sconforto, la risposta è la radio di Carlotta Fiandaca e Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2020-03-20 12:02:00

Tag: radio

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