Giungla, la mia musica è un mazzo di fiori

“Walk On The Ceiling", il nuovo brano di Emanuela Drei, racconta molto bene la lunga notte insonne che stiamo vivendo. Grazie anche all'artwork che accompagna il brano, un quadro floreale e immaginifico di Sophie Westerlind

Giungla, nella foto di Olimpia Rende
Giungla, nella foto di Olimpia Rende

Milano è da giorni in zona rossissima, si sta chiusi in casa e si ascolta parecchia musica (almeno quella). Cercando di evitare le porcherie, capitano all'orecchio cose discrete, altre buone e altre ancora sorprendenti. Aggettivo, quest'ultimo, che si spende a cuore leggero dopo aver fatto la conoscenza di Walk On The Ceiling, il nuovo singolo di Giungla, moniker di Emanuela Drei, cantautrice di Bologna, già voce e chitarra di Heike Has The Giggles ed ex bassista di His Clancyness.

Walk On The Ceiling è un pezzo nato dopo tante notti passate con la testa sotto le coperte e le note del telefono aperte a buttare giù pensieri", ci racconta Emanuela al telefono. "Spesso i testi li scrivo così e anche in questo periodo in cui faccio fatica a dormire mi succede molto spesso. Ho voluto immaginare che questa luce del telefono tra le mani, come se rappresentasse l’idea di creare, sia qualcosa di silenzioso e fragile che puoi regalare a qualcuno di speciale, magari mentre sta dormendo, per provare a dirgli qualcosa di importante. Ho pensato alla dimensione notturna come rovesciata, in cui puoi immaginarti di essere completamente da un’altra parte o chi veramente vorresti essere”.

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Oltre alla pulizia e alla personalità del suono, e di tutto il percorso di Giungla, colpisce davvero molto l’artwork che accompagna la canzone. È di Sophie Westerlind, tratto dalla sua opera Martina's Flowers: “Ero alla ricerca di una copertina per la mia prossima uscita e grazie all’amico e curatore Tommaso Speretta ho conosciuto Sophie e mi sono subito fiondata a visitare il suo studio. Mi sono innamorata dei suoi tratti intensi, a volte feroci, ma pieni di colore e mi sono sembrati perfetti per la mia musica. Le sono infinitamente grata per aver accettato questa collaborazione".

Prima di Martina's Flowers, Sophie non aveva mai dipinto fiori, ma durante il lockdown di marzo, bloccata sull’isola della Giudecca di Venezia dove vive e lavora, ha sentito l’esigenza di farlo. "La lontananza dalla natura li ha resi molto importanti e sono diventati degli oggetti da non dare per scontato", prosegue Giungla. "Un giorno, la sua amica Martina è riuscita a metterla in contatto con chi avrebbe potuto darle un mazzo di fiori e così sì è trovata in un vicolo con questa signora che prima di darle il bouquet ha voluto che sentisse il profumo e poi le ha detto di correre a casa. 'Come se fosse qualcosa di proibito', mi ha detto Sophie. Questa idea di creare come qualcosa di segreto mi sembrava perfetta per la mia musica”.

La produzione "nord-europea" di Walk On The Ceiling è ormai un tratto distintivo del lavoro di Emanuela, ma qui è come se fosse spinta più in là: “Ho lavorato con il produttore Andy Savours. Ci siamo conosciuti dopo un mio live al Great Escape di Brighton e non molto tempo dopo sono andata nel suo studio di Londra.  È stata una super esperienza, anche perché lungo la sua carriera ha lavorato con alcuni dei miei chitarristi preferiti come Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs e Jamie Hince dei The Kills quindi mi sono tolta un sacco di curiosità tecniche e non e ci siamo veramente sbizzarriti con le chitarre in fase di registrazione. Avevamo in mente un equilibrio-tensione tra un sound diretto e ruvido, ma un cantato soft”.

Giungla, foto di Olimpia Rende
Giungla, foto di Olimpia Rende

In maniera quasi scontata il discorso passa alle definizioni, ai cosiddetti generi musicale: spesso ci capita, quando parliamo di Giungla, di definirti come alfiere del dream pop italiano con venature “Non do molto peso alle categorie sinceramente", risponde l’artista. "Quasi per scherzo dal primo EP, che si intitolava Camo, e allora ho iniziato a dire che faccio camouflage pop. Ora, per il secondo, potrei iniziare a dire che faccio 'turbulence pop'. Mi piace invece parlare un po’ degli ascolti, in special modo di quelli degli ultimi mesi. Anche quando ascolto passo da tutto al contrario di tutto e non so quanto poi finisca nella musica che faccio sinceramente. Negli ultimi tempi sono passata da Marie Davidson a Smerz e Against All Logic, da Giant Swan a Oklou, Tirzah, Yves Tumor e Big Thief”. 

Il suo prossimo lavoro, Turbulence, appunto, è previsto per il 2021. Una nuova nuova parola d’ordine, che "parla un po’ di questi tempi e anche del fatto che per tanto tempo non sono riuscita a fare uscire molte cose che avrei voluto. Il disco comprenderà tutti i pezzi che ho registrato con Andy Savours e altri che ho lavorato qui in Italia, a Bergamo. Ogni singolo avrà come cover un dettaglio del quadro di Sophie Westerlind che nella sua interezza sarà la copertina dell’EP”. 

 
 
 
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Un nuovo passo di consapevolezza nella carriera di una musicista che ha già diviso il palco cone The xx, Foals, Grimes e pure con i Battles, oltre ad aver partecipato a a festival quali SXSW in Texas, Sziget Festival a Budapest e The Great Escape a Brighton. “L’unico motivo per cui ha senso fare musica è l’incontro con le persone, a livello personale, sociale, culturale. Fare musica è tutte quelle cose grandi e piccole che stanno 'dietro' a ciò che magari fai vedere online, ai risultati di uno streaming eccetera. È il percorso, non l’arrivo". Non un prodotto, insomma. "Siamo fortunati a vivere nell’era dell’iper-condivisione e poter arrivare a diverse persone comunque anche chiusi in casa è una cosa certamente positiva. Ma la musica, come tutte le altre forme di cultura, sono vita, che è fatti di incroci, là fuori”.

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L'articolo Giungla, la mia musica è un mazzo di fiori di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-11-13 14:27:00

Tag: singolo

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