Ibisco, un'esplosione di grigio alla fine del mondo

Il cantautore emiliano, che scrive i suoi brani "nella noia dei cessi del lavoro", ha pubblicato "Ragazzi", un inno disperato tra il buio dei Joy Division e i led impazziti di Cosmo. E con l'aggiunta di un remix devastante firmato da Populous a fare da lato B

Ibisco
Ibisco

Nel plumbeo cielo di un novembre da passare in casa, un urlo in lontananza squarcia il grigiore. A lanciarlo, nella nebbia della Pianura Padana, è Filippo Giglio, in arte Ibisco, cantautore emiliano che già avevamo ascoltato nel suo brano d’esordio, Meduse, e che ora ha appena pubblicato il doppio singolo Ragazzi, composto dalla versione originale e da un remix di Populous.

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Ragazzi è lo sfogo liberatorio di chi ha la consapevolezza che "tra un’ora il mondo finirà", un lancinante ritmo tribale tra la claustrofobia dei Joy Division – impossibile non notare la somiglianza con la batteria di Atmosphere – e i deliri techno pop di Cosmo.

Il fiore dell’ibisco è noto per la sua delicatezza, dato che nell’arco di un giorno muore. Una bellezza splendente e fugace. “Poco dopo averlo scelto, mi sono reso conto contiene le stesse vocali nello stesso ordine del mio nome e del mio cognome”, ci ha rivelato Ibisco. Una combinazione perfetta, tanto più nel momento in cui anche lo stesso cognome di Ibisco è un fiore.

 

Casualmente, un’altra parola che segue questa bizzarra regola di successione vocalica viene in mente: grigio. Ma se il fiore è caratterizzato dai suoi colori spesso cangianti, l’estetica di Ibisco – sia grafica che musicale – è composta dal bianco e nero. “Desideravo che ciò che visivamente avrebbe accompagnato le canzoni si orientasse verso un immaginario crudo e minimale, dove per analogia ci si concentri sul contenuto e sulle particolarità della composizione piuttosto che sull’appagamento superficiale che può conferire il colore”.

Questa immagine è dominante nel videoclip di Meduse, ripreso sulla tangenziale di Bologna con una Canon XL1s – una videocamera a cassette e diretto da Letizia Giorgio. "Per me è un luogo di culto, abbiamo ripreso lì perché volevamo un’atmosfera sfuggente e onirica come i pensieri. Come risultato si è ottenuta un’allucinazione generale che gioca molto con scie di luce, talismani a forma di medusa e pensieri dalla grana Lo-Fi".

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A differenza di Meduse, Ragazzi – "un inno disperato di chi non rinuncia a un’esistenza migliore, un brano collettivo per persone solitarie in cui si mischiano rabbia e gloria", lo descrive Ibisco – è dominato dalle percussioni, in un decadente trip privo di inibizioni. "Mi piacciono i contrasti e credo che un solista, avendo molta più libertà sotto questo punto di vista rispetto a una band, debba approfittarne. I due brani per ora pubblicati rappresentano forse i due estremi dentro cui sono comprese tutte le tracce che ho realizzato".

Ad amplificare questa bipolarità della musica di Ibisco c’è il remix di Ragazzi realizzato da Populous. Ibisco ha molto apprezzato il suo contributo al brano: "È uno dei pochi producer che ho desiderato ascoltare live. Ha donato al pezzo un’atmosfera che non avrei mai pensato potesse avere, credo sarà molto utile per comprendere più profondamente le emozioni che mi hanno portato a scrivere questa traccia".

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I pezzi di Ibisco nascono, come dice lui, "nella noia dei cessi del lavoro dipendente": oltre alla musica e a studiare scienze della comunicazione, Ibisco spende molto del suo tempo a lavorare. "Quella frase è una provocazione legata alla cultura del lavoro, dove l’azienda viene prima del singolo. Vorrei si arrivasse sempre di più a mettere al centro di tutto le persone e gli aspetti umani".

Nella propria bio, Ibisco dice che vive in provincia e che probabilmente ci morirà. "È un luogo in cui ti senti sempre a metà fra la paura di non contare un cazzo e un invidiabile desiderio di riscatto. È stimolante da un punto di vista esistenziale, ti sprona ad affermare la tua personalità su più larghe scale, a colmare certi tipi di distanze sociali", ha commentato. "In provincia io ci vivo anche bene, i ritmi sono diversi dalla città e ti permettono di rallentare per mettere meglio a fuoco le cose. Bologna è una città che amo immensamente, a volte vorrei viverci, altre no, è la città che interpreta la vita notturna con un’entropia unica".

 

A questo si aggiunge il rapporto complesso con la Pianura Padana, dove gli spazi smisurati provocano un duplice effetto. "Le grandi distese mi fanno sentire infimo e lontano, è qualcosa di tragico e bellissimo allo stesso tempo. Mi pongono nella condizione di trovare un mio ruolo nel mondo, qualcosa di irriducibile che possa contrastare il senso di vuoto, una carta che possa essere sempre spesa nei momenti di vertigine".

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L'articolo Ibisco, un'esplosione di grigio alla fine del mondo di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-11-16 12:14:00

Tag: singolo

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