X Factor 2020: le ragazze hanno qualcosa in più

Ultimo step del talent di Sky prima dei live: ai Last Call si sono formate le squadre capitanate da Hell Raton, Manuel Agnelli, Mika ed Emma. Qualche sorpresa, alcune conferme e una certezza, come da titolo

23/10/2020 - 09:50 Scritto da Simone Stefanini

Dopo i bootcamp, di solito nelle edizioni covid free di X Factor ci sarebbero stati gli Home Visit, in cui gli artisti venivano portati in giro per il mondo, poi cantavano per i giudici e venivano scelti o meno per andare ai live. Con l'edizione 2020 cambia nome anche l'ultima parte dello spettacolo prima dei live e viene rinominato Last Call. Il montaggio della regia indulge fin troppo nel ricordarci che viviamo un periodo di merda, tra memorie delle edizioni col pubblico e Cattelan in piedi davanti al Duomo di Milano, con attorno a sé il nulla. Dai, rendiamo le prossime puntate più allegre che già non c'è un cazzo da ridere in generale, please.

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Detto questo, la prima cosa che avverto guardando la puntata, è il disagio esistenziale di vincitori e perdenti che restano lì, con le mani in mano, senza poter abbracciare nessuno, senza farsi consolare. Una sensazione spersonalizzante che disturba nel profondo, ma questo non è certo colpa della produzione. Consiglio: immettere i concorrenti dentro le bolle gonfiabili tipo i Flaming Lips e farli rotolare nel prato per sfogare la tensione. Andiamo dritti al sodo: come da mio pronostico della settimana scorsa, ci sono cinque M da battere (Manuel e Manuelito, Melancholia, Mydrama e Martina (cmq), a cui si aggiunge una C grossa come una casa, quella di Casadilego (appunto), che ieri ha sbaragliato la concorrenza con una cover al piano di Kitchen Sink dei Twenty One Pilots e passa ai live, facendo emozionare Mara Sattei e Lazza, che aiutano Hell Raton nella scelta.

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Passa anche cmqmartina con una cover di Jovanotti che mi piace più dell'originale (con cui ho un rapporto tribolato), e Mydrama, un po' più debole delle volte scorse con un pezzo di Rosalia. A casa Ale e Daria Huber che canta fin troppo rispettosamente Damien Rice. Entrambe molto brave e molto giovani, si rifaranno di sicuro, il talento c'è. Tocca a Mika che porta con sé l'artista Francesco Vezzoli. Passa ai live NAIP con una cover non proprio indimenticabile di Bandiera bianca di Battiato. La cinquina di Mika è talmente scadente che NAIP svetta, in ogni caso. Passa anche Eda Marì, ma io continuo a non trovare niente di affascinante nella sua arte. Neanche brutto, sia chiaro, proprio una roba media. Va ai live anche Vergo, il ragazzo che ha ingoiato l'autotune e che, quando Mika gli chiede di cantare senza, non è parente di Pavarotti, ma si muove bene ed è moderno. A casa Disarmo che la pesta grossa facendo Jeff Buckley e il rapper Kaima che mi ha favorito il sonno. Quando alla fine della puntata, Mika dice di voler arrivare in finale con tutti e tre della sua squadra, sono preso da un attacco isterico di ridarola.

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Manuel Agnelli arriva in studio con Gipi e faccio la hola da solo sul divano, che bella coppia di cervelli tosti da vedere in tv. Passano i Little Pieces of Marmelade che osano Helter Skelter dei Beatles, pure troppo caciarona, ma loro sono sempre fighi con l'attitudine '90s e il noise. Passano i Manitoba che, anche stavolta, non mi convincono fino in fondo e li attendo ai live per capirli definitivamente. Passano ovviamente i Melancholia, la squadra da battere del torneo, con una cover di White Rabbit dei Jefferson Airplane che mi fa venir voglia di farmi un trip assurdo e non tornare più. Gipi dice di Benedetta, 22 anni, cantante: non sono mai riuscito a staccarle gli occhi di dosso. Nemmeno io, ipnotica. Se ne tornano a casa due progetti molto interessanti, gli Yellow Monday che hanno fatto una versione rock di Kurt Cobain di Brunori (probabile scelta sbagliata) e gli Wime che hanno ricreato Curami dei CCCP in versione etnico psych. Bravi entrambi, avrei preferito loro a molti di altre categorie.

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Alla fine arriva Emma, coadiuvata da Dardust e ora penserete che ce l'abbia con lei. No. Penso sia una persona molto interessante, con cui starei a chiacchierare un bel po', e so potrebbe darmi anche qualche lezione di vita niente male. Messe le dovute mani avanti la sua cinquina, che già non era esattamente l'Inter del triplete, perde un pezzo importante: Roccuzzo, l'unico cantante con cui poter fare cover di pop italiano per attirare quella fetta di target che è abbastanza in linea con la discografia di Emma. Lui se la gioca male, perché La notte di Arisa c'ha rotto le scatole in ogni luogo e in ogni lago, ma non capisco che ci faccia ai live al suo posto Santi, un ragazzo che canta come tanti (rima baciata), senza infamia e senza lode. Passa Blind, il rapper duro dal cuore d'oro e con lui anche Blue Phelix, molto carismatico, con una voce interessante. A casa va Leo Meconi che, dopo aver cantato in inglese viene richiamato per far sentire qualcosa in italiano, sceglie Lucio Dalla e si auto elimina. 

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Conclusione finale prima dei live: le ragazze giovani hanno una marcia in più, che siano nelle Under o nelle Band, sono quelle che hanno più voglia di mettersi in gioco e di conquistare il mondo con la propria identità. Hanno fame, e questo traspare dal programma. I ragazzi sono un po' tutti sotto tono, alla ricerca dell'io perduto, fragili, timidi, e ci sta pure, accettiamo la loro vulnerabilità. Però la voglia, quella dobbiamo sentirla da casa, questa nuova sensibilità dovrebbe essere trasformata in arte, per convincerci davvero. Da giovedì prossimo cambia tutto, staremo a vedere chi regge il live e chi no.

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L'articolo X Factor 2020: le ragazze hanno qualcosa in più di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-10-23 09:50:00

Tag: x factor

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