Colapesce, Dimartino e Carmen Consoli: tepore siciliano per questi tempi infami

"Luna araba" è una ballata pop da "Mille e una notte" e un invito a seguire l'istinto umano a cercare di stare bene

La cover del singolo
La cover del singolo

“Pure trasformata riconosce nell’onda la diletta e lascia il corpo umano, ritornando quel fiume ch’era prima”. Così Ovidio nelle Metamorfosi racconta il mito di Aretusa, ninfa che fuggì dalle morbose attenzioni di Alfeo, figlio di Oceano, scappando sull'isola di Ortigia, a Siracusa, in Sicilia. Queste celebri parole del grande poeta latino ci sono venute in mente quando abbiamo ascoltato Luna Araba, il nuovo singolo della premiata ditta Colapesce&Dimartino, che, in attesa del loro prossimo loro disco I Mortali, ritardato dalla pandemia, hanno duettato (più uno) con Carmen Consoli. Una sorta di “interazionale siciliana”, in cui tre pesi massimi del cantautorato isolano si sono dati ideale appuntamento per cantare quella terra che gli antichi greci chiavano Trinacria.

Luna Araba non è un semplice singolo, utile a veicolare il disco, ma è perfettamente in grado non solo di stare in piedi da sola, anzi di raccontare un intero mondo. Un mondo dove, per utilizzare in senso siciliano la famosa frase di Goethe, “crescono e maturano le arance e i limoni”. Perché, sostenuta da un tappeto sonoro che ricorda i Beatles più lisergici e trasognati, Luna Araba ci racconta una terra fatata, sospesa tra la favola e il dato reale, dove, continuamente, si inseguono il fatto di cronaca con l’episodio mitico. Anzi mitologico.

Le prime strofe lo rendono chiaro: “I normanni storditi da pozioni africane/ un inglese in vacanza sta pisciando nel mare/ un ragazzo in divisa piange/ perché non vorrebbe partire/ dei bambini annoiati sulla scala dei turchi/ si abbandonano sereni a una gara di rutti”.

video frame placeholder

Giocando come se fossero dietro a una macchina da presa, i tre siciliani veicolano immagini con rapidi movimenti di camera. Prima ci sono i normanni, i conquistatori biondi calati dal Nord, che, ben presto, finiscono per innamorarsi e non andarsene mai più da quella terra. Subito dopo il classico “prodotto” del turismo globale, un turista inglese che, sicuramente scottato dal sole isolano e incurante di tutto e di tutti, forse per aver bevuto una dose eccessiva di zibibbo o di limoncello, finisce per espletare le sue funzioni biologiche nell’azzurro mare, probabilmente, d’agosto, di Sicilia.

Eppure la terra è generosa e nessuno lo incolpa. Perché la Sicilia riesce a riassumere l’alto, il basso e anche il giovane e il vecchio, anzi, ancora meglio: riesce a tenere uniti il futuro e l’antico. Che sono incarnati dai bambini annoiati sulla Scala dei Turchi che giocano a una gara di rutti: uno squarcio quasi pasoliniano, riportato in vita in un pop elegante e colto, che ci fa muovere la testa e il corpo al giusto ritmo, con uno spiccato gusto per i suoni anni Sessanta, psichedelici e tropicali.

Ed è proprio il sole dei tropici a illuminarci in questo pezzo: grazie a Colapesce, Dimartino e Consoli le distanze sono solo numeretti su una mappa. E allora ecco che, forte e prorompente come una distesa di fichi d’india incontrata per caso mentre in macchina si attraversa l’isola, arriva il ritornello: “Dove sei rimasta ad aspettarmi tu/ sicuro c'era il mare/ una luna araba ci prende/ e non ci lascia andare”. C’è il sapore delle cose perdute, mentre il il riferimento alla luna araba, immediatamente, getta una luce quasi da Mille e una notte a una ballata pop del 2020. 

video frame placeholder

Il cuore, più selvaggio che segreto, del pezzo si trova qui: “È un istinto primordiale/ cercare di stare bene”. Un pensiero che era da mesi che avevamo sulla punta della lingua, ma che non riuscivano a rendere in parole. Al di là dei proclami della politica e delle canzoni composte durante le dirette Instagram per farci coraggio, quello che ci serve è pensare e credere nella forza di auto-conservazione del mondo e di noi stessi. In fondo, come cantano Colapesce, Dimartino e Consoli, è davvero un istinto immortale quello di cercare di stare bene.

Come già era capitato con quella gemma che fu La famosa invasione degli orsi in Sicilia, lasciamoci cullare da queste note balsamiche. Torneranno i giorni d’estate, proprio come la luna araba che ci riempie con la sua antica e moderna magia.  

---
L'articolo Colapesce, Dimartino e Carmen Consoli: tepore siciliano per questi tempi infami di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-05-08 13:59:00

Tag: singolo

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia