Marracash e il fantasma dei concerti passati

In zona Barona a Milano il cartellone pubblicitario del tour di Marracash ha resistito fino a pochi mesi fa, nonostante la cancellazione di tutte le date del local hero. Ora, a testimonianza di come cambiano i consumi, c'è un grande banner del film "Soul", un film che parla di musica e di morte

Marra Soul - artwork Simone Stefanini
Marra Soul - artwork Simone Stefanini
07/01/2021 - 10:27 Scritto da Dario Falcini

Quando percorro in sella al mio Liberty imbizzarrito viale Famagosta venendo da piazza Miani mi sento sempre un po' Tom Cruise che brucia ogni semaforo di San Diego in Top Gun, al netto dei cavalli della sua Kawasaki Ninja, del bar Atlantic dell'Esselunga e dell'autovelox più iniquo di tutta la città. Noi del Sud di Milano siamo così, californiani senza il mare e le palme, e quando ce ne andiamo a fare un giro in città ci prende subito quella saudade che in men che non si dica ci ha riportato alla Barona. 

Il percorso inverso è ben più gratificante e al contempo più temibile, perché la smania di tornare tra i propri palazzi potrebbe condurre a una fatale indulgenza sul pedale dell'acceleratore. Di ritorno dalla sponda Est della metropoli oppure da Genova, lo sguardo sale sempre verso un cartellone pubblicitario. Un bell'investimento per dimensioni e posizione, per chi crede in questo tipo di promozione. Oggi quell'enorme affissione invita i pochi che non lo abbiano già fatto a vedere Soul, ultima colossale produzione Pixar di Natale.

Il cartone racconta la storia di un signore newyorkese – credo che in questi casi di dica ATTENZIONE SPOILER!!!!!!!!!!!11! – e del suo incontro con la vita oltre la vita. Una riflessione profonda sul destino e il compito dell'uomo sulla Terra, che ha fatto commuovere tutti coloro che scrivono su Twitter e che non hanno un figlio piccolo – cui il cartone non è indirizzato – che gli chieda "e questo chi è" a ogni scena. Il protagonista di SoulATTENZIONE SPOILERINO!1!!!!!! – è un musicista jazz. 

Marra in una delle immagini promozionali del tour di 'Persona'
Marra in una delle immagini promozionali del tour di 'Persona'

Mentre sfrecciavo a 42 all'ora terrorizzato dall'ennesima legnata sui premolari da 90 euro, mi tornava in mente un suo collega e predecessore, che per tanti mesi ha occupato con timido orgoglio quel manifesto: Marracash. Il suo faccione su viale Famagosta è apparso poche settimane dopo l'uscita del suo ultimo, bellissimo, disco, Persona, tra la fine del 2019 e le prime settimane del 2020. Allora non potei fare a meno di notare la poesia di quella situazione e di immaginare la sua soddisfazione nell'ammirare quel se stesso in versione 12x3 a poche decine di metri dal luogo in cui è cresciuto e più o meno a metà strada tra quella che continua a essere la sua casa e il teatro che avrebbe da lì a poco consacrato il suo disco più importante, quello più personale, umano, sofferto e prezioso. 

Il tour di Persona prevedeva tra aprile e maggio quattro serate al Forum d'Assago, la location al chiuso più prestigiosa e capiente di Milano (dopo un exploit del genere c'è solo San Siro). Il bannerone di viale Famagosta, dedicato a quei quattro live, più che una promozione, visto che i biglietti venivano ogni volta polverizzati in poche ore non appena messi fuori, assumeva i contorni di una celebrazione. Le pecette rosse con la scritta sold out che man mano andavano a coprire le date "chiuse" confermavano quell'impressione: non si trattava più di sbigliettare, ma di festeggiare il trionfo di un grande artista – e della sua ritrovata serenità – tra la sua gente.

Marracash avrebbe dovuto esordire a Jesolo il 28 marzo, un test per arrivare al meglio alle serate milanesi. Che sono state però inghiottite dal nulla – assieme a tutto il merchandising e la promo che lo accompagnava – senza che nessuno avesse modo di accorgersene, tutti troppo presi a cercare di non impazzire davanti a qualcosa che era arrivato per sconvolgerci l'esistenza.

Il cartellone di 'Soul' su viale Famagosta - foto dell'autore dal Liberty
Il cartellone di 'Soul' su viale Famagosta - foto dell'autore dal Liberty

È successo tutto parecchio in fretta, ricordate? A fine 2019 reagivamo alle urla dai balconi dei segregati di Wuhan come facciamo davanti alle manifestazioni di horror kitch, tipo le ragnatele finte nei bar a Halloween. A fine gennaio si verificano i primi casi di contagio da Covid-19 in Italia, ma erano cinesi, e quindi la notizia pareva riguardarci ancora il giusto. A fine febbraio le cose cambiavano pesantemente, con la scoperta del focolaio di Codogno. Mancava un mese esatto dalla partenza del tour di Marra – e di altri importanti, ricordo un manifesto di Brunori sempre al Forum in Porta Genova a Milano –, e si spalancava il precipizio.

I concerti della primavera sono evaporati senza quasi bisogno che qualcuno lo dichiarasse, poi è accaduto con quelli estivi e man mano – circostanza che nemmeno tra i più catastrofisti tra noi comuni mortali poteva inizialmente prendere in considerazione – siamo scivolati nel 2021 senza aver risolto un cazzo. Ora siamo quasi arrivati – questa volta senza grandi cartelloni, non fosse altro che per scaramanzia – alle date rischedulate dallo staff di Marra lo scorso giugno, tra aprile e maggio 2021.

 
 
 
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Parevano date di totale sicurezza, e invece eccoci qua. Da capo. Con la paura – in realtà ormai quasi una certezza, almeno per la prima parte dell'anno – che anche questo giro salterà, con quello che ne consegue in termini di lavoro e flussi di cassa, di sforzi e passioni vanificate, di stand by cerebrali cui continuiamo a essere sottoposti.

Tornato al riparo dai guai avvolto dalla placenta di mamma Barona, penso a Marra e alle decine di persone che lavorano con lui, ai mesi all'opera su qualcosa che non è mai esistito (sappiamo come funziona). Penso a questi ultimi mesi, passati a prepararsi per un evento che più il tempo passava e più diventava improbabile, ma per cui bisogna comunque tenersi pronti (deve essere la sensazione che Eriksen prova a ogni partita dell'Inter, per chi mastica il pallone).

Antonella regna tra viale Faenza e via Giannino Sessa - foto brutta dell'autore
Antonella regna tra viale Faenza e via Giannino Sessa - foto brutta dell'autore

Penso alle migliaia di concerti – dal bar di paese a Salmo a San Siro – saltati in Italia, per altrettante delusioni, tutte con lo stesso grado di cottura a prescindere dalle economie coinvolte. Abbiamo scritto tante volte di questo tema negli ultimi mesi: il fatto che non ci sia un fine pena certo e nemmeno qualcuno a dare la colpa è la componente più frustrante, che rende ancora più difficile da assimilare quest'anno passato a cambiare all'interno e cambiare gli interni.

Davanti a casa c'è un altro cartellone pubblicitario, vicino al campo da calcio da cui ogni sera fino alle 23 provenivano le grida beluine di 22 invasati amatoriali e che ora mi mancano tantissimo. Antonella Clerici ci invita a fare la spesa nel supermercato – dall'impianto grafico fieramente lo fi – di cui è testimonial. Sughi pronti, biscotti e film in streaming: questi sono i consumi consentiti e incentivati oggi, mentre finiamo di consumarci noi. 

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L'articolo Marracash e il fantasma dei concerti passati di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2021-01-07 10:27:00

Tag: opinione

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