Ridere con Morgan o ridere di Morgan?

Dopo il boom dello scorso Sanremo, con il divertissement "Ano" l'ex Bluvertigo prosegue nel filone situazionista: evviva. Ma fino a quando potrà durare la parabola da meme vivente, e cosa succederà quando il suo nome non sarà più un trending topic da spolpare a più non posso?

Le ultime esternazioni di Morgan, e per ultime intendiamo quelle degli ultimi 15 anni, ci fanno contemporaneamente storcere la bocca e volare alto nel firmamento della genialità condita con una dose da cavallo di sregolatezza. In ordine di tempo, l'ultima provocazione dell'artista monzese è la pubblicazione sul suo Instagram di una canzone dal titolo Ano, un divertissement sperimentale in cui il Castoldi mette dentro, enunciate da una voce robotica, un quintale di parole che finiscono per -ano, tipo afgano, appoggiamano, albano, agostano e via discorrendo, su una base scombinata.

Prima della sua pubblicazione, ha scritto queste parole ai suoi follower: "Chi vuole ascoltare una mia canzone inedita intitolata Ano, di genere assurdo, totalmente impensabile, acida e disarticolata, ma in un certo senso curiosamente interessante, scriva nei commenti 'lo voglio'. Se raggiungiamo i 400 'lo voglio' verrà pubblicata in alta definizione".

Ovviamente tutti lo vogliono, perché Morgan ha messo in gioco la sua vita per loro, come un moderno messia con meno favole morali e più allucinazioni paranoiche. È da almeno due anni che il suo nome è trend topic costante e ovunque vada, qualunque cosa faccia, riesce a far parlare di sé.

Il True King del situazionismo, con la mossa geniale del cambio del testo a Sanremo, si è assicurato un posto nella storia della musica e del costume italiani. Meme vivente, è tornato chissà come in giuria per Sanremo Giovani con Amadeus, che poi non gli ha preso il brano in gara a Sanremo quello vero, e Morgan ha smattato, come fa di solito. Controdiretta Instagram (il suo social preferito) mentre Amadeus, precedentemente insultato dal cantautore monzese, annunciava al pubblico di averlo silurato in diretta su Rai Uno. Morgan, che come il giovane Gentile non tira mai indietro la gamba, in quei giorni ha pubblicato anche i messaggi privati che stava mandando al conduttore sanremese, così da non farsi mancare niente. 

 
 
 
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Poche ore dopo, ha pubblicato sempre sui social la sua canzone presuntamente esclusa dal Festival, intitolata Il senso delle cose, e nonostante alcuni barocchismi poco digeribili di arrangiamento, ha un testo autobiografico che ti fa cadere tutta la possibile antipatia per lui in un attimo. Si mette a nudo, consapevole di quanto questo valga per tutto il pubblico che, ferocemente, paga il biglietto per assistere in diretta alla sua caduta.

"Io ho perso", canta, e poi enuncia tutte le sue sconfitte: perso tempo dietro a una svitata, l'aspetto giovanile, il treno alla stazione, il gusto di fare una canzone, l'idea di farla finita, la faccia pubblicamente, il lavoro da imbecille, genitori, figli e cani. "E ogni tanto perdo un dente". La chiosa è di quelle da brividi: "Io ho perso la forza nelle mani e non ancora il senno, perché ho l'istinto di creare e vedi il senso del domani". L'artista, se non è questo, che cos'è? 

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Il guaio è che questo artista, che cerca (e riceve) attenzioni ad ogni sua mossa, vive all'interno di un sistema che ride con lui, ma soprattutto di lui. La gabbia che si è costruito e in cui si è rinchiuso, quella da personaggio borderline buono come ospite al pomeriggio della D'Urso, poteva essere una cosa di passaggio e invece Morgan sembra aver perduto la chiave, o la bussola per orientarsi nel labirinto, vedete voi la metafora che vi piace di più.

Fatto sta che l'artista Morgan, ormai, è inscindibile dall'uomo Marco Castoldi, e quest'ultimo vive (apparentemente) così male da dare al suo pubblico un certo tipo di consolazione. Una cosa tipo "quest'anno ne ho fatte di cazzate, non me n'è andata bene una, ma perlomeno non sono Morgan". Diventato paradigma, caricatura e amplificazione di se stesso, il Morgan di Schrödinger è paradossale per antonomasia, capace di raggiungere vette e ispirazioni che pochi altri sanno ancora permettersi e bassezze trash di indicibile imbarazzo.

Qualche giorno fa è uscita la notizia che la definizione "cringe" è entrata di diritto nel vocabolario italiano. Ecco, per spiegarla graficamente, basterebbe mettere accanto le foto di Michael Scott, il personaggio protagonista della versione USA di The Office, interpretato da Steve Carell, e Morgan. 

 
 
 
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Torniamo all'ultima notizia, la canzone Ano chiesta a gran voce nell'Internet e la formula reiterata con il nuovo pezzo dal titolo Sottochiave, non ancora pubblicato ma di nuovo donato a chi dica "Lo voglio", come in un matrimonio tra artista e fan, di cui noi spettatori attoniti dovremmo tacere per sempre. È impossibile, e Morgan lo sa bene.

Vivrà finché verrà adorato da qualcuno, citando De André, "Col suo bisogno d'attenzione e d'amore troppo 'se mi vuoi bene piangi' per essere corrisposto". Eppure siamo sempre qua a parlarne, a indagarci se stiamo ridendo con o di lui, e a incuriosirci un'altra volta su come sarà il suo nuovo pezzo, il suo nuovo amore, la sua nuova sconfitta, la sua nuova megalomania. È un personaggio unico nel suo genere, già solo per questo vale la pena che ci sia.

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L'articolo Ridere con Morgan o ridere di Morgan? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-01-21 09:45:00

Tag: singolo tv Web

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