"Una parte di noi muore con la chiusura dell'Ohibò"

Il sistema musica è in ginocchio per via del Covid-19: lo dimostra la notizia dell'addio al circolo milanese, una perdita immensa. Il direttore artistico Simone Castello sfoga la sua rabbia, e rilancia la sfida

Il circolo Ohibò nelle foto di Silvia Violante Rouge
Il circolo Ohibò nelle foto di Silvia Violante Rouge

Quando, a fine febbraio, le prime date iniziavano a saltare e a venire rinviate, ancora non avevamo idea delle dimensioni della pandemia e del conseguente lockdown che per mesi ci ha costretti a casa. Uno degli ultimi eventi che abbiamo fatto in tempo a vedere è stato il MI AMI TVB, un assaggio di MI AMI in versione youngsters. Tutto questo succedeva all’Ohibò, circolo di Milano Sud e da otto anni punto di riferimento per una nicchia musicale ricca e viva, con tantissimi nomi che nel corso del tempo sono passati a suonare in questo spazio fondamentale per la scena alternativa.

Da oggi, questo luogo non esiste più: come annunciato sui propri canali social, il circolo Ohibò chiude, scatenando una marea di commenti dai frequentatori del circolo e degli appassionati di musica.

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Pubblicato da Circolo Ohibò su Mercoledì 10 giugno 2020

Da quattro anni gestiva la programmazione dell’Ohibò lo staff di Costello’s – etichetta, managment e molto altro in ambito indipendente –, che a sua volta ha voluto pubblicare un comunicato per dire addio al circolo e raccontare il proprio punto di vista. Abbiamo parlato con Simone Castello, direttore artistico dell’Ohibò e fondatore di Costello's, per capire meglio com’è possibile che Milano perda un pezzo così importante della sua offerta culturale.

"Non dipende da noi di Costello’s e il perché dobbiamo chiudere ce lo siamo chiesti anche noi", dice Simone, con la voce rassegnata. "Il contratto di affitto è stato risolto consensualmente, ma non sappiamo come non ci si sia rivolti a un avvocato per capire altre possibilità percorribili e perché si è lasciato scivolare via questo luogo. Noi abbiamo provato a risolvere la situazione parlando direttamente con la proprietaria, che però si è riservata di valutare altre possibilità per il locale".

Perdere un posto così fa soffrire, soprattutto sapendo quanto il coronavirus abbia messo in difficoltà tutto il settore musicale e senza contare che da poco tempo abbiamo dovuto dire addio anche al Mariposa, un altro epicentro culturale della realtà musicale milanese. "A perdere non è solo Milano ma l’Italia intera: c’è una parte di scenario internazionale che vedeva Ohibò come un punto di riferimento. La perdita è enorme, ma è anche la naturale conseguenza del posto che viene riservato alla cultura, o a un certo tipo di cultura, nel nostro Paese".

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Pubblicato da Costello's su Mercoledì 10 giugno 2020

L’Ohibò aveva ancora molte date rinviate e già fissate che ora sarà da capire come si potranno recuperare. "In generale su tutte le date nei prossimi giorni noi come Costello’s ci siamo presi la responsabilità di trovare delle soluzioni. Stiamo parlando di una settantina di concerti, cercheremo di salvare tutto il possibile".

Appena data la notizia, si è scatenata un’ondata di commenti su Facebook increduli e che proponevano diverse opzioni per salvare questo spazio così prezioso, in un impeto di solidarietà collettiva. Commenta così Simone: "La reazione della gente è stata bellissima, purtroppo però più che la solidarietà e l’affetto della gente sento tanta rabbia per come questo percorso si sia interrotto. Vorrei rispondere a tutti quelli che hanno commentato e spiegare perché le soluzioni proposte non sono attuabili, per esempio il crowdfunding in questo momento non si può fare perché quello spazio non esiste più. L’Ohibò come luogo fisico non c’è più ma noi continuiamo a esistere, stiamo cercando dei nuovi spazi e abbiamo già qualche opzione possibile. Un Ohibò 2.0 in questo momento non c’è, ma il nostro obiettivo è trovare un luogo che ancora non abbiamo. Tanti si sono dimostrati solidali e interessati a prendere parte a un eventuale nuovo progetto, però è ancora tutto da capire".

Il pubblico dell'Ohibò (ph. Silvia Violante Rouge).
Il pubblico dell'Ohibò (ph. Silvia Violante Rouge).

Quando gli abbiamo chiesto se ci fosse un evento particolare che volesse ricordare, Simone ha voluto dirci questo: "Farei un torto a menzionarne solo uno, sono orgogliosissimo di quello che abbiamo fatto per la cultura, per la musica e per l’aggregazione, ma quello che ci tengo di più a ricordare è il gruppo di persone che ha operato sul circolo. Per me rimarranno nel cuore per sempre, lo staff che ha collaborato con me per rendere Ohibò quello che era è un gruppo eccezionale. Una parte di noi muore con la chiusura di Ohibò, per me il ricordo più bello sono loro".

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L'articolo "Una parte di noi muore con la chiusura dell'Ohibò" di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-06-10 14:20:00

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