I numeri di Sfera e le vertigini della perdita di significato

Un videoclip è destinato a rimanere in Rete in eterno, come la plastica nel mare. Il tempo non manca, eppure "Bottiglie privè" raccoglie 118mila views su YouTube in meno di un'ora. Noi non ci sentiamo tanto bene

Still dal video di "Bottiglie privè" di Sfera Ebbasta
Still dal video di "Bottiglie privè" di Sfera Ebbasta

Uno accanto all’altro sulla scrivania di legno tarlato – che mi ricorda che, nonostante tutto, il mondo è fatto di materia –, smartphone e pc comunicano tutto il loro autismo. Il primo segnala l’allerta, il secondo la conferma con un paio di secondi di delay. Ogni volta è la fine di un’attesa, un piccolo sussulto, una speranza mal riposta. La mail personale procede a rilento ed è terreno di uno spam virulento. Quella di lavoro dà più soddisfazioni, proponendo continue sollecitazioni e altrettante frustrazioni. WhatsApp è una grande festa a cui sono tutti invitati e non partecipa nessuno, tanto che, per quanto silenziato, persino il gruppo dell’asilo desta un inconfessabile interesse. Le notifiche brillano una dopo l’altra, intermittenti e inebrianti. Quella che martedì, poco dopo l’ora di pranzo, mi comunica l’uscita del video di Bottiglie privè, il primo singolo che annuncia il nuovo disco di Sfera Ebbasta, suona un po’ diverse dalle altre mail.

Negli ultimi anni il rapper di Cinisello è stato un enorme catalizzatore di attenzioni per la musica italiana: magari non l’artista che ci meritavamo, ma di certo quello di cui il sistema aveva bisogno. Man mano che l’esasperazione per la great (e svelatissima) swindle della trap italiana spegneva in me ogni fibrillazione per questa o quell’uscita, questo o quel trend e personaggio, Sfera non ha mai smesso di suscitare il mio interesse. La release del suo nuovo album Famoso, prevista per il 20 novembre, non mi lascia insomma indifferente.

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Sotto il bombardamento costante di impulsi in cui oggi viviamo, è bello pensare che qualcosa di rilevante esista ancora. La finale di Champions, il nuovo Tarantino tra mille Avengers, il videogioco rivoluzionario di cui si parla da 9 anni sulla fiducia, X Factor al giovedì sera. In alcuni casi sono attese ben riposte e in altri solo hype, ma che non tutto valga uno è indubbiamente un bene.

Apro la mail senza l’insofferenza che accompagna quasi sempre il gesto, e clicco sul link riportato nelle prime righe. In quattro minuti ho il tempo di formulare, disfare e ricalibrare il giudizio sul pezzo di Sfera. Quale che sia è del tutto irrilevante oggi. Quello che più mi colpisce è il numero che vedo sotto la scritta Bottiglie Privè su YouTube e che rappresenta il numero di persone che hanno fino a quel momento visto il videoclip realizzato da Pepsy Romanoff: 118.484.

“Ci siamo”, penso. “La strada è segnata, caro Gionata: prima è toccato alla Pausini, poi a Emma e a Tommaso Paradiso. Ora il passato sei tu, nel giro di pochi anni se non ti togli quei denti d’oro ti scambieranno per una badante dell’Est Europa”. Poi guardo meglio: da quando il video è stato messo online sono passati 53 minuti. In meno di un’ora molte più persone di quelle con cui io, dal vivo e per via digitale, interagirò in tutta la mia esistenza, si sono pressoché contemporaneamente riversate su una stessa pagina web, per lo stesso motivo.

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Le dinamiche che portano a ciò mi sono chiare, non avendo – purtroppo – vissuto questi primi 36 anni nella caverna di Platone. Eppure provo una specie di vertigine al pensiero di questa mobilitazione simultanea, che spinge oltre 118 mila persone a interrompere la propria vita precedente per dedicare i 4 successivi minuti del proprio martedì pomeriggio all’ascolto e alla visione di Bottiglie privè. Un contenuto che rimarrà a disposizione del mondo in eterno, come la plastica nel mare. Eppure che 118mila e qualche altra persona – chissà se io sono una di loro o quella subito dopo? – sentano l’esigenza di vedere entro i primi 60 minuti dalla pubblicazione. Qui e ora, come vuole la dottrina della contemporaneità di cui Sfera è un testimonial parecchio in target.

Ma a spiazzarmi più di ogni altra cosa, leggendo la quantità di views e immaginando il time-lapse che ha portato in 53 minuti un numero a passare da zero a 118 etc mila, è la capacità di fregarmi nonostante tutto, il fatto che non ci dovrebbe essere proprio nulla di spiazzante. Perché oggi le statistiche non contano più nulla, morte per eccesso di statistiche. Come per i report di morti e contagiati di questi mesi, un’ossessione che per due mesi ha fermato il mondo ogni giorno alle 18 per poi divenire rumore di fondo.

Come i dischi d’oro, di platino e di vibranio con cui ogni giorno i colleghi di Sfera testimoniano la propria ascesa all’olimpo dell’effimero musicale e la propria capacità di zittire il senso del ridicolo. È una specie di barzelletta, l’alzata da record del pesista imbottito di steroidi, il cazzo sbattuto contro il tavolo di ghisa e l'esultanza di chi ringrazia dio che non sia andato in mille pezzi. Se tutto è algoritmo, nulla è più algoritmo. Eppure i 118.484 volenterosi di Bottiglie privè queste convinzioni le fanno vacillare, perché quando un esercito si mobilita il fiato manca sempre, almeno per un attimo. Almeno sul frame, l’effetto è assicurato. 

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Poi il tempo passa, la vita va avanti. Ritorno al mio magnete la sera e vedo che, nonostante siano passate 8 ore, il numero delle visualizzazioni è poco più che raddoppiato. Una curva ben diversa da quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi. Quello che mi sembrava epico e irripetibile, in realtà, non è nemmeno così impressionante (a voler usare standard collettivi e del tutto destituiti di senso): qualche anno fa Ghali in 24 ore aveva accumulato 4,3 milioni di views per il video di Cara Italia, i BTS – che giocano un altro sport – di recente in una giornata di lavoro ne hanno collezionate 100 milioni.  

Mentre sto per digitare “pubblica” a questo articolo, Bottiglie privè ha raggiunto quota 879.268 visualizzazioni. “Pochine”, penso, senza trovare la lucidità di vergognarmi. Lontano dal qui e ora in cui tutto è unico e indispensabile, persino la “rockstar” di Cinisello Balsamo perde la capacità di travolgermi. Le prossime cure dentarie saranno decisive per il prosieguo della sua carriera. 

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L'articolo I numeri di Sfera e le vertigini della perdita di significato di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2020-11-05 17:19:00

Tag: opinione

COMMENTI (1)

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  • facchin.alberto60 4 anni fa Rispondi

    L' articolo mi è piaciuto molto. I numeri o le statistiche contano poco, fuori dal contesto di chi le studia per lavoro.Un milione di visualizzazioni? Per un paese di anziani come l' Italia sono una enormità. Sfera? Un altro che ha svoltato di brutto...poi gusti...de gustibus