Né con Salmo, né con Fedez: per una terza via dell'indignazione

Dopo il pericoloso concerto senza regole anti covid del rapper sardo a Olbia, su internet è scoppiata la polemica. Ora che siamo arrivati fino a questo evento provocatorio e deleterio, riusciremo finalmente a ripensare ai live in tempi di pandemia?

Il pubblico di Salmo nel concerto clandestino di Olbia
Il pubblico di Salmo nel concerto clandestino di Olbia

Serviva giusto una polemica per scuotere la placidità del caldo torrido dell’agosto italiano. Una polemica che comincia in Sardegna, ha come protagonista uno dei rapper più importanti in circolazione, tira in ballo anche il re dell’Instagram italiano e che si chiude con un condiviso senso di sconfitta e pure un’inchiesta giudiziaria. Stiamo parlando dell’infausto concerto di Salmo a Olbia lo scorso venerdì 13 agosto e di tutto quello che ne è conseguito.

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Tutto comincia dopo il Water World, il festival galleggiante che si è svolto lo scorso 25 luglio presso la Cala dei Sardi di Olbia. Evento che aveva come protagonisti Bob Sinclair e lo stesso Salmo, che si è esibito portandosi dietro qualche ospite come Coez, Noyz Narcos e Lazza, il tutto di fronte un pubblico di circa 200 imbarcazioni, da barche a gommoni, fino a qualche canoa e pedalò. Insomma, una figata, riservata però a pochi, con i biglietti che partivano dai 200 euro. Motivo per cui, il giorno dopo, Salmo ha annunciato di voler organizzare un live gratuito. “Sono disposto a farmi arrestare pur di suonare dal vivo!”, si può leggere nel post Instagram pubblicato da lui stesso. Ora ci è quasi riuscito.

Così, un paio di giorni prima del live, Salmo annuncia il suo concerto gratis in Sardegna, senza però dire subito dove si svolgerà. “Vi comunicherò città e orario il giorno stesso”, spiega. Il live sembrerebbe essere accompagnato da una campagna di beneficenza per aiutare le zone in provincia di Oristano bruciate dagli incendi delle scorse settimane, che Salmo aveva già sostenuto donando 10mila ulivi il 2 agosto scorso.

 
 
 
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Si arriva, finalmente, al fatidico concerto. La venue scelta è sotto la ruota panoramica del Molo Brin, a Olbia. Luogo e orario iniziano a circolare con il passa parola, ma ciò non basta a limitare il numero di fan che si fionda per vedere il live di Salmo. O di DJ Treeplo, suo ultimo alter ego e nome con cui si era annunciato. Sembra di trovarsi a un evento come quelli pre pandemia, con la calca sotto il palcoscenico, senza controllo di tamponi né green pass, quasi nessuno con la mascherina addosso. Durante la sua esibizione, Salmo legge anche una lettera rivolta allo Stato, per lamentarsi – più che legittimamente – di come il settore culturale continua a essere l’ultimo preso in considerazione per la ripartenza, azzoppato com’è dalle capienze ridotte, dall’obbligo di stare seduti e distanziati e tutte le limitazioni che continuano a rimanere in piedi.

Ciò che ne consegue è un putiferio. Sono stati tantissimi gli artisti – e non solo – a esporsi per criticare la mossa di Salmo, sottolineare come si trattasse di qualcosa di scellerato e pericoloso. Questo anche secondo qualcuno del pubblico: “Io sono andato per curiosità, ero a due metri dalla folla, vicino ai genitori dei ragazzini che invece si trovavano in mezzo alla bolgia”, ci racconta un ragazzo che era presente al live. “Al di là della pandemia, ho avuto l’impressione che non fossero rispettate neanche le basilari misure di sicurezza: nella piazza non sembravano esserci vie di fuga, se fosse successo qualsiasi incidente ci saremmo trovati travolti dalla gente che doveva andarsene”.

 
 
 
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Il giorno dopo il concerto, Salmo non cede di un millimetro la sua posizione, anzi, rivendica totalmente la sua esibizione con un post abbastanza confuso pubblicato sempre su Instagram: “Ieri sera non c’è stata nessuna raccolta fondi, ho messo i soldi di tasca mia per aiutare la Sardegna. Ad agosto il centro di Olbia è sempre affollato, esattamente come le spiagge. Gli assembramenti creati dalla finale degli Europei andavano bene, il mio concerto gratuito no. Ora avete una persona con cui prendervela. Non definitevi artisti se poi non avete le palle di infrangere le regole”. Nel copy del post, invece, si può leggere: “Potevo andare a farmi la vacanza come Fedez invece sono sceso per strada e ho detto la mia. Se avessi voluto seguire le regole non avrei fatto l’artista!”.

Sorvoliamo sulla querelle con Fedez, che una volta tirato in ballo non ha esitato a rispondere, e sulla pronta reazione delle istituzioni locali, con il sindaco di Olbia Settimo Nizzi e il presidente della Sardegna Christian Solinas che hanno subito dichiarato la loro totale estraneità all’evento, e cerchiamo di dare un senso a tutto questo delirio. Sul fatto che Salmo abbia pestato un metaforico merdone c’è poco da dire: dopo mesi e mesi in cui artisti, organizzatori, tecnici, tutti gli individui coinvolti nella realizzazione di un live fanno i salti mortali per cercare di mettere in piedi spettacoli che rispettino tutti i criteri di sicurezza imposti dal governo, il concerto del rapper sardo è uno schiaffo in faccia a chi fa mille sacrifici per essere in regola e continuare a fare il suo lavoro. Per non parlare del pericolo di contagio e non solo per i fan, il vero rischio che si è corso nella serata di venerdì e che speriamo non provochi un nuovo focolaio. Insomma, Salmo ha fatto una cazzata gigantesca. Ma è una cazzata inutile?

 
 
 
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Forse serviva questo scompiglio, c’era bisogno di un gesto di rottura estremo, maleducato, anche pericoloso per riprendere in mano tutto un mondo lasciato in sospeso. La gara dell’indignazione verso Salmo almeno ha il pregio di riportare il riflettore su un tema di cui ormai sembra essersi dimenticati, come se fossimo assuefatti a questa condizione. La rabbia del rapper è quella di tutti gli artisti che si sono dovuti adeguare alla situazione senza poter esibirsi come avrebbero voluto. È la frustrazione di chi continua ad aspettare di tornare a fare le cose come prima, ma non può. Perché anche col green pass rimangono in piedi tutte le regole attuate già a partire dall’anno scorso, perché organizzare un concerto diventa quasi di per sé un atto sovversivo, nel momento in cui ogni limitazione sembra un disincentivo, perché siamo ancora qua ad aspettare che la cultura possa ripartire davvero.

Nel frattempo, la Procura di Tempio Pausania ha aperto un’inchiesta contro ignoti e sta esaminando il materiale raccolto durante l'evento. Sacrosanto che Salmo paghi per il suo errore, ma l’essere arrivati fino a questo punto è una sconfitta di tutti. Ora che questo episodio è finito nell’occhio del ciclone, c’è di nuovo l’occasione di portare il dibattito pubblico sulla situazione dei live post pandemia, sulla necessità di ripensarli, sul trattamento di disparità che un settore che ha già ampiamente pagato continua a soffrire. Tutti ne stanno parlando, non lasciamo che questa follia di agosto non porti con sé un nuovo spiraglio di libertà.

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L'articolo Né con Salmo, né con Fedez: per una terza via dell'indignazione di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-08-16 14:03:00

COMMENTI (2)

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  • facchin.alberto60 3 anni fa Rispondi

    Siamo entrati in un periodo di proibizionismo "A VOLTE" , a volte si , a volte no...ipocrisia del sistema e della politica? Non lo so. Salmo non è un eroe, ma nemmeno un codardo...chapeau.

  • adamnnet 3 anni fa Rispondi

    Perché salmo ha ragione!;allora sono ormai circa due anni che l’Italia si è inceppata e tra le persone che ne anno subito le conseguenze c i sono gli artisti. Adesso,scusate perché e come si fa a fare un concerto in sicurezza,li si mette a distanza;con la mascherina,ma cose musica classica da ascoltare seduti;allora o si fanno i concerti come si facevano prima o e meglio non farli;poi è giusto che in altre occasioni si è permesso di festeggiare uno addosso all’altro e i concerti devono avere le restrizioni. Insomma,io sono per fare i concerti come si facevano prima solo limitando il numero di partecipanti.