Perturbazione: "Ciascuno ha il proprio mistero, anche nell'amore"

La band piemontese racconta "(Dis)amore", una travagliata storia di amanti in 23 tracce e una riflessione su chi siamo. Con il sogno che Virzì ne faccia un film e nella speranza di tornare presto a sentire dei veri applausi

Foto di gruppo per i Perturbazione
Foto di gruppo per i Perturbazione

Perturbazione sono tornati con un nuovo album, (Dis)amore, il secondo con la formazione a quattro elementi composta da Tommaso Cerasuolo, Cristiano Lo Mele, Alex Baracco e Rossano Lo Mele. La pubblicazione di questo nuovo lavoro era prevista sin da marzo, ma l'emergenza Coronavirus ne ha ritardato l’uscita fino a oggi. (Dis)amore è un corposo concept album di 23 canzoni e racconta una storia d’amore con lo stesso piglio narrativo dei più travolgenti romanzi o film romantici.

Un'opera dove si legano alle ispirazioni musicali, da Luigi Tenco ai Talking Heads, quelle letterarie, tra John Cheever e Dino Buzzati. Abbiamo sentito i fratelli Lo Mele per farci raccontare questo disco, così distante da quel mondo musicale che predilige il singolo all'album intero e, per questo, così affascinante.

Com’è nata l’idea di un lavoro così articolato e complesso?

Rossano: Molte delle nostre canzoni, da sempre, parlano di questo tema da un punto di vista osservativo, più che diretto. Abbiamo cominciato a scrivere anni fa alcuni brani che avevano come spunto le opere teatrali di Natalia Ginzburg. Ne avevamo altri che erano rimasti dietro, inutilizzati, che però non volevamo sacrificare. Un giorno ci siamo seduti al bar per un caffè e ho detto agli altri: "secondo me il nucleo narrativo che accomuna tutti questi brani è il concetto di disamore. Non solo in una coppia, ma rispetto a tutto, il lavoro, la società circostante, gli amici". Tommaso è rimasto un po’ interdetto all’inizio, ma poi da buon calvinista piemontese ha cominciato a lavorare e non si è fermato più. A quel punto, l’idea ha mosso tutto il lavoro.

Con questo lavoro andate a toccare i diversi momenti che solitamente caratterizzano una relazione sentimentale. Come avete concepito e strutturato le varie fasi del disco?

Rossano: Questo è stato un lavoro difficile, ogni momento della storia doveva avere un suo sviluppo narrativo. Non ci son solo gli inizi e le fini, ma soprattutto altro, lì in mezzo. L’incontro, l’euforia dell’innamoramento, la conoscenza reciproca, l’abitudine, la noia. Le crepe, il tradimento, i silenzi, la crisi, i tentativi, gli altri, l’abbandono. Abbiamo fatto così: abbiamo associato ogni brano a un interno domestico. O a un oggetto, così che fosse più semplice lavorare sullo sviluppo partendo da corridoi, camere da letto, cucine, appendi abiti, bagno, soggiorno e via dicendo. Questa storia si consuma perlopiù in un interno. Curioso dirlo oggi, dopo quanto vissuto con il lockdown.

Chi sono idealmente i protagonisti di questa storia lunga un album?

Rossano: Due persone qualunque, che per convenzione ci è venuto più facile immaginare come abitanti di una metropoli, attorno ai 30 anni o più, che vivono attraverso il tempo che passa. Possono ricordare e rievocare i protagonisti di tanti romanzi metropolitani di autori italiani come Buzzati, Cassola, Starnone. Ma, allargando agli Stati Uniti, anche certe relazioni descritte nei libri di Jonathan Franzen, Philip Roth, John Updike.

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Nella presentazione al disco, dite che (Dis)amore racconta "un’eccezionalità di massa". Cosa intendete?

Rossano: Si tratta di un concetto enucleato e mirabilmente espresso da Domenico Starnone nel libro La scrittura o la vita di Annalena Benini. Lui parla così descrivendo i suoi personaggi, gente normale che combatte nella quotidianità per le proprie vite, che si assomigliano tutte, benché tutti i protagonisti si sentano diversi fra di loro. Eccezionali nella massa, appunto. Così ci ci sembrano i protagonisti di (Dis)amore. Persone più o meno giovani, più o meno "metropolizzate", maschi e femmine, con percorsi di vita tutto sommato spesso simili. Eppure ognuno sa bene quanto la propria storia sia unica, speciale.

Per l’evoluzione della loro storia, che ruolo hanno le esperienze esterne agli amanti?

Rossano: Quello che il disco dichiara apertamente è che non solo gli amanti hanno un peso nella storia. La vita di coppia è pesantemente condizionata da chi gira intorno a essa. I vicini, gli amici, il lavoro. Brani come Il ragù o La nuda proprietà parlano esattamente di quello: del peso che la comunità circostante ha sulle nostre vite. Chi ruota attorno a una coppia vive nelle conversazioni dei due innamorati o presunti tali. Se ne impossessa, spesso non si ha niente da dire e a tavola si parla solo del lavoro, dei colleghi, succede ovunque no? La coppa ne Il paradiso degli amanti influenza pesantemente la storia, la sposta, la fa deragliare e fa andare i protagonisti altrove. Ma questo non succede solo con loro, bensì con tutta la quotidianità spiccia, noi crediamo. Persone, situazioni, oggetti, geografia, incontri, sogni, mistificazioni, abbagli.

Il primo singolo di lancio dell’album è stato Le spalle nell’abbraccio. Com'è nata questa canzone?

Rossano: Parte dal romanzo Un solo paradiso di Giorgio Fontana. I due protagonisti si incontrano grazie ad amici di amici, in un locale. Una cosa di una ovvietà quasi sconcertante, ma in cui torna di nuovo il concetto di eccezionalità di massa. La storia nasce per caso, ma ben presto il legame fra i due protagonisti diventa più stretto, quasi morboso, e quando un legame si stringe così comincia il dolore. Come capita nel romanzo di Fontana, così accade ai nostri due protagonisti. Nei casi peggiori si raggiunge un deserto emotivo che alla fine paralizza, pure nell’accettazione delle cose.

La continuità della narrazione del disco si riflette nei videoclip, visto che gli attori sono gli stessi. Come avete conosciuto il regista, Fabio Capalbo?

Rossano: Luca Bernini, che al momento ci fa da guida più che da manager, e che da anni lavora con Vinicio Capossela, BaustelleVasco Brondi e altri, ci ha parlato di Capalbo. Non lo conoscevamo. Gli abbiamo raccontato la nostra idea, lui l'ha amata e abbiamo deciso di lavorare assieme sul progetto, su tre videoclip che fossero in qualche modo legati tra loro. Prima ha girato Le spalle nell’abbraccio in una modalità autunnale, nordica, con i portici, senza tempo direi. Poi ha preso i due protagonisti e li ha portati a Milano per Io mi domando se eravamo noi. Volevamo due facce vere, belle, non finte o instagrammabili. La donna, Laura Bruscagnin, è la fidanzata del regista, secondo noi era semplicemente perfetta, stesso discorso per l'altro attore, Tommaso Caldera. Hanno girato il video in questione a Milano il giorno prima e il giorno dopo il primo lockdown, inizio marzo. Noi dovevamo apparire nel video, ma non abbiamo potuto raggiungere la città. Hanno prima girato in una piazza Duomo piena, poi nel deserto di uno studio di posa, mentre la città si svuotava. Tutto accaduto per puro caso. Vedendo il timelapse del video fa un certo effetto a pensarci oggi.

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Le vicende narrate in (Dis)amore hanno un gran potenziale cinematografico. Avete già pensato di realizzare un film su questa trama? Nel caso, chi potrebbe essere il regista ideale della pellicola?

Rossano: Se uno potesse esprimere un desiderio, diremmo senza indugi Paolo Virzì. Se ci pensi in tanti suoi film ha raccontato appunto l’eccezionalità di massa. Io ci spero, sogno che qualcuno glielo faccia sapere: qui c’è un disco intero che lo aspetta. Scherzi a parte, lui ha sempre valorizzato molto i brani nei suoi film, la musica ha un ruolo narrativo centrale. Sarebbe un sogno. Dovessimo pensare a un film vero e proprio direi che la sceneggiatura sarebbe stupendo poterla scrivere con Umberto Contarello, che ha contribuito ad alcuni fra i film italiani più belli dell’ultimo quarto di secolo.

Si sente spesso affermare che la fiducia e la sincerità debbano essere alla base dell’amore, ma poi, come capita ai due amanti di (Dis)amore, a volte la vita conduce a una realtà fatta di bugie e tradimenti. Perché avviene?

Rossano: Perché fa parte della vita, temo, di qualsiasi vita. Ci sono i supereroi che riescono a non farsi ammaccare e devono avere davvero dei poteri speciali. La noia e l’insincerità fanno parte della vita, così come i loro sentimenti opposti. I nostri due protagonisti si scoprono diversi, non sanno bene quello che vogliono e quindi una semplice distrazione è in grado di aprire una voragine che non si può ricucire tra i due. In quante vite abbiamo visto accadere questa cosa?

Un altro tema ricorrente è quello delle presenze e delle assenze, del graduale allontanarsi, prima emotivo e poi anche fisico. Cosa vuol dire essere veramente presenti per l’altro?

Rossano: Essere presenti, per me, raggiunta ormai da un pezzo l’età adulta, significa avere la fortuna di essere accompagnati nella vita da una persona in grado di rispettare la tua personalità, non mutilarla, darti gli spazi esistenziali, creativi, personali. Che ti sostenga, sempre. A patto ovviamente che tu sia disposto a fare altrettanto, tale e quale, reciprocamente. Sapendo che ci sono dolori e ferite gravi che non si superano, questo fa parte del percorso e della sua possibile interruzione. E le assenze o le presenze eccessive ci sono e ci saranno sempre in una coppia, ma se raggiungi quella forma di complicità totale, non c’è assenza che non sia digeribile. Ovviamente si tratta di un percorso difficile. E che non garantisce alcun risultato.

I due protagonisti finiscono per non riconoscersi più, per sentirsi come due estranei. Quando si può dire di conoscere davvero qualcuno?

Rossano: Credo che la risposta sia: mai. Il che forse è anche un bene. Ma a parte le battute, proprio a questo tema eterno abbiamo dedicato uno dei pezzi che più amiamo del disco, Chi conosci davvero. Non conosci mai nessuno davvero nella vita, anche perché le singoli situazioni – come la distanza, che alla fine caratterizza i due protagonisti della storia – fanno reagire le persone in maniera diversa dal loro carattere abituale. Ognuno ha un suo mistero, in fondo, che rimane inconoscibile per tutti.

Qual è stato il brano che ha richiesto più lavorazione e quale invece è nato in maniera più spontanea?

Cristiano: Probabilmente Chi conosci davvero è quello che ha avuto la lavorazione più lunga: fu escluso da Le storie che ci raccontiamo, non saprei neanche più dire perché. Da lì ha poi subito diverse variazioni, aggiustamenti di testo e di arrangiamento, abbiamo smontato e rimontato la struttura diverse volte, finché non è diventato uno degli snodi della storia. I brani che sono nati in modo spontaneo invece sono tanti: Le spalle nell’abbraccio, per esempio, è stata molto immediata. Alex ci aveva mandato l’arpeggio con cui si apre il disco; in poco tempo io ne abbozzai l’arrangiamento (che è poi rimasto uguale) e Tommaso gli montò sopra il testo, che è diventato il cappello della storia.

 

I Perturbazione.
I Perturbazione.

Avete dichiarato che per rendere (Dis)amore più simile alla vita vera avete preferito sonorità più intime rispetto al solito. Cosa ha comportato in termini di produzione?

Cristiano: Come sempre capita, ognuno porta i suoi spunti e poi vengono miscelati finché l’equilibrio ci pare possa funzionare. Questa volta abbiamo passato molto più tempo in sala prove prima di entrare in studio. Cosa che è anche la diretta conseguenza del tour 9mq, in cui avevamo mollato ogni forma di sovrastruttura e andavamo in giro con un Doblò e quello che poteva starci dentro, quella che io chiamavo la formazione à la Sex Pistols. Avevamo scritto, pensato e arrangiato il precedente disco quasi senza esserci accorti di essere rimasti in quattro nel gruppo. Avevamo quindi bisogno di ricominciare il percorso per ritrovare il nostro suono con la "nuova" formazione.

Al posto del consueto tour per presentare il disco, avete pensato di ovviare con qualche evento in streaming, in attesa che la situazione torni alla normalità?

Cristiano: Abbiamo già fatto qualcosa durante il periodo di quarantena, in streaming. Abbiamo poi partecipato all’edizione Extra del Salone del Libro 2020 e fatto una presentazione con qualche brano in acustico per La Stampa. Dopo due mesi e mezzo di dirette streaming, però, siamo giunti alla conclusione che molto spesso l’approssimazione audio/video e l’assenza di pubblico siano mortificanti per la musica. Bruce Springsteen diceva che una canzone non è conclusa finché non c’è qualcuno che la ascolta, io aggiungerei che (dal vivo) una canzone non è finita finché non parte l’applauso del pubblico.

Come immaginate ora la ripresa?

Cristiano: Abbiamo vissuto il lockdown come molti, divisi tra didattica a distanza, spazi sempre troppo stretti, device da condividere, infiniti pranzi e cene da preparare. Ora siamo pronti e non vediamo l’ora di suonare, quindi ci auguriamo di poter tornare a farlo prestissimo ma sempre tenendo in mente quanto detto nella risposta precedente: che ci sia un pubblico, possibilmente non chiuso in auto o loculi vari. Ci sarà bisogno di un grande aiuto e di correggere alcuni punti sull’attuale idea di ripartenza: è impossibile pensare di assistere ad un concerto senza poter avere una bottiglietta d’acqua, almeno. A questo proposito, mi auguro davvero che non si voglia ripartire frettolosamente: questo lockdown, per dirla con le parole di Tommaso, "ha fatto quel che il ghiaccio fa all’acqua nelle crepe, dilatando queste ultime".

Il mondo dello spettacolo si rialzerà?

Cristiano: Noi musicisti ci siamo scoperti fragili, abbandonati e con noi tutto il comparto dello spettacolo. Credo che davvero questo sia il momento di rifondare questo settore lavorativo che molto spesso viene trascurato anche e soprattutto perché non ha una voce unica, come se ognuno suonasse la propria partitura senza ascoltare gli altri. Ci sono molte realtà che si stanno dando da fare: da Nuovo Imaie, che ha dato un segnale di presenza e vicinanza ai propri soci e mandanti davvero importante, al Forum Arte e Spettacolo che si propone di rappresentare tutti i lavoratori dello spettacolo (dalle maestranze ai musicisti, dai club ai grafici, dagli autori ai tecnici e così via) che ha presentato un paio di settimane fa il proprio documento programmatico e che invito tutti a seguire. Dobbiamo anzitutto credere noi per primi che questo lavoro abbia il diritto di essere considerato come tale, con tutti i diritti ed i doveri che ne derivano, solo allora potremo convincerne anche gli altri.

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L'articolo Perturbazione: "Ciascuno ha il proprio mistero, anche nell'amore" di Doriana Tozzi è apparso su Rockit.it il 2020-05-29 09:53:00

Tag: rock album

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