Tony boy, Padova è la mia Gotham City

Il suo rap è cupo, come la sua città. Da cui è scappato alcuni mesi per liberarsi da un periodo difficile, superato grazie agli amici e all’amore. Cresciuto a Sfera e DPG, “i Club Dogo dei 2000”, il 21enne mette al centro dei suoi testi le emozioni e parla a nome di una generazione senza futuro

Tony Boy - foto di Olga Amendola
Tony Boy - foto di Olga Amendola

Far uscire un ep e intitolarlo Non c’è futuro, edito per l’etichetta Ventidiciotto (nota per aver scoperto anche Il GenioWillie Peyote e l’alternativa trap veneta della Sugo Gang). Poi, a distanza di un anno, debuttare con un album e intitolarlo Going Hard, fuori il 16 ottobre 2020 per Gorilla Records. 

Così si delinea il percorso di Tony Boy, giovane rapper padovano classe ’99: con due titoli antitetici che esprimono in pochissime parole tutta la crescita e il cambiamento di Antonio, dopo il superamento di un periodo buio. Esorcizzato anche attraverso la musica: "Uno storytelling romantico e profondo, adatto a qualsiasi ragazzina, senza smentire una certa credibilità rap, di strada. Ma senza nemmeno mai abusarne, ribaltando topoi trap in una chiave più sentimentale e mantenendo ben salde le radici nel cantautorato, per rivisitarle in chiave urban".

Tony Boy - foto di Olga Amendola
Tony Boy - foto di Olga Amendola

Non c’è futuro corrisponde al periodo più darkness del rapper, quando hai sedici anni e inizi a uscire con la comitiva e a vivere il mondo esterno, la città: "Vedevo Padova come Gotham City. Con quei portici che non fanno passare il sole, le persone per strada tutte incappucciate, che mai ti risponderebbero con un sorriso. Padova è sempre grigia e piove spesso, forse sono meteoropatico – sorride –, ma assorbo un sacco di energia dall’ambiente che mi circonda. Qui son tutti cupi e il rap è cupo, anche il mio", dice.

All’epoca di Non c’è futuro, Tony ascoltava Young Thug, Future, Travis Scott e Lil Wayne: "Le prime hit ovviamente sono state Eminem e Tupac, ma le ho subito skippate per raggiungere altro", dice. Quanto all’Italia, da quando è arrivato Sfera con XDVR, la DPG con Crack Musica e i vari episodi della Dark, Tony è stato completamente catturato da quella wave lì: "Ero un ragazzino di sedici anni e quegli ascolti sono stati i miei idoli. Come i Club Dogo per chi ha dieci anni in più di me", commenta.

Ma prima dell’ep di debutto, il giovane rapper aveva già fatto uscire un mixtape, Trap in boyz, che a Padova andò anche abbastanza forte, una chicchetta che in pochi sanno. Lui scrive da sempre, ma è quello il suo vero inizio ed è da lì che Tony capisce che vuole fare musica nella vita: "Mi rendevo conto che non andavo a scuola per andare in studio, che non andavo a lavoro per andare in studio. Allora ho deciso di concentrarmi solo sul rap e sulla scrittura, è stato un passaggio spontaneo", racconta.

Tony Boy - foto di Andrea Paganello
Tony Boy - foto di Andrea Paganello

Il Tony di quegli anni era un adolescente spaesato e tristissimo, entrato in un mood che non riusciva a cambiare: "Mi alzavo la mattina e dicevo 'cazzo, devo fare qualcosa per uscire da 'sta roba'. Ma ero totalmente intrappolato in me stesso", racconta.

Le sue prime canzoni sono la traduzione in musica di una serie di emozioni che al tempo erano completamente appiattite da ciò che aveva intorno e che gli veniva proposto: "È stato un periodo turbolento anche nel mio cervello. Con l’ingenuità di un ragazzino, sono rimasto incastrato in situazioni in cui non avrei dovuto trovarmi e a parlare di cose di cui non è normale parlare a quell’età lì", confessa. "Avevo le emozioni bloccate e facevo uso di sostanze che mi avevano completamente svuotato", continua.

Non c’è futuro è ciò che rimane di quel periodo. Il resto è Going Hard, un album che segna un periodo di svolta nella vita del giovane rapper, che crescendo ha incontrato e scoperto l’amore e si è trasferito a Milano, dove ha condiviso per alcuni mesi una stanza con Dutch Nazari: "Ho iniziato ad aprire gli occhi quando sono uscito dalla mia città. Ho conosciuto nuove persone e ho trovato nuova ispirazione, poi sono tornato a Padova", dice il rapper, e continua: "Going Hard è stata la mia rivalsa. È normale stare male, ma la mattina bisogna alzarsi e avere voglia di spaccare, perché c’è un mondo là fuori".

Tony Boy - foto di Andrea Paganello
Tony Boy - foto di Andrea Paganello

L'album è il suo debutto ufficiale, interamente prodotto da Wairaki, beatmaker da sempre al fianco dell’intero progetto del giovane padovano. I due si conoscono da anni, li aveva messi in contatto un amico in comune: "Ho registrato la mia terza canzone nel suo studio di registrazione", racconta Tony. Wairaki al tempo era già conosciuto, perchè membro della storica crew patavina Massima Tackenza, il collettivo dal quale è emerso anche Dutch Nazari.

"Ora siamo fratelli e abbiamo un rapporto di musica insieme", commenta il rapper. E insieme sperimentano tantissimo: "Quando ci siamo conosciuti avevamo una wave totalmente diversa da oggi, eravamo entrambi super rock con un briciolo di punk addosso", spiega Tony, che a quei tempi suonava anche la batteria in una piccola band con il fratello chitarrista, ed era in fissa come tutti con i Blink. "Con il tempo, però, mi sono reso conto che volevo spostami su qualcosa di più melodico, senza dover per forza dire di appartenere a una wave. Più cresco, più lo capisco: sono un rapper, ma non voglio sentirmi stretto in nessuna definizione", dice.

Tony Boy - foto di Olga Amendola
Tony Boy - foto di Olga Amendola

Oggi Tony Boy si accosta con la sua musica all’immaginario trap e pone al centro dei suoi testi le emozioni e i sentimenti, che condivide con la generazione incerta cui appartiene, tra un futuro indecifrabile e un presente ancora meno chiaro. Parla di sé stesso, delle sue esperienze, di come è cambiato nel tempo, dei problemi con gli amici e della voglia di fare e di non ricadere nel buio di un periodo che in passato non presentava vie d’uscita.

Traffico di Going hard è la canzone che più rappresenta la personalità di Tony. È la canzone in cui si racconta di più, in maniera meno esplicita, ma più profonda: "In questo pezzo ho messo a nudo anche i miei lati più deboli e non a caso si tratta del mio brano preferito in assoluto. Mi piace fare musica super cattiva, ma mi piace anche raccontare delle emozioni e ultimamente è come se avessi 'il trip delle emozioni', come lo chiamo io. In questo periodo sono positivo, ma non è detto che sia felice", dice il ragazzo.

E continua: "Sono un rapper e la mia trap è sì emo, ma anche un po’ vivace e gli strumenti sono una parte fondamentale in ogni canzone", dice Tony. Che in serbo ha dei pezzi molto diversi da quelli ascoltati finora, con collaborazioni che non c’entrano nulla con il suo genere: "I pezzi che arriveranno saranno molto più indie, ma per ora voglio farvi il lavaggio del cervello con Going Hard", sorride.

Dieci tracce tutte prodotte da Wairaki, con i feauturing di Mr Rizzus in La danza dei soldi e Dutch Nazari in Sembra facile, un pezzo che condensa malinconia e voglia di riscatto: "Mr Rizzus è un ragazzo di Monza, siamo coetanei. A livello musicale siamo molto diversi – lui è più cattivo, molto più drilly e la sua roba spinge fortissimo –, ma nonostante questo siamo fratelli, due pazzi che fanno festa e musica insieme. Gli mando un saluto", dice Tony.

Alcuni della comitiva di Tony
Alcuni della comitiva di Tony

Anche Dium, giovane rapper di Piave che gravita a Padova, ha collaborato con Tony in Non c’è futuro: "Sono tutte persone che frequento tuttora, facciamo tutti musica", dice. Molti già rappavano prima di lui e avevano i loro percorsi artistici già avviati. Nonostante questo, quando Tony ha dato inizio al suo progetto, gli sono venuti incontro e lo hanno aiutato: "Nel momento in cui chiedevo i featuring loro avevano molta più visibilità di me. Potevano benissimo dirmi di no, invece tutti hanno creduto in quello che facevo e li ringrazio per questo", dice il rapper.

Che con Going Hard si inserisce definitivamente in una scena musicale a Padova, già particolarmente interessante, che negli ultimi anni ha ripreso a scaldarsi. Oggi è lui ad aiutare gli altri, oltre che sé stesso, con la sua musica. L’album di debutto è un modo per spronare chi ascolta a fare di meglio, ed è questa la sua firma:

Dedico questo disco alla mia famiglia di sangue e non, e a tutte le persone che trovano la propria strada dopo anni di buio, perché una strada c’è sempre, anche se non sembra.

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L'articolo Tony boy, Padova è la mia Gotham City di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2020-11-18 08:00:00

Tag: album

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