Nella New York che non riesce a fermarsi assieme a un musicista italiano

Oora, fotografo e compositore elettronico, ci racconta le giornate assurde del Coronavirus nella città che non dorme mai, e che, nonostante il boom di casi, fatica a rinchiudersi in casa

Federico Chiesa è un fotografo e ritoccatore professionista che abita a Brooklyn, New York, da un po' di anni. Con il nome d'arte Oora, suona e produce dub/techno/acid, utilizzando esclusivamente synth analogici o digitali. Uscirà a breve il suo primo disco, Memoria, in vinile, per la Metamorph.

Gli abbiamo chiesto come vive un italiano la quarantena a NYC, probabilmente oggi la città con più casi di Coronavirus al mondo. Un universo in una città che si muove tra le conferenze stampa contraddittorie di Trump, l'incubo delle armi in giro e l'incapacità di fermarsi. Forse però niente è davvero come sembra.  

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Com’è New York al tempo del Coronavirus? Ci sono differenze tra diverse aree della città?

Risulta difficile capire veramente cosa stia accadendo. Manhattan sembra diventata una città fantasma, la gente si vede solo in lunghissime code davanti ai negozi di alimentari. Brooklyn, invec,e non sembra tremendamente cambiata. La gente va a fare grigliate ai parchi, corre, fa spesa senza mascherina: insomma, il social distancing non lo pratica quasi nessuno. Le notizie sono davvero tremende e credo che a breve saremo la capitale della diffusione del Coronavirus.

Come hanno accolto le restrizioni gli americani?

Al momento non ci sono misure punitive, quindi è tutto lasciato in mano al senso civico. Qualche giorno fa sono passato davanti ad un parco vicino casa e c’era gran ressa di famiglie a fare barbecue, date le temperature estive. Credo sia successa la stessa cosa in italia, ancora non c’è vera paura e molti considerano il lockout come una vacanza. Sembra che questo ci accomuni: siamo immortali finchè non ci capita qualcosa, viviamo in una sorta di menefreghismo e l’unica presa di coscienza è l’esperienza diretta. Presto pero the shit will hit the fan, e non c’è migliore modo di dire americano per descrivere la situazione.

Che ne pensi dell'operato di Trump?

Trump sembra un personaggio dei Simpson. Abbiamo avuto la nostra dose di intrattenimento ai tempi di Silvio, ma qui si supera ogni immaginazione. Ogni dichiarazione che fa ha qualcosa di profondamente sbagliato e la sua attitudine è l’incarnazione del "Non me ne frega niente". New York è la città che più lo osteggia e per questo c’è crisi tra lui e il Governatore Cuomo, che sta facendo un ottimo lavoro. Comunque la credibilità politica di Trump è un mistero comprensibile, apparentemente, solo da chi vive nella profonda America.

Foto di Youp van den Berg
Foto di Youp van den Berg

Ricordi il video di Clio Makeup e la sua fuga dagli USA per paura delle armi? Che c’è di vero?

Niente. Perlomeno a NYC nessuna corsa alle armi: qui non siamo nel Far West e non vai al negozio all’angolo a comprarti un Uzi. New York, attualmente, è uno dei posti più sicuri in USA. Non voglio polemizzare, ma Clio ha fatto un bel post clickbaiting e ha descritto una situazione che esiste solo nella sua testa.  Dopo anni che vivo in questa città ho imparato cosa significa il rispetto per gli altri e per le minoranze. C’è uno spirito di solidarietà, uguaglianza ed inclusività che ho sempre faticato a trovare in italia. Purtroppo passa sempre l’immagine dell’ammerigano decerebrato che ama i proiettili e il cibo trash, e fa amarezza vedere gente come Clio, che NYC l’ha vissuta, continuare ad alimentare gli stereotipi.

Qui in Italia è tutto un fiorire di dirette di musicisti che suonano, dj set e altro. Anche in USA è così?

Sì, e sono colpevole anche io. Sembra che ogni artista debba cavalcare l’onda dello streaming e onestamente la cosa mi diverte. Si vedono grandi nomi in dimensioni casalinghe. Tutto sembra in un certo senso più vicino pur dovendo stare a distanza dagli altri. I locali più famosi  stanno addirittura organizzando virtual party su Zoom: ti colleghi e balli. Tutto molto strano, ma alla fine aiuta a passare il tempo. Da artista, l’idea di avere un potenziale pubblico è golosa, ma forse adesso è ancora più difficile farsi notare nel mare magnum delllo sharing.

Riesci a suonare e a lavorare comunque?

Fortunatamente posso lavorare e produrre musica da casa, quindi per ora niente è cambiato drasticamente. Molti amici hanno perso il lavoro e l’affitto di un appartamento a New York parte dai 2200$ al mese. Nei prossimi mesi la situazione diventerà piuttosto tesa.

Immagino fare smart working a New York sia più facile.

Sì. Siamo tutti abituati a lavorare ovunque: caffè, parchi, rooftops.  Non e’ niente di nuovo per il lavoratore della Grande Mela, ma immagino questo concetto cambierà tante cose in Italia. Ci vuole grande concentrazione , perchè è facile perdere tempo e diventare altamente improduttivi. Stabilire una routine quotidiana, per me, imperativo assoluto.

Cosa ascolti che per rilassarti?

Ultimamente ascolto molto Nils Frahm, Biosphere, TM404, Khruangbin, Four Tet. Quando ho voglia di roba più scura mi affido agli artisti della label Northern Electronics. Quando ho bisogno di ispirazione: Plastikman, Pole e i Selected Ambient Works di Aphex Twin.

Il primo concerto a cui parteciperai quando tutto questo sarà finito?

Ho i biglietti del concerto di Thom Yorke, rimandato a chissà quando. Non mi dispiacerebbe ricominciare con lui.

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L'articolo Nella New York che non riesce a fermarsi assieme a un musicista italiano di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-04-01 14:12:00

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