Forza musicista, facce ride

Giuseppe Conte ringrazia "gli artisti che ci fanno divertire". Grazie per l'ennesima delegittimazione, presidente, e pure per l'elemosina

14/05/2020 - 09:54 Scritto da Simone Stefanini

"La cultura, non dimentichiamo neppure questo settore, non abbiamo un occhio di attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e ci fanno tanto appassionare. Per gli iscritti al fondo Pensione Lavoratori dello spettacolo, che abbiano versato almeno 7 giorni di contributi nel 2019, arriverà l'indennità di 600 euro anche per i mesi di aprile e maggio. E creiamo anche un fondo Cultura con una dotazione di 50 milioni di euro per il 2020, finalizzato alla promozione di investimenti e altri interventi per la tutela, fruizione e valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio culturale".

G. Conte, 13 maggio 2020

Stavo guardando 4 Ristoranti e sognavo deliziose derrate impiattate bene, con camerieri che me le servono senza distanziamento, quando qualcuno mi fa notare che c'è Conte in diretta. One More Time. Sta illustrando il decreto Rilancio da 55 miliardi di euro, col solito tono un po' paternalista tipo "Ma vedi che bisogna fare per accontentarvi tutti, ora basta piagnistei però". Che alla lunga è diventato, ci permetterete l'insubordinazione, un filo fastidioso, specie quando poi si viene a sapere che non è stata ancora pagata la cassa integrazione a chi è a casa da marzo. 

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Mentre cerco il pulsante che mi riporti da Alessandro Borghese, noto il Professor Conte cambiare tono, buttare lì un sorriso che genera fantasie nei gruppi di apprezzamento erotico sulla Sua persona, per declamare il discorso che abbiamo riportato integralmente qui sopra. La combo sorrisetto sornione con la parola divertire, ha portato i tanti nella mia bolla che lavorano nel settore dell'arte a un corto circuito, in cui anche le bestemmie si sono calcificate in gola e non sono potute uscire come si deve, tanta era l'onta. 

Prima di soffermarci sulla semantica e la semiotica di quel momento, prendiamo la seconda parte dell'intervento, che molti non hanno neppure sentito, paralizzati dal nervoso: i 600 euro che sono stati dati alle partite IVA ai precari di ogni sorta e alle altre categorie a rischio, saranno dati anche ai lavoratori dello spettacolo iscritti al fondo pensione. In più, dei 55 miliardi di euro complessivi, 50 milioni saranno investiti nella cultura

Foto di Claudio Caprai
Foto di Claudio Caprai

Non ci vuole un grande matematico per capire che 50 milioni su 55 milardi è un'elemosina, un contentino che non va ad aiutare in alcun modo strutturale tutti i lavoratori dell'arte e della cultura in Italia. Solo per questa estate, Assomusica ha stimato perdite nel settore musica per 350 milioni di euro, e stiamo parlando di 3-4 mesi, al netto delle perdite di teatri, cinema, tv, spettacoli in generale: serie e film rimandati, show televisivi chiusi, spettacoli teatrali serrati, tutti i lavoratori del settore a casa senza alcun aiuto, finché una sera arriva Conte e ci tratta come gli amici simpatici. Lì, l'artista e il lavoratore nell'arte, si incazzano e fanno pure bene. 

Ho letto commenti di gente che dice: "Non vi va mai bene niente", e li trovo oltremodo offensivi. Mettendo un attimo da parte l'onta per l'artista paragonato al giullare di corte, dobbiamo capire il contesto: durante un discorso in diretta nazionale, rivolto (anche) a cittadini incazzati come vipere, senza soldi, freschi di sfogo contro una povera crista rilasciata dopo 18 mesi di prigionia, freschi di sfogo contro gli immigrati resi regolari (sì, certo...), gli vai a dire che gli artisti sono quelli che fanno ridere, e avalli l'idea che suonare e fare arte sia qualcosa di superfluo.  

Che poi è l'humus che ha portato alla famigerata multa al musicista che si era spostato senza permesso. Noi sappiamo bene quanti lavoratori siano coinvolti nella filiera che porta un cantante dal garage allo studio, al concerto live. Lo abbiamo detto mille volte e fare l'elenco sarebbe ridondante. Lavoro, spese, profitto, indotto: è un lavoro e come tale va trattato, senza sorrisini né pacche sulle spalle.

Grab da YouTube https://www.youtube.com/watch?v=R5Rbn4dPT1A
Grab da YouTube https://www.youtube.com/watch?v=R5Rbn4dPT1A

Se dovessimo spiegare il capitalismo moderno a uno che viene da lontano, potremmo fare l'esempio di Firenze: città d'arte, meravigliosa, ha resistito a guerre e a secoli, ma senza cash flow in due mesi va in fallimento e non riapre neanche i musei civici. Bello, vero? Che il sistema musica non fosse troppo in salute, lo sanno tutti e chi fa finta di nulla mente. Cachet dopati, lavoratori in nero, divario classista tra artisti di serie A e serie B, i cazzo di token ai concerti. Non piace a tanti e sarebbe opportuno parlare dei vizi del sistema, per costruire dalle fondamenta qualcosa di meno marcio. Sarebbe proprio il caso di farlo, ma al momento i soldi sono l'unico argomento che riguarda i Governi alle prese con la pandemia, e allora da lì dobbiamo partire.

In questo articolo dell'anno scorso, parlavamo dell'impatto economico della musica dal vivo in Italia, e facciamo volentieri un riassunto: secondo i dati del 2018 forniti da Assomusica, il nostro è il sesto Paese al mondo in ordine di ricavi legati alla vendita dei biglietti dei concerti, con 589 milioni di dollari, a parimerito col Canada, una crescita media del 7% annuo tra il 2012 e il 2017, un futuro incremento dal 5 al 15% fino al 2022. Solo la ricaduta economica del Firenze Rocks sul territorio è stata di 23 milioni di euro (praticamente metà della cifra stanziata dal Governo per il 2020 per tutta la cultura. Tutta la cultura, lo ripetiamo). Un concerto secco di una band grossa (tipo i Coldplay che vengono in tour), fa dai 7 milioni agli 8 milioni e mezzo di euro, e arriva fino a 13 milioni di euro la ricaduta sul territorio, tra diretta, indiretta e indotto. Per ricaduta, si parla di tutte quelle attività economiche che fa chi si sposta per vedere un concerto, iniettando soldi nelle attività delle città, che alla fine dell'anno fanno una differenza impattante.

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Dunque, come per tutte le altre professioni, la musica, l'arte, la cultura in generale, sono lavori che fanno bene al Paese, che muovono quella maledetta economia che è tutto quello che pare conti in questo mondo. Per questo il sistema, o meglio chi ne fa parte, merita più di due spicci di elemosina e un sorrisino sornione.

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L'articolo Forza musicista, facce ride di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-05-14 09:54:00

Tag: opinione

COMMENTI (1)

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  • maxmex 4 anni fa Rispondi

    Per completezza ed onestà, "Divertirci ed appassionarci"; laddove divertire non è comunque (o necessariamente) sinonimo del "ridere" ma del "divertere" (semmai e forzando, di mero svago).
    Ad ogni modo, trovo di dubbio gusto e fuori luogo l'articolo, che travalica l'aspetto artistico e attiene più alla "mesterianza" e dal quale trapela fin troppo evidente una posizione politica schierata e che, a mio parere, andrebbe ben evitata in un contesto "ecumenico" musicale, multipensiero e sfaccettato.
    Parola di artista (o pseudo tale), con quarant'anni di "non carriera" e senza un soldo di provento... Cari saluti.