Per un 25enne, l'esaltazione degli anni '90 fa solo ridere

'Giovanna Hardcore' di M¥SS KETA celebra l'epoca dei gabber e delle piramidi umane, dopo che la scena rap ha deciso che la dance anni '90 è la nostra epoca dell'oro. Eppure a chi quel periodo non l'ha vissuto – e che della nostalgia se ne fa ben poco – suona tutto un po' assurdo e triste

È uscito il video del nuovo singolo di M¥SS KETA, Giovanna Hardcore. Se il brano in sé un omaggio/parodia al mondo dei gabber anni ’90, il videoclip riporta alla mente una serie di culto dello stesso decennio, ossia Xena - Principessa guerriera, con la cantante mascherata prima a cavallo e poi sotto cassa, il tutto in mezzo alla natura.

Si tratta di riferimenti che hanno facile presa sul pubblico che quegli anni li ha vissuti da giovane e si guarda indietro cadendo in uno dei mali più sottovalutati dell’essere umano: la nostalgia. M¥SS KETA lo fa a modo suo, evidenziando in maniera sottile anche il lato negativo di un’epoca che sembra essere diventata d’oro negli ultimi anni, ma ci sono molti altri che invece sono caduti nella trappola del ricordo di gioventù, glorificando un decennio che forse così speciale non era. E, in generale, fa strano vedere come gli anni '90 tornino continuamente e senza un senso apparente.

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Io sono nato nel 1995, gli anni ’90 li ho vissuti troppo presto per averne un ricordo preciso, ma è facile notare come questa visione esaltata e idilliaca di quel tempo sia sempre più diffusa. Qualche settimana fa mi sono trovato a una festa in cui è partita Ma che ne sanno i 2000?, canzone/manifesto che da sola racchiude quel sentimento di rivalsa nei confronti delle generazioni più giovani.

La cosa che fa più ridere è che a cantarla a squarciagola fossero miei coetanei, facendomi sorgere spontanea la domanda: “perché, invece, noi cosa ne sappiamo?”. Io ho un vago ricordo di Solletico, di Mambo No. 5 alla radio e poco altro, il decennio è finito prima che io compissi cinque anni. Quindi, davvero, cosa ne so? E soprattutto, visto il modo becero in cui questa fantomatica magia degli anni ’90 viene celebrata, cosa mi interessa davvero sapere?

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Solo quest’anno ci sono stati tre esempi che penso siano lampanti per descrivere questo saudade verso il lato più sfarzoso e tamarro degli anni ‘90: Auto blu di Shiva, Bimbi per strada di Fedez e il disco 1990 di Achille Lauro. Le prime due sono delle cover-rielaborazioni di due brani culto delle discoteche anni ’90, ossia Blue (Da Ba Dee) degli Eiffel 65 e Children di Robert Miles. Già qua mi sorgono i primi dubbi, almeno per quanto riguarda la prima: Shiva è del 1999, ha 21 anni, la sua non può essere nostalgia di un qualcosa che non ha vissuto. Che anche lui sia rimasto ipnotizzato da questo mondo apparentemente perduto? De "Le disco in bolla, la gente che salta, la tipa a novanta e la musica dance", come cantavano Paps ‘n’ Skar qualche anno fa in quel tripudio di becerume discotecaro che è Voglio tornare negli anni Novanta? O forse è una furbata per fare rumore con niente?

Per Fedez il discorso un po’ diverso, però anche qua traspare più il voler cavalcare un successo collaudato per comunicare il nulla cosmico. Cosa aggiungono queste due versioni rispetto all’originale? Dove si nasconde il fascino di qualcosa che è ormai trito e ritrito? A chiudere questa trinità c’è il dimenticabile ultimo album di Achille Lauro, composto da sole cover di pezzi famosissimi del decennio in questione e di cui avevamo già approfonditamente parlato qui.

Ma perché questa urgenza di ricordare gli anni ’90? Forse è perché era un periodo felice e spensierato per chi era bambino all’epoca, però che tutto questo venga fuori in maniera così concentrata fa ridere e al contempo mette tristezza. Per fare un parallelismo che va al di fuori della musica, basta guardare il successo che ha una pagina Facebook come Serie A – Operazione Nostaglia, dove anche i peggiori scarponi dell’epoca d’oro del calcio italiano vengono ricordati come fenomeni, mentre i campioni contemporanei denigrati.

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Tutto questo trionfo sguaiato non fa che allontanarmi da quella realtà lì, anzi, mi fa stare molto più simpatici tutti i trapper che vengono visti come il demonio da chi rimpiange Gabry Ponte e Gigi D'Agostino. Anche perché gli anni ’90 hanno avuto di che offrire, ma qua sembra solo che ci si ricordi delle tamarrate più irritanti per esasperarle all’inverosimile.

È un’epoca con cui ci ho messo del tempo per fare la pace, prima di scoprire dischi e artisti attivi in quegli anni che adoro alla follia: io, nella mia adolescenza da rocker radicale, ero più equiparabile a un boomer nostalgico degli assoli di chitarra più melensi e kitsch, non riuscivo a concepire il fascino che potesse suscitare la dance. Ma se nel corso degli anni, per fortuna, sono riuscito a trovare nuovi percorsi musicali stimolanti e a staccarmi dallo scoglio musicale a cui rimanevo morbosamente abbracciato, quel mondo per me rimane in certi aspetti inaccessibile, una fanfara che continua a celebrare un glorioso(?) passato e da cui non sembra che se ne voglia uscire.

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L'articolo Per un 25enne, l'esaltazione degli anni '90 fa solo ridere di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-09-02 15:51:00

Tag: opinione

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