"Troviamo il modo per fare ripartire i concerti al più presto"

Il pensiero controcorrente di due organizzatori di live, Claudio Trotta di Barley Arts e Pietro Fuccio di DNA. Secondo cui non tutti gli eventi prevedono migliaia di persone e le condizioni per tornare a suonare esistono, se solo si vuole

Cosmo al MI AMI 2018, foto di Claudio Caprai
Cosmo al MI AMI 2018, foto di Claudio Caprai
08/05/2020 - 14:07 Scritto da Simone Stefanini

L'estate senza musica dal vivo è un'estate a metà, ok, ma ciò che è peggio l'emergenza lavoratori del settore musica è sempre più drammatica: rischiando di stare fermi per troppo tempo, molti facchini, fonici, tecnici luci, organizzatori di eventi, tour manager, backliner e tutte le altre figure professionali che gravitano intorno alla riuscita di un concerto, rimarranno senza più una lira a breve. Secondo Assomusica, l'Associazione tra i Produttori e gli Organizzatori di Spettacoli di Musica dal Vivo, la previsione della ripresa dei live sarà per la primavera del 2021 e le perdite, solo per l'estate, oscilleranno intorno ai 350 milioni di euro.

A questo proposito, abbiamo sentito Claudio Trotta, il più grande promoter e produttore indipendente di spettacoli dal vivo, fondatore di Barley Arts, e Pietro Fuccio, director di DNA Concerti. Per togliere la patina da addetti ai lavori, Claudio Trotta ha prodotto il festival Sonoria, ha ideato il Monsters of Rock, il Campovolo di Ligabue e in 40 anni di carriera, ha portato in Italia Bruce Springsteen, Queen, Kiss, AC/DC, Guns'n'Roses, Tom Waits, Aerosmith e ci fermiamo qui per non finire la pagina, mentre Pietro Fuccio organizza i tour di Calcutta, Cosmo e porta in Italia Bon Iver, Sufjan Stevens, Mac De Marco, Bjork, Blur e mille altre band di spessore.

La rappresentazione del mondo della musica é sbagliata

Claudio Trotta sembra piuttosto arrabbiato ed esordisce con la speranza che il post-Coronavirus possa essere migliore del presente e del passato dell'organizazione di eventi, che a suo dire "fa schifo, è senza cuore". Queste le sue parole: "La rappresentazione del mondo della musica che viene fatta è totalmente falsa, viene principalmente individuato nei grandi numeri, nei grandi incassi, nei grandi stadi. È esattamente il contrario: in tutto il mondo, ogni giorno, nel paesino, nella festa rionale, di partito, nel teatro di provincia, nel piccolo club, pub, bar, fino al palazzetto, succede un qualche spettacolo che ha dimensione e capienza da zero a duemila persone. Quello è il mondo dello spettacolo".

Perché i concerti non possono riaprire?

Trotta non si capacita del motivo per il quale l'8 agosto verrà corsa la Milano Sanremo in bici, il 18 maggio riapriranno biblioteche, musei e mostre, o che il primo giugno riapriranno i centri benessere e i parrucchieri, ma i concerti no. "Qual è l'ostativa a riaprire lo spettacolo da zero a tutte le persone che vuoi tu, nella misura in cui si rispettino tutte le misure precauzionali sanitarie stabilite, le norme di flusso e di deflusso stabilite, la riduzione di capienza necessaria, la distanza fisica (smettiamola di parlare di distanza sociale) necessaria e, aggiungo io, l'assegnazione predeterminata di un posto a sedere oppure in piedi in tutta sicurezza? Non c'è un motivo sulla Terra per cui lo spettacolo a norma non possa riaprire".

Proposte per ricominciare

E i grandi spettacoli? "Penso che per 12 mesi i grandi eventi non potranno essere svolti. Detto questo, so che il mio ragionamento sul resto dei live che non include i grandi eventi, non piace alle multinazionali e che Assomusica non sta facendo niente per riaprire quanto prima i live. Due anni fa ho fondato un movimento no profit, Slow Music, con il quale tra le altre azioni abbiamo fatto una lettera aperta in cui parliamo di solidarietà, sostenibilità, nuova economia e nuova visione del futuro per la musica in Italia. Ho messo insieme uno show designer, un direttore di produzione, un dottore, un responsabile della sicurezza sul lavoro, un responsabile del servizio di controllo, organizzatori, logistica e tutto il resto, per costuire un format per riaprire il mondo dello spettacolo".

Le prevendite?

Per le prevendite degli spettacoli che non si terranno? "Facciamo un distinguo", prosegue, "per gli spettacoli cancellati, non c'è alcun motivo per non rimborsare i biglietti, fatto salvo che il Governo italiano, come tanti governi in tutto il mondo, ha creato la possibilità del voucher, che protegge il cliente e la filiera dello spettacolo, perché se alle multinazionali può non fare un baffo restituire 2 milioni di euro, magari a dei produttori indipendenti restituire 20mila euro crea un problema devastante. Le multinazionali hanno esposizioni bancarie fantascientifiche, quindi sono più al sicuro, in più stanno già avendo crediti dalle banche mentre gli imprenditori fanno una fatica bestiale. In Italia, al momento, il voucher non restituisce i soldi. Per quanto riguarda i concerti o gli spettacoli rinviati, da sempre non sono mai stati rimborsati perché il biglietto resta valido per la nuova data".

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I soldi fermi e cosa si potrebbe farne

Quello dei soldi è un tema spinoso: "Il tema della liquidità è un altro discorso: ci sono milioni di euro nelle banche (legittimamente) di alcuni organizzatori e artisti (faccio sempre la doppia menzione, altrimenti pensiamo che gli artisti siano dei santarelli, e invece non lo sono) che hanno venduto forse qualche milione di biglietti. Questi organizzatori che, a norma di legge, stanno rinviando di un anno e non stanno rimborsando, hanno una liquidità enorme e in aggiunta non dovranno pagare né IVA allo Stato né diritto d'autore alla SIAE, fino a quando i concerti non si svolgeranno, quindi tra un anno e forse di più. Queste liquidità potrebbero essere usate da loro, in totale libertà, per  anticipare dei soldi a chi avrebbe lavorato nei prossimi mesi e si trova nella condizione di non farlo".

L'etica

Ci vuole un modo di pensare e di agire più etico da parte di tutti: "Quella che stiamo vivendo è una specie di fine del secondo medioevo e come sempre nella storia, dopo c'è il Rinascimento. C'è un'enorme possibilià per l'umanità di risettarsi, compreso il mondo dello spettacolo. Mi sto spendendo il più possibile perché questo succeda. Se non succederà, almeno ci abbiamo provato."

Proporre è meglio che stare fermi

Non troppo dissimile il pensiero di Pietro Fuccio di DNA Concerti: "Registro in alcuni miei colleghi un atteggiamento che trovo un po' supino, per cui sembra che l'unica formula possibile sia quella che abbiamo conosciuto finora. Penso che dovremmo essere noi ad andare dalle istituzioni per dire che abbiamo capito dov'è il problema e suggerire soluzioni che possano funzionare, aprire un dialogo e, se l'idea è valida, trovare il modo di riaprire subito, invece di aspettare un vaccino che potrebbe arrivare tra molto, molto tempo".

Potremmo disabituarci ad andare ai concerti

C'è anche il pericolo di non andare più ai concerti in futuro? "Vero, non è scritto da nessuna parte che la gente dovrà per forza continuare ad andare ai concerti con le stesse modalità. In tante altre cose ci siamo impigriti e abbiamo sviluppato abitudini comportamentali diverse: abbiamo smesso di andare allo stadio a vedere le partite, abbiamo smesso di comprare dischi, abbiamo smesso di andare al cinema, e non sempre perché ci hanno offerto soluzioni oggettivamente migliori. Oggi abbiamo a disposizione cose che sono meno emozionanti ma più pratiche, comode ed economiche, meno logisticamente complesse e ci siamo adagiati su quelle abitudini. Questa è una delle ragioni principali per cui vorrei che si elaborassero dei piani di riapertura molto velocemente. Più prosaicamente, non tutti i facchini, i backliner, i tecnici, la sicurezza e tutte le maestranze possono campare indefinitamente senza lavorare".

Nuove soluzioni per tornare a vivere

"In questi giorni, molti di noi proveranno a tornare al ristorante e troveranno un ambiente e un'esperienza che non sono quelle a cui eravamo abituati: tavoli fuori dal locale, due persone davanti alla porta per non farti entrare, un tizio con la mascherina che a distanza ti chiede cosa vuoi, e poi ti porti via la pizza, la carbonara, il filetto. Me lo ricordavo diverso il ristorante, diremo, però intanto stanno riaprendo, non aspettano di fare tavolate da 50 persone che si sputacchiano addosso".

Con i piccoli concerti si campa lo stesso

Quando viene fuori l'argomento concerti, sembra si parli solo degli eventi da 50mila persone... "Altro punto: sono d'accordo con tutti che i grandi eventi sarà difficile vederli per qualche tempo, perché capisco che in qualsiasi modo ti ingegni, gestire decine di migliaia di persone distanziate è quasi impossibile, ma in Italia quegli eventi sono un'assoluta minoranza. Io, che mi considero un organizzatore di medie dimensioni, avrò fatto più di 10mila persone paganti tutte insieme in vita mia 7-8 volte, per 21 anni ho lavorato facendo numeri che vanno dai 200 ai 3500, fino ai 6000. Si campa tutti bene lo stesso, gli artisti e le maestranze hanno lavorato e guadagnato".

Se il 90, il 60, ma anche solo il 3% degli eventi sono salvabili, cominciamo da quelli: questo, in sintesi, il suo pensiero. "Capisco che, se io organizzo solo grandi eventi, non me ne fregherà niente di ragionare su una proposta per riaprire i teatri da 200 persone. Questo lo trovo legittimo. Trovo un po' meno legittimo far passare quelli che stanno tentando di elaborare proposte come dei mentecatti che sparano minchiate prive di senso".

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Lo Stato ha bisogno di essere aiutato

Lo Stato invece come si dovrebbe comportare? "Da una parte, finché la mia attività corrisponde a un codice ATECO temporaneamente bloccato dal Governo, io non posso svolgere quell'attività, però ti faccio un esempio: se i negozi di scarpe possono riaprire e quelli di calze no, niente vieta di chiedere spiegazioni e dare proposte per aiutare il Governo a far riaprire anche il nostro negozio. È sbagliato pensare di poter ripartire senza uno sblocco dal Governo, ma è altrettanto sbagliato pensare che Conte, Franceschini e Brusaferro si sveglino un giorno e diano il via libera, perché non credo che sappiano come si organizza un concerto, siamo noi che dobbiamo trovare la soluzione, che ci dobbiamo adeguare. Lo Stato ci dia dei parametri da seguire e, automaticamente, tutto quello che non è vietato si potrebbe fare".

Idee per far ripartire i concerti

E allora arriviamoci, alle possibili soluzioni. "Mettiamo le persone sedute nei teatri, nei palazzetti, negli stadi (perché anche gli stadi hanno posti a sedere) e distanziamo quelli che non si conoscono, mentre quelli che vengono dallo stesso nucleo familiare o hanno vissuto insieme in quarantena possono pure stare vicini, così in un palasport da 10mila persone riusciremo a metterne 5 o 6mila persone".

Che poi è la capienza di un concerto normale dichiarato sold out. "Magari tolgo qualche soldo all'artista, non posso fargli un garantito di 11mila su una capienza di 10, come siamo abituati a fare da qualche anno a questa parte. Trovo il modo di far entrare le persone scaglionate, gestisco i bagni e i bar in modo che non ci siano assembramenti davanti e vedo: se poi non è possibile praticare questa soluzione, non la farò, se gli artisti non si adattano a prendere dei garantiti più bassi perché vogliono diventare tutti ricchi appena hanno un pezzo su Spotify in una playlist a caso, non li farò..."

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Gli artisti non sono dei santi

Qui tiriamo in ballo gli artisti, quasi nessuno lo fa, dimmi di più: "Sai, se uno si è messo da parte abbastanza soldi negli ultimi 2, 5 o 40 anni e non vuole adeguarsi per proporsi dal vivo, niente in contrario, amici come prima. Tutti gli altri devono capire che sono cambiate le regole, come per tutto. Anche a me, la pizza che ho comprato al ristorante vicino casa l'altra sera è arrivata fredda e non mi è piaciuta. Non ci tornerò, o se ci tornerò, saprò che non è la pizza di prima". Bisogna capire che il mondo è cambiato (al momento) e vale pure per gli artisti. "Se prima prendevi 100, ma oggi 100 non possiamo più garantirtelo perchè sono cambiate le condizioni, vedi se riesci a campare con 60, 40 o 20, vedi di capire se ti interessa che la tua band non lavori più, che le tue maestranze non lavorino più". 

Lo spettro dei concerti in streaming

Alcuni preferiranno firmare per contratti su network in streaming? "Lo spettro dello streaming mi terrorizza" dice Fuccio. "Al di là di tutte le problematiche, i tour a che cosa servono, a parte a portare l'artista vicino casa del suo pubblico? Di sicuro sono necessari per far campare le maestranze. Se sono un artista, posso fare un Coachella e per 10 anni sono a posto, non devo più fatturare un euro. Se faccio il facchino, se non faccio 20-30-40-100 date l'anno, probabilmente non ce la faccio a campare, e lo streaming non credo che si potrebbe svolgere con la modalità del tour, registri un live e poi basta. La cosiddetta filera non si può reggere su quel modello economico, l'artista è l'unico che può farlo". 

Gli appelli

Gli artisti stanno facendo gli appelli per i loro lavoratori: "Lo so, però bisogna gestire le cose con intelligenza, perchè io lo so che quasi tutti gli artisti che in questi giorni hanno cercato di farci venire la lacrimuccia lo fanno con le migliori intenzioni, ma, come sollevato da Enrico Ruggeri, quanti artisti hanno pagato in anticipo qualche soldo a quelli che lavorano per loro, per i tour rimandati che prima o poi andranno fatti?"

I concerti potrebbero costare di più in futuro

Se fallissero le cooperative delle maestranze, diventerebbe un bel problema, questo è certo. "Certo, se di sei cooperative di facchini, dopo la crisi del settore ne resteranno tre, quando si partirà, quei tre  non potrano servire tutti, quindi se prima costavano 10, poi costeranno 30, quindi piangeremo perché se a febbraio 2020 avevamo un piano economico in cui il facchinaggio costava 30mila euro, che nella ripresa diventeranno 65mila, per movimentare le stesse cose. Allora diremo: movimentate meno roba, togliamo le scenografie, togliamo il videowall, meno luci, meno effetti speciali e faremo cosa?".

Cosa possiamo fare oggi

Quello che potremo fare oggi, immaginiamo. "Esatto, un concerto con backline locale o dell'artista, produzione locale, senza quattro piani di scenografie, tutto ridotto, per una plaea ridotta. Perché non farlo oggi, invece che tra quattro anni?".

 

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L'articolo "Troviamo il modo per fare ripartire i concerti al più presto" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-05-08 14:07:00

COMMENTI (1)

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  • fabriziominotti 4 anni fa Rispondi

    Ridimensionamento programmatico più eventi per tutti