Ho perso la mia maglietta dei Joy Division

Beffa del destino (o del capitalismo), il logo di "Unknown Pleasures" è divenuto negli anni una delle più potenti icone dell'oggi. Una dichiarazione d'amore per la propria t-shirt sbiadita

Una delle mille rivisitazioni dell'artwork di "Unknown Pleasures", che qui prende la forma dell'Islanda
Una delle mille rivisitazioni dell'artwork di "Unknown Pleasures", che qui prende la forma dell'Islanda
17/05/2020 - 23:26 Scritto da Annalisa Gambino

La cover di quell’album profondo e bellissimo dei Joy Division che si chiama Unknown Pleasures, del 1979, rappresenta un grafico comparato delle frequenze del segnale proveniente da una pulsar o stella di neutroni disegnata da Peter Saville, e semplifico dicendo che somiglia al pulsare di un cuore.

La prima canzone che ho ascoltato di quel disco è stata New Dawn Fades, e, cullata da quel ritmo struggente, mi è subito sembrato che le linee di quel grafico si muovessero a tempo e amplificassero quella sensazione di sentirsi letteralmente tutt’uno con la melodia e le parole, quasi come se venissi risucchiata da quella spirale disperata che Ian Curtis (morto il 18 maggio di 40 anni fa) stava raccontandomi.

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Insomma, una folgorazione! ho consumato il disco e tutt’ora lo trovo strabiliante ed estraniante, soprattutto quando metto il volume alto e spengo la luce, rivivo le stesse emozioni di quando giocavo a fare la emo/ribelle.

Ho da sempre avuto una serie di magliette più o meno iconiche, preziosi souvenir provenienti da bancarelle dei concerti e da mercatini dell’usato. Mi ricordo molto bene quando ho trovato al mercato di San Lorenzo a Firenze un negozio che sfoggiava in vetrina quella maglietta nera con quelle onde bianche. Senza pensarci due volte sono entrata e l’ho comprata; avrò avuto circa 16 anni, ma tra tutte le mie t-shirt, quella, ha subito scalato la classifica, diventando la mia preferita.

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Nella città di provincia dove sono cresciuta, l’abbigliamento raccontava a quale “gruppo” appartenevi. C’erano i gabber, i punkabbestia, i metallari, i darkettoni e i rockettari, ma quelle onde hanno da sempre fatto da trait d'union tra le differenti “sottoculture” e messo d’accordo un po’ tutti.

Anche tutt’oggi, se incrocio qualcuno con la maglietta di Unknown Pleasures scatta un istintivo senso di approvazione per quello sconosciuto. Ho indossato quella maglietta per anni, fregandomene della forma sformata e del colore sbiadito. Facendo ordine adesso non riesco a trovarla, sarà rimasta a casa del mio ex. Forse è arrivato il momento di comprarne una nuova.

 

Annalisa Gambino, classe ‘88, livornese di nascita e milanese d’adozione, lavora in televisione. Oltre ai Joy Division va pazza per i Clash, Chet Baker, i CCCP e Lucio Dalla.

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L'articolo Ho perso la mia maglietta dei Joy Division di Annalisa Gambino è apparso su Rockit.it il 2020-05-17 23:26:00

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