Bassi Maestro: "L'hip hop non offre più nulla da inventare, mi rimetto in marcia"

La leggenda del rap italiano firma con "M" – Musica, Milano e Munari – il suo secondo disco come North Of Loreto. Un lavoro dal suono acid house, per non interrompere la ricerca e non finire mai a fare la "macchietta dell'underground"

Bassi ritratto da Francesco Caracciolo
Bassi ritratto da Francesco Caracciolo

North of Loreto è il progetto musicale elettronico di Bassi Maestro, esponente di punta dell’undeground milanese capace di raggiungere, in anni e anni di onorata carriera, un bacino di pubblico invidiabile a qualsivoglia nuovo sbarbato interprete della trap. Una leggenda che ha bisogno di poche presentazioni.

Proprio in quest’ottica va interpretata la svolta stilistica impressa al proprio percorso. Un percorso che lo ha reso celèbre come mc, ma che, à la maniera di un vero nerd dell’hip-hop, è sempre stato contraddistinto da una perenne ricerca artistica che ha constantemente spinto Busdeez al di fuori dei limiti del genere. NOLO, che prende il nome dal multiculturale quartiere che ospita il Press Rewind Studios, è il progetto con cui Cock Dini ha deciso di dar vita alla sua anima più sopita, quella del producer-archeologo.

A poco più di un anno di distanza dall’omonimo funkeggiante album d'esordio, dopo aver creato hype a livello internazionale con una serie di singoli e special Re-edits in vinile, M (qui la nostra recensione) l’ultimo lavoro di Bassi col nuovo pseudonimo, segna il ritorno a un sound più elegante e diretto, che rende omaggio alla House music di fine anni ‘80, strizzando l’occhio allo stile di New York e Chicago. Ma con i piedi sempre ben piantati a Milano.

Faccio una premessa: il Bassi Maestro "rapper" rappresenta una parte considerevole della mia adolescenza musicale. Qual è stata la motivazione che ti ha spinto a intraprendere un nuovo percorso?

Per me la musica è espressione, ho sempre fatto musica per me e non per gli altri. Dal momento in cui mi trovo a essere poco stimolato dal rap come forma espressiva, la scrittura diventa fine a sè stessa, si scrive non per esigenza, ma per abitudine, rischiando di trasformarsi in delle auto-parodie. Macchiette dell’underground, portavoci di luoghi comuni. Piuttosto che mentire a me stesso e a chi mi ascolta preferisco fare qualcosa di nuovo in cui mi sento più a mio agio, rimettendomi in gioco e avventurandomi su nuove strade e circuiti più interessanti, soprattutto a livello di immaginario mediatico e creatività musicale. L’hip hop ha quasi 50 anni di storia alle spalle, la rivoluzione è già stata fatta, ora non c’è più nulla da inventarsi, per cui diciamo che ho avuto la fortuna di viverlo in pieno nel momento-top, dedicando e investendo tutto quello che avevo… Ora è tempo di rimettersi in marcia.

Sei sempre stato coinvolto in tanti progetti: oltre che mc, hai interpretato i ruoli di dj, producer, discografico, direttore artistico. L’ipotesi di “abbandonare” il rap a una certa età ti era già balenata nella testa anni fa?

No assolutamente, vado molto a istinto e seguo l’ispirazione quotidiana. Ho avuto un paio di fasi dove ho fatto più fatica a trovare ispirazione, ma come sai sono sempre stato molto costante con le produzioni e le uscite. L’hip hop non ha età, chi si esprime con quello ed è a suo agio non dovrebbe fermarsi mai. Ovviamente conoscere i propri limiti per evitare di mettersi in ridicolo è fondamentale!

North of Loreto si può definire – più che un progetto da producer – il progetto di un cultore? Addirittura da collezionista?

Non mi definirei un collezionista. In questo modo mi sembra di sminuire il mio aspetto di producer. Sono un amante della musica, questa è la definizione giusta. Non colleziono dischi, li suono. Li collezione per suonarli. Questo progetto dà finalmente voce a quello che non sono mai riuscito a far uscire ufficialmente e ho sempre tenuto nel cassetto. Se ascoltate il mio primo album del 1996 e molte cose di quelli anni sono già belle cariche di sample e riferimenti modern soul e anni 80.

 

Bassi Immortalato da Francesco Caracciolo
Bassi Immortalato da Francesco Caracciolo

Hai compiuto viaggi nelle bancarelle e nei negozi di dischi di tutto il mondo, nella tua musica questo ha un peso. Pensi che il vinile sia solamente una moda oggi o potrà in qualche modo segnare un ritorno a un djing “originale”?

Credo che il vinile rappresenti ancora la forma più interessante di djing, da un punto di vista estetico e di proposta musicale. Chi suona coi dischi deve essere creativo, non ci sono i loop e il sync, il Pitch e i punti di cue. Non ci sono le playlist di Spotify. Ho personalmente sempre comprato dischi anche quando tutti li vendevano perché si sono affidati solamente al laptop. Mi sono sempre detto che un giorno mi sarebbe tornato utile, e ho deciso da ormai qualche anno a questa parte che il modo in cui mi diverto e mi esprimo maggiormente è suonare vinili, da qui la costante ricerca di materiale esclusivo o hard to find. Ho una macchina per stampare copie personali  che chiaramente uso per stampare le mie versioni speciali e i re-edit. Il djing originale non è mai morto, credo inoltre che chi ha investito centinaia di euro per comprare i primi dischi in qualche modo si sia appassionato e magari continuerà a supportare il mercato. Chi invece li compra per tenerli chiusi e attaccarli al muro è pregato di smettere immediatamente.

Quali sono stati i tuoi viaggi più interessanti, ce n’è stato uno d’ispirazione per quest’ultimo lavoro?

Assolutamente il Giappone, che è stato anche il primo Paese a darmi grandi soddisfazioni dopo la release del primo album. Il boogie e il funk sono generi apprezzatissimi (cosi come l’elettronica in generale) ed è stata una sorpresa che i negozi mi contattassero per distribuire i singoli e per avere informazioni. Dj Koco, il riferimento internazionale per il djing con i 45 giri, ha messo il mio singolo Do it like this nella sua top 10 del 2019 e mi ha suonato più volte, come è successo con molti dj americani. Just Blaze mi ha contattato per chiedermi come mai non trovava il disco sull’Apple Store (poi l’ha trovato) perché lo voleva acquistare. Queste per me sono delle enormi soddisfazioni! Il Giappone in particolare per il diggin’ su questi generi musicali è pazzesco, ma richiede tanto tempo e ovviamente anche parecchi soldi…

Qual è il valore di una pratica old school come i campionamenti e qual è stato l’utilizzo che ne hai fatto in M?

Per me il sampling è alla base del fare musica. Anche quando non uso campioni ho sempre in testa qualche riferimento di canzoni, di classici, di suoni, di ritornelli e melodie che posso re interpretare. Che se ci pensi bene è un altro modo di campionare e riproporre. Tagliare e cucire sample è l’unico modo che garantisce e conferisce diversificazione infinita e personalità alle produzioni musicali, sempre se fatto in modo creativo. M è pieno di sample ed è un chiaro proseguimento artistico del mio modo classico di fare musica, da beato ignorante!

All'interno del Press Rewind Studios - Ph Francesco Caracciolo
All'interno del Press Rewind Studios - Ph Francesco Caracciolo

L’omonimo album di debutto era più incentrato sulla musica black, queste verte principalmente intorno a sonorità elettroniche e house. Che sia il sound di una città, lo stile di un decennio o quant’altro, gli album di NOLO evolveranno sempre per concept?

Mi piacerebbe fosse cosi, che ci possa essere sempre una ricerca. Non escludo però di assestarmi su un sound particolare una volta trovata la formula giusta, ma per ora ho ancora molto da sperimentare, ho già molte idee per il prossimo disco e sarà sicuramente più rivolto all’Italia, sia come sound che come collaborazioni.

Perché in questo caso hai scelto proprio la scena acid di Chicago?

Perchè da ragazzino sono cresciuto ascoltando classic house e acid house. Nel 1988 avevo lo zainetto Invicta con gli smile disegnati (anche se chiaramente non mi drogavo). Per me era un sound pazzesco, quell’ immaginario mi mandava fuori di testa. Tutto uguale, tutto un loop in continua evoluzione. Minimale. Quando ho scoperto la prima house mi ricordo che di pomeriggio spalancavo tutte le finestre della stanza e mettevo le casse sulla strada per far sentire a chiunque i nuovi dischi. Chiaramente ero odiato dal vicinato!

Ma il titolo, M, anche dalla copertina, sembra richiamare a tutti gli effetti la tua città natale, Milano?

Io rappresento la mia realtà anche quando rileggo e ripropongo, se mi fossi forzato a rappare in inglese negli anni '90 sarebbe stato un controsenso. Milano è la mia grande fonte di ispirazione e forza creativa, incontro di amici e teste pensanti, come accade spesso a Nolo, il quartiere del mio studio. A Milano ho suonato i miei primi dj set, le mie prime feste private, ci sono le mie prime droghe e le mie prime sbronze, troppi ricordi per non essere legato a vita a questa città. La copertina di M è un tributo alla Musica, a Milano come detto e a Munari, grande spirito libero e innovatore stilistico, da sempre uno dei miei riferimenti artistici!

NOLO al lavoro - Ph. Francesco Caracciolo
NOLO al lavoro - Ph. Francesco Caracciolo

Un quartiere multiculturale come Loreto (e dintorni), effettivamente, avuto un’influenza sulla tua evoluzione musicale?

Mentre ero alla ricerca di nuovi stimoli e nuovi ambienti Nolo si è manifestato nella sua nuova forma di aggregazione umana e creativa, si è creato un piccolo spot, un paesino nella città, ma anche un “place to be”. Si incontra gente interessante con la quale finalmente poter condividere interessi e scambiare idee, da tre anni abbiamo una serata di solo vinile all’ormai mitico Ghe pensi mi, che è stata punto di partenza per tante nuove idee. Il progetto Nolo nasce anche da questi nuovi stimoli, ho usato questo nome perché cercavo anche qualcosa che funzionasse worldwide e questo mi suonava molto bene.

Milano come Chicago e Atlanta con la trap, Seattle col grunge, ma anche Genova col cantautorato e Roma con la nuova scena indie, ha un suo sound? 

Il sound di Milano è un bel mix, c’è tanta assimilazione e tanta curiosità soprattutto negli ultimi anni si respira un bel clima internazionale. Per me il suono di Milano sarà sempre quello dei cantautori, di Jannacci e Gaber, noi stiamo facendo una cosa presa in prestito di cui siamo estremamente appassionati, come succedeva col rap.

Nel primo disco c’erano molti più featuring, sia italiani sia internazionali, in M rimane solo Veezo. Perché non hai scelto un artista nuovo ma sei “ricaduto” su un interprete già presente nel tuo debutto?

Ho chiuso il disco in lockdown e avevo bisogno di un collaboratore di alto livello con cui ci fosse già una bella intesa, per lavorare velocemente e in modo impeccabile. La scelta è ricaduta su Veezo per ovvi motivi e anche perché collaboriamo da anni anche su progetti vari, lui nel frattempo poi ha anche fatto uscire il suo ottimo lavoro solista The Monolith e l’album con Jaxx Madicine quindi è proprio nella stessa direzione, mood sperimentale e elettronico.

Primo piano di NOLO aka Bassi - Ph. Francesco Caracciolo
Primo piano di NOLO aka Bassi - Ph. Francesco Caracciolo

C’è qualche artista “moderno” che ti piace ascoltare, con cui ti piacerebbe collaborare o che ti è di particolare ispirazione con NOLO?

Ce ne sono parecchi, molti nell’underground americano e sto facendo una lista per capire se avrebbe senso proporre delle collaborazioni. Per l’Italia vorrei provare a fare qualcosa di molto originale, evitando quello che è già stato fatto e, soprattutto, rimanendo molto lontano dalle mie vecchie sonorità e al contempo dal suono plastico e imbarazzante delle classifiche attuali… Chissà magari troverò la formula giusta!

Piccolo off topic: hai aperto un canale Twitch. Perché?

All’inizio è stata un’esigenza, quella di trovare un canale dove fare streaming dei dj set durante il lockdown senza problemi di copyright. Quando ho capito le potenzialità della piattaforma ho deciso di investirci più tempo e da settembre introdurrò nuovi format oltre ai dj set in vinile che già propongo. Si è creata una bella comunità adulta (non necessariamente per l’età) che si ritrova assieme perché ama ascoltare buona musica. musica che non viene proposta in altri canali. Siamo già in tanti, venite a trovarci qui!

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L'articolo Bassi Maestro: "L'hip hop non offre più nulla da inventare, mi rimetto in marcia" di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-07-27 15:58:00

Tag: album

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