I Votto e quei meravigliosi déjà vu alla David Foster Wallace

Cosa accomuna l'ep di una band emo della provincia piacentina al capolavoro d'esordio dello scrittore americano, "La scopa nel sistema"? Una cosa soltanto: le allucinazioni

I Votto, foto press
I Votto, foto press
16/10/2020 - 14:09 Scritto da Mattia Nesto Votto 4

Nel momento in cui la chitarra ha iniziato a fendere l’aria nell’intro di Come riconoscersi, abbiamo capito che l’ep dei Votto, Panbauletto, non era il solito lavoro da band di provincia. Quelle del gruppo piacentino sono canzoni che, seppur suonate da ventenni che non hanno vissuto materialmente il periodo, riecheggiano di quell’emo-punk venato di genuino pop che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila riempiva di malinconica bellezza le nostre giornate. 

Come abbiamo scritto nella recensione, l’effetto di deja-vu che abbiamo provato nell’ascolto dell’ep è stato molto forte, e questa sensazione è stata amplificata dalla playlist su Spotify curata dagli stessi piacentini. Una sensazione nostalgica che ricorda quella che affiora davanti al lavoro del gigante David Foster Wallace e, segnatamente, il suo libro d’esordio: La scopa nel sistema

Che cosa c’entrano quattro ragazzi di provincia che suonano emo con uno scrittore di culto per tutta una serie di generazioni? Poco e tanto: vi spieghiamo il perché traccia per traccia con Panbauletto dei Votto nelle orecchie e il libro di D.F.Wallace in mano.

Come riconoscersi

"Le fauci dei capelli di Lenore carezzarono la cannuccia mentre le sue labbra aspiravano ginger ale dallo snello bicchiere di vetro martellato".

Se c’è una cosa che l’emo in generale e la scrittura di D.F. Wallace in particolare hanno in comune sono gli improvvisi, quanto deliziosi, squarci descrittivi. Come i Votto ad un certo punto del loro primo pezzo Come riconoscersi, iniziano a gridare nei microfoni con la forza dei vent’anni, anche Wallace nel suo libro, mentre uno dei racconti entra nel vivo, ci regala questo quadretto su Lenore. Una descrizione che pare di secondaria importanza e che però rivela un mondo: ovvero l’assonanza tra i capelli di una ragazza e le fauci (di un animale? di un mostro? di che cosa?), alcuni particolari senza alcuna importanza ma che danno forma e sostanza alla descrizione (il ginger ale) e, infine, il bicchiere che è snello, snello come la prosa dello scrittore e i testi dei Votto. Questo è l’emo e questo è il fascino di Wallace: anche nelle situazioni più intricate, più complesse e, apparentemente, senza via di uscita, un improvviso grido nel microfono o squarcio di luce descrittiva vengono, sempre, a salvarci.

Fondo/Banbauletto

  “Sono in Messico, guido una Lincoln. Il condizionatore è rotto. C’è un caldo insopportabile. Indosso un completo di lana. Il completo è zuppo di sudore. La sabbia del deserto è nera. Ho prenotato in un motel. Mi fermo davanti al motel e parcheggio accanto a un cactus. Vedo un paio di scorpioni. Sull’insegna del motel c’è scritto NO VACANCY, anche se siamo in Messico. Io non mi preoccupo, perché tanto ho prenotato, e lo dico all’impiegato al banco del ricevimento, in un atrio che sa di rutto. L’impiegato è un topo gigantesco, un enorme paio di baffi a manubrio”. 

Se dovessimo fare un esempio della prosa ritmata di D.F. Wallace che pare una partita a tennis tiratissima, faremmo proprio esempio, utilizzeremmo proprio questo sogno allucinato e allucinatorio per dimostrare il suo stile unico. E questo, stupendo, brano ci ha ricordato il secondo pezzo dell’ep dei Votto, il bellissimo Fondo/Banbauletto, in special modo quando cantano: “Io stanotte sono stato malissimo/ Brividi di freddo senza freddo/E abbiamo smesso di parlare di me/Da quando ho paura io stesso della paura che faccio”.  In un’operazione incredibile di mimetismo, le frasi brevi e spezzate della band emo si adattano alla perfezione con la prosa di Wallace creando un ponte temporale, immediato, tra il Messico dei sogni e la Piacenza degli incubi. 

Animali

“La volontà di fingere proviene da dentro di lei. Una vera finzione non può che innescarsi nel contesto in un’intima consapevolezza del reale. Per fingere che io sia lei, lei deve sapere che non lo sono, la membrana dev’essere una membrana robusta e pulita. La membrana robusta e pulita sceglie cosa assorbire dentro di sé, e lascia che il resto rimbalzi via. Solo chi è sicuro di sé può veramente fingere, Lenore”.

Qui i giri sono meno pressanti e le atmosfere se possibile ancora più cupe. Molto probabilmente Animali è il pezzo dei Votto non solo più squisitamente emo ma anche quello più vicino ai dischi dei mai rimpianti abbastanza And So Your Life Is Ruined. Per questo particolare pezzo, che durante i nostri primi ascolti ci pareva quello più debole del poker, ma che poi abbiamo imparato ad apprezzare, accostiamo questo piccolo spezzone de La scopa del sistema. Il motivo è semplice: c’è la stessa disperazione, un po’ autoindulgente, che ci piace e vi piace tanto no? 

Tuffo di testa

“Credi che piangere mi faccia sentire in colpa? Ti sbagli. Non mi sento in colpa. Mi sento semplicemente una gran voglia di togliermelo dalle palle. Dici così perché sei ubriaco. In effetti sono leggermente alticcio. Non lo nego. Ciò non toglie che sia sincero, amica mia. Niente più scopate, niente più amore”.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l’ultimo pezzo dell’ep non chiude il lavoro dei Votto con i fuochi d’artificio, bensì, allo stesso modo di uno sciame di falene che ricercano la luce senza trovarla, spegne tutto con dolcezza mista a tristezza. Un ottimo connubio per un ep emo, visto che questa canzone, in fondo, parla di amore, di un amore un po’ sbilenco e disperato ma, comunque, di amore. E allora, apprezzando in special modo il modo in cui Tuffo di testa sale, esattamente come una cotta ai tempi del liceo, non potevamo non citare questo, baricentrico, passaggio de La scopa del sistema di David Foster Wallace.  In una perfetto duetto al contrario il non-amore di Wallace rima con l’amore dei Votto: entrambi sentimenti imperfetti di un mondo che continuerà a girare intorno al Sole per un altro po’ di miliardi di anni indipendente da noi, dagli ep emo e dai romanzi americani.

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L'articolo I Votto e quei meravigliosi déjà vu alla David Foster Wallace di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-10-16 14:09:00

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