Nicaragua, non c'è teoria senza la pratica

Caterina Yuka Sforza e Yuri Tartari Pucci hanno passato la quarantena in studio a suonare e a sognare la libertà. Nasce così il loro duo, che ha già pubblicato il debut album "Practice over Theory", ispirato dallo yoga, dal karate e dai treni che non passano più

Yuri Tartari Pucci e Caterina Yuka Sforza, i Nicaragua - foto press
Yuri Tartari Pucci e Caterina Yuka Sforza, i Nicaragua - foto press

Caterina Yuka Sforza e Yuri Tartari Pucci sono le due anime del progetto Nicaragua, band nata nel corso del primo lockdown e che lo scorso 18 dicembre ha pubblicato il suo disco d’esordio, Practice Over Theory, dove trip chitarristici e spinte elettroniche si mescolano con una distintiva eleganza pop. Caterina l’avevamo già vista esibirsi al fianco di KT Tunstall e di Andrea Poggio, mentre Yuri è membro dei Minnie’s, band indie rock nata nel 1995 a Milano e che continua a fare ottima musica.

"Io e Caterina ci siamo conosciuti lavorando allo SSFF-Skate and Surf Film Festival", ci ha rivelato Yuri, quando l’abbiamo contattato assieme alla sua compagna di band per parlare del loro primo disco assieme. "Poi ho scoperto che aveva dei pezzi nel cassetto che non aveva mai fatto ascoltare a nessuno. Ho lottato per essere il primo".

Practice over Theory inizia a prendere forma durante la quarantena di marzo – "L’abbiamo passata a Milano nello studio dove lavoriamo e suoniamo, si chiama Quartier Generale", ha detto Yuri. E ha, tra i temi più presenti, un forte bisogno di evasione. "Il nostro progetto è nato per l’esigenza di uscire fuori, è nato con l’urgenza di viaggiare dove fisicamente non era permesso. Abbiamo colto spontaneamente questo tempo che non sapevamo di avere", ci hanno spiegato i Nicaragua.

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See You at the Beach, Lockdown Affairs, Four Walls: giusto qualche titolo per capire come si colga subito quel sentimento di prigionia che tutti noi abbiamo provato e che continuiamo a provare in questo maledetto 2020. In particolare, in Four Walls, Caterina canta: "Back I go to my four walls before someone catches me breaking the law". Più attuale di così. "Si tratta di un’esperienza che abbiamo vissuto", ci hanno spiegato Caterina e Yuri, "andavamo spesso dove ci sono i binari a guardare i treni che non passavano".

 Una cosa che mi colpisce, nella mia mente bacata da appassionato di enigmistica, è che Nicaragua può essere anagrammato in "uraganica" – parola che non sono neanche sicuro esista – e che richiama il titolo di uno dei singoli estratti dal disco, Hurricane. "Nicaragua è un nome femminile, racconta di un viaggio, ha un lago nel mezzo che è grande come un mare, anche se sei anglofono lo pronunci nello stesso modo, il suono di questa parola è bellissimo". E poi aggiungono, con un sorriso: "Uraganica sarà il titolo del nostro cofanetto tra dieci anni, grazie dello spunto".

Space Nicaragua - foto press
Space Nicaragua - foto press

Il titolo di Practice over Theory racchiude in tre parole l’approccio della band alla musica: un modo diretto di affrontare le canzoni, farle fluire spontaneamente mentre si suona per poi capire in che direzione si sta andando. Ciò deriva dagli sport praticati dai due musicisti, ossia lo yoga e il karate. "In queste discipline è fondamentale il concetto di pratica e non esiste, come abbiamo imparato a scuola, la separazione tra la teoria e la pratica. Forse ci metti anni a capire profondamente cosa sta dietro ad alcuni movimenti, il significato che nascondono e anche il principio con il quale sono creati. Con la musica noi abbiamo inconsciamente adottato lo stesso metodo".

A impreziosire il disco, ci sono tre di ospiti di tutto rispetto: il pianista Cesare Picco, Niccolò Antonietti – stretto collaboratore di Mike Patton – e Luke Bullen, batterista che ha suonato con Billy Bragg, i Mescaleros e Bryan Ferry. "Sono collaborazioni nate in maniera estemporanea e che ci hanno fatto sentire vicino ad altri nonostante la lontananza imposta da questo virus. Sono amici che abbiamo voluto coinvolgere e che si sono prestati in maniera veramente genuina al progetto".

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Un ultimo plauso va fatto alla copertina, bellissima, realizzata dall’illustratrice Virginia Mori: un astronauta su un cielo arancione, circondato da foglie verdi, con i volti di Caterina e Yuri che si intravedono all’interno del casco. "Volevamo qualcosa che unisse il tropico e il lunare, ne è venuto fuori questo ritratto di un sogno o di un incubo. La luna resa coltivabile o la terra resa talmente inospitale da dover respirare attraverso un filtro? Il 2020 sembra un po’ più propendere per la seconda".

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L'articolo Nicaragua, non c'è teoria senza la pratica di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-12-21 10:28:00

Tag: album

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