"Bloody Vinyl 3", parecchio business e un po' meno musica

Il nuovo mixtape di casa Machete, con più di 20 ospiti di livello, è destinato ai grandi numeri. Ma se un tempo prodotti del genere erano l'anima più underground dell'hip hop, oggi sono la resa totale alla dittatura degli stream. E poco altro

Dettaglio della copertina di "Bloody Vinyl 3", con Slait, tha Supreme, Low Kidd e Young Miles
Dettaglio della copertina di "Bloody Vinyl 3", con Slait, tha Supreme, Low Kidd e Young Miles

L’hype è di casa per Machete. L’hype, la condanna di dover creare aspettativa a tutti i costi per essere presi in considerazione. È un giochetto che conosciamo bene: non importa se quello che fai è valido, l’importante è che se ne parli. E di Machete, inevitabilmente, si parla. Quando, qualche settimana fa, è stata buttata fuori – prima sul canale Telegram dell’etichetta, poi sugli schermi pubblicitari della Stazione Centrale di Milano – una misteriosa tracklist con alcuni nomi tagliati e una data, 2 ottobre 2020, molti hanno pensato a una sola cosa: Machete Mixtape 5. Quello che poi in realtà è uscito è Bloody Vinyl 3, terzo capitolo della saga sorella dei Machete Mixtape.

"Bloody Vinyl 3" fuori il 02 ottobre Presalva: http://bit.ly/PresaveBV3

Pubblicato da Machete Productions su Mercoledì 16 settembre 2020

Il disco è rimasto avvolto in un’aura di segretezza fino al momento della sua uscita, per il discorso di cui sopra, ma la tracklist è stata resa nota nella sua interezza qualche giorno fa. E non c’è troppo da stupirsi, nell’andare a vedere i nomi che hanno preso parte al progetto: Slait è il padrone di casa, accompagnato quasi in ogni traccia dai due figliocci cresciuti in Machete tha SupremeYoung Miles e da Low Kidd. Ad aprire il disco c’è la strana coppia Taxi B-Salmo, non poteva mancare Fabri Fibra, qua con Jake La Furia, come anche il neo giudice di X Factor Hell Raton. E ancora Guè Pequeno, Massimo Pericolo, Madame, Mara Sattei, Nitro, MadMan. E siamo circa a metà dei partecipanti, tutti ben contenti di farsi coinvolgere.

Il mixtape nasce nell’hip hop per delle dinamiche di solidarietà, rispetto e apprezzamento reciproco tra rapper diversi, assieme sotto un’insegna identitaria che ne unisca gli intenti. La crew di Machete, da questo punto di vista, è stata la più importante realtà del rap italiano degli ultimi 10 anni, in particolare per quanto riguarda i primi due capitoli. Arriviamo al 2019 e vediamo come le cose siano cambiate: il rap ha fatto in tempo a diventare un mercato enorme, a raggiungere il mainstream, Machete è la crew più grossa e credibile nel nostro Paese. Perciò non c’è stato da sorprendersi quando Machete Mixtape 4 è volato in classifica: Salmo e soci si sono resi conto di avere una macchina da soldi già pronta in casa, quasi un brand, così da riuscire a fare qualcosa che fosse appetibile per il mercato e avesse, allo stesso tempo, la forza di avere un marchio già legittimato.

 
 
 
Visualizza questo post su Instagram

BV3 FUORI ORA ADDIO

Un post condiviso da (@tha.supreme) in data:

Bloody Vinyl 3 continua per questa strada nel fare più business che musica. Perché, oltre a rappresentare un punto di incontro tra il rap degli anni '10 – ma anche '00 – e la nuova ondata, è chiaro l'intento di farsi premiare dai servizi streaming e rilanciare sui social grazie a quei 3-4 feat per brano che ne aumentano riproduzioni, visualizzazioni, clic e diffusione. E va anche bene che sia così, l’importante è rendersi conto quanto la logica che sta dietro a un progetto del genere è più improntata sul fare soldi, quanto su un prodotto coerente dal punto di vista stilistico. Perché non basta il tocco dei due giovani beatmaker tha Supreme e Young Miles per rendere Bloody Vinyl un disco valido. Ed è un peccato, perché sono due talenti che Machete ha scoperto e fatto crescere, sarebbe stato bello dire che questo disco ne è la consacrazione.

Un progetto così grosso, con così tanti rapper in gioco, è difficile che floppi. Anzi, la probabilità di fare il botto è molto alta: solo tha Supreme, idolo dei giovanissimi e qua con uno spazio di rilievo, ed Hell Raton, il giovedì in prima serata su uno dei programmi televisivi più seguiti d’Italia, assicurano milioni di ascolti da pubblico ben maggiore dei fan della prima ora di Machete. Poco male se è uscito lo stesso giorno dell'attesissimo – su scala mondiale – Savage Mode 2.

 
 
 
Visualizza questo post su Instagram

Un disco al mese anche sto mese Bloody Vinyl 3 fuori ora (link in bio e nelle storie)

Un post condiviso da Machete Slait 333 (@slait) in data:

L’avere un parco di ospiti così ampio è anche la pecca di questo disco: non c’è una identità definita, quanto una moltitudine di strizzate d’occhio in più direzioni, senza avere davvero idea di dove vuole andare. Quello che ne è venuto fuori è piuttosto una compilation o una playlist, come Salmo aveva ironicamente intitolato il suo disco del 2018. O una paraculata, se vogliamo essere più onesti.

Questo disturbo di personalità multipla che emerge per tutto il disco è già racchiuso nel primo brano, Machete Satellite. Sentire Salmo, quindi non l’ultimo arrivato, che urla imitando lo stile di Taxi B, per poi passargli il testimone, è un qualcosa di non solo inaspettato, ma pure confusionario. Poi il pezzo anche funziona, per quanto assurdo sia, e la produzione di Greg Willen è una bombardata di bassi da arresto. Questo fino ai 30 secondi di delirio finale, che nulla c’entrano con tutto il resto. E ci si trova con un’accozzaglia di idee che, messe tutte insieme, non trovano una soluzione di continuità, ma cercano di dare a tutti un contentino. Un album che non è né carne, né pesce.

 
 
 
Visualizza questo post su Instagram

BV3 Fuori stanotte all’una! @slait @youngmilesss @tha.supreme @lowkidd333

Un post condiviso da Salmo Official (@lebonwski) in data:

Se il volume precedente di Bloody Vinyl era caratterizzato da un tiro costante, come un treno che viaggia a 300 km/h, qua la percezione è che si cerchi di prendere tutto il prendibile, farsi ascoltare da chiunque possa trovare, tra il nucleo centrale delle 4 menti del disco e gli oltre 20 ospiti, anche solo un nome di suo gradimento. Il risultato è che il troppo stroppia e, per quanto nel complesso non si possa parlare di un disco brutto, è chiaro che non ci fosse motivo di coinvolgere così tanti artisti se non per fare – e lo sapevamo benissimo, come anche molti fan – rumore e soldi.

---
L'articolo "Bloody Vinyl 3", parecchio business e un po' meno musica di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-10-02 11:22:00

COMMENTI (5)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • flally.flygon 3 anni fa Rispondi

    Ricordatevi che questi ragazzi hanno i beat e la loro musica nel sangue. Tutti a discutere sul fattore business ma nessuno vuole mai ammettere che i ragazzi Machete vivono per fare questo perchè è la cosa che li rende felici. Tanto è più facile spargere odio e criticare sempre no? Andate a leggere le biografie dei 29 autori prima di scrivere gli articoli.

  • vittocomand 4 anni fa Rispondi

    @mario.miano.39 Ciao Mario, il punto del mio articolo è che è cambiata la logica dietro a un progetto come Bloody Vinyl, che da mixtape vero e proprio è diventata una playlistona di Spotify. Al di là del mio parere personale sul disco, penso che sia evidente la differenza tra i capitoli precedenti del Bloody Vinyl e questo, e non intendo sul piano stilistico. Credimi, sarebbe stato molto più facile fare una marchetta al disco, però non sarebbe stato un parere coerente col mio pensiero. Spero di averti chiarito qualche dubbio, nel caso sono qua!

  • 164761#duke90 4 anni fa Rispondi

    bell'articolo. concordo in tutto. business vs buonamusica 10 a ZERO

  • mario.miano.39 4 anni fa Rispondi

    Vorrei chiedere a Comand come si possa recensire un disco appena uscito così complesso e pieno di produzioni diverse e idee che io mi ascolterei un pò più a lungo prima di pontificarci sopra. Rockit è il mio preferito ma davvero mi vien da ridere se confronto la moltitudine di stimoli di un disco del genere con gli Psicologi di cui tanto parlate. Questo disco non sarà magari il mixtape di Machete ma spazza via in un battibaleno un sacco di spazzatura di cui parlate nel Bollettino, trappari impresentabili e matriciane de Roma che ci raccontano della canna e della vodka e di lei che non ti nota! Non sono un esperto di rap ma già ascoltando "greve" mi sembra che abbia un livello stratosferico a confronto del 98% del resto. E un articolo del genere mi conferma il fatto che oggi con tutto quello che esce non è più possibile dare un'analisi della musica degna di questo nome e dello stendardo del giornalismo. Il problema è che le stroncature vere non le fa più nessuno perché evidentemente frenerebbero i pochi soldi che girano mentre è facile parlare male di cose come questa che non hanno bisogno di sponsors particolari in un momento storico del genere. Mentre invece andrebbe detto a tanta giovane combriccola che ci fate scoprire che ci sono sempre margini di crescita notevoli e se gli fate subito credere di essere nella gloria, allora diventa un pò X Factor.

  • andreafico123 4 anni fa Rispondi

    Da questa recensione sembra che per fare musica si debba essere per forza poveri e che i soldi siano una condanna.